Una delle scorse mattine mi sono svegliata presto... Non è insolito... Inizio a preparare... Poi con calma mi raggiunge la mia piccola che mi fa una richiesta per colazione. Ovviamente l'ascolto, non sta molto bene... E siamo in periodi difficili... La sua richiesta era che avrebbe gradito dei pancakes o delle crêpes per colazione. Inizio a preparare l'impasto che però, già c'è un però, in corso d'opera diventano dei pansoufflé. La lavorazione è simile a pastella per crêpes o pancakes ma invece di cuocere in padella la cottura è in forno, e di conseguenza ci vuole un po' di pazienza in più prima di mangiarli, visto che la cottura in forno richiede più tempo. Ma il risultato val ben la pena dell'attesa. Ingredienti 130 gr di farina 300 ml di latte 2 uova 15 gr di burro fuso Sale Scaldo il forno a 230 C. In una terrina mescolo insieme alla farina il pizzico di sale. In un'altra terrina sbatto le uova con il latte e il burro fuso. Unisco le polveri con i liquidi, mescolo delicatamente finché non sarà amalgamato (viene una pastella). Riempio gli stampini dei muffin, imburrati e infarinati, fino a tre quarti con impasto. Inforno a 230 C per 15 minuti, poi a 180 C per altri 20 minuti circa. Quando saranno ben dorati li sforno e tolgo subito dagli stampini. Servo subito accompagnando con miele, marmellata, frutta fresca...
Questo anno mi sto dedicando a provare i pesti. Hanno molti vantaggi, sono veloci da fare, sono freschi, gustosi, sono piatti bilanciati, completi e se vogliamo anche leggeri. Inoltre in questo modo cerco di far mangiare le verdure verdi a mia figlia, e le introduco nell'alimentazione la frutta oleosa con tutte le sue proprietà. Chi di noi, che ha figli, non ha avuto periodi in cui cibi assunti fino a poco prima improvvisamente non lo mangiano più, e senza una ragione. Non sto parlando di qualcosa che potrebbe contenere elementi che possono dar fastidio all'organismo, non siamo tutti uguali e reagiamo in modo differente soprattutto in un campo così particolare come il gusto. Ma quando il problema è legato al colore, bhè in questo caso, mi spiace, ma cerco l'escamotage per introdurlo, anche se in piccole quantità, nella dieta della mia amatissima figlia. Oggi ho trovato al mercato dei fagiolini bellissimi, freschissimi e teneri. Li compro, li porto a casa, li pulisco, e li faccio bollire. Una parte la metto via, e con l'altra ne faccio un bel condimento per la pasta. Il pesto fatto con fagiolini, mandorle, pinoli, olio e parmigiano, e una girata di pepe, è una favola: dolcissimo. Inoltre, anche se ho usato il minipimer, non ho frullato stile omogeneizzato, ma lascio la frutta secca un po' granulosa, mi piace che si senta e che abbia anche l'aspetto di un pesto fatto al mortaio. Per la cronaca, ovviamente, appena mia figlia vede il piatto protesta... poi riesco a convincerla ad assaggiarla e ammette che è buono e ne mangia un po'... Ingredienti 350-400 gr di fagiolini (mi piace che ci sia il condimento) una manciata di mandorle una manciata di pinoli 30 ml di olio extravergine d'oliva (anche meno se allungate con acqua cottura pasta) sale e pepe qualche foglie di basilico fresco (quello del mio balcone prima che...) parmigiano grattugiato 400 gr di trofie acqua di cottura della pasta Ho pulito e lessato i fagiolini, quando sono pronti li scolo e li metto da parte. Porto dell'acqua salata all'ebollizione e ci cuocio la pasta. Nel frattempo metto nel bicchiere del minipimer i fagiolini, il basilico, le mandorle, i pinoli, l'olio, e frullo. Allungo con l'acqua di cottura della pasta, aggiusto di sale e pepe, e infine amalgamo il parmigiano. Quando la pasta è cotta, la scolo, tenendo da parte dell'acqua di cottura, e la condisco con il pesto. Se serve allungo con dell'altra acqua, un filo di olio se fosse necessario o per guarnire il piatto. Aggiusto di sale e pepe. Impiatto e per chi gradisce spolvero con altro parmigiano.
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Convalescenza, reclusione... sono in trasferta e in una cucina non mia, ma comunque gentilmente mi è stato concesso di usufruire e continuare a preparare. Naturalmente non essendo le mie attrezzature mi arrangio un po' e ci si adatta nelle presentazioni, ma a volte quello che conta è solo fare qualcosa di buono e che renda felici. Come dicevo causa convalescenza della mia bimba, sono alla ricerca di consistenze morbide per poterla far mangiare, e a volte nemmeno queste vanno bene. Però questi budini agli altri commensali sono piaciuti. Da soli sono molto delicati, ma accompagnati con una salsina fatta da burro (quello buono) e alici, hanno trovato il giusto "zing". Ingredienti 60 gr di parmigiano grattugiato 200 ml di latte 3 uova intere 3 tuorli erbe aromatiche (io non le avevo): rosmarino, timo noce moscata 5 acciughe sott'olio 40 gr di burro sale e pepe Ho fatto bollire il latte con le erbe aromatiche, fatto riposare per 5 minuti e poi filtrato con un colino (questo passaggio l'ho saltato visto che non avevo le erbe). Unisco il sale, pepe se piace, e la noce moscata al latte. In una ciotola ho sbattuto i tuorli con le uova intere, ho aggiunto il formaggio grattugiato e il latte a filo, e verso il composto negli stampi antiaderenti del budino. Metto gli stampi in una teglia, aggiungo l'acqua nella teglia fino a 3/4 di altezza degli stampi da budino, e metto a cuocere a bagnomaria, in forno statico preriscaldato a 160° C per circa 45 minuti (faccio prova stuzzicadenti). In un padellino faccio sciogliere le acciughe nel burro. Sforno i budini tiepidi, irroro con salsa all'acciuga, se piace un po' di prezzemolo, e guarnisco con rametti di rosmarino e timo.
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La focaccia versione italiana della pissaladière che si fa in tutta la Liguria più o meno allo stesso modo. La sardenaira, o come spesso si ritrova storpiata in "sardenaria" è una denominazione di origine comunale di Sanremo. Il comune denominatore di questa focaccia è il condimento: salsa al pomodoro che la ricopre, e in passato le sarde (da qui il nome), oggi sostituite con le acciughe sotto sale. L'attuale ricetta non prevede l'uso della pasta madre, però funziona benissimo, e ormai io uso prevalentemente la pasta madre per i miei impasti. L'impasto lo si deve lasciare alto in teglia, perché questa particolare focaccia deve essere alta e soffice. Prima della fase di lievitazione va condita, e al posto delle acciughe sotto sale io ho usato le acciughe sott'olio, vanno bene lo stesso. Ingredienti 100 g di pasta madre rinfrescata 300 g di farina tipo 2 200 g acqua olio extravergine d'oliva 2 pomodori maturi 1 scalogno o 1 cipolla una manciata di capperi sotto sale una manciata di olive taggiasche origano Inizio con impastare la pasta per la focaccia. Metto in una ciotola la farina, inizio a mescolare l'acqua, aggiungo la pasta madre rinfrescata, l'olio e amalgamo, in ultimo aggiungo il sale sciolto in un po' d'acqua. Impasto bene e aggiungo tanta acqua tiepida, quanto serve per ottenere un impasto liscio e compatto, omogeneo, elastico. Lascio lievitare l'impasto coperto in luogo caldo e riparato da correnti d'aria. Quando l'impasto avrà raddoppiato il suo volume lo rilavoro e lo stendo nella teglia. Mentre la pasta lievita preparo il condimento. Inizio facendo un soffritto con la cipolla o lo scalogno tritati o affettati sottili, e insieme sciolgo un paio di acciughe. Unisco il pomodoro spellato e tagliato a dadini. Trito parte dei capperi e li aggiungo al sugo. La salsa deve risultare molto cremosa e omogenea. Spennello la superficie della focaccia stesa nella teglia con poca acqua tiepida. Distribuisco poi la salsa in modo uniforme, spargo il resto dei capperi, le acciughe, le olive taggiasche, l'origano e un filo d'olio. Lascio lievitare nuovamente a lungo. Inforno a 200° C per circa 20 minuti. In genere si taglia a quadretti ed è ottima come aperitivo.
Soggiorno nel Cilento, attorniata da profumi e sapori locali. Non penso di dovermi dilungare nel lodare la mozzarella di bufala, lo yogurt o altri prodotti caseari, per tacer di verdure, frutte, limoni e, altre mille cose... La ricerca della sfogliatella fatta ad hoc... dei dolci particolari... Mi sono letteralmente abbuffata di "noci pressiche" ossia delle pesche cilentane che si trovano solo qui. Ho imparato ricette nuove confrontandomi con altri bravi cuochi. E stavolta desidero omaggiare, anche se scrivo oramai da casa, rientrata dalla vacanza e dai ricordi, con tanta nostalgia, la ciambotta cucinata da zia Lucia, cuoca sopraffina,. La ciambotta è un piatto tipico cilentano, consiste in una serie di verdure tagliate a dadini e fritte separatamente e poi unite insieme. E' un piatto molto gustoso e saporito, anche se considerato un piatto povero, fatto con pochi ingredienti, quasi un piatto di recupero. Me la ricordo quando la cucinava mia nonna, e naturalmente i quantitativi erano e sono sempre abbondanti. Ecco il motivo per il quale ho atteso a presentare questo delizioso piatto: sarebbe uno spreco friggere una quantità minima, non siete d'accordo? Ingredienti per 4/5 persone 1 kg melanzane 1 kg peperoni (rossi e gialli) 1 kg patate 500 gr pomodori aglio olio d'oliva sale e pepe basilico Lavare e tagliare a dadini le melanzane con la buccia, le patate, e i peperoni privandoli dei semi e dei filamenti interni bianchi. Si frigge tutto rigorosamente in olio d'oliva, asciugando bene dall'olio residuo, nel seguente ordine prima le melanzane, peperoni e poi le patate, usando sempre la stessa padella, in caso di necessità aggiungere dell'olio. Oppure mettere in una padella l'olio per friggere e poi le patate, le melanzane e infine i peperoni. In un tegame a parte far soffriggere l'aglio (a chi piace) con i pomodori a pezzi per qualche minuto. Aggiungere le patate, le melanzane, i peperoni con qualche foglia di basilico, mescolando delicatamente e fate cuocere per 5 minuti in modo da far amalgamare il tutto. Servire tiepida o fredda.
