Un nuovo (bellissimo) libro della cucina palestinese propone le ricette tipiche di una delle cucine più saporite del Mediterraneo: ne abbiamo scelte quattro facili e profumate.
Credi di saper abbinare ogni mamma al proprio film d'animazione Pixar? Allora mettiti alla prova con questo quiz e condividi il tuo risultato
Lo si trova ormai durante tutto l'anno nelle pasticcerie di Budapest, ma questo dolce ebraico nella sua versione più moderna, nasce...
Mentre scorro i testi pervenuti, passa davanti ai miei occhi uno splendido atlante in cui il Bel Paese torna a essere il centro del mondo. Dobbiamo imparare a decifrare, coi nostri schemi mentali, le suggestioni nascoste nelle frasi che i nostri allievi ci hanno consegnato, a volte compiute, spesso smozzicate, oppure declamate per la prima volta come camminando in equilibrio sul filo sospeso nel vuoto. Nelle Scuole Penny Wirton i docenti insegnano la lingua italiana ai migranti. Non esistono classi, e non ci sono né voti né burocrazie. Si crede fortemente nella qualità del rapporto umano e dell’insegnamento. Nel 2023 studenti e studentesse delle scuole Penny Wirton si sono riuniti insieme ai loro insegnanti, e a ciascuno di loro è stata affidata una parola-chiave sui cui scrivere una frase o un racconto. Amore, giustizia, libertà, rivoluzione, frontiere, costituzione, rinascita prendono vita suggestioni smozzicate o declamate, schegge di umanità, grovigli da sciogliere: gli immigrati hanno risposto con grande passione e commovente determinazione, riaffermando la strenua volontà di diventare cittadini italiani. In questo volume, un atlante composito, troviamo diversi racconti e scorrendo le pagine – oltre a vedere i luoghi da cui sono partiti i migranti e così immaginare il viaggio che hanno intrapreso – impariamo le grammatiche del cuore: le frontiere che ha superato ad ogni età, i treni persi, le stazioni raggiunte.
Ogni volta che c’è da cucinare il riso per me è una vera festa. il riso è essenziale, quasi basico e permette di dare sfogo alla creatività, sperimentando abbinamenti con gli ingredienti più disparati o nuovi modi di cucinarlo. Per esempio, avete mai provato a cucinarlo nello stile iraniano? Sto parlando di un piatto di riso basmati profumato allo zafferano. Dorato, croccantissimo e al contempo soffice come una matassa di zucchero filato: il riso tahdig. Tahdig si traduce letteralmente come “fondo della pentola” e queste parole racchiudono il segreto della sua cottura e del perché ve ne innamorerete. Il riso basmati viene, infatti, lavato, bollito velocemente e di contro cucinato pazientemente in una pentola sul cui fondo sono adagiati burro e zafferano. Il risultato? Un piatto sorprendente con un doppio effetto. Durante la cottura, la parte a contatto col fondo della pentola, infatti, prenderà il colore dell’oro, con un gusto pieno delle rotondità del burro ed elegante come solo lo zafferano può essere. E poi sarà talmente croccante che vi chiederete perché avete aspettato così tanto prima di incontrare e cucinare il tahdig. La parte sovrastante la crosta, invece, si sgranerà in chicchi perfettamente separati e conserverà il candore del riso basmati così come lo conosciamo tutti. Si svelerà inoltre con una natura opposta: delicata, morbida, suadente e che accompagna il palato a gustare appieno la raffinatezza di questo piatto. È un po’ come quando s’incontra qualcuno di nuovo e siamo sorpresi da un suo lato inaspettato, che era appena celato sotto la superficie. Basta un po’ di tempo in più per scoprirlo. Il tahdig è un piatto che va assaggiato sintonizzando tutti i cinque sensi. La vista per ammirare il suo aspetto dorato, l’olfatto per inebriarsi di tutte le sue sfumature, l’udito per accoglierne la croccantezza, il