Caos o Chaos (in greco antico: Χάος, Cháos) è l'entità primigenia così indicata nella Teogonia di Esiodo: (GRC) «Ἦ τοι μὲν πρώτιστα Χάος γένετ᾽, αὐτὰρ ἔπειτα Γαῖ᾽ εὐρύστερνος, πάντων ἕδος ἀσφαλὲς αἰεὶ [ἀθανάτων, οἳ ἔχουσι κάρη νιφόεντος Ὀλύμπου, Τάρταρά τ᾽ ἠερόεντα μυχῷ χθονὸς εὐρυοδείης,] ἠδ᾽ Ἔρος, ὃς κάλλιστος ἐν ἀθανάτοισι θεοῖσι, λυσιμελής, πάντων δὲ θεῶν πάντων τ᾽ ἀνθρώπων δάμναται ἐν στήθεσσι νόον καὶ ἐπίφρονα βουλήν. Ἐκ Χάεος δ᾽ Ἔρεβός τε μέλαινά τε Νὺξ ἐγένοντο• Νυκτὸς δ᾽ αὖτ᾽ Αἰθήρ τε καὶ Ἡμέρη ἐξεγένοντο, οὓς τέκε κυσαμένη Ἐρέβει φιλότητι μιγεῖσα.» (IT) «Dunque, per primo fu il Chaos, e poi Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che tengono le vette dell'Olimpo nevoso, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade, e poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali, che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio. Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx. Da Nyx provennero Etere e Hemere che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore.» (Esiodo, Teogonia, 116-125. Traduzione di Graziano Arrighetti, in Esiodo Opere : 1998 Einaudi-Gallimard; 2007 Mondadori, p. 9) Considerando che originariamente questa parola non aveva l'attuale connotazione di "disordine" che si ritrova nella parola d'uso comune "caos" il termine greco antico "Chaos" viene reso come "Spazio beante", "Spazio aperto", "Voragine" dove indica, nella sua etimologia, "fesso, fenditura, burrone", quindi simbolicamente "abisso" dove sono "tenebrosità, oscurità". Esiodo lo descrive come eghéneto, non il principio quindi, ma ciò che da questo per primo appare: «"Primo di tutti fu il Caos", dice Esiodo (Theog. 116) è da notare che il verbo (γένετο, non ἤν) implica che non esisteva dall'eternità.» (Herbert Jennings Rose. Caos in Dizionario di Antichità Classiche di Oxford, vol.1. Milano, Paoline, 1981, p. 375) «Va notato che il Caos esiodeo non esiste da sempre: si manifesta d'improvviso e perdura, anche dopo che si sono sviluppati gli esseri divini, come uno spazio di fondo, un buco nero dell'universo.» (Giulio Guidorizzi. Il mito greco vol.1 Gli dèi. Milano, Mondadori, 2009, p.1168) Il Caos, secondo alcuni autori, risulta essere nella mitologia e nella cosmogonia degli antichi greci, la personificazione dello stato primordiale di "vuoto", il buio anteriore alla generazione del cosmo da cui emersero gli dèi e gli uomini. «Caos il vuoto primordiale, una specie di gorgo buio che risucchia ogni cosa in un abisso senza fine paragonabile a una nera gola spalancata (χάσκω, "inghiotto")» (Giulio Guidorizzi, Il mito greco. Gli dèi. vol.1, Milano, Mondadori, 2009, p.5) Altri interpreti della Teogonia avvertono che Caos non coinciderebbe solo con il "Vuoto". Graziano Arrighetti ricorda che su questa nozione/divinità non si ha concordanza tra gli studiosi ma «si è in generale d'accordo che Χάος non è semplicemente il "vuoto", il "luogo" dove le entità vengono in essere e trovano collocazione»; ma, da un'attenta disamina del termine, risulterebbe essere un'entità non solo spaziale ma anche materiale: «una sorta di nebulosità senza forma associata all'oscurità.». Lo scoliaste lo descrive come kenón, lo spazio vuoto tra cielo e terra dopo che una possibile unità originaria fu spezzata: «Il Caos è dunque emissione e secrezione verso gli elementi. Alcuni lo dicono acqua, altri aria (...) "Venne all’esistenza lo Spazio beante": Chaos è in rapporto a riversarsi; è un luogo vuoto che sta tra terra e cielo; infatti è venuto all’esistenza dall’invisibile.» (Scolii a Esiodo, Teogonia, v. 116 Traduzione di Cesare Cassanmagnago. Op.cit, p.493)) Quello che Esiodo chiama Caos non coincide in realtà con quello che i posteri filosofi a partire da Talete identificarono come il principio di tutte le cose o come soprattutto Anassimandro identificò con il termine di archè, ma è l'origine di cose che prima non erano, l'entità eterna ma che non esiste dall'eternità. Da Erebo e Notte si generano le negatività del pensiero greco arcaico: Morte, Sonno e Sogni, le Moire e le Kere, Biasimo, Sventura, Discordia. Esiodo concepisce infatti una seconda generazione dovuta a Gaia (la madre Terra) che è all'origine del mondo naturale: il cielo, le montagne, il mare e dalla sua unione con Urano (il Cielo stellato) nasceranno gli dei. Gaia «non è generata da Caos, di essa si dice solo l'ingenerato esserci...né mai si