Foodscaping is a trend taking off in yards around the world. From style and structure to plant choice, follow these tips for a perfectly-planned edible garden.
Centocchio in cucina, come riconoscerlo ed utilizzarlo.Il centocchio comune, il cui nome scientifico è Stellaria media, è una pianta erbacea, appartenente alla famiglia delle Caryophyllaceae ed alla sottofamiglia delle Alsinoideae. Trattandosi di una pianta commestibile ho pensato di utilizzare il centocchio in cucina.
Come creare un giardino commestibile insieme ai bambini, attività divertente ed educativa in cui coinvolgere i più piccoli.
Il cappero è un prezioso compagno della cucina siciliana. E' coltivato fin dall'antichità. I ricordi della raccolta che si faceva a Scicli
Il tarassaco Radicchio Selvatico, Pianta dalle 1000 propiedades beneficiosas. Come riconoscerlo, il suo impiego in cucina e in erboristeria.
Come coltivare il nasturzio: ecco il fiore commestibileSi tratta di una pianta annuale, che viene considerata commestibile
La calendula officinalis è una pianta dalle note proprietà, molto impiegata in cosmesi . Scopriamo come coltivare questo fiore, che è anche utile all'orto.
La malva, una pianta miracolosa. Lasciateli riposare per circa 5 minuti e la tisana è fatta. Con la Malva si possono fare infusi e decotti
"L'uomo non produce nulla. Neanche una piantina. È la natura che le dà vita
Fiori commestibili e fiori utili: ecco quali mettere nell'orto ampliando la biodiversità. Tutte le indicazioni su come seminarli e coltivarli. Scopriamoli.
Capsella bursa-pastoris è il nome botanico di questa pianticella così simpatica, che tutti, bene o male, conosciamo per lo meno di vista: si fa notare in modo particolare in mezzo a tante altre, soprattutto dai bambini, per quelle sue capsuline di semi a forma di piccoli cuori, che percorrono lo stelo al momento della fioritura. Chi le ha dato il nome ci ha visto piuttosto delle sacche, simili a quelle che i pastori portavano con sé durante la giornata al pascolo.
C'est un secret bien gardé, mais certaines plantes sauvages sont un régal pour les papilles ! Qu'il s'agisse d'herbes, de fleurs, de feuilles, de tiges, de sève… Qu'elles poussent dans les jardins, dans les sous-bois, dans les prairies ou sur le bord des routes… Ces plantes sauvages existent, et elles peuvent finir dans nos assiettes ! Ce n'est pas pour rien que nos grands-parents pratiquaient la cueillette des plantes sauvages comestibles ! Parce qu'elles son
In questo articolo vogliamo parlarvi del Nasturzio, una piante che oltre ad essere bellissima è commestibile e ricca di vitamina C
"L'uomo non produce nulla. Neanche una piantina. È la natura che le dà vita
Qui se continuo a temporeggiare e a lasciare questi articoli in sospeso va a finire che di tempo ne passa troppo, i rami sfioriscono e le informazioni che voglio passarvi per quest'anno diventano un po' inutili. Questo mi scoccerebbe in modo particolare per la pianta di cui vi parlo oggi, perchè in verità questo post lo sto premeditando dallo scorso autunno, quando il Biancospino ho iniziato a conoscerlo.
Il nasturzio o tropeolo è un fiore che non deve mancare nell'orto biologico, tiene lontani gli afidi e altri parassiti ed è commestibile. Ecco come coltivarlo.