gusto per conoscerlo intimamente e infine il tatto per apprezzarne la consistenza. C’è solo un ma. Preparare questo piatto è un po’ una sfida. Terminata la cottura, il tahdig deve essere capovolto sul piatto per farlo brillare in tutta la sua magnificenza. Potrebbe rimanere intero o potrebbe rompersi, ma non preoccupatevi perché in ogni caso non ne rimarrà nemmeno un chicco: provare per credere. “E poi godetevi lo spettacolo e il rumore del “crac” non appena lo romperete, accidentalmente o con un cucchiaio. Fa parte delle meraviglie di questo piatto.”. Il riso tahdig o meglio la maniera di cucinarlo “pilaf” risale all’antica Persia. Sembra, infatti, sia stato cucinato in onore di Alessandro Magno per festeggiare la conquista della città di Samarcanda nel 329 a.C. Nel X secolo invece la ricetta compare nel libro del medico e scienziato persiano Avicenna. Dalla Persia il riso pilaf si è diffuso poi in ogni continente e ogni Paese ha la sua ricetta caratteristica, dal guōbā cinese fino al cucayo dell’America Latina. Dando spazio alla creatività, potrete arricchire il tahdig usando per esempio delle patate o del pane, per realizzare una base diversamente croccante. Oppure potrete aggiungere yogurt, spezie ed erbe aromatiche oppure della frutta come le amarene. Io per ora sono rimasto sulla versione tradizionale che finora non ha deluso nessuno ed è quella di cui vi lascio la ricetta. Pronti per Sua Maestà dorata, il magnifico tahdig? Ingredienti: 450 g di riso basmati 2 bustine di zafferano in polvere 120 ml di acqua bollente 2 cucchiai di olio di semi di girasole 110 g di burro Sale Procedimento: Iniziate a preparare il riso. Lasciatelo in ammollo in acqua fredda per 30 minuti e poi risciacquatelo 2-3 volte. Preparate anche lo zafferano. Riscaldate 120 ml di acqua bollente in una tazza e versatevi a poco a poco lo zafferano, facendo attenzione a scioglierlo completamente senza lasciare dei grumi. Preparate una pentola con dell’acqua, salatela e portatela a ebollizione. Versate il riso e fatelo cuocere per 6 minuti. Scolatelo subito dopo. Adesso preparate la base per il tahdig. Utilizzate una casseruola larga che andrete a rivestire con un disco di carta da forno leggermente più largo del diametro, in modo da creare un bordo sulle pareti della pentola. Questo passaggio servirà ad aiutarvi nella manovra di distacco del tahdig. Mettete la casseruola a riscaldare e versate sul disco di carta i due cucchiai di olio e metà del burro. Fate sciogliere lentamente e versate poco più della metà dell’acqua bollente con lo zafferano. A questo punto, con l’aiuto di un cucchiaio, disponete delicatamente tutto il riso all’interno della casseruola. Versate la restante parte dello zafferano a vostro piacere. Dividete la restante parte del burro in piccoli tocchetti che andrete ad adagiare sulla superficie del riso, disponendoli verso il bordo della pentola. È un piccolo trucco che aiuterà ancora il distacco. Infine spolverate la superficie del riso con qualche piccolo pizzico di sale. Coprite la pentola col coperchio e rivestitela con un canovaccio, in modo che possa assorbire il vapore. Adesso seguite attentamente la cottura, senza mai aprire il coperchio per girare o semplicemente guardare il riso. Dovrà essere una sorpresa. Fate cuocere a fuoco medio-alto per circa 7-8 minuti. Successivamente abbassate la fiamma al minimo e continuate la cottura per 30 minuti. Infine, spegnete la fiamma e lasciate che la cottura continui al vapore per altri 10 minuti. Finalmente potrete sollevare il coperchio. Procuratevi un piatto, appoggiatelo col fondo sulla sommità della casseruola e capovolgetela. Rimuovete delicatamente la carta forno e preparatevi a gustare con tutti i vostri i sensi il tahdig.