incontrano, Gaia e Caos; neppure le loro discendenze si incrociano.». Da notare che nella teogonia orfica riportata da Eudemo da Rodi e dal Papiro di Derveni in principio è la Notte (Nyx) e non Caos. Mentre nella teogonia di ispirazione orfica riportata da Aristofane in Gli uccelli Caos è all'origine unitamente a Erebo, Notte e Tartaro. Così Filodemo di Gadara in Sulla pietà riassume, ad esempio, alcune differenti antiche dottrine teogoniche: «Alcuni autori sostengono che tutte le cose derivano dalla Notte e dal Tartaro, altri dall'Ade e dall'Etere; colui che scrisse la Titanomachia dice dall'Etere, Acusilao dal Caos primigenio; nei versi attribuiti a Museo è scritto che in principio era il Tartaro e la Notte.» (Frammenti dei Presocratici (Diels-Kranz: 2 B 14); Traduzione di Gabriele Giannantoni in Presocratici, testimonianze e frammenti, tomo 1. Milano, Mondadori, 2009, p. 29) Per Anassagora come per Platone il "caos" è il luogo della materia informe e rozza a cui attinge un principio superiore, la "Mente"per Anassagora e il Demiurgo per Platone, per la formazione del mondo ordinato: il cosmo. Anon. / from Voor-bereidselen tot de bybelsche wysheid, en gebruik der heilige en kerkelijke historien etc (copper engraving of the origin of universe) W. Goeree 1690 Chaos (Ancient Greek: χάος, khaos) refers to the void state preceding the creation of the universe or cosmos in the Greek creation myths, or to the initial "gap" created by the original separation of heaven and earth. Etymology Greek χάος means "emptiness, vast void, chasm, abyss", from the verb χαίνω, "gape, be wide open, etc.", from Proto-Indo-European *ǵheh2n-, cognate to Old English geanian, "to gape", whence English yawn. It may also mean space, the expanse of air, the nether abyss or infinite darkness. Pherecydes of Syros (fl. 6th century BC) interprets chaos as water, like something formless which can be differentiated. Greco-Roman tradition Hesiod and the Pre-Socratics use the Greek term in the context of cosmogony. Hesiod's chaos has been interpreted as either "the gaping void above the Earth created when Earth and Sky are separated from their primordial unity" or "the gaping space below the Earth on which Earth rests". In Hesiod's Theogony, Chaos was the first thing to exist: "at first Chaos came to be" (or was) but next (possibly out of Chaos) came Gaia, Tartarus and Eros (elsewhere the son of Aphrodite). Unambiguously "born" from Chaos were Erebus and Nyx. For Hesiod, Chaos, like Tartarus, though personified enough to have borne children, was also a place, far away, underground and "gloomy", beyond which lived the Titans. And, like the earth, the ocean, and the upper air, it was also capable of being affected by Zeus' thunderbolts. Passages in Hesiod's Theogony suggest that Chaos was located below Earth but above Tartarus. Primal Chaos was sometimes said to be the true foundation of reality, particularly by philosophers such as Heraclitus. The notion of the temporal infinity was familiar to the Greek mind from remote antiquity in the religious conception of immortality.[clarification needed]This idea of the divine as an origin[clarification needed] influenced the first Greek philosophers. The main object of the first efforts to explain the world remained the description of its growth, from a beginning. They believed that the world arose out from a primal unity, and that this substance was the permanent base of all its being. Anaximander claims that the origin is apeiron (the unlimited), a divine and perpetual substance less definite than the common elements. Everything is generated from apeiron, and must return there according to necessity. A conception of the nature of the world was that the earth below its surface stretches down indefinitely and has its roots on or above Tartarus, the lower part of the underworld. In a phrase of Xenophanes, "The upper limit of the earth borders on air, near our feet. The lower limit reaches down to the "apeiron" (i.e. the unlimited)." The sources and limits of the earth, the sea, the sky, Tartarus, and all things are located in a great windy-gap, which seems to be infinite, and is a later specification of "chaos". In Aristophanes's comedy Birds, first there was Chaos, Night, Erebus, and Tartarus, from Night came Eros, and from Eros and Chaos came the race of birds. At the beginning there was only Chaos, Night, dark