Oggi per me è una giornata un po' difficile, ma nonostante questo ho deciso che dovevo tenere la mente occupata nella mia attesa del conto alla rovescia. Una mia cara compagna pelosa di vita sta, deve raggiungere altre mete, nuovi viaggi, l'accompagnerò tenendola fra le braccia, ma dopo 15 anni, è difficile... è sempe difficile e non ci si abitua mai. Non importa per quanto siano stati con noi, son comunque parte della famiglia, "so' ppiezz' 'e còre". Ho voluto scriverlo in dialetto perché mi sembra che renda meglio che sia incisivo così, tradotto rende ma non alla stessa maniera... chi lo sa, saranno questi ultimi giorni, in cui già sapevo, prima di avere conferma ufficiale che stava andando, che voleva andare, come non capirlo visto che ti ho cresciuta io? sei con me da quando avevi un mese... mia cara coraggiosa amica pelosa sarai sempre nei miei pensieri, sei stata la guardiana di mia figlia in culla e lo sei stata fino alla fine. Che dire grazie mia cara amica pelosa, grazie per quello che solo gli amici animali sanno fare, grazie di questi anni e di tutto, ho moltissimi ricordi di noi, della nostra vita insieme. Semplicemente grazie di averla vissuta con me. Scusate se mi sono lasciata andare e con le lacrime agli occhi, nascosta da uno schermo ho condividere questo mio sentimento e pensiero. Ma ora torniamo alle ricette. Ritorno dalle vacanze, ci si ritrova con gli amici per mangiare insieme e raccontarci. Per questa occasione ho preso spunto, ripeto solo spunto, da una ricetta dello chef Antonino Cannavacciuolo, riso con gamberi e agrumi. La differenza tra i due risotti consiste nel fatto che lo chef usa anche l'arancia, tanto prezzemolo e i gamberi rossi (beato lui che li ha), e li mette a crudo. Il mio riso, invece, è profumato solo con limone, e i miei gamberi, ahimè, non essendo quelli rossi, e per sicurezza, li ho fatti saltare in padella e aromatizzati con il limone. Tra gli agrumi il limone, sia nelle preparazioni dolci che in quelle salate, è decisamente il mio preferito, soprattutto se è poi quello di Costiera bio. Di seguito la mia ricetta del risotto profumato al limone con i gamberi saltati. Una leccornia, assolutamente delizioso, leggero, fresco e stuzzicante...un po' di Costiera a tavola... Ingredienti 8 gamberi 350 gr riso per risotti 1 cipolla 2 carote 2 coste di sedano poco prezzemolo, qualche foglia 500 ml di acqua fredda 1 limone bio grande sale marino integrale pepe nero selvatico olio extravergine oliva Ho pulito i gamberi e li ho privati della testa, del carapace e del budello (il filo nero sul dorso). In una pentola ho fatto soffriggere nell'olio la cipolla, la carota e il sedano, poi ho unito le teste e i carapaci dei gamberi. Verso l'acqua nella padella per preparare così un fumetto che mi servirà per la cottura del riso. Insaporisco questo brodo con buccia di limone, prezzemolo e qualche granello di pepe nero. Porto a ebollizione, faccio cuocere per 20 minuti, poi filtro il brodo passandolo al colino. In una padella calda faccio tostare il riso, aggiungo il brodo e porto a cottura. Manteco con olio extravergine d'oliva, sale, buccia di 1 limone grattugiata e succo filtrato. Faccio saltare i gamberi in padella con pochissimo olio e sale e una spruzzata di limone. Impiatto il riso, aggiungo il prezzemolo, i gamberi e una spolverata di pepe nero selvatico.
I pani irlandesi mi sono piaciuti molto, e soprattutto la velocità con cui si preparano, e la lievitazione in cottura data dal latticello e il bicarbonato di sodio, tagliando così i tempi classici di riposo degli impasti. Certo hanno un altro profumo, più delicato, ma il sapore è buono e la consistenza morbida per giorni. In più è cotto e mangiato. Così ho riflettuto su come potesse venire una pizza fatto con stesso procedimento del pane. Insomma se uno ha poco tempo e voglia di pizza, soprattutto quando magari viene richiesto all'ultimo e non si hanno i tempi materiali per una lievitazione nemmeno veloce, e non si vuole ricorrere a fare una pizza piadina. Così stasera ho provato, tanto dovevo fare il pane. Ho diviso l'impasto e con un pezzo ne ho creato delle pizzette. Il risultato è stato molto soddisfacente, profumo buono, anche se non intenso come la pizza classica, pasta molto soffice: sono state impastate, stese e cotte e mangiate con soddisfazione. Direi che questa mi sembra una ottima soluzione per non ricorrere a lieviti chimici istantanei che lasciano sempre un retrogusto, in più il latticello e il bicarbonato trovo che rendano molto digeribile l'insieme e non appesantiscono. Questo tipo di lievitazione è consigliato a coloro che hanno "problemi" con i lieviti, ma sconsigliato per intolleranti al latte e latticini. Ingredienti 500 gr di farina bianca 1 cucchiaio da tè di bicarbonato di soda 1 cucchiaino di sale (facoltativo, io l'ho usato) 500/750 ml di buttermilk (latticello) sugo di pomodoro al basilico mozzarella o scamorza parmigiano Ho preriscaldato il forno statico a 190-200°. Ho setacciato la farina con il bicarbonato e il sale (se lo si vuole usare) in una ciotola capiente, e ho aggiunto il latticello quanto basta per formare un impasto morbido. Ho lavorato l'impasto su una superficie infarinata fino a che non è ben amalgamato e non diventa liscio. Ho preparato la forma di pizzette, attenzione che raddoppiano in altezza in cottura, quindi non bisogna fare delle forme "cicciotte" altrimenti vengono dei panini, e messe nella teglia. Spruzzato la superficie con un po' d'acqua e una spolverata di farina, e messo in forno per circa 10-20 minuti, tolte dal forno e condite (ho fatto delle margherite, ma va a gusto) e riposizionare nel forno per altri 20-30 minuti. Sfornato e servite calde.
Sto seguendo il programma Bake Off Italia e non posso che ammirare coloro che si sono messi in gioco partecipando al programma. Confesso che io non penso riuscirei, mi piace la calma nelle preparazioni e la mia rassicurante cucina, lo stare concentrata senza avere ansia e pressioni. Inoltre per me è la mia cucinoterapia e sotto i riflettori e con ansie legate al tempo questo aspetto terapeutico verrebbe meno, oltre che il mio divertimento nel fare. In una delle prove è stato richiesto di fare la torta Saint'Honoré in modo creativo. Guardando la trasmissione mi sono chiesta come l'avrei fatta io, e non potevo rispondermi perché per personalizzare una ricetta, secondo me, bisogna conoscerne l'originale. Mi sono allora messa a cercare e ho scoperto che nel corso del tempo esistono diverse versioni del dolce, che ben poco hanno conservato della ricetta. A dire il vero in questa ricerca storica, e di esecuzione, viene fuori che la versione della pasticceria italiana di questo dolce, è ben diversa da quella originale francese: presenza di pan di spagna, crema chantilly o pasticcera, spesso aromatizzata al cacao e alterna le due creme, alcuni usano anche pasta frolla e pan di spagna... La torta Saint'Honoré è una delle fondamentali della pasticceria francese. Si pensano i suoi natali nel 1843 nella pasticceria Chiboust (da cui prende il nome della crema originale usata per la farcia). Non è una torta facile da realizzare, soprattutto a casa: è una torta sontuosa, ricca. Per la cronaca, in alcune versioni anche la crema Chiboust viene aromatizzata al cacao. Decido di mettermi alla prova e fare questo dolce nella versione della pasticceria francese, quindi l'originale, per festeggiare, come direbbe un mio caro amico, "il mio genetliaco"... Armata dei miei fidi attrezzi di molta pazienza, e sotto la supervisione di mia figlia a casa malata, inizio a mescolare e impastare. Naturalmente tutto è fatto homemade: pasta sfoglia, pasta choux, e naturalmente la crema Chiboust, e infine il caramello. Risultato finale mi sento soddisfatta. La crema Chiboust è particolare, un sapore delicato, equilibrato nell'insieme, e, passatemi il termine, leggera, ariosa. La pasta sfoglia molto friabile, e nonostante la presenza di burro, alcuni l'hanno definita leggera confrontandola a quelle che si possono acquistare e senza retrogusti. La pasta choux è poi stato il successone, piaciuta anche ai palati più difficili. Il caramello, che mi è servito per fissare i bignè e glassarli, non l'ho voluto scuro e da un piacevole contrasto croccante. Ingredienti per la pasta sfoglia per il pastello 350 gr di farina 00 (io ho usato la 0) 150 gr di burro 10 gr di sale 150 gr di acqua per il panetto 150 gr di farina 00 (io ho usato farina 0) 350 gr di burro per la crema Chiboust 6 tuorli, uova bio 5 albumi, uova bio 250 ml latte 100 gr zucchero 25 gr amido di mais (maizena) 1 baccello di vaniglia 3 gr agar agar (anche un po' di più - oppure colla pesce o gelatina 5 gr) per la pasta choux 250 ml acqua 100 gr di burro 5 gr di sale 150 gr di farina 00 (io ho usato farina 0) 6 uova per il caramello 300 gr zucchero Inizio con il preparare la pasta sfoglia, che necessita di molti riposi. Inizio a fare il pastello lavorando la farina con il burro, il sale e l'acqua fredda. Impasto bene il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo. Copro con la pellicola l'impasto e lascio riposare in frigorifero per 30 minuti. Per il panetto: lavoro il burro e la farina e creoun panetto, e ripongo in frigorifero per 20 minuti. Con l'aiuto del mattarello tiro il panetto ad uno spessore di 2 cm. Stendo il pastello in forma rettangolare in modo che possa contenere il panetto. Posiziono al centro del pastello il panetto e lo avvolgo completamente. Stendo il tutto con il mattarello a 1 cm. Effettuo la "piega a tre". Ristendo l'impasto e ripiego in 4 (a libro), copro con pellicola e metto a riposare in frigorifero per 30 minuti un'ora. Ripeto l'operazione delle piegature un'altra volta (alcuni spiegano anche di fare questa operazione per tre volte). Copro con pellicola e lascio sempre riposare in frigorifero. Stendo poi la sfoglia a 1,5 cm, la ritaglio con la circonferenza della tortiera da 20-22 cm e buco la sfoglia con i rebbi di una forchetta o con la bucasfoglia, e metto a riposare in frigorifero fino a quando non mi servirà. Preparo ora la pasta choux: metto a scaldare l'acqua e il burro in una pentola. Quando l'acqua bolle e il burro è completamente sciolto aggiungo, in un colpo solo, la farina mescolata con il sale. Cuocio a fiamma dolce continuando a mescolare. Il composto si indurisce quasi subito, quindi per qualche minuto ci vuole un po' di lavoro di braccia. Quando l'impasto si stacca dalle pareti, lasciando sul fondo e sui bordi una patina bianca, lo trasferisco in planetaria con la frusta a foglia e lascio rafferddare. Se non si ha la planetaria si può anche lavorare a mano in una ciotola con un cucchiaio di legno. Quando il composto si è raffreddato unisco le uova, incorporandole una alla volta. Faccio attenzione che il primo uovo sia bene amalgamato prima di unire al composto il successivo. Trasferisco poi il composto ottenuto in una sac-à-poche con bocchetta liscia (n. 7) e formo prima un bordo lungo la circonferenza della pasta (mi tengo lontana dal bordo della pasta sfoglia 1-2 cm perché la pasta choux in cottura cresce), poi faccio i bignè su una placca ricoperta con carta forno. Metto a cuocere la sfoglia con il bordo di pasta choux in forno preriscaldato statico a 180° C per 20-25 minuti. Cuocio poi i bignè a 200° C, sempre in forno statico,per 20 minuti. Preparo la crema Chiboust: metto a scaldare il latte con la bacca di vaniglia. Nel frattempo monto i tuorli con 50 gr di zucchero (metà dose), e unisco l'amido. Quando il latte sta per raggiungere il bollore, tolgo la bacca di vaniglia e lo verso nelle uova montate. Mescolo bene, aggiungo l'agar agar, e rimetto il tutto sul fuoco, a fiamma bassa, per fare addensare, sempre mescolando. Una volta che la crema sarà rappresa tolgo dal fuoco. Monto gli abumi con i 50 gr di zucchero rimasti, devono avere consistenza pastosa. Incorporo, mescolando delicatamente, gli albumi montati alla crema calda.Oppure procedere facendo una meringa all'italiana, ossia montare gli albumi con uno sciroppo di zucchero caldo. Unire la meringa alla crema che si è intanto raffreddata. Monto la panna con pochissimo zucchero a velo. Farcisco i bignè con la panna. Preparo ora il caramello facendo sciogliere lo zucchero in un pentolino, volento si può mettere un cucchiaio di acqua. Quando lo zucchero è completamente sciolto e ambrato, lo sposto dal fuoco. Composizione del dolce: con l'aiuto di un pennello metto il caramello sui bignè che attacco, incollo con il caramello, sul bordo della pasta choux della base della torta. Spennello anche la superficie dei bignè in modo che siano belli lucidi e ambrati (io ho scelto questo colore di caramello in modo che non diventi amaro scurendo troppo). Verso poi la crema chiboust nel centro, e completo decorando con panna.