Le spezie possono farci viaggiare molto lontano, indietro nel tempo verso i luoghi e i ricordi dell’infanzia. Oppure verso terre ancora da esplorare, solleticando l’immaginazione con posti caldi ed esotici. Prendiamo il cardamomo ad esempio: parla di notti d’Oriente e della cucina asiatica e non ci aspetteremo certo di trovarlo in Europa. Eppure, in tutti i Paesi nordici se ne fa un larghissimo uso e addirittura per gli svedesi il cardamomo è una vera e propria passione. Scopriamo allora la storia d’amore per questa spezia preparando insieme la torta al cardamomo: la kardemummakaka. La kardemummakaka è una di quelle torte indispensabili da preparare se si vuole fare fika, cioè la pausa caffè come la intendono gli svedesi e di cui vi avevo parlato qualche tempo fa. Fare fika è molto più che bere una semplice tazza di caffè: significa essere presenti per qualcuno donandogli il proprio tempo e nel frattempo sgranocchiando qualcosa di buono. Per celebrare questo rituale la volta precedente avevo preparato la kladdkaka, la torta al cacao. Oggi è il turno della torta speziata al cardamomo: ma da dove deriva tutta questa cardamomomania? Quello che si racconta un po’ in giro è che il cardamomo sia arrivato in Scandinavia per opera dei vichinghi, che lo avevano scoperto nei grandi bazar di Costantinopoli – ossia l’attuale Istanbul in Turchia – anche se non ci sono prove di ciò. Stando invece alle parole dell’archeologo culinario Daniel Serra, forse bisognerebbe ringraziare i Mori, il popolo musulmano berbero che governò sulla Penisola iberica e in Sicilia per più di duecento anni a cavallo dell’anno Mille. Ma per quale motivo? Molte delle ricette medievali dei Mori sono state ritrovate in uno dei più antichi manoscritti di cucina, il Libellus de Arte Coquinaria scritto da un monaco danese intorno al 1300. Quest’opera contiene ben 35 ricette tipicamente nord-europee in cui viene menzionato proprio il cardamomo, l’ingrediente della cucina scandinava che non ti aspetti. Sempre secondo l’archeologo culinario, il fatto che il cardamomo sia ancora oggi utilizzato abbondantemente, non solo dagli svedesi ma anche in Norvegia, Finlandia e Islanda, trova la sua ragione nella collocazione geografica di queste regioni. Trovandosi infatti al margine dell’Europa, molte ricette di origine medioevale hanno avuto il modo di perdurare nel tempo, mentre l’uso di questa spezia si è andato via via perdendo nel resto del continente europeo. Lo stesso Serra ci riporta infatti che: “Può essere necessario un po’ di tempo per cambiare il cibo, le tradizioni alimentari ed i gusti”. Così grazie a secoli di lento adattamento il cardamomo, originario dell’India e dello Ski Lanka, usato dagli egiziani per pulire i denti e dai romani come profumo, è oggi uno degli aromi più distintivi della cucina svedese. Lo ritroviamo in innumerevoli ricette dolci e salate: per insaporire l’insalata di sgombro, nei famosi panini dolci chiamati kardemummabullar, nel glogg ossia il vin brulè alla svedese, nelle polpette di carne oppure nella squisita kardemummakaka, la torta al cardamomo da divorare durante la pausa caffè. Forse la ragione di tanto amore per il cardamomo potrebbe dipendere invece dall’intrigante e caleidoscopico sapore di questa spezia asiatica: fresca e pungente, a tratti ricorda la menta, altre volte la buccia del limone o una spremuta di agrumi, talvolta si tramuta in delicati cristalli di sale che si sciolgono in bocca. Ci vuole davvero poco per subire il fascino del cardamomo, che ben si adatta a rinfrescare il palato dai sapori più grassi come possono essere quelli della carne, del pesce o del burro. Immaginate che potenza di aromi può sprigionare allora in una soffice torta come la kardemummakaka. Se avete dubbi