Erebus, and deep Tartarus. Earth, the air and heaven had no existence. Firstly, blackwinged Night laid a germless egg in the bosom of the infinite deeps of Erebus, and from this, after the revolution of long ages, sprang the graceful Eros with his glittering golden wings, swift as the whirlwinds of the tempest. He mated in deep Tartarus with dark Chaos, winged like himself, and thus hatched forth our race, which was the first to see the light. That of the Immortals did not exist until Eros had brought together all the ingredients of the world, and from their marriage Heaven, Ocean, Earth and the imperishable race of blessed gods sprang into being. Thus our origin is very much older than that of the dwellers in Olympus. We [birds] are the offspring of Eros; there are a thousand proofs to show it. We have wings and we lend assistance to lovers. How many handsome youths, who had sworn to remain insensible, have opened their thighs because of our power and have yielded themselves to their lovers when almost at the end of their youth, being led away by the gift of a quail, a waterfowl, a goose, or a cock. For Ovid, (1st century BC), in his Metamorphoses, Chaos was an unformed mass, where all the elements were jumbled up together in a "shapeless heap". Ante mare et terras et quod tegit omnia caelum unus erat toto naturae vultus in orbe, quem dixere chaos: rudis indigestaque moles nec quicquam nisi pondus iners congestaque eodem non bene iunctarum discordia semina rerum. Before the ocean and the earth appeared— before the skies had overspread them all— the face of Nature in a vast expanse was naught but Chaos uniformly waste. It was a rude and undeveloped mass, that nothing made except a ponderous weight; and all discordant elements confused, were there congested in a shapeless heap. According to Hyginus: "From Mist (Caligine) came Chaos. From Chaos and Mist, came Night (Nox), Day (Dies), Darkness (Erebus), and Ether (Aether)." An Orphic tradition apparently had Chaos as the son of Chronus and Ananke. Fifth-century Orphic cosmogony had a "Womb of Darkness" in which the Wind lay a Cosmic Egg whence Eros was hatched, who set the universe in motion.[citation needed] Chaoskampf The motif of Chaoskampf (German: [ˈkaːɔsˌkampf], "struggle against chaos") is ubiquitous in myth and legend, depicting a battle of a culture hero deity with a chaos monster, often in the shape of a serpent or dragon. The same term has also been extended to parallel concepts in the Middle East and North Africa, such as the abstract conflict of ideas in the Egyptian duality of Maat and Isfet or the battle of Horus and Set. The origins of the Chaoskampf myth most likely lie in the Proto-Indo-European religion[citation needed] whose descendants almost all feature some variation of the story of a storm god fighting a sea serpent representing the clash between the forces of order and chaos. Early work by German academics such as Gunkel and Bousset in comparative mythology popularized translating the mythological sea serpent as a "dragon." Indo-European examples of this mythic trope include Thor vs. Jörmungandr (Norse), Tarḫunz vs. Illuyanka (Hittite), Indra vs. Vritra (Vedic), Θraētaona vs. Aži Dahāka (Avestan) and Zeus vs. Typhon (Greek) among others. Non-Indo-European examples of this trope are Marduk vs. Tiamat, Yahweh vs. Leviathan (Hebrew), Susano'o vs. Yamata no Orochi (Japanese) and Mwindo vs. Kirimu (African). Biblical tradition Chaos has been linked with the term abyss/tohu wa-bohu of Genesis 1:2. The term may refer to a state of non-being prior to creation or to a formless state. In the Book of Genesis, the spirit of God is moving upon the face of the waters, displacing the earlier state of the universe which is likened to a "watery chaos" upon which there is choshek (which translated from the Hebrew is darkness/confusion). The Septuagint makes no use of χάος in the context of creation, instead using the term for גיא, "cleft, gorge, chasm", in Micah 1:6 and Zacharia 14:4. The Vulgate, however, renders the χάσμα μέγα or "great gulf" between heaven and hell in Luke 16:26 as chaos magnum. This model of a primordial state of matter has been opposed by the Church Fathers from the 2nd century, who posited a creation ex nihilo by an omnipotent God. In modern biblical studies, the term chaos is commonly used in the context of the Torah and their cognate