Scopri le 10 piante essenziali per gli escursionisti da identificare lungo il percorso, ecco le loro caratteristiche
IL PRUNO SELVATICO ( PRUGNOLO O PRUNISCHEDDA): LE INCREDIBILI PROPRIETA’ SALUTARI DI UNA PIANTA … SPINOSA E DIMENTICATA! Oristano 7 Novembre 2010 Cari amici, oggi sono stato in campagna, nella mia campagna di Norbello. Cercavo funghi e mentre mi recavo nella zona collinare di S.Ignazio sono rimasto incantato da un bellissimo esemplare di Pruno selvatico ( da noi più noto come Prunischedda ) e l’ho fatto fotografare, con il telefonino, da mio figlio Santino. Tornato a casa, dopo aver fatto anche un bel bottino di funghi ( antunna di quella buona ) ho rivisto le foto del Pruno e mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di più di quanto avevo già fatto su questo blog l’anno scorso. E’ una pianta davvero straordinaria, dalle mille virtù, oltre ad avere delle proprietà medicamentose incredibili, anche se pochi lo sanno. Rivediamo insieme le qualità di questa bella pianta. Il pruno selvatico, o prugnolo, in passato era molto più diffuso di oggi nelle nostre campagne. Certo la sua è la triste sorte degli arbusti spontanei cacciati via dall’agricoltura intensiva che privilegia la quantità alla qualità. Oggi, dopo il lento ed inesorabile abbandono delle campagne, lo ritroviamo di nuovo nelle stradine campestri, nei limitari dei chiusi, svettante da una fitta selva di rovi o infestanti, allietandoci la vista in primavera con la sua bellissima fioritura, o in autunno con il colore bluastro delle sue piccole drupe che permangono sulla pianta per molto tempo. DESCRIZIONE BOTANICA. Il Prugnolo (Prunus spinosa L.) è un arbusto spinoso a lento accrescimento, dal fogliame caduco, alto mediamente da mezzo metro a due metri, che può raggiungere i 4-5 metri a seconda del portamento e dell'ambiente. Il fogliame assume in autunno un'intensa tonalità giallo-brunastra. I fiori si sviluppano molto prima della fogliazione, e compaiono a migliaia, per poco tempo, da marzo a maggio. Sono ermafroditi, di circa 1-2 cm., isolati o riuniti a tre su corti rametti. Emanano odore di miele e producono abbondante nettare. I frutti sono drupe sferiche di 10-15 mm. di diametro o al massimo grandi come una nocciola, brevemente peduncolate e coperte da una patina bluastra che diventa blu-nerastra a maturità. Il frutto ha un sapore aspro, molto acidulo e allappante che diventa poco più dolce dopo il primo gelo. Fruttifica da settembre a ottobre con drupe lungamente persistenti sui rami, mangiate volentieri da uccelli, lepri e volpi. Il legno è duro, con alburno rossastro e duramen rosso-bruno. L’origine della pianta è incerto, anche se l’ipotesi più accreditata è che sia originaria dell'Asia settentrionale e del Nord Europa. Il Prugnolo ama la luce e non sopporta a lungo l'ombra, cresce sulle pendici soleggiate, dalla pianura all’alta collina arrivando anche sino alla quota di 1500 metri. In terreni aridi e pietrosi il Prugnolo cresce sparso a piccoli cespugli. In condizioni ottimali può formare in breve tempo agglomerati molto fitti che superano l'altezza di un uomo, espandendosi con i suoi germogli radicali. Per tale motivo consente di creare siepi impenetrabili. E’ un arbusto abbastanza longevo: vive in media 60-70 anni. Il Prugnolo è particolarmente “ribelle” alla coltura e non si lascia addomesticare facilmente: non accetta di essere trapiantato, nonostante i ripetuti tentativi. A questa pianta, inoltre, viene attribuito un “simbolismo” abbastanza interessante. Il Prugnolo è simbolo di indipendenza. Nelle antiche credenze popolari era considerato albero magico: l'impenetrabile intreccio dei suoi rami poteva ospitare il bene e il male. Si credeva che piantandolo davanti alle case, queste fossero protette dal fuoco e dai fulmini, mentre gli abitanti lo erano delle malattie. Portato addosso il pruno selvatico allontana il male e le calamità ed elimina i demoni e le negatività. I bastoni da passeggio costruiti dai suoi rami erano un tempo apprezzati dai contadini e detti "bastoni di spino"; dovevano proteggere il viandante dalle forze oscure del male che si potevano nascondere nelle intricate siepi lungo i sentieri. A volte il suo legno era usato