su quanto usarne vi basterà pensare che per gli svedesi il cardamomo non è mai abbastanza. Ecco la ricetta, adattata dal libro “Fika: the art of swedish coffee break”. Ingredienti per una tortiera tipo ciambella di 22 cm di diametro: 150 g di burro 3 tuorli d’uovo e 3 albumi, separati 150 g di zucchero di canna 100 g di farina 0 3 cucchiai di succo di limone 10 g di baccelli di cardamomo, interi 1 pizzico di sale 1 bustina di lievito Procedimento Iniziate montando a neve gli albumi con lo zucchero. Una volta raggiunta una consistenza spumosa, fateli riposare in frigo. Sciogliete il burro e lavoratelo con le fruste insieme ai tuorli fino ad ottenere una crema. Aggiungete poi in maniera graduale la farina. Preparate adesso il cardamomo. Aprite i baccelli e recuperate i semini all’interno: saranno proprio questi a dare l’aroma. Riduceteli in polvere con un macinino o un mortaio. Aggiungete alla crema ottenuta in precedenza il sale, il limone, il cardamomo, il lievito e mescolate sempre con le fruste. Infine, con l’aiuto di un mestolo o di un cucchiaio aggiungete gli albumi montati a neve molto delicatamente, procedendo dal basso verso l’alto per non perdere la consistenza spumosa. Imburrate la tortiera, infarinatela e versate l’impasto. Cuocete la torta in forno ventilato a 150-160°C per 15-18 minuti, regolandovi sempre in base alle caratteristiche del vostro forno.
Le olive all'ascolana sulla mia tavola vanno sempre a ruba: prepara queste sfiziose prelibatezze tipiche della cucina marchigiana seguendo la mia ricetta passo dopo passo!
Ormai diversi mesi fa ero andata a cena in un ristorante eritreo con Fiordivanilla: eravamo rimaste piacevolmente colpite sia dal tipico pane che accompagna ogni pietanza (injera) sia dai diversi tipi di spezzatino che ci erano stati serviti (manzo, tacchino e pollo, se non ricordo male), che loro chiamano zighinì.Anche il te alla cannella di
Ogni volta che c’è da cucinare il riso per me è una vera festa. il riso è essenziale, quasi basico e permette di dare sfogo alla creatività, sperimentando abbinamenti con gli ingredienti più disparati o nuovi modi di cucinarlo. Per esempio, avete mai provato a cucinarlo nello stile iraniano? Sto parlando di un piatto di riso basmati profumato allo zafferano. Dorato, croccantissimo e al contempo soffice come una matassa di zucchero filato: il riso tahdig. Tahdig si traduce letteralmente come “fondo della pentola” e queste parole racchiudono il segreto della sua cottura e del perché ve ne innamorerete. Il riso basmati viene, infatti, lavato, bollito velocemente e di contro cucinato pazientemente in una pentola sul cui fondo sono adagiati burro e zafferano. Il risultato? Un piatto sorprendente con un doppio effetto. Durante la cottura, la parte a contatto col fondo della pentola, infatti, prenderà il colore dell’oro, con un gusto pieno delle rotondità del burro ed elegante come solo lo zafferano può essere. E poi sarà talmente croccante che vi chiederete perché avete aspettato così tanto prima di incontrare e cucinare il tahdig. La parte sovrastante la crosta, invece, si sgranerà in chicchi perfettamente separati e conserverà il candore del riso basmati così come lo conosciamo tutti. Si svelerà inoltre con una natura opposta: delicata, morbida, suadente e che accompagna il palato a gustare appieno la raffinatezza di questo piatto. È un po’ come quando s’incontra qualcuno di nuovo e siamo sorpresi da un suo lato inaspettato, che era appena celato sotto la superficie. Basta un po’ di tempo in più per scoprirlo. Il tahdig è un piatto che va assaggiato sintonizzando tutti i cinque sensi. La vista per ammirare il suo aspetto dorato, l’olfatto per inebriarsi di tutte le sue sfumature, l’udito per accoglierne la