narratives in Ancient Near Eastern mythology more generally. Parallels between the Hebrew Genesis and the Babylonian Enuma Elish were established by Hermann Gunkel in 1910. Besides Genesis, other books of the Old Testament, especially a number of Psalms, some passages in Isaiah and Jeremiah and the Book of Job are relevant. Alchemy and Hermeticism The Greco-Roman tradition of Prima Materia, notably including the 5th and 6th century Orphic cosmogony, was merged with biblical notions (Tehom) in Christianity and inherited by alchemy and Renaissance magic. The cosmic egg of Orphism was taken as the raw material for the alchemical magnum opus in early Greek alchemy. The first stage of the process of producing the philosopher's stone, i.e., nigredo, was identified with chaos. Because of association with the Genesis creation narrative, where "the Spirit of God moved upon the face of the waters" (Gen. 1:2), Chaos was further identified with the classical element of Water. Ramon Llull (1232–1315) wrote a Liber Chaos, in which he identifies Chaos as the primal form or matter created by God. Swiss alchemist Paracelsus (1493–1541) uses chaos synonymously with "classical element" (because the primeval chaos is imagined as a formless congestion of all elements). Paracelsus thus identifies Earth as "the chaos of the gnomi", i.e., the element of the gnomes, through which these spirits move unobstructed as fish do through water, or birds through air. An alchemical treatise by Heinrich Khunrath, printed in Frankfurt in 1708, was entitled Chaos. The 1708 introduction to the treatise states that the treatise was written in 1597 in Magdeburg, in the author's 23rd year of practicing alchemy. The treatise purports to quote Paracelsus on the point that "The light of the soul, by the will of the Triune God, made all earthly things appear from the primal Chaos." Martin Ruland the Younger, in his 1612 Lexicon Alchemiae, states, "A crude mixture of matter or another name for Materia Prima is Chaos, as it is in the Beginning." The term gas in chemistry was coined by Dutch chemist Jan Baptist van Helmont in the 17th century directly based on the Paracelsian notion of chaos. The g in gas is due to the Dutch pronunciation of this letter as a spirant, also employed to pronounce Greek χ. Modern usage The term chaos has been adopted in modern comparative mythology and religious studies as referring to the primordial state before creation, strictly combining two separate notions of primordial waters or a primordial darkness from which a new order emerges and a primordial state as a merging of opposites, such as heaven and earth, which must be separated by a creator deity in an act of cosmogony. In both cases, chaos referring to a notion of a primordial state contains the cosmos in potentia but needs to be formed by a demiurge before the world can begin its existence. Use of chaos in the derived sense of "complete disorder or confusion" first appears in Elizabethan Early Modern English, originally implying satirical exaggeration. "Chaos" in the well-defined sense of chaotic complex system is in turn derived from this usage. "Chaos magic" as a branch of contemporary occultism is a product of the 1970s. Magnum Chaos, dalle tarsie del coro di Santa Maria Maggiore di Bergamo. Scansione da libro di una fotografia di una tarsia lignea del coro della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, opera di Giovan Francesco Capoferri su disegno di Lorenzo Lotto Wenceslas Hollar - Chaos (State 1) Wenceslaus Hollar - Artwork from University of Toronto Wenceslaus Hollar Digital Collection Unknown date (author lived 1607-1677) Chaos by George Frederic Watts circa 1875 Depiction of the Christianized Chaoskampf: statue of Archangel Michael slaying a dragon. The inscription on the shield reads: Quis ut Deus? Michael Jaletzke - Own work St Michael the archangel, dressed somewhat like a Roman soldier, about to slay the devil (in the form of a dragon) with a fiery sword. He has a shield with the Latin phrase QUIS UT DEUS? "Who is like unto God?", which is a literal translation of the Hebrew name Mi-Ka-'El מי־כאל . Chaos Chaos Chaos The children of Chaos: Ouranos, Gaea and Tartarus Asiatic Devices Allusive to the Cosmogony, Engraved by Inigo Barlow The Primordial Abyss Chaos Painting, 19.7 H x 15.7 W x 0.6 in Maria Polunina Russia Chaos and Creation chaos