per preparare bacchette per la divinazione e bacchette capaci di esaudire i desideri. Queste particolari bacchette, confezionate da esperti ed in particolari periodi, venivano usate in quasi tutti i riti magici. La pianta, però, è nota da millenni per le sue straordinarie ed eccezionali capacità medicamentose. Le parti maggiormente utilizzate dell’arbusto sono i fiori ed i frutti (prugnole), anche se in alcune zone vengono utilizzate anche le gemme, la corteccia e le foglie. Ecco, in dettaglio, le “particolari” ed incredibili qualità di questa pianta. I FIORI. Questi contengono amigdalina (un glucoside cianogenetico), derivati della cumarina e flavonoglucosidi, che esercitano un'azione lassativa, diuretica e depurativa. L'effetto lassativo dei fiori è leggero ma efficace ed è seguito da un'azione antispasmodica (rilassante) della muscolatura che ricopre l'intestino crasso; sono molto indicati nella stitichezza funzionale, che si manifesta nei casi di colon irritabile. I fiori di Prugnolo sono dotati di proprietà depurative, diuretiche, lassative (particolarmente adatti ai bambini) , stomatiche, toniche, calmanti e vermifughe; furono anche usati nelle pleuriti come sudoriferi e contro l'idropisia. Per il contenuto in acido cianidrico i fiori freschi devono essere usati con cautela, attenendosi scrupolosamente alle dosi consigliate. In estremo oriente, i suoi candidi fiori, sono considerati il simbolo della primavera e della purezza. I FRUTTI. Le prugnole o susine selvatiche contengono tannino (responsabile del tipico sapore aspro), flavonoidi, acido malico, saccarosio, pectina, gomma e vitamina C; al contrario dei fiori, sono astringenti e perciò utili in caso di diarrea semplice e di decomposizione intestinale; i frutti sono anche eupeptici (stimolano i processi digestivi), aperitivi e tonificanti dell'organismo in generale. Il consumo dei frutti provoca un aumento dell'appetito e una sensazione rinfrescante e rivitalizzante; si possono mangiare freschi, cotti o sotto forma di sciroppo. Il liquido di cottura delle prugnole si può utilizzare per effettuare tamponi nasali efficaci per fermare l'epistassi (emorragia nasale); si può usare anche per fare sciacqui e gargarismi in caso di gengivite (infiammazione delle gengive) e di faringite. I frutti hanno proprietà astringenti e antidiarroiche, utilizzati anch' essi in gargarismi per la cura del mal di gola. Gli stessi, macerati, servono per la produzione di un noto liquore: la prunella. Il succo delle bacche contuse, fatto condensare a calore leggero e costante finché non diventava duro e nero come il succo di liquirizia, veniva chiamato Acacia nostra o Acacia germanica (per distinguerlo dal succo dell'Acacia Catechu) ed era utilizzato nei flussi di sangue, nelle diarree e nei vomiti alla dose di 60 centigrammi fino a 4 grammi. La mandorla del nocciolo di Prunus spinosa contiene Amigdalina, glucoside cianogenetico dalle proprietà tossiche, contenuto anche nelle mandorle amare del Prunus amygdalus. LE FOGLIE. Le foglie del Pruno Selvatico contengono diversi principi attivi: Flavonoidi, cumarine, nitriglicosidi, benzaldeide, prunasoside, amigdalina (meno dei fiori). L’epoca di raccolta consigliata è quella che va da Maggio a Settembre. Le foglie hanno proprietà: antidiabetiche, antiasmatiche, astringenti, depurative e dissetanti. Opportunamente seccate possono essere usate, per uso interno, in infuso e risultano utili come dissetante, come depurativo del sangue e dell’organismo. Si può usare anche come decotto, mettendo a bollire 1 cucchiaio da dessert di foglie, fiori o corteccia per 2 minuti in 1 tazza d'acqua; lasciare in infusione per 10 minuti e berne 2 tazze tra i pasti. Nell’uso esterno l’infuso può adoperarsi per fare gargarismi astringenti per lievi flogosi delle mucose orofaringee, nel mal di gola e per irrigazioni vaginali in caso di leucorrea. LE GEMME. Il derivato meristematico di Prugnolo ricavato dalle gemme, è di recente introduzione in fitoterapia e si ottiene mediante macerazione in appropriata soluzione idrogliceroalcolica delle gemme fresche raccolte all'inizio della primavera prima della loro schiusura. LA CORTECCIA. Il rivestimento corticale contiene: Florizina, Olio