croccantezza, il gusto per conoscerlo intimamente e infine il tatto per apprezzarne la consistenza. C’è solo un ma. Preparare questo piatto è un po’ una sfida. Terminata la cottura, il tahdig deve essere capovolto sul piatto per farlo brillare in tutta la sua magnificenza. Potrebbe rimanere intero o potrebbe rompersi, ma non preoccupatevi perché in ogni caso non ne rimarrà nemmeno un chicco: provare per credere. “E poi godetevi lo spettacolo e il rumore del “crac” non appena lo romperete, accidentalmente o con un cucchiaio. Fa parte delle meraviglie di questo piatto.”. Il riso tahdig o meglio la maniera di cucinarlo “pilaf” risale all’antica Persia. Sembra, infatti, sia stato cucinato in onore di Alessandro Magno per festeggiare la conquista della città di Samarcanda nel 329 a.C. Nel X secolo invece la ricetta compare nel libro del medico e scienziato persiano Avicenna. Dalla Persia il riso pilaf si è diffuso poi in ogni continente e ogni Paese ha la sua ricetta caratteristica, dal guōbā cinese fino al cucayo dell’America Latina. Dando spazio alla creatività, potrete arricchire il tahdig usando per esempio delle patate o del pane, per realizzare una base diversamente croccante. Oppure potrete aggiungere yogurt, spezie ed erbe aromatiche oppure della frutta come le amarene. Io per ora sono rimasto sulla versione tradizionale che finora non ha deluso nessuno ed è quella di cui vi lascio la ricetta. Pronti per Sua Maestà dorata, il magnifico tahdig? Ingredienti: 450 g di riso basmati 2 bustine di zafferano in polvere 120 ml di acqua bollente 2 cucchiai di olio di semi di girasole 110 g di burro Sale Procedimento: Iniziate a preparare il riso. Lasciatelo in ammollo in acqua fredda per 30 minuti e poi risciacquatelo 2-3 volte. Preparate anche lo zafferano. Riscaldate 120 ml di acqua bollente in una tazza e versatevi a poco a poco lo zafferano, facendo attenzione a scioglierlo completamente senza lasciare dei grumi. Preparate una pentola con dell’acqua, salatela e portatela a ebollizione. Versate il riso e fatelo cuocere per 6 minuti. Scolatelo subito dopo. Adesso preparate la base per il tahdig. Utilizzate una casseruola larga che andrete a rivestire con un disco di carta da forno leggermente più largo del diametro, in modo da creare un bordo sulle pareti della pentola. Questo passaggio servirà ad aiutarvi nella manovra di distacco del tahdig. Mettete la casseruola a riscaldare e versate sul disco di carta i due cucchiai di olio e metà del burro. Fate sciogliere lentamente e versate poco più della metà dell’acqua bollente con lo zafferano. A questo punto, con l’aiuto di un cucchiaio, disponete delicatamente tutto il riso all’interno della casseruola. Versate la restante parte dello zafferano a vostro piacere. Dividete la restante parte del burro in piccoli tocchetti che andrete ad adagiare sulla superficie del riso, disponendoli verso il bordo della pentola. È un piccolo trucco che aiuterà ancora il distacco. Infine spolverate la superficie del riso con qualche piccolo pizzico di sale. Coprite la pentola col coperchio e rivestitela con un canovaccio, in modo che possa assorbire il vapore. Adesso seguite attentamente la cottura, senza mai aprire il coperchio per girare o semplicemente guardare il riso. Dovrà essere una sorpresa. Fate cuocere a fuoco medio-alto per circa 7-8 minuti. Successivamente abbassate la fiamma al minimo e continuate la cottura per 30 minuti. Infine, spegnete la fiamma e lasciate che la cottura continui al vapore per altri 10 minuti. Finalmente potrete sollevare il coperchio. Procuratevi un piatto, appoggiatelo col fondo sulla sommità della casseruola e capovolgetela. Rimuovete delicatamente la carta forno e preparatevi a gustare con tutti i vostri i sensi il tahdig.