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Gli amici, quelli veri li riconosci… a volte sembra difficile riuscire a combinare per vedersi, ma sai che ci sono, ci si sente in qualche modo… e poi si capiscono le esigenze di tutti… Quest'anno ne ho avuto la dimostrazione da una mia cara amica con la quale abbiamo combinato un aperitivo cena, english afternoon tea time, per riuscire a vederci e scambiarci gli auguri. E’ stata così carina a proporre orario che andasse bene anche per la mia piccola e non stravolgere le sue routine e così che tutti potessimo passare qualche ora rilassati insieme. Così ecco il nostro tea time a scambiarci i nostri doni fatti col cuore, ma soprattutto la nostra amicizia. Non essendo una vera cena le portate sono affettati, formaggi, piadine di accompagnamento, un flan di zucca e porri con salsa di formaggio caprino, e un dolce speciale chiamato “fiocco di neve”, la cui ricetta l’ho letta sul sito di “Cucina Naturale” e mi è sembrata perfetta per l’occasione. Un dessert dai tenui colori, leggero e soffice come una nuvola, ma pieno di sapore… per finire in crescendo e appagate la nostra merenda (ma per noi cena) del afternoon tea time. Fiocco di neve Questo è un dolce leggero, profumato e goloso, che io ho personalizzato un po’ rispetto alla ricetta letta. Cosa importante è adattissimo a chi ha intolleranze al glutine, essendone privo. E’ una preparazione abbastanza semplice e veloce, bisogna solo attendere il tempo di riposo/raffreddamento. L’effetto del dolce è bellissimo, sembra una nuvola, un palla fiocco di neve che galeggia sulla crema. La ricetta originale prevedeva uno stampo unico grande (da 22 cm con bordi alti) e il dolce viene decorato con arancia candita e chicchi di melograno e mandorle a lamelle, e la salsa d’accompagnamento è aromatizzata all’arancia, io, invece, ho scelto di fare le monoporzioni, la mia è crema inglese alla vaniglia del Madagascar, e non ho usato nulla a decorazione eccetto il caramello. Un dolce intonato al momento festivo e all’inverno… Ingredienti per 6 persone 6 albumi bio 10 cucchiai di zucchero 1 cucchiaio di amido di riso (o fecola di patate, o amido di mais) 1 pizzico di sale 340 ml di latte intero 2 stecche di vaniglia (io ne ho usata una del Madagascar) 4 tuorli d’uovo bio 60 gr di zucchero semolato Ho preparato a fuoco basso il caramello mettendo 5 cucchiai di zucchero, e un cucchiaio di acqua fredda in un pentolino. Quando lo zucchero si sarà completamente sciolto e avrà preso un color ambrato, lo verso nei miei stampini monoporzione, rivestendo anche i bordi, e lascio raffreddare. Monto gli albumi con un pizzico di sale, lentamente aggiungo lo zucchero rimasto e l’amido di riso, e continuo a montare finché gli albumi non saranno a neve ben ferma. Verso il composto negli stampini, comprimendo un po’ per evitare le bolle d’aria. Cuocio in forno statico a 160° C, a bagnomaria, per 25 minuti, dopodiché lascio raffreddare. Procedo a preparare la crema inglese. Verso il latte in una casseruola, unisco la bacca di vaniglia tagliata longitudinalmente, e faccio scaldare sul fuoco. Intanto con una frusta sciolgo lo zucchero nei tuorli molto bene e completamente, per evitare che la crema sia tempestata di bruttissimi puntini gialli. Stempero poi il composto con qualche cucchiaio di latte caldo prelevato dalla pentola: in questo modo non si formeranno grumi e le uova non si cuoceranno. Quando il latte bolle, tolgo il baccello di vaniglia e aggiungo il composto di uova e zucchero tutto in una volta. Cuocio continuando a sbattere, la temperatura non dovrà superare gli 80° C. Raggiunta la temperatura di 80° C trasferisco la salsa in una scodella e metto a raffreddare in freezer o in acqua fredda col ghiaccio. La crema si conserva in frigorifero in contenitore chiuso ermeticamente, diversamente assorbirebbe tutti gli odori e si rovinerebbe. Ho composto il dolce versando qualche cucchiaio di crema nei piatti con i bordi un po’ rialzati, al centro ho capovolto il fiocco, e ho servito…
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Dolce da preparare per pranzo di Ferragosto e si fa sentire sempre più prepotentemente la mia voglia di andare in Francia (a dire il vero di andare e viaggiare), e mi serve un dolce da poter mangiare freddo, trasportare facilmente e dalla consistenza "morbida"... così, preparo il flan pâtissier del maestro pasticcere Christophe Felder (naturalmente scopro che esiste un libro interessante che probabilmente entrerà a far parte della mia biblioteca, anche se in francese). Era già da un po' di tempo che mi saltavano per le mani ricette di flan, e non solo, era da un bel po' che aspettavo l'occasione per poter fare qualcosa di particolare Ho visto questo dolce preparato con diversi basi: pasta sfoglia, briseé, o frolla. E sembra che siano ben accettate tutte le versioni. Il dolce è spettacolare, un equilibrio di sapori e consistenze dall'aroma e profumo di vaniglia, la base della frolla contrasta piacevolmente la morbidezza della crema che si scioglie in bocca... che dire, come ho letto di recente in gelateria, "bisogna volersi bene almeno per un'ora al giorno"... Ingredienti Per la base 125 gr di burro freddo 125 gr di zucchero 250 gr di farina 00 (io 0) 1 uovo zest di limone (io) Per la crema 6 uova medie 300 gr di zucchero 140 gr di amido di mais 300 ml di panna liquida fresca 1200 ml di latte 1 cucchiaio di estratto di vaniglia 1 bacca di vaniglia Ho preparato la base mescolando la farina con il burro a pezzetti e lo zucchero, e zest di limone. Quando ho il composto sabbioso aggiungo l'uovo e impasto fino ad avere un composto bello compatto. Avvolgo la pasta nella pellicola e faccio riposare in frigorifero per 30 minuti. Trascorso il tempo stendo la pasta dello spessore di 2-3 mm e rivesto una tortiera da 26-28 cm, e rimetto in frigo a riposare. Faccio bollire il latte con metà dello zucchero e la bacca di vaniglia. In una ciotola sbatto le uova con il resto dello zucchero, e aggiungo l'amido di mais e l'estratto di vaniglia. Mescolo bene, aggiungo la panna, e gradualmente il latte caldo togliendo la bacca di vaniglia. Rimetto la crema sul fuoco e mescolo finché non si addensa. Faccio raffreddare la crema e la verso nel guscio di pasta frolla. Se non la uso subito copro la crema con della pellicola alimentare a contatto con la superficie, per fare in modo che non si formi la pellicola e condensa. Cottura del dolce in forno statico per 20 minuti a 210° C, e per 10 minuti a 240° C (controllare comunque sempre prima di sfornare, ogni forno è diverso). Se si gradisce a fine cottura accendere anche un po' il grill per caramellare la superficie, io non l'ho fatto. Il dolce va mangiato freddo il giorno dopo.
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Era da un po' che meditavo di utlizzare i fiocchi d'avena, e non per fare un porridge. Mi imbatto su questo blog delizioso (Rossa di sera), con ricette di cucina russa (che adoro, anche se non consumo carne) e decido di provarli. La ricetta originale del blog su citato si trova qui, io mi sono permessa di fare qualche piccola modifica nella scelta degli ingredienti. Ingredienti 85 gr fiocchi d'avena 80 gr farina (io ho usato una farina 0) 100 gr di zucchero di canna integrale 55 gr di burro ammorbidito (ho usato un burro leggermente salato, quindi non ho aggiunto ilpizzico di sale) 20 gr di uvetta, mirtilli, gocce di cioccolato (quello che si preferisce, io ho scelto gocce di cioccolato) 3 cucchiai d'acqua calda 1 cucchiaino di estratto vaniglia 1 pizzico di sale 1/2 cucchiaino di lievito per dolci Ho frullato i fiocchi d'avena con un po' di zucchero. Ho montato il burro con lo zucchero e la vaniglia. Ho aggiunto la farina d'avena e l'acqua e mescolato bene. Ho unito la farina, il lievito, il sale e le gocce di cioccolato e impastato il tutto. hodiviso l'impasto in tante palline, schiacciate un po' e sistemate su una teglia rivestita con carta da forno. Infornato a 215° per 10-15 minuti. Lasciato raffreddare. Sono molto buoni, anche se per i miei gusti sono molto dolci (la prossima volta ridurrò quantitativo di zucchero).
Eccomi qui, di corsa per preparare cena: mente locale su cosa c'è in casa e soprattutto cosa c'è di veloce da fare... ho il mio soda bread, uova e latte ci sono... e così faccio toast alla francese in versione salata per cena. La prima volta che ho visto il toast alla francese è stato durante il film "Kramer contro Kramer" celebre film del 1979, vincitore di molti premi, tratto dall'omonimo romanzo, interpretato da Dustin Hoffman e Meryl Streep: mi ricordo due scene con tema la colazione, la prima quando Dustin Hoffman si ritrova per la prima volta a doversi occupare della preparazione della suddetta colazione e a farla "alla buona", ma inevitabilmente il confronto "non sei la mamma... la mamma non li fa così... la mamma fa... etc". Poi col passare del tempo la situazione e l'organizzazione migliora, ed ecco preparare dei perfetti toast alla francese, ovviamente nella versione classica dolce. Nella mia versione non ho usato pancarrè o simili, ma ho utilizzato il mio pane casereccio e senza conservanti: il soda bread. Accompagno questo "pane fritto" con spolverata di parmigiano e formaggio, che si può far sciogliere sopra... ma anche da sola la fetta di pane va benissimo. Rigorosamente, avendole fatte piccole, si possono mangiare con le mani (e questo ai bimbi, e anche a me e forse non solo a me, piace molto). Ecco che così in pochissimi minuti una cena alternativa è servita!!! Ingredienti fette di pane non spesse ( io ho usato il mio soda bread) un uovo un bicchiere di latte sale e pepe parmigiano grattugiato una noce di burro per la padella formaggi e salumi (facoltativi) Taglio a fette il pane, e se la crosta è troppo dura la levo, nel mio caso, usando il soda bread il pane rimane morbido quindi l'ho tenuta (e poi a me piace). In una ciotola capiente ho sbattuto l'uovo con il latte, sale e pepe. Ho immerso bene le fette di pane nell'uovo e latte. Ho fatto sciogliere una noce di burro nella padella e vi ho messo le fette di pane inzuppate. Ho fatto cuocere con fiamma vivace, come frittata, quando un lato è dorato le rigiro e faccio cuocere anche l'altro e intanto spolvero con parmigiano grattugiato. Servo il pane ben caldo. Volendo posso mettere le fette di formaggio a sciogliere sopra il pane mentre è ancora in padella, e copro la fetta di pane con formaggio (o come la si gradisce anche con salume, formaggio e salume, etc.) con un'altra fetta di pane caldo, quando pronto servo subito ben caldo.
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Oggi invece dei fiori, le donne della Grimalkin's House si festeggiano con dei ravioli di magro. Mi era rimasto un bel po' di farcitura fatta per gli Spanakopita, dei rustici tipici della cucina greca fatti di pasta fillo e ripieni di spinaci, ricotta e feta. Io ho variato con le bietole (al posto degli spinaci) stufate con della cipolla tritata finemente, e feta e ricotta. E mica vogliamo sprecare... è peccato. Così stamattina presto mi preparo impasto per la sfoglia e la lascio riposare. Appena riesco la stendo sottile, molto sottile, la farcisco, e metto a riposare i ravioli ottenuti fino al momento della cottura. Per sentire bene il ripieno, delicato e gustoso vista la presenza della feta, niente di meglio che burro, salvia e parmigiano, e pepe macinato fresco. Il raviolo essendo molto sottile come pasta, cuoce molto velocemente. E se avanza... avanza? Ripassa in padella... Ingredienti per 2/3 persone abbondanti 30 gr di farina di semola rimacinata, più quella per lavorare sul piano 120 gr di farina tipo 0 Acqua b 1 confezione di feta 50 gr di ricotta 150/200 gr di bietola stufata con cipolla Parmigiano 25 gr di burro scarsi Pepe Premetto dicendo che non posso dare una quantità esatta di acqua da usare nell'impasto, perché molto dipende dall'umidità della giornata, dal tipo di farina e grado umidità della farina, quindi si va molto a occhio e tatto. Mescolo le farine con l'acqua, ne verso poca alla volta, finché non ottengo un bel l'impasto morbido ed elastico. Lascio riposare la pasta ottenuta coperta, o avvolta con pellicola alimentare (dipende quando verrà stesa). Dopo circa mezz'ora, come minimo, infarino con semola rimacinata il piano di lavoro e stendo la pasta, sottile, molto sottile (poi va un po' a gusto), metto un cucchiaino di ripieno, ottenuto mescolando la feta con la ricotta e la verdura (io ho lasciato la verdura grossolana, ma si può anche frullare il tutto) copro con la con altra pasta e formo i miei ravioli. Metto i ravioli a riposare su un piano infarinato con la semola, per non farli attaccare. E proseguo a far ravioli fino alla fine del l'impasto o del ripieno. Per la cottura porto a bollore l'acqua salata, butto pochi ravioli alla volta, e quando vengono a galla aspetto un paio di minuti prima di toglierli con una schiumaiola e metterli in padella dove ho fatto sciogliere e scaldare il burro con la salvia. Salto tutti i ravioli in padella, e a fuoco spento spolvero con Parmigiano e una macinata di pepe. Impiatto è servo in tavola.