essenziale e Tannini. I periodi consigliati per la raccolta sono la primavera e l’autunno. Le istruzioni d’uso sono quelle di asportare la corteccia dai giovani rami e farla seccare bene. Il prodotto va stagionato per 4-5 giorni e conservato al riparo della luce e dall'umidità. E’ preferibile custodire il prodotto in sacchetti. Le proprietà della amara corteccia sono diverse: antiasmatica, antidiabetica, astringente delle vie digerenti, costipante, diuretica e febbrifuga. Può essere usata in decotto (al 2-,3-4%), e bevuto nella quantità di due o tre bicchieri al giorno. E’ utile in casi di catarri intestinali, nelle diarree e dissenterie ed in caso di attacchi febbrili. Il prugnolo ha utilizzi anche come base per liquori. I frutti del prugno spinoso sono utilizzati in alcuni paesi per produrre bevande alcoliche (in Inghilterra lo sloe gin, in Navarra, Spagna, il patxaràn, in Francia la prunelle, in Giappone l' umeshu ed in Italia la prunella il "prospino" e il bargnolino). Con alcool, zucchero, vino bianco e bacche di prugnolo mature, si può preparare un buon liquore digestivo; con la distillazione dei frutti, invece, si ottiene dell’ottima acquavite. La corteccia della pianta era utilizzata in passato per colorare di rosso la lana. Il legno, come quello di molti alberi da frutto, è un apprezzato combustibile. USO IN CUCINA. I frutti molto aspri, contengono vitamina C, possono essere raccolti dopo le prime gelate, quando raggiungono la maturazione, per farne liquori, bibite, marmellate. Per la gioia della conoscenza ecco, ora alcune “Ricette”, di antica elaborazione ma sempre…buonissime! Marmellata di zucche e prugnoli. Preparare 700 g circa di marmellata di zucche nel modo tradizionale. A parte preparare 300 g di marmellata di prugnoli (Prunus spinosa) debitamente passata nel passaverdure. Unire le marmellate ancora calde e far cuocere per qualche minuto mescolando accuratamente. Liquore di prugnoli. Lavare e lasciare asciugare 500 g di drupe di prugnolo su uno straccio assorbente, poi introdurle in un vaso a chiusura ermetica con 400 g di zucchero, alcuni chicchi di caffè e mezzo litro di alcol a 90°. Lasciare riposare per un mese, agitando di tanto in tanto. Aggiungere poi mezzo litro di vino bianco secco e agitare. Dopo alcuni giorni filtrare il tutto. Liquore di prugnolo. Lavare e lasciare asciugare per un giorno le drupe di prugnolo su un foglio di carta assorbente, poi metterle in un vaso e cospargerle con due cucchiai di zucchero. Dopo due giorni di macerazione versare alcol e chiodi di garofano e lasciare ancora in macerazione per 15 giorni in un luogo caldo. Poi portare il vaso in cantina e lasciarlo lì per un mese e mezzo, dopo di che filtrare e aggiungere l'acqua distillata. Consumare il liquore dopo sei mesi di stagionatura. Grappa di prugnoli. Mettere i prugnoli nella grappa per tre mesi, spremendo delicatamente i prugnoli e agitando di tanto in tanto; filtrare poi il liquido, unire un po’ di zucchero ed imbottigliare. Lasciare a riposo per alcuni mesi. Potremo continuare ancora per molto per evidenziare e decantare le strabilianti proprietà di questo stupendo arbusto, capace di darci, per la gioia della vista, tanti bellissimi e profumati fiori e per la gioia del nostro corpo tante nobili e preziose sostanze, utili in mille occasioni. La Sardegna è orgogliosa di dare ospitalità a piante cosi interessanti, cosi utili e cosi preziose! Speriamo che niente e nessuno possa, mai, distruggere questo nostro angolo di paradiso! Ciao a tutti! Mario
Ormai non vedo più nessuno che le raccoglie Cosa sono?... Sono i teneri frutti dell'olmo, da raccogliere in questo periodo prima che i semini contenuti all'interno divengono scuri Si possono mangiare così oppure in insalata io li trovo buoni mischiati con valerianella spontanea, noci e conditi con del buon olio e poco aceto Guardate quanti ce ne stanno su quest'albero Solo da due anni conosco il loro vero nome.... I frutti dell'olmo si chiamano....SAMARE Questi erano i fiori 20 giorni fa
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Differenze tra Sambuco nero e Ebbio: come riconoscere con precisione il sambuco buono e come fare una marmellata con le sue bacche violette.