Subsequence è una rivista indipendente giapponese che ha l'obbiettivo di scoprire le storie nascoste di artigiani e creativi dal Giappone e dal mondo.Nasce come un magazine sperimentale con contributor nipponici e internazionali che vanno fisicamente ad incontrare in ogni angolo del pianeta artigiani innamorati delle loro opere e creativi suis generis che rimangono costantemente fuori dai grandi circuiti o dalle riviste patinate. Dentro è composta di fotografie, storie e interviste che raccontano decine e decine di vite e professioni delicate e dedite all'anima degli oggetti fatti con la passione dell'uomo. Non è un magazine d'arte, design o di architettura, è la rivista dell'artigiano sotto casa innamorato delle proprie creazioni in ceramica, del meccanico che accudisce le "sue"auto come dei figli, dei giovani artisti che amano fotografare e raccontare il mondo di oggi tramite frammenti di opere sconosciute, è la rivista di chi compie gesti semplici per strada e, facendolo con amore, riempie il mondo di un po' di bellezza in più. Il balzo al cuore che regala questa rivista lo scatena il formato editoriale. Carta leggerissima, poco più spessa di un foglio di giornale, rilegata con precisione maniacale con cucitura singer e formato grande. Una stampa meticolosa e fine, immagini nitide con un pattern costantemente opaco che accompagna tutta la rivista quasi a simboleggiare la metafora delle "storie nascoste" di chi ne anima i contenuti.Il layout editoriale varia spesso, sperimentando e cercando formule diverse che si adattino allo spirito dei racconti che devono contenere. La cadenza del magazine è "quasi" annuale, a seconda di quanto riescono a viaggiare il Giappone e il mondo i suoi contributor. La provenienza nipponica di questo bellissimo pezzo di editoria lo rende un capolavoro di autenticità e unicità che gli permette di ritagliarsi il proprio indefinibile spazio nella categorizzazione delle riviste belle. ISSUE 4 - SMALL TALKIl tema del quarto numero della rivista, “Small Talk”, si concentra sull'importanza del tempo e dei piccoli momenti, come quando ti godi una breve conversazione casuale con le persone che ami. Tra le sue pagine troviamo conversazioni senza un tema definitivo tra creativi, artisti e artigiani, interviste e approfondimenti. Questo numero di Subsequences è accompagnato da un inserto dedicato alla moda di 24 pagine, "This is the Life", curato dallo stilista Stephen Mann.
Se i gatti scomparissero dal mondo. Cosa sei disposto a dare al Diavolo per poter vivere un giorno in piú? Attento: ciò che il Diavolo sceglierà di prendersi sparirà dal mondo, per tutti. I telefonini? Va bene. E i film, gli orologi... d'accordo, ma i gatti? Sei pronto a rinunciare ai gatti? Con la delicatezza di
Laat je meeslepen door de fantastische wereld van de oceaan met dit Neutral Ocean Magic Kinderslaapkamerbehang van Munks & Me! Kleurrijke en gevarieerde ontwerpen van zeesterren, vissen, walvissen en meer zorgen voor een kinderlijk, betoverend gevoel in elke kamer. Een magisch behang voor jong en oud! - Hoogwaardig vliesbehang van 147 g/m². - Geleverd in panelen van 94 cm breed waardoor het gemakkelijk op te hangen is. - Panelen worden met elkaar verbonden, dus geen overlap - Plak de muur - lijm aangebracht op de muur - Verpakt in cellofaan en beschermende noppenfolie, vervolgens verpakt en verzonden Let op: dit behang wordt op bestelling gemaakt en is per vierkante meter. Is uw muur bijvoorbeeld 250 cm hoog x 300 cm breed, dan is dat 7,5 m2 en is de totaalprijs dus € 49 x 7,5 = € 367,50. Om te bestellen, neem contact met ons op met exacte wandafmetingen - hoogte en breedte* Wij sturen deze door naar de leverancier voor een nauwkeurige prijsopgave en een op maat gemaakte muurschildering voor de muur van uw kind. Houd rekening met een levertijd van 10 werkdagen. Dit papier is afkomstig uit Groot-Brittannië en alle douanerechten, heffingen enz. zijn verschuldigd. worden door ons verzorgd. * Voeg 6 cm extra toe aan de totale hoogte en breedte om te kunnen trimmen **Als u twee of meer aangrenzende muren bedekt, neem dan de volledige breedte van ALLE muren op in uw metingen. Patronen op muren die afzonderlijk worden besteld, komen niet overeen. Als u het niet zeker weet, kunt u ons een e-mail sturen naar [email protected] Bekijk alle Munks en ik Bekijk al het behang
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Ultimamente mi trovo spesso a sperimentare ricette etniche, sarà il subconscio e la voglia di tornare presto a viaggiare e scoprire nuovi sapori ma senza pensarci troppo ecco che per pranzo volo in India con le Pakora di verdure al forno, passando per il Libano con un'insalata di Tabbouleh per poi tornare in Europa, a Parigi sotto la Tour Eiffel, per cena con una classica Parmatier. Venite cone me?
Sogni e passioni che come acqua scavano la loro strada nella roccia. Sto mettendo le fondamenta ai castelli in aria, sto partendo per nuovi viaggi.
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Ogni volta che c’è da cucinare il riso per me è una vera festa. il riso è essenziale, quasi basico e permette di dare sfogo alla creatività, sperimentando abbinamenti con gli ingredienti più disparati o nuovi modi di cucinarlo. Per esempio, avete mai provato a cucinarlo nello stile iraniano? Sto parlando di un piatto di riso basmati profumato allo zafferano. Dorato, croccantissimo e al contempo soffice come una matassa di zucchero filato: il riso tahdig. Tahdig si traduce letteralmente come “fondo della pentola” e queste parole racchiudono il segreto della sua cottura e del perché ve ne innamorerete. Il riso basmati viene, infatti, lavato, bollito velocemente e di contro cucinato pazientemente in una pentola sul cui fondo sono adagiati burro e zafferano. Il risultato? Un piatto sorprendente con un doppio effetto. Durante la cottura, la parte a contatto col fondo della pentola, infatti, prenderà il colore dell’oro, con un gusto pieno delle rotondità del burro ed elegante come solo lo zafferano può essere. E poi sarà talmente croccante che vi chiederete perché avete aspettato così tanto prima di incontrare e cucinare il tahdig. La parte sovrastante la crosta, invece, si sgranerà in chicchi perfettamente separati e conserverà il candore del riso basmati così come lo conosciamo tutti. Si svelerà inoltre con una natura opposta: delicata, morbida, suadente e che accompagna il palato a gustare appieno la raffinatezza di questo piatto. È un po’ come quando s’incontra qualcuno di nuovo e siamo sorpresi da un suo lato inaspettato, che era appena celato sotto la superficie. Basta un po’ di tempo in più per scoprirlo. Il tahdig è un piatto che va assaggiato sintonizzando tutti i cinque sensi. La vista per ammirare il suo aspetto dorato, l’olfatto per inebriarsi di tutte le sue sfumature, l’udito per accoglierne la croccantezza, il gusto per conoscerlo intimamente e infine il tatto per apprezzarne la consistenza. C’è solo un ma. Preparare questo piatto è un po’ una sfida. Terminata la cottura, il tahdig deve essere capovolto sul piatto per farlo brillare in tutta la sua magnificenza. Potrebbe rimanere intero o potrebbe rompersi, ma non preoccupatevi perché in ogni caso non ne rimarrà nemmeno un chicco: provare per credere. “E poi godetevi lo spettacolo e il rumore del “crac” non appena lo romperete, accidentalmente o con un cucchiaio. Fa parte delle meraviglie di questo piatto.”. Il riso tahdig o meglio la maniera di cucinarlo “pilaf” risale all’antica Persia. Sembra, infatti, sia stato cucinato in onore di Alessandro Magno per festeggiare la conquista della città di Samarcanda nel 329 a.C. Nel X secolo invece la ricetta compare nel libro del medico e scienziato persiano Avicenna. Dalla Persia il riso pilaf si è diffuso poi in ogni continente e ogni Paese ha la sua ricetta caratteristica, dal guōbā cinese fino al cucayo dell’America Latina. Dando spazio alla creatività, potrete arricchire il tahdig usando per esempio delle patate o del pane, per realizzare una base diversamente croccante. Oppure potrete aggiungere yogurt, spezie ed erbe aromatiche oppure della frutta come le amarene. Io per ora sono rimasto sulla versione tradizionale che finora non ha deluso nessuno ed è quella di cui vi lascio la ricetta. Pronti per Sua Maestà dorata, il magnifico tahdig? Ingredienti: 450 g di riso basmati 2 bustine di zafferano in polvere 120 ml di acqua bollente 2 cucchiai di olio di semi di girasole 110 g di burro Sale Procedimento: Iniziate a preparare il riso. Lasciatelo in ammollo in acqua fredda per 30 minuti e poi risciacquatelo 2-3 volte. Preparate anche lo zafferano. Riscaldate 120 ml di acqua bollente in una tazza e versatevi a poco a poco lo zafferano, facendo attenzione a scioglierlo completamente senza lasciare dei grumi. Preparate una pentola con dell’acqua, salatela e portatela a ebollizione. Versate il riso e fatelo cuocere per 6 minuti. Scolatelo subito dopo. Adesso preparate la base per il tahdig. Utilizzate una casseruola larga che andrete a rivestire con un disco di carta da forno leggermente più largo del diametro, in modo da creare un bordo sulle pareti della pentola. Questo passaggio servirà ad aiutarvi nella manovra di distacco del tahdig. Mettete la casseruola a riscaldare e versate sul disco di carta i due cucchiai di olio e metà del burro. Fate sciogliere lentamente e versate poco più della metà dell’acqua bollente con lo zafferano. A questo punto, con l’aiuto di un cucchiaio, disponete delicatamente tutto il riso all’interno della casseruola. Versate la restante parte dello zafferano a vostro piacere. Dividete la restante parte del burro in piccoli tocchetti che andrete ad adagiare sulla superficie del riso, disponendoli verso il bordo della pentola. È un piccolo trucco che aiuterà ancora il distacco. Infine spolverate la superficie del riso con qualche piccolo pizzico di sale. Coprite la pentola col coperchio e rivestitela con un canovaccio, in modo che possa assorbire il vapore. Adesso seguite attentamente la cottura, senza mai aprire il coperchio per girare o semplicemente guardare il riso. Dovrà essere una sorpresa. Fate cuocere a fuoco medio-alto per circa 7-8 minuti. Successivamente abbassate la fiamma al minimo e continuate la cottura per 30 minuti. Infine, spegnete la fiamma e lasciate che la cottura continui al vapore per altri 10 minuti. Finalmente potrete sollevare il coperchio. Procuratevi un piatto, appoggiatelo col fondo sulla sommità della casseruola e capovolgetela. Rimuovete delicatamente la carta forno e preparatevi a gustare con tutti i vostri i sensi il tahdig.