Ho trovato questa ricetta e, con qualche modifica, ho deciso di provarla, mi sembrava una bella alternativa per rendere appetitoso un cavolfiore sia per i bimbi che per gli adulti. Insomma, diciamolo, il cavolfiore necessita di essere reso un po' appetitoso, e fatto così potrebbe anche venir scambiato per un bel gateau di patate. Ingredienti 2 cucchiai di farina 1 cucchiaio scarso di burro 1 bicchiere di latte sale q.b. noce moscata e pepe (a gusto) 1 cavolfiore 2 uova 1 tazza di parmigiano pan grattato q.b. Ho lavato il cavolfiore, tagliato a pezzetti e lessato per 15 minuti. Nel frattempo ho preparato la besciamella sciogliendo il burro nella pentola, ho aggiunto la farina, sale, pepe, e noce moscata. Ho lavorato bene con una frusta e unito il latte poco alla volta per non far formare grumi, mescolando finché la besciamella non ha avuto la consistenza di una crema. Ho scolato bene il cavolfiore e passato nel mixer per ridurlo in crema. In una ciotola ho sbattuto le uova con il formaggio, un pizzico di sale, ho aggiunto il cavolfiore, mescolato bene e in ultimo ho amalgamato la besciamella al composto. Ho imburrato e infarinato una teglia in pirex (ma si possono usare anche stampini monoporzione, o una teglia antiaderente) versato il composto, cosparso di pane grattato, parmigiano e fiocchetti di burro. Ho cotto nel forno preriscaldato a 150° per 50 minuti.
Oggi c'erano nel menù tondi gnocchi con... una crema di stracchino profumata e pistacchi tritati. Questa settimana ho comprato le patate rosse, tanto per cambiare un po’, e così penso subito che farò gli gnocchi. Ma per gli gnocchi vanno bene anche le patate gialle, purché non nuove o novelle. Normalmente si fanno bollire le patate, oppure si può scegliere la cottura in forno, così che le patate non assorbano acqua e quindi nell’impasto si possa usare molta poca farina. Per velocizzare i tempi, e avere lo stesso risultato della cottura del forno tradizionale, decido di avvalermi dell’aiuto del microonde: in 15 massimo 20 minuti (poi dipende dal peso e dalla grandezza delle patate) mi ritrovo le patate già pronte da schiacciare e usare per l’impasto della pasta, contro i 40 minuti del forno tradizionale. Inoltre penso che voglio proprio fare uno gnocco morbidissimo e di sole patate, così invece della farina di frumento uso della fecola di patate, e per unire l’insieme utilizzo un uovo. La forma del mio gnocco è un po' irregolare, in parte fatto volontariamente e in parte casualmente, ma è la bellezza del fare tutto a mano “libera”. Nell’impasto dello gnocco aggiungo una nota aromatica di noce moscata. Li condisco con... vediamo... una crema di stracchino con ortica e erba cipollina, e la nota croccante per riequilibrare la morbidezza della pasta, data da pistacchi tritati grossolanamente (ma ci stanno benissimo anche le noci)... Ingredienti 400 gr di patate lessate schiacciate 50 gr di fecola di patate, più un pochino per il piano di lavoro 1 uovo Noce moscata grattugiata Erba cipollina 15 gr di ortica essiccata 20-25 gr di burro 1/2 bicchiere di vino bianco 250 gr di stracchino Sale Pepe Parmigiano grattugiato Una manciata di pistacchi Lavo bene le patate, non le asciugo, le bucherello con i rebbi di una forchetta (così non esploderanno nella cottura), e le avvolgo nella carta forno, ma si può usare anche un recipiente basso con coperchio. Sistemo il pacchetto nel piatto del microonde e lo aziono alla massima potenza per 6 minuti. Passato il tempo controllo le patate, e se serve continuo la cottura. In totale le mie sono cotte per 12-15 minuti circa, ma molto dipende anche dalla grandezza delle patate, dal peso, dal tipo di patata. In questo caso non si possono dare dei tempi precisi, ma è consigliabile procedere a piccoli passi verificando la cottura con uno stecchino o con la forchetta. Nella cottura a microonde è molto importante anche il tempo di riposo, che consentirà al calore di raggiungere la parte interna della patata e di completare la cottura, se necessario. A questo punto procedo come una normale patata bollita e la schiaccio nello schiacciapatate dentro una ciotola. Lascio raffreddare un pochino, poi unisco la noce moscata, il sale, un uovo sbattuto, e inizio ad impastare. Gradualmente, un cucchiaio alla volta, unisco la fecola di patate e continuo ad impastare. Spolvero con un po’ di fecola il piano da lavoro e continuo ad impastare fino a quando tutti gli ingredienti non saranno ben amalgamati e non ottengo un impasto uniforme e mediamente consistente. A questo punto ricavo dei lunghi cilindri del diametro di un dito medio, circa 1 cm, e taglio a tocchetti di 1 o 2 cm. Se piace si può schiacciare con il pollice un pochino il centro della pallina ottenuta o passarla sui rebbi di una forchetta per ottenere le striature. A me piaceva averli proprio a palla un po’ irregolare. Una volta formati gli gnocchi, metto a bollire l’acqua per la cottura della pasta. Trito con un coltello i pistacchi e metto da parte. In una padella a parte preparo il condimento: scaldo il burro con l’erba cipollina e l’ortica essiccata, sfumo con il vino bianco, quando l’alcol sarà evaporato aggiungo lo stracchino e lo faccio sciogliere. Assaggio prima di aggiungere il sale, e lascio il tutto a fuoco dolce mentre procedo a bollire gli gnocchi. Quando l’acqua bolle butto gli gnocchi, e li lascio cuocere due o tre minuti massimo, una volta che saranno venuti a galla. Li prelevo con una schiumarola e li unisco al condimento. Mescolando delicatamente faccio amalgamare e rapprendere il condimento con gli gnocchi. Spendo il fuoco e manteco con parmigiano, faccio riposare un apio di minuti, poi mescolo delicatamente il tutto, aggiusto di sale se serve, una macinata di pepe nero fresco e impiatto. Spolvero i pistacchi che avevo tritato e porto in tavola.
A dispetto del tempo uggioso e con temporali che non smettono, stasera ci consoliamo con la panzanella. Un piatto povero in cui si ricicla il pane, non pù fresco, anzi un po' secco, la cui proprietà d'origine se la contendono i toscani e i romani. Chi avrà ragione? La versione base è con pane, pomodoro e cipolla, poi ovviamente ci sono le modifiche, gli arricchimenti, ognuno la può fare un po' come preferisce, l'importante è avere questo denominatore comune dato dal pane secco, preferibilmente di tipo toscano ma... proprio perché è un piatto di riciclo uno usa un po' quello che ha in casa. In mancanza perché non farsi dei crostini o altro... Normalmente per condire viene usato olio extravergine d'oliva non semplicemente buono, di più, e aceto. Ho sostituito l'aceto con del succo di limone, in questo modo l'ha mangiato, anzi divorato per quanto le è piaciuto, anche la mia pupetta, inoltre io preferisco condire con il limone. Per fare un impiattamento un po' diverso dalla solita insalatiera (che comunque va sempre bene), ho svuotato i pomodori e usati come contenitore, e oltre al pane secco ho usato anche dei grissini all'acqua con le olive (e volendo anche alla cipolla o noci). Un piatto fresco, leggero, ottimo sia come antipasto che da accompagnamento a una cena estiva fresca. Ingredienti pomodori tondi (almeno 1 a testa) 1-2 cipollotti freschi pane raffermo grissini olio extravergine d'oliva sale basilico succo di limone Se si sceglie di presentare questo piatto come antipasto, contate un pomodoro tondo a testa, almeno, poi dipende anche dalle dimensioni del pomodoro. Ho lavato e asciugato il pomodoro, tagliata la calotta superiore, svuotato l'interno dalla polpa che ho sminuzzato e messo in una scodella. Ho lavato e affettato sottilmente il cipollotto fresco (si può anche usare la cipolla di tropea), a seconda della dimensione posso scegliere se usarne uno o due, e metto insieme alla polpa dei pomodori. Ho fatto una dadolata con il pane raffermo e i grissini (in teoria bisognerebbe prima bagnare il pane con acqua e aceto e poi spezzettare e unire agli altri ingredienti) e unisco alla polpa di pomodoro con cipolla, condisco con olio d'oliva extravergine, sale e succo di limone (io ho messo 1/2 limone), e mescolo bene. Prendo alcune foglie di basilico, le lavo, e le aggiungo sminuzzandole con le mani o trito a coltello, all'impasto. Con un cucchiaio riempio i pomodori svuotati con l'impasto. Sistemo i pomodori nel piatto di portata, aggiungo un filo d'olio e servo.
Con esperimento della pasta/lievito madre ho prima fatto la pizza e insieme anche il pane. Però ho voluto provare la cottura in una pentola di coccio con il coperchio. L'idea mi è stata suggerita da un libro che ho comprato all'IKEA. Incredibile, ma quel libro mi è saltato in mano, parla di cucina e suggerimenti per essere ecologici e altro. E' un librone enorme, stampato penso su carta riciclata, copertina in cartone grezzo e rilegatura scarsissima. Ma nonostante questo aspetto grezzo e rustico, quasi come se ce lo fossimo stampati in casa con stampante e rilegato alla buona, il libro è interessante, e quindi trovandolo anche in offerta l'ho infilato nella borsona blu ed è venuto a casa con me. Già dall'IKEA è difficile uscire senza qualcosa. Leggendo il libro In cucina naturalmente, trovo subito alcune idee e pensieri che condivido, tipo "c'è qualcosa che sprigiona profumi così meravigliosi e diversi come la cucina?", ma soprattutto le "5 buone ragioni per cucinare: per mostrare ai tuoi figli come si fa e per offrire loro abitudini alimentari sane, perché i piatti hanno un sapore migliore e possono essere personalizzati in base ai gusti personali (impossibile se si acquistano piatti pronti), perché conosci gli ingredienti e come sono preparati i piatti e sai che sono privi dei conservanti e degli aromi spesso contenuti nei piatti pronti e precotti, per risparmiare (la cucina casalinga con prodotti stagionali non richiede costosi imballaggi, pubblicità o altro che comporta costi nascosti), e in ultimo, ma non meno importante, perché è sano, divertente e lascia ricordi indimenticabili. Continuando nella lettura delle ricette, consigli e suggerimenti, mi imbatto in un suggerimento chiamato idea gustosa che consiglia di provare la cottura in una casseruola di terracotta, partendo da casseruola fredda, per avere un sapore più rustico. Ma non solo il pane verrà soffice e si mantiene più a lungo. Così ecco qui il risultato. Devo dire che mi è piaciuto moltissimo. Ci vuole solo più pazienza nella preparazione e cottura, perché molto lenta, ma gusto e risultati ottimi, la casseruola di terracotta rilascerà lentamente l'umidità che consente una buona lievitazione anche in cottura. Ingredienti 230 gr di lievito madre 460 gr di farina per pane e pizza (io ho usato un tipo 2 buratto) sale (se necessario) olio extravergine d'oliva (facoltativo...) acqua tiepida q.b. Ho messo la farina in una ciotola capiente, e sistemata a fontana e nel mezzo no messo il lievito madre. Verso lentamente l'acqua tiepida (volendo ancora altra acqua di coltura della mozzarelle) e inizio a impastare. Aggiungo l'olio d'oliva extravergine e amalgamo bene il tutto. Se necessario sciolgo il sale in un po' d'acqua e lo unisco alla fine all'impasto, in modo che non venga a contatto diretto con il lievito. L'impasto deve venire morbido, ma non liquido. Copro con un canovaccio e metto a lievitare in un posto tiepido e al riparo da correnti d'aria. Di solito io lo faccio la sera prima e lo lascio lievitare tutta la notte. Il mattino dopo lavoro l'impasto e lo metto nuovamente a lievitare. Nel primo pomeriggio immergo la casseruola di terracotta con il suo coperchio in acqua fredda per almeno 20 minuti. Nel frattempo riprendo l'impasto e lo lavoro. Asciugo la casseruola, la rivesto di carta forno e metto l'impasto dentro. Chiudo con il coperchio, ma non ermeticamente, e lascio nuovamente lievitare in ambiente caldo per un paio d'ore, o almeno finché non sarà raddoppiato di volume. Poi metto bene il coperchio, chiudo la casseruola, e la metto nel forno freddo. Imposto la temperatura a 225° C e cuocio per circa un'ora. Tolgo poi il coperchio e cuocio per altri 15 minuti, finché la superficie non sarà dorata. Rimuovo il pane appena sfornato dalla casseruola e metto a raffreddare su una griglia.
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Una pasta dalle molte versioni: con panna e salmone, qualcuno aggiunge anche del pomodoro e così diventa rosa, qualcuno la fa con la vodka, ed è molto buona e particolare, in una variante più leggera al posto della panna uso la ricotta (qualcuno anche larobiola, ma prende un gusto più acidulo), e infine ecco questa versione leggerissima direi, il cui gusto del salmone fresco o affumicato non viene coperto da altri sapori. Inoltre direi che è la versione più leggera in assoluto. Ha ricevuto molti consensi da chi lo ha provato e non solo dai grandi, i bimbi lo apprezzano tantissimo, e mangiano il pesce. Ingredienti 400 gr di pasta (del formato che si preferisce, io ho usato fusilli bucati) 200 gr di salmone (fresco o affumicato) 1 scalogno (o una cipolla piccola dolce) pepe (io ho macinato quello mix 4 stagioni) 1 cucchiaio scarso d'olio extra vergine d'oliva 10-20 gr di burro Ho messo l'acqua per la pasta e intanto ho tritato finemente lo scalogno e messo ad appassire dolcemente in padella con olio e burro, allungando se necessario con acqua per la pasta. Ho fatto a pezzetti il salmone e aggiunto allo scalogno. Ho messo a bollire la pasta e poco dopo che ha raggiunto la metà cottura (o prima che arrivi alpunto di cottura) l'ho buttata in padella con il condimento e fatta risottare allungando con l'acqua di cottura. Ho aggiustato di sale e pepe, volendo guarnire si possono mettere dei fili di erba cipollina, impiattato e servito.
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Un dolce veloce e buono, adattissimo anche per le merende e facile da fare. Il vero clafoutis andrebbe fatto solo con ciliegie, a scelta se con nocciolo, che conferisce anche un vago sentore di mandorla, o senza, ed è originario della zona del Limousin, Francia. Questo dolce lo si prepara secondo i gusti e le stagioni con frutta diversa, ma se non si usano le ciliegie prende il nome di flognarde. Anche per questa preparazione esistono versioni dolci e reinterpretazioni salate, oltre che preparazioni semplici o più ricche con sostituzione del latte con panna, o proporzioni variabili dei due ingredienti (metà latte e metà panna, o giocare con le proporzioni a gusto), o sostituzione con mascarpone e altro, oltre che aromatizzare con un liquore. Personalmente non amo molto usare liquori se poi devono mangiarlo anche dei bambini, mentre ho provato anche la variante ricca con panna ed è molto, molto golosa. Ma la preparazione base è quella che sembra di preparare una pastella per le crepes. Era da un po' che pensavo di farlo e oggi mi si è presentata l'occasione perché avevo solo poco tempo stamattina per la preparazione di un dolce (confesso che un dolce ieri pomeriggio l'avevo preparato, ma la ricetta seguita non è stata soddisfacente...). Mi spiace solo che la persona per la quale lo avevo preparato per il nostro pranzo domenicale, sia stata indisposta e non sia riuscita a venire. Purtroppo ho sbagliato lo stampo, e quindi il dolce è venuto un po' storto, ma estetica a parte molto gustoso. Qui ho usato zucchero di canna integrale, farina 0, e cannella ed ecco spiegato il colore che si vede in foto, ma se si usa zucchero semolato e farina 00 verrà molto più chiaro. Mi raccomando anche la temperatura del forno, e che sia statico. Il dolce si conserva per 4 giorni sotto una campana di vetro, ma è anche possibile congelarlo e poi farlo scongelare a temperatura ambiente o nel microonde con la funzione defrost. Ingredienti 300 ml latte 3 uova 100 gr zucchero (io ne ho usato uno integrale grezzo) 125 gr di farina 1/2 - 1 cucchiaino di cannella (poi va a gusto) 1 pizzico di sale 2 - 4 mele (dipende dalla grandezza delle mele) Inizio a preriscaldare il forno a 180°. Ho imburrato lo stampo scelto (meglio tortiera in porcellana o pirex), o rivestirla con carta forno. Ho setacciato la farina, aggiunto il sale, lo zucchero e la cannella. Ho sbattuto le uova, come per fare omelette, e versato negli ingredienti secchi. Mescolo bene e infine unisco il latte, lentamente, facendo attenzione a non formare grumi. Oppure posso sbattere uova e zucchero, fino al raddoppio del volume, e poi unire farina setacciata mescolando delicatamente per non smontare il composto e per ultimo il latte. A questo punto ho due scelte: posso mettere le fette di mele sul fondo della tortiera e poi versarvi sopra la pastella ottenuta, oppure versare prima la pastella e poi sistemare le fette di mele sopra. Spolverare la superficie con cannella e zucchero e infornare per 40 minuti circa, meglio comunque controllare sempre. Sfornare e lasciar intiepidire e servire, volendo con spolverata di zucchero a velo.
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Una ricetta speciale, di una semplicità sorprendente e molto veloce da realizzare. E' un primo piatto leggero, dal gusto delicato e raffinato. Pochi passaggi e ingredienti per realizzare questo particolare risotto: a volte “less is more” risulta essere la scelta giusta. E' importante che la scelta dello spumante o dello champagne sia della qualità brut (secco). Risulterà una scelta perfetta e molto elegante accompagnare il risotto con lo stesso spumante usato in cottura. Alla ricetta base, ho aggiunto una nota colorata e insolita mettendo alla fine, prima di servire, una spolverata di fiori secchi commestibili, che rende il piatto molto piacevole a vedersi oltre che insolito, prezioso, sofisticato e ricercato. Ingredienti 350 gr di riso carnaroli 1/2 cipolla bionda, dorata o bianca ( o due scalogni o 1 cipolla intera piccola) 50 gr di burro 1 cucchiaino d’olio 500 ml di spumante brut, o champagne Brodo vegetale 50 gr di parmigiano grattugiato 2 cucchiai di panna per mantecare, o 20 gr di burro Sale Pepe macinato fresco (io ho usato nero del Madagascar) Fiori secchi commestibili misti Preparo il brodo vegetale che mi servirà per la cottura del riso. Trito finemente mezza cipolla grande o una piccola e la faccio appassire, a fuoco dolce, in una casseruola con il burro e un pochino d’olio. Appena la cipolla sarà diventata trasparente aggiungo il riso e lo faccio tostare. Sfumo con lo spumante e lascio evaporare. Poi bagno il riso con un mestolo di brodo vegetale caldo e porto a cottura, e se serve unisco altro brodo poco alla volta. Quando il riso sarà quasi pronto aggiungo la panna. Completo la cottura, aggiusto di sale, e a fuoco spento manteco con il parmigiano. Grattugio il pepe, mescolo bene il tutto. Se non uso la panna ma il burro, completo prima la cottura del riso e a fuoco spento unisco burro e parmigiano. Impiatto e sulla superficie metto i fiori essiccati commestibili... non mi resta che servire ben caldo....
E' decisamente tra i miei piatti preferiti, e leggendo il libro Manuale pratico di cucina noir&criminale di Montse Clavé nel capitolo dedicato agli investigatori francesi mi sono imbattuta nella zuppa di cipolle gratinata consumata nelle brasseries: come non provarla? Poi cercando ricette sul web di cucina francese (perché in cucina, come nella vita, non si finisce mai di imparare) ho trovato che questa zuppa può essere preparata non solo con brodo di carne, ma anche con brodo di pollo o, per mia somma gioia e gaudio, anche con brodo vegetale. Così eccomi a preparare la mia adorata zuppa usando brodo vegetale!!! Il risultato è stato favoloso, un sapore semplice e delicato. Ingredienti 500 gr di cipolle 40 gr di burro 2 cucchiai di farina 1 l brodo vegetale 150 gr di gruyère grattugiato parmigiano (facoltativo) sale e pepe 8 fette di pane (meglio se del giorno prima) cognac o brandy o porto o madera, o vino bianco (facoltativo, io ho scelto cognac) Preparo il brodo vegetale, Intanto pulisco e taglio sottilmente le cipolle. Faccio sciogliere il burro in un tegame largo e aggiungo le cipolle, lasciandole appassire a fuoco lento per una decina di minuti, mescolando di tanto in tanto, finché risulta trasparente ma non dorata. Se serve bagno con un po' di brodo vegetale per evitare che le cipolle scuriscano. Verso ora la farina, mescolando bene per evitare i grumi, faccio prendere un po' di colore, bagno con un po' di brodo, e lascio sobbollire per circa mezz'ora. Se serve allungo con altro brodo e aggiunto di sale. Tosto le fette di pane (volendo posso farne dei crostini o lasciare le fette intere, a gusto) e le dispongo sul fondo dei tegamini di terracotta, due per tegamino. Metto sulle fette di pane il gruyère e pepe, e verso la zuppa. Spolverizzo la superficie della zuppa con altro gruyère e, volendo del parmigiano, un'altra macinata di pepe, e come tocco finale, facoltativo, un cucchiaio di cognac (o vino, liquore a scelta). Metto in forno a gratinare a 220°, e, appena di forma una bella crosticina sulla superficie, servo ben caldo. Nel caso si volesse usare il vino bianco, questo va aggiunto all'inizio della preparazione quando le cipolle stanno stufando e prima di mettere la farina.
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Avevo una confezione di panna fresca in scadenza, voglia di pancakes e così mi è venuto in mente di provare un impasto alternativo. Ammetto che non ero molto fiduciosa e invece, sorpresa, dei bei pancakes "ciccioni" e soffici. Ingredienti 135 gr farina (io ho usata una semintegrale) 1 uovo 100 ml panna 150 ml latte 1/4 cucchiaino di lievito per dolci 1/4 cucchiaino di bicarbonato 1 pizzico di sale 1/4 cucchiaino di miele Preparo le polveri, mescolo in una ciotola la farina, il sale, il bicarbonato, il lievito. Aggiungo il latte con la panna, il miele, e l'uovo sbattuto con una forchetta. Mescolo bene con una frusta per non avere grumi, e metto la pastella a riposare almeno 15 minuti. Scaldo una padellino antiaderente , quando è ben calda, abbasso un po' la fiamma (volendo una nocciolina di burro) e metto uno o due cucchiai di composto a cuocere, tipo crepes, spalmandolo bene. Aspetto che sulla superficie di formino delle bollicine, quindi giro il pancakes e faccio dorare anche l'altro lato. Servo caldi con marmellate, sciroppi, miele, cioccolata, o come accompagnamento a piatti salati, o semplici così al naturale. Se avanzano li sistemo in un contenitore e conservo in frigo da gustare anche a colazione. Volendo posso anche surgelare. Li scaldo, quando mi servono, nel forno a microonde. Tra l'altro ho scoperto che piacciono molto anche ai bambini.