chaos chaos chaos chaos theory chaos chaos chaos Chaos-Reborn-logo-chaotic. chaos chaos Patterns-In-Chaos-2008_Kerrie-Warren. ChaosLogoFinal chaos_by_radojavor chaos-sphere chaos chaos ChaosGreekMythology chaos___mythology_by_gisaiagami- ChaosGreekMythology The_Big_Bang_by_OrderedChaos chaos-the-creation primordial_deities___chaos_by_paranoid_plague. Ovid’s Metamorphoses. In his extended poem Metamorphoses (43 BC-17 AD) Ovid collected all the Greek myths about the transformation of gods and heroes into animals, plants and rocks and constructed a history of the world from the Creation out of Chaos to the time of the emperor Augustus. The first book describes Chaos and its “metamorphosis” into the Creation under the influence of one of the gods, who isolated the elements. A combination of epic poem, world history and cosmogony, Metamorphoses belongs to a tradition dating back to Hesiod’s Theogony. The artist Hendrick Goltzius (1565-1617) was one of the leading exponents of the school of mannerism in the Netherlands. His engravings illustrate Ovid’s conception of primeval Chaos: a scene of confusion, violence and disorder, like the molod tohu of the Jews, which the Creator gradually transforms, through a series of metamorphoses, into a harmonious, peaceful and ordered world. Chaos or the Origin of the World in the 17th century. In the 17th century writers and artists represented chaos as a formless, irregular and confused mass of elements (particularly fire in this illustration from The Temple of the Muses) and creatures of all kinds from which, according to the ancient philosophers, the world was created. It was therefore regarded as the first principle of the Creation and the cradle of the universe, the physical equivalent of the axiom ex nihilo nihil fit (“nothing is made from nothing”). Le Chaos, ou l’Origine du Monde”, engraving by Picart. Paris, BNF Chaos or the Origin of the World in the XXth century. In 1988 the Russian physicist Andrei Linde suggested that in its initial state the universe was chaotic – in other words, the quantum vacuum was not at all homogeneous. According to his hypothesis many different universes were created by different types of fluctuations, each with its own physical properties, each in parallel with or embedded within the others so that no communication between them was possible. In this computer simulation of the origin of such universes, those whose early development underwent a phase of rapid expansion (“inflation”) are the most prevalent (indicated by the peaks), whereas those, like ours, which have expanded relatively slowly are less common (indicated by the throughs). Computer simulation, @A. Linde, Stanford University Spacetime foam
Gli ostacoli per iniziare a meditare sono sempre gli stessi: distrazione, avversione, fastidio, confusione mentale, pensieri fluttuanti... come affrontarli? Nello scorso articolo Il Sentiero del Respiro Consapevole: la Meditazione Inizia Da Qui ti ho lanciato una prima sfida: provare a soffermarti sul tuo respiro per qualche minuto prestando attenzione alla respirazione, e chiedendoti di contare la durata dell'inspirazione e dell'espirazione. Nel mettere in pratica queste istruzioni forse avrai già incontrato delle difficoltà. Eh sì, perché la nostra mente all'inizio non ne vuole proprio sapere di fermarsi dal suo continuo parlottio e caos interiore, e familiarizzare con una condizione di attenzione e di calma. La mente si comporta come una scimmia selvaggia sempre pronta a saltare di palo in frasca, senza alcuna connessione logica. Questo è il primo ostacolo che incontra chi medita. In Oriente, dove sulla meditazione e sulla padronanza della Mente la sanno lunga, descrivono questo stadio della pratica con una situazione topica: Un pover'uomo che con l'aiuto di una corda e di un uncino deve cercare di domare un Elefante selvaggio che segue solo quello che gli dice la sua amica scimmia, altrettanto selvaggia e intrattabile. Questa situazione è la metafora che ogni praticante incontra sul suo sentiero quando incomincia a meditare. Il senso nascosto è questo: l'uomo che cerca di domare l'Elefante è colui che pratica, la corda e l'uncino rappresentano, rispettivamente, l'Attenzione e la Vigilanza, gli unici strumenti utili di cui ognuno di noi dispone, all'inizio, per domare la Mente. L'Elefante selvaggio è la Mente, guidato dalla scimmietta irrequieta, i nostri pensieri caotici e fluttuanti. L'Attenzione: lo Stratagemma Che Doma la Mente Come si fa a domare il caos della Mente? Con uno stratagemma, chiamando in causa l'unica cosa che può avere presa su di lei, perché gerarchicamente la supera: la Volontà. L'Attenzione è una forma di Volontà, ed è la capacità innata che ogni essere senziente ha, di esercitare la propria consapevolezza su un oggetto della percezione. Ad esempio un suono, un'immagine, un profumo, un sapore, un'esperienza, qualsiasi cosa ricada sotto i suoi sensi. L'Attenzione viene rappresentata con una corda perché in qualche modo grazie ad essa riusciamo a legare la nostra Mente all'Osservazione di qualcosa decisa da noi, per un certo periodo di tempo, anch'esso deciso da noi. Fare questo significa cominciare a prendere il controllo della nostra Mente, e legarla alla nostra Volontà. Certo, inizialmente non riusciremo a legarla stretta, l'Elefante selvaggio è pur sempre un elefante! Ma, poco a poco, migliorerà la presa che riusciremo ad avere su di lei. Nel caso dell'esercizio che ti ho proposto nello scorso articolo, la corda dell'Attenzione si rivolge semplicemente al tuo stesso respiro, e si orienta in modo tale da seguirne l'evoluzione nel tempo, con le sue singole fasi: l'inspirazione, il momento in cui il flusso si inverte e incomincia l'espirazione, l'espirazione stessa, e il momento in cui il flusso si inverte e ricomincia l'inspirazione. Se hai seguito con la giusta Attenzione questo semplice esercizio, ti sarai accorto di quel breve istante in cui l'inspirazione si volge in espirazione, e in cui l'espirazione si volge in inspirazione. Per quanto possa sembrare strano, di solito siamo completamente inconsapevoli di quel breve istante di vuoto che si crea tra le due fasi della respirazione. Accorgersene significa avere già cominciato a fare un uso corretto della nostra Attenzione. L'Attenzione è sostanzialmente un Atto di Volontà. È attraverso la nostra Volontà che siamo in grado di esercitare l'Attenzione. All'inizio del sentiero della pratica la nostra Volontà è come un muscolo poco allenato. Con la pratica questo muscolo diventa sempre più potente e la sua sfera d'influenza diventa sempre più ampia. Addestrarci all'Attenzione con la Meditazione, è una strada per aumentare la nostra Volontà. La Vigilanza: la Capacità di Non Farsi Travolgere Dai Propri Pensieri Accade sempre quando si pratica. Prima o poi ci si distrae e ci si trova immersi in un flusso incontrollato di pensieri. Ma, Attenzione! Già il fatto di accorgersene è importantissimo, perché significa che ci siamo risvegliati da quel flusso e siamo ritornati a noi stessi. Vigilanza significa rendersi conto di quanto siamo preda della meccanicità dei nostri pensieri, del loro avere "vita propria", e della nostra pressoché completa incapacità, almeno inizialmente, di padroneggiarli. E allora l'uncino dell'uomo che vuole domare l'Elefante è simbolo del dolore che prova l'Elefante quando viene uncinato. Lo stesso lieve dolore, sottile frustrazione, che proviamo quando ci risvegliamo, e ci accorgiamo di non riuscire a sostenere nel tempo l'esercizio che ci siamo ripromessi di svolgere. Niente di male, ciò che conta, e questo sarà vero anche dopo anni di pratica, è ritornare tutte le volte al compito che ci siamo prefissi, continuando ad esercitare la giusta Attenzione. Questa Vigilanza ci aiuta a proseguire sul sentiero della Meditazione con maggiore Consapevolezza. Domare la Mente è un gioco di strategia, e ci vuole metodo e pazienza. Incominciare con un esercizio semplice come quello dell'Osservazione del Respiro da seduti, è uno degli innumerevoli modi con cui iniziare la scalata. Cosa ci sta in cima? Lo sviluppo dei nostri poteri latenti. La nostra Mente ha in serbo innumerevoli possibilità una volta soggiogata alla nostra Volontà. Domare la Mente significa avere a disposizione una ricchezza ed una potenza da elefante, che ci può proiettare verso le realizzazioni più importanti, sia della vita spirituale che in quella di tutti i giorni. Se sei arrivato fin qui grazie per la tua Attenzione! Buona pratica e alla prossima settimana! Un saluto! Davide p.s.: se pensi che questo articolo può interessare i tuoi amici, follower, o contatti, ti va' di condividerlo? Mi aiuteresti a crescere... Grazie! 😉 credit immagini Pixabay
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