Avevo acquistato delle mele renette, mi son lasciata tentare dalla gola e idee varie in testa... ma non è periodo di renette, così tanto per cambiare un po' oggi faccio dei biscotti. Anche se forse non si possono proprio chiamare biscotti. La frolla di queste mezzelune è soffice, fatta con ricotta, latte e olio al posto del burro, formato non troppo grandi e nemmeno minuscole, ideali per accompagnare anche un tè o un caffè, o semplicemente per levarsi la voglia di dolce, senza sentirsi in colpa, per uno spuntino, merenda, break... o dopo pranzo, cena... Questo impasto soffice rimane morbido anche per qualche giorno. Poi il ripieno di mele ha sempre un suo perché. Almeno io non riesco a resistere, anche perché non sono proprio dolcissimi, e finisce che uno li mangia senza accorgersene. Qui in casa li abbiamo mangiati anche per colazione. Ingredienti per la pasta 300 gr di farina 75 gr di zucchero (ho usato uno integrale di canna) 150 gr di ricotta (io ho usato una vaccina) 70 ml di latte 70 ml di olio di oliva leggero (o semi di arachide) 1 uovo 1 bustina di vanillina 1 bustina di lievito per dolci sale Ingredienti per il ripieno 500 gr di mele renette 50 gr di zucchero (io ho usato quello di canna integrale) 50 gr di uva sultanina 1 limone non trattato 1/2 cucchiaino di cannella In una ciotola ho mescolato tutti gli ingredienti per la pasta, simile a una frolla. Ho impastato fino ad ottenere una pasta liscia e faccio riposare alcuni minuti. Nel frattempo preparo il ripieno: pulisco e affetto sottilmente le mele (posso anche farle a pezzetti piccoli), e le cuocio in una pentola con lo zucchero, l'uva sultanina, la cannella e la buccia di limone (se serve anche un po' di succo di limone). Stendo la pasta a sfoglia sottile, e con un coppapasta ricavo dei dischi, copro con il ripieno ogni disco per metà, spennello con il latte il bordo della pasta, e ripiego la metà libera sul ripieno e sigillo i bordi. Metto le mezzelune sulla placca del forno ricoperta da carta forno, spennello la superficie delle mezzelune con del latte, e inforno in forno preriscaldato statico a 170° C per circa 25-30 minuti. Sforno, faccio raffreddare, e servo spolverizzando con zucchero a velo.
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Voglia di puparuoli mbuttunati! Vado a fare la spesa e trovo questi splendidi peperoni di piccoli dimensioni, di forma direi perfetta conica che sembrano delle cornucopie da farcire, colorati... e li compro per soddisfare il mio desiderio goloso. Ma non solo la gola, anche la voglia di ripercorrere le ricette familiari materne che riemergono nella mia memoria. E' proprio vero che ci sono delle cose che rimangono dentro in noi, anche inconsapevolmente. E' l'educazione alimentare che una volta veniva impartita inconsapevolmente, e che adesso invece bisogna andarla a cercare per una sana alimentazione. E' anche questa una ricetta povera ma gustosa. Mia nonna materna faceva dei fantastici puparuoli mbuttunati, mia mamma anche, ed entrambe mettevano aglio e usavano molto condimento. Poi, causa mia, hanno iniziato a fare la versione senza aglio: scusate ma io non lo sopporto proprio e non riesco a digerirlo. Stavolta, invece di aspettare che fosse mia mamma a farli e mangiarli da lei, avendoli in casa ho deciso di cucinarmeli da sola. Gli ingredienti li avevo tutti e nessuno stavolta può dirmi nulla su aglio sì o aglio no. Così prendo i pomodorini, l'olio, l'acciuga, il mio pane fatto in casa, ma si può tranquillamente usare del pane raffermo, anzi è un buon modo per riciclarlo, i capperi sotto sale, e ovviamente i peperoni. La mia è una versione un po' più leggera rispetto a quella familiare storica: sono parca nell'uso del condimento, ma nulla vieta che voi possiate abbondare. Questo piatto è buono anche se viene consumato da "riposato" in quanto si insaporisce. Io comunque lo preferisco sempre tiepido. Altro consiglio, io la salsa di pomodoro a pezzi, che viene "fritta", io l'ho usata tutta per farcire i peperoni, ma se ne fate di più è ottima come accompagnamento e da "pucciare" con il pane. Ingredienti peperoni rossi e gialli pane raffermo (io ho usato del pane integrale) pomodorini alici sott'olio olio extravergine d'oliva capperi (io ho usato quelli sotto sale lavati) origano, basilico sale e pepe Lavo e taglio a pezzi i pomodori che metto in una padella con dell'olio a disfarsi e friggere per farne una salsa grossolana a pezzettini. Aggiungo i capperi, e poi scelgo se far sciogliere i filetti di alici sott'olio nei pomodori per un sapore più delicato, o invece aggiungerli a pezzetti (in questo modo l'alice si sentirà molto di più) a freddo e in ultimo prima di farcire i peperoni. Dipende dai gusti. Trito grossolanamente il pane che vado ad aggiungere al pomodoro, amalgamo bene e levo dal fuoco. Lavo i peperoni, e levo il torsolo e i semi interni e risciacquo. Riempio i peperoni con la farcia di pane, pomodoro, alici e capperi. Prendo una padella che possa contenere i peperoni farciti e mi consenta di rigirarli comodamente per la cottura. Metto l'olio, lo faccio scaldare e quando pronto metto i peperoni, attenzione che olio schizza, quindi mi aiuto con un coperchio. Rigiro su tutti i lati dei peperoni e quando son ben rosolati su tutti i lati, sono pronti. Impiatto e servo, volendo e se ce n'è ancora, accompagno con i pomodori a pezzetti fritti che ho usato anche per il ripieno.
Settimana trascorsa sempre con molte preoccupazioni e pensieri e mi capita sotto gli occhi una ricetta di Marco Bianchi postata sui social. La leggo di corsa e sovrappensiero e penso che potrebbe essere interessante per la colazione. E’ una ricetta semplicissima e senza uova… quindi uno di quei pochi dolci adatti agli intolleranti alle uova, incredibile ma vero. La provo e devo dire che risulta una torta interessante. Io ho scelto la forma plumcake, e rimane molto umida, che è poi la caratteristica del plumcake, mentre nello stampo rotondo si asciuga un po’ di più. E’ una torta particolare, piacevole, direi, ma assolutamente consiglio di usare i ruoti (tortiere rotonde), con queste dosi una teglia da 23 cm, oppure se amate la forma plumcake, uno stampo decisamente più lungo del mio. Io ho cambiato alcuni ingredienti della ricetta originale del dott. Bianchi, che riporto fedelmente di seguito, con le mie modifiche tra parentesi. Tanto per incominciare il tipo di zucchero: non avevo in casa lo zucchero mascobado, uno zucchero integrale grezzo di canna delle Filippine, la cui caratteristica è rimanere umido, colore molto scuro, sapore intenso che ricorda la liquirizia. Tra l'altro, detto fra noi, la liquirizia non mi piace, così l’ho sostituito con lo zucchero demerara, che fa sempre parte degli zuccheri grezzi, ma il sapore ricorda un po’ il caramello. Per la purea di frutta ho usato solo le mele, una varietà di mele piccole rosse molto succose e croccanti, che hanno reso solo un pochino più difficile frullarle. Per il resto è una torta molto semplice da fare, si mette tutto in un robot da cucina (o un minipimer), si frulla e infine nello stampo a cuocere. Ecco la parte più lunga è la cottura, come dicevo la torta rimane umida all'interno, quindi bisogna fare molta attenzione, qui si necessita la prova con lo stecchino. Tanto per cambiare perché non provarla? Ingredienti 320 g farina di tipo 1 460 ml latte 2 cucchiaini di aceto di mele 160 ml olio mais o girasole (io girasole) 310 g purea di frutta, mela e pera (io solo mela) 2 cucchiaini estratto vaniglia 90 g di zucchero mascobado (io demerara) 90 g cacao amaro in polvere Pizzico sale Bustina lievito In un robot da cucina miscelo alla massima velocità il latte con l’aceto e dopo 2 minuti aggiungo olio, vaniglia e purea di frutta. Sempre alla massima velocità aggiungo farina, zucchero, cacao, lievito, sale. Cuocio in forno statico preriscaldato per circa 30 minuti a 180° C. Prima di sfornare controllo la cottura con uno stecchino che deve risultare leggermente umido, caratteristica della torta, ma non bagnato, e se serve lascio qualche minuto in più (dipende da tortiera usata e forno). Quando pronta, sforno la torta, lascio raffreddare, e servo poi spolverando con zucchero a velo vanigliato.
Piatto semplice, veloce e appetitoso. Però proprio la sua semplicità potrebbe essere insidioso nella preparazione: bisogna far creare quella giusta viscosità alla pasta in modo che si leghi bene al condimento. Unico difetto? E' un autentico peccato di gola: la bottarga è una concessione da concedersi ogni tanto facendo attenzione a cosa la si abbina, e poi "compensare" con l'alimentazione dei giorni successivi per "smaltire". Ma i peccati di gola fatti con coscienza ogni tanto ce li possiamo concedere, vero Sister? E' assolutamente un piatto da mangiare in compagnia. Di bottarghe in commercio ce ne sono molte: di muggine, di tonno, già grattugiate o intere da sminuzzare. Non sarebbe un piatto adatto ai bambini sia per la presenza del peperoncino che del gusto molto particolare della bottarga, però se si desidera farglielo assaggiare bisogna avere l'accortezza di omettere il peperoncino, che potrà aggiungere successivamente, e al massimo dare una macinata di pepe. Ingredienti 400 gr di pasta (io ho usato le linguine) bottarga olio extravergine d'oliva peperoncino Ho messo a bollire la pasta con poco sale, nel frattempo in una padella saltapasta ho messo l'olio, bottarga grattugiata, e peperoncino, e allungato con un po' di acqua di cottura della pasta per far "sciogliere" la bottarga. Ho tirato su la pasta a metà cottura, circa, e messa nella padella con il condimento, allungando con acqua di cottura. Ho finito di cuocere la pasta, risottandola, con il condimento, allungando quando necessario con l'acqua di cottura. In questo modo si creerà una buona viscosità con il condimento che ben si legherà alla pasta. Aggiusto, se serve di sale e peperoncino, e quando al dente impiatto.
Dopo aver passato alcune sere a tagliare e cucire cuscini gatto da regalare per San Gattolino, ma anche per cimentarmi in nuove sfide, idee date anche dalle finanze ristrette e quindi ingegnarsi e imparare il fai da te in molti campi diventa necessario oltre che divertente. Così scopro che il taglio e cucito mi diverte, non ci avrei mai creduto se me lo avessero detto (anche se non come pasticciare in cucina), ho pensato che per il brunch domenicale ci voleva qualcosa di particolare. Dopo averci pensato un po', mi ricordo che la Sister aveva espresso desiderio di voler assaggiare i blinis, e io era da un po' che non li facevo, quale occasione migliore per andare in Russia! Esistono molte ricette per i blinis, anche senza grano saraceno, che però da un certo qualcosa in più, un gusto più deciso, e poi con climi freddi autunnali invernali, quel giusto apporto energetico. I blinis altro non sono che piccole frittelle lievitate, ricordano i pancakes o altre focacce. Studiando le varie ricette sia su libri che in rete, alla fine, mi sono decisa di seguire (in parte) quella della famosa cuoca de "Il pranzo di Babette", celebre racconto di Karen Blixen, reso forse più famoso dal film, i Blinis Demidoff. Unica variante che ho apportato è la riduzione quantitativa del burro, sostituito nell'impasto con il latte, e usato solo per ungere la padella. Per correttezza scriverò la ricetta originale e tra parentesi le mie variazioni. I blinis son venuti molto bene, piaceranno anche ai bambini, il gusto neutro farà sì che si abbinino bene sia al dolce che al salato. Con le dosi della ricetta verranno molti blinis, ma quelli che avanzano si possono conservare in frigorifero per la colazione o merenda, o anche congelare per altri brunch. Ingredienti 500 ml ml di latte tiepido 150 gr di farina (ho usato la 0) 25 gr di lievito fresco 200 gr di grano saraceno 120 gr di burro (io ho usato 150 mldi latte) 2 tuorli 3 albumi montati a neve sale burro fuso o olio salmone affumicato a fette crème fraîche Ho sciolto il lievito nel latte caldo, unito i 150 gr di farina 0, amalgamato bene, coperto la ciotola e messo a lievitare per almeno mezz'ora in un posto caldo al riparo da correnti d'aria. La ricetta della Blixen prevede che ora si sciolga il burro e si unisca all'impasto lievitato. Io ho ripreso l'impasto lievitato, ho aggiunto la farina di grano saraceno, i tuorli, il latte tiepido e un pizzico di sale, mescolo tutto bene con una frusta. Monto a neve gli albumi con un pizzico di sale, e poi li incorporo delicatamente, mescolando dal basso verso l'alto, all'impasto. Deve venire un composto fluido come quello delle crêpes. A questo punto la Blixen li cuoce, io invece, proprio come per le crêpes, ho lasciato risposare l'impasto nella ciotola coperta al caldo. L'impasto crescerà molto... A questo punto prendo una padella antiaderente dal fondo spesso, mi metto vicino una ciotola con del burro fuso e un pennellino. Quando la padella è calda passo col pennellino pochissimo burro, verso la pastella, e aspetto che faccia le bolle prima di girarla (proprio come per i pancakes o le crêpes), faccio cuocere anche sotto un paio di minuti e poi tolgo, appoggio su un piatto e procedo a spennellare nuovamente la padella e alla cottura di un altro blinis. Spennello pochissimo burro anche sul blinis cotto, sul quale dopo metterò gli altri che cuocio... e via di seguito fino alla fine della pastella. Nella ricetta originale i blinis vengono accompagnati da Salsa Smetana, della quale riporto di seguito le dosi indicate dalla Blixen. Ingredienti 500 gr di panna fresca da montare 60 gr di yogurt naturale 3 gocce di limone Si mescolano tutti gli ingredienti e si lasciano maturare a temperatura ambiente per due giorni. Dopodichè filtrare e montare con le fruste, condire con sale, pepe e limone, e la salsa è pronta quando il cucchiaio resta in piedi. Io ho fatto una versione semplificata, una specie di crème fraîche: 100 ml di panna fresca da montare 125 ml di yogurt naturale qualche goccia di limone Mescolo tutti gli ingredienti e lascio riposare un'oretta fuori frigo. La uso poi per accompagnare i blinis. La salsa la conservo poi in frigorifero coperta da pellicola alimentare. Servo mettendo nel piatto il blinis, una cucchiaiata al centro di panna acida e una fetta di salmone affumicato. Guarnire con pepe, aneto fresco o erba cipollina. Servo caldo o tiepido.
Zucchine o zucchini? Attualmente sono accettate entrambi i nomi, per molto tempo sono andata alla ricerca del termine corretto, e ognuno porta acqua al suo mulino dicendo che il termine usato da loro è quello corretto, e parlo di cuochi, linguisti, scrittori di enogastronomia, etc... Ma oramai è talmente entrato nell'uso comune che gli stessi dizionari riportano e accettano entrambi i nomi. Ma al di là della linguistica, le zucchine (io sono per il femminile) si trovano ormai tutto l'anno, sono buone, fanno bene, a basso contenuto calorico, hanno molti sali minerali, e il loro gusto dolcino è apprezzato anche dai bambini. Oggi sul mercato ho trovato queste a botte belle fresche, con ancora la peluria che punge, avete presente? Così le prendo con l'idea di farle ripiene usandole proprio come contenitore commestibile, e in più sono carine a vedersi. Le farcisco con del riso integrale insaporito con pomodori, cipollotto e la pancia delle zucchine che ho scavato. Lascio le zucchine molto al dente, le sbollento appena, e riutilizzo l'acqua di cottura per il riso, e poi le passo in forno. Capisco, però, che altri le possano preferire più morbide e cotte, e allora basterà lasciarle un po' di più a bollire e in forno. Questo piatto può essere una bella idea da usare come antipasto, un piatto unico, un primo... Può essere preparato in anticipo e passato al forno in ultimo, prima di portare a tavola. Tra l'altro mi aspettavo dei capricci da mia figlia, i bimbi piccoli si sa come sono no?, invece le ha adorate e mangiate molto volentieri, anzi mi ha proprio chiesto lei di avere anche le zucchine esterne croccantine (e io che ero convinta che avrebbe mangiato solo il ripieno). Nella mia zucchina ho aggiunto lo zenzero, e devo dire che dà una nota particolare, quasi di freschezza in più che sta proprio bene, ma non è indispensabile se uno non ce l'ha o se non piace. Ingredienti 4 zucchine tonde fresche 150-200 gr di riso (io integrale) 1 cipollotto 10-20 pomodorini olio extravergine d'oliva sale pepe parmigiano grattugiato mozzarella zenzero (se piace) Ho lavato e sbollentato per una decina di minuti le zucchine. Le ho tolte dall'acqua di cottura, conservandola, e messe in acqua fredda. Ho tagliato la calotta con il gambo, scavato l'interno della pancia, e così mi sono ricavata dei contenitori. Ho tritato il cipollotto, fatto una dadolata di pomodorini, e messi in una casseruola con olio d'oliva e un po' di acqua di cottura delle zucchine. Ho tritato la pancia delle zucchine e unito ai pomodori e cipollotto. Ho aggiunto il riso, fatto tostare pochi minuti, e poi ho sfumato con acqua di cottura delle zucchine, fino alla cottura. Aggiusto di sale e pepe, e se piace anche zenzero. Unisco la mozzarella a pezzetti, amalgamo bene, e infine il parmigiano. Con questo riso farcisco le zucchine, rimetto la calotta e passo in forno per 15-20 minuti a 180-200° C, anche ventilato. Le zucchine così resteranno abbastanza al dente, se si desiderano più cotte, lasciarle più a lungo a bollire, e in forno. Servo caldo.
Ecco un condimento che si prepara mentre aspettiamo che la pasta sia al dente... E' colorato, gustoso, per gli amanti del pomodoro, e per i bimbi che vogliono "la pasta rossa". Se viene consumata solo da adulti, che amano il piccante, ben venga l'aggiunta del peperoncino magari in padella nell'olio freddo così scaldandosi rilascerà meglio le sue proprietà, e i sapori si intensificheranno. Il tutto sarà pronto in meno di mezz'ora. A proposito il sughetto è buono anche senza acciughe. Ingredienti 350-400 gr di pasta a scelta 250 gr di pomodorini 1 cipolla piccola 8 filetti alici sott'olio olio d'oliva (io extravergine) sale, pepe e... peperoncino Mentre aspetto che l'acqua per la pasta bolla, pulisco e affetto una piccola cipolla. Metto la cipolla e i filetti di alici e un filo d'olio in una padella, abbastanza capiente da poter contenere anche la pasta, a fiamma dolce. Lavo e taglio i pomodori grossolanamente, e li metto nella padella, e alzo il gas a fuoco medio. Faccio cuocere il condimento senza coperchio, allungando, quando serve, con l'acqua di cottura della pasta. Quando l'acqua della pasta arriva a ebollizione, butto la pasta e metto pochissimo sale, visto che nel condimento sono presente le alici, se serve aggiusto alla fine. Quando la pasta è quasi al dente, ossia quando manca proprio pochissimo, la scolo, tenendo da parte dell'acqua di cottura, e la metto nella padella con il condimento. Faccio completare la cottura della pasta in padella, così che si amalgami bene con il condimento e crei la giusta viscosità. Se noto che la pasta con il condimento si asciugano troppo, allungo con dell'acqua di cottura. Aggiusto di sale e pepe, e servo in tavola.
Ogni tanto riesco a ritagliarmi del tempo per scrivere. Cucino, sperimento, appunto su fogli volanti e poi... mi riprometto di venire a pubblicare... e i fogli volanti si accumulano. A volte li perdo anche. In questi giorni ho sperimentato questo risolino, leggero e molto aromatico, e ricco di sali minerali. Facendo al spesa mi sono imbattuta nell'ortiche essiccate, e non ho resistito le ho prese, le ortiche fanno molto bene. Essendo in questo formato secco posso dosare io le quantità da usare nelle pietanze, in questo modo posso abituare anche i bimbi al loro gusto un po' forte. Sono giorni che mia figlia chiede solo riso, e allora sperimentiamo. Ho in frigo anche della rucola, e uso anche lei. Decisamente viene fuori un riso colorato, ricco di sapore e primaverile. Incredibile è stato apprezzato anche da mia figlia. Esecuzione semplice, e tempi di cottura diciamo abbastanza veloce, ideale se si hanno ospiti intolleranti al glutine. Per dare più sapore si può usare anche del brodo vegetale, io ho usato della semplice acqua. Molto aroma lo darà anche il vino bianco che si userà, e per quello dipende dal vino ognuno è diverso. Ingredienti 350-400 gr di riso carnaroli 1 cipolla 2 cucchiaini di ortiche secche 2 mazzi di rucola 1 bicchiere di vino bianco acqua calda, o brodo vegetale sale pepe parmigiano grattugiato 20 gr di burro 1 cucchiaio di olio d'oliva (meglio extravergine) Ho pulito e affettato sottilmente la cipolla. Ho messo in una pentola l'olio, il burro, la cipolla affettata e l'ortica e faccio cuocere dolcemente. Quando inizia a soffriggere, e la cipolla sarà tenera, aggiungo il riso. Faccio tostare alzando un po' la fiamma, e sfumo con il vino bianco. Quando il vino sarà evaporato aggiungo l'acqua calda (o il brodo) poca alla volta e faccio cuocere. Nel frattempo pulisco e taglio la rucola. Quando il riso sarà giunto quasi a cottura mi sicuro che ci sia ancora del liquido, e quando è pronto aggiungo la rucola, quasi all'ultimo, in questo modo la rucola non diventerà troppo amara e dal gusto forte, e spengo il fuoco sotto la pentola. Aggiusto di sale e pepe, e manteco con del parmigiano grattugiato. Impatto e servo.
Per il compleanno della cara amata Sister ovviamente si fanno piatti a lei graditi, quindi questo anno andiamo di canederli! Per farli un po' particolari o ricercati ho voluto farli con il Puzzone di Moena, così assaggiamo anche una cosa nuova, e li condisco in modo semplice, se vogliamo, con del burro fuso color nocciola e parmigiano... decisamente piatto montano. Per la torta di compleanno, stavolta abbandoniamo, momentaneamente l'amato cioccolato, e le faccio la specialissima torta del maestro Ernst Knam che ha creato per la moglie. Durante una puntata di "Bake Off Italia" l'aveva usata come prova tecnica, e quindi ho pensato che fosse appropriata per il compleanno della mia speciale Sister, poi a lei piacciono le amarene.... e allora indosso il mio grembiulino, il cappello come vuole la mia bimba che mi segue nelle preparazioni, e via cominciamo a preparare... Knödel, canederli, al Puzzone di Moena Li chiamano piatti poveri della tradizione e di recupero.... sarà, ma che buoni. Terapeutica anche la preparazione: tutti con le mani in pasta. E' decisamente un piatto dove nella preparazione bisogna sporcarsi le mani, ma è proprio qui il bello, almeno per me. Il tutto accompagnato dagli occhi vigili dei bimbi che possono anche partecipare, si divertiranno tantissimo. E quindi diventa anche un piatto che coinvolge tutti, come i piatti della tradizione in cui tutti davano il loro contributo, e in questo modo si creavano legami, affetti, chicchere, e ricordi... tempo insieme, il prezioso tempo che ci si dedica... Ma a parte queste riflessioni, questo piatto è un confort food decisamente montano, sia per gli ingredienti usati sia perché ideale nelle giornate fredde, così scalda. E quindi anche se non si ha il Puzzone di Moena e lo si sostituisce con altro formaggio, vale la pena ritagliarsi del tempo per preparare una versione casalinga per i canederli. E mi raccomando il pane, è fondamentale. In cucina non si butta via nulla, tutto si può recuperare... o quasi... Ingredienti 300 gr di pane raffermo ( ho usato tutta la mollica di un pane tipo toscano a lievitazione naturale con pasta madre) 300 gr di Puzzone di Moena 1 bicchiere di latte 1 cucchiaio di farina 3 uova 1 cipolla erba cipollina noce moscata sale pepe burro parmigiano reggiano grattugiato Verso il latte tiepido sul pane tagliato a dadini, e aspetto che il pane si ammorbidisca. Nel frattempo taglio e soffriggo la cipolla con poco burro o olio. Taglio il formaggio Puzzone di Moena a piccoli dadini, e lo unisco al pane insieme alla farina, le uova sbattute, l'erba cipollina, la noce moscata, sale e pepe, e la cipolla soffritta. Amalgamo bene il tutto, e formo degli gnocchi nel palmo della mano bagnata, avendo cura di strizzarli bene. Faccio bollire, o meglio sobbollire, i canederli per 15 minuti in acqua salata. Faccio fondere il burro in una padella, lo faccio imbiondire, o colorare un pochino, scolo i canederli e li passo nel burro, completo con parmigiano. Impiatto e completo con una macinata di pepe fresco e spolverata di parmigiano e servo ben caldo. Torta Alessandra del maestro Ernst Knam Come dicevo la torta che il maestro ha creato e dedicato alla sua amata moglie... Io mi limito a farla per la mia specialissima Sister in occasione del suo genetliaco. Lei dice che l'ho usata come scusa per potermi mettere alla prova... ma che importa... il risultato è che per il suo compleanno ci voleva qualcosa di speciale. Così ecco una torta particolare, che mi ha consentito di imparare nuove tecniche. In particolare per la crema pasticciera in cui il maestro usa il metodo vulcanico, in questo modo la crema rimane più soffice e vellutata. Tra l'altro trovo il metodo molto veloce e semplice, tanto che mi viene naturale adottarlo anche per altre preparazioni. E' una torta indicata per coloro che amano le amarene, un insieme di sapori e profumi molto particolari. Ingredienti per la torta 300 gr di pasta frolla 100 gr di crema pasticciera 200 gr di crema frangipane 150 gr di confettura amarene extra (o, io ho usato amarene sciroppate) 50 gr di mandorle a bastoncino 100 gr di gelatina di albicocche (io non l'ho usata) Ingredienti per la crema frangipane (800 gr circa) 200 gr di burro 200 gr di zucchero semolato 4 uova 60 gr di farina 00 (io ho usato farina 0) 200 gr di farina di mandorle Ingredienti per la crema pasticciera (500 gr circa) 340 gr di latte intero 1 stecca di vaniglia 4 tuorli 60 gr di zucchero semolato 20 gr di amido di mais 10 gr di farina di riso Ingredienti per la pasta frolla (900 gr circa) 250 gr di burro 250 gr di zucchero semolato 2 uova 4 gr sale 1 stecca di vaniglia 10 gr di lievito in polvere 480 gr di farina 00 (io ho usato farina 0) Preparo la pasta frolla:impasto in planetaria, o a mano, il burro, lo zucchero e la polpa di vaniglia. Quando gli ingredienti saranno ben amalgamati, unisco velocemente le uova sbattute, quindi la farina, il lievito e il sale. Appena la farina è incorporata, smetto di impastare, formo una palla schiacciata, avvolgo nella pellicola e lascio riposare in frigo (almeno 3 ore). Per la crema pasticciera: verso il latte in una casseruola, incido la bacca di vaniglia, ne estraggo la polpa e la mischio ai tuorli, mentre la bacca la metto in infusione nel latte, mescolo e lascio scaldare. Verso lo zucchero nella ciotola con i tuorli e li monto. Quando lo zucchero si sarà sciiolto completamente, unisco in un sol colpo la farina e l'amido setacciati e li amalgamo. Prima che il latte cominci a bollire, ne prelevo qualche cucchiaiata e stempero il composto. Aspetto che i liquidi raggiungano l'ebollizione, e, sempre con il fuoco acceso sotto la pentola, verso il composto di uova e non mescolo. Si formerà come un coperchio. Quando "farà le bolle" (erutta tipo quando bolle la polenta) mescolo bene con una frusta per 30-40 secondi. E' importante non mescolare finchè il composto non "fa le bolle". Tolgo poi dal fuoco, la verso in una scodella, e copro con pellicola alimentare a contato per non far creare la pellicina, e faccio raffreddare. Per la crema frangipane monto con una frusta il burro con lo zucchero, finché non ottengo un composto bianco e spumoso. Aggiungo a filo le uova sbattute. Quando gli ingredienti saranno ben amalgamati, con una spatola unisco le farine, rigirando dal basso verso l'alto e dal centro verso l'esterno, per incorporare aria. L'impasto dovrà risultare liscio e omogeneo. A questo punto la crema è pronta per essere utilizzata. Imburro una tortiera da 20-22 cm di diametro. Stendo la pasta frolla in modo da ottenere un disco spesso circa 3 mm, col quale fodero lo stampo. Comincio a farcire con metà della crema frangipane, arrivo poco dopo la metà della tortiera. Stendo uno strato di confettura di amarene (o le amarene sciroppate), e siccome lo strato deve essere omogeneo, lo livello con il dorso di un cucchiaio. Mescolo la crema frangipane rimasta con la crema pasticciera e la verso sopra la torta in modo uniforme. Sulla sommità dispongo le mandorle a lamelle in modo disordinato, e inforno,con forno statico, a 165° C per circa 45 minuti. Una volta fredda, il maestro la lucida con gelatina di albicocche.
Siamo in vacanza sulla costa del Cilento, si organizza pranzo in compagnia con parenti e per completare il suddetto pranzo si decide di portare il gelato ricotta e pere, che ci vien detto sia speciale. Così partiamo e andiamo in masseria per acquistarlo e… ahimè, proprio stavolta, non hanno fatto il gusto ricotta e pere. Un po’ delusi ci concediamo pausa caffè, e allora mi viene in mente che potrei fare un cheesecake con pere caramellate. Bisogna dire che esistono due versioni di questo dolce: una con cottura e uno completamente freddo senza cottura, sono rispettivamente la versione americana e inglese. Visto il terribile caldo di questi giorni mi trovo a dover scegliere per la versione senza cottura, e che tra l’altro è quello che più si avvicina all’idea del gelato di partenza, anche se personalmente preferisco la versione americana. Prendiamo gli ingredienti, e ovviamente mi adatto con quello che trovo. La ricotta, anche quella vaccina, qui è deliziosa, non le viene tolta la panna, quindi non ne aggiungo nell’impasto per arricchirlo (o come nella maggior parte delle ricette viene indicato). Mentre mi accontento della colla di pesce, che personalmente non amo, in quanto non si trova l’agar agar, l’alga vegetale sostitutiva alla colla di pesce. Anche per lo yogurt ne prendo uno bio alla vaniglia, invece del mio solito bianco a cui aggiungo poi io le essenze. Per la base del cheesecake invece di fare briciole di frolla, utilizzo, proprio come scrivono la maggior parte delle ricette estere, i biscotti digestive. Per il resto la realizzazione è semplice, e, appunto, non necessita di cottura, ma solo di riposo in frigorifero e freezer. La parte forse più lunga è caramellare le fette di pera, e disporle sulla torta. Ingredienti 700 gr ricotta vaccina (fior di ricotta, con panna, oppure 500 gr di ricotta e 200 gr di panna) 375 gr yogurt alla vaniglia (o meglio yogurt bianco più semi vaniglia, o zest di limone) 100 gr burro 280 gr biscotti digestive 100-120 gr di burro 2 cucchiai abbondanti zucchero semolato 1 pizzico di sale 90/100 gr di zucchero a velo 2/3 fogli di colla di pesce, gelatina alimentare (meglio ancora agar agar) 40 ml di latte 4/5 pere (dipende dalla grandezza) 5 cucchiai di zucchero semolato 1 cucchiaio scarso di olio d’oliva succo e zest limone facoltativo Ho sbriciolato i biscotti, mescolati con 2 cucchiai di zucchero un pizzico di sale, e amalgamati con il burro sciolto. Ho foderato una tortiera con cerniera con carta forno, e creato la base e i bordi con i biscotti sbriciolati e compattato con il dorso di un cucchiaio. Ho messo la base a raffreddare in freezer. Ho messo i fogli di colla di pesce in ammollo in acqua fredda. In una grossa ciotola ho mescolato la ricotta scolata con lo zucchero a velo fino a renderla una crema. Ho aggiunto lo yogurt alla vaniglia. A questo punto si aggiunge anche la panna semimontata. Scaldo il latte in un pentolino e faccio sciogliere i fogli di colla di pesce (o seguo le istruzioni per usare l’agar agar), e poi lo unisco alla ricotta. Mescolo bene e delicatamente, e verso questa crema sul guscio di biscotti. Metto il tutto in frigorifero (o freezer) a raffreddare. Preparo le fette di pere caramellate con le quali decorare e ricoprire la torta. Ho lavato bene le pere, e tagliate a fette sottili. Ho messo un cucchiaio scarso di olio d’oliva in una padella, le fette di pera e 5 cucchiai di zucchero semolato a coprire, e faccio cuocere a fuoco medio dolce. A seconda della qualità della pera, il frutto potrà rilasciare più o meno acqua. Quando le pere sono tenere, faccio ritirare l’acqua di cottura, e poi lascio raffreddare prima di decorare la torta. Dispongo le fette di pera sulla superficie della torta e verso anche lo sciroppo che si è creato dalla cottura. Lascio il cheesecake in frigorifero fino al momento di servire.
Anche se la data del calendario dice che saremmo in primavera, il tempo fuori fa pensare a giornata autunnale, e così non aspetterò l'autunno per cucinare questo piatto, anticipo ad oggi. Le noci, anche se tritate, danno una piacevole consistenza alla morbidezza dello gnocco di ricotta. La crema al radicchio è particolare, amarognola, quindi consiglio per coloro che non amano questo gusto deciso di fare uno gnocco con la patata, decisamente più dolce rispetto a una ricotta vaccina, o di tagliare il radicchio con più panna o altri formaggi. Il bello di questo piatto è che se avanzano degli gnocchi, è poi possibile metterli al forno a gratinare con altri formaggi, fare quello che viene chiamato un piatto di riciclo o piatto pasticciato, ma sempre buono, buttare via, sprecare è "peccato". Ho provato a fare due tipi di impiattamento: uno con la crema di radicchio come letto sul fondo del piatto e gli gnocchetti messi sopra con spolverata di parmigiano, l'altro, invece, ho fatto amalgamare gli gnocchetti con la crema di radicchio in padella e poi impattato con spolverata di parmigiano. Ingredienti per 2/3 persone 250 gr ricotta vaccina 125 gr farina 1 uovo 50 gr noci tritate parmigiano grattugiato sale pepe noce moscata 250 gr di radicchio 1 cipolla medio piccola olio extravergine d'oliva 3 cucchiai di panna fresca 1 noce di burro Ho impastato la ricotta con farina, l'uovo, una grattata di noce moscata, sale, pepe, una manciata di parmigiano e le noci tritate. Su un piano infarinato lavoro l'impasto che deve rimanere morbido ma non appiccicoso. Ho creato dei filoni dello spessore di circa 2-3 cm, li taglio a dadini e con leggera pressione del pollice creo l'incavo e li metto a riposare su piano infarinato. Pulisco e affetto finemente una cipolla, la metto a stufare dolcemente in una padella abbastanza grande da poter contenere il radicchio e in seguito anche la pasta. Pulisco e affetto il radicchio e lo unisco alla cipolla, allungo con un pochino d'acqua, salo, e lascio stufare a fuoco sempre dolce con coperchio. Per chi lo gradisce si può sfumare il radicchio con del vino. Metto intanto a bollire l'acqua con un po' di sale per lessare gli gnocchi. Quando il radicchio è pronto lo frullo, lo rimetto nella padella con 3 cucchiai di panna e una noce di burro, aggiusto di sale. Lesso gli gnocchi, quando vengono a galla dopo due o tre minuti li scolo, e a seconda di come scelgo di presentare il piatto li butto nella padella con il condimento, oppure ben scolato nel piatto sopra la salsa, in entrambi i casi spolvero con parmigiano grattugiato, e se serve ancora una macinata di pepe. Servo in tavola ben caldo.
Da "grande" ho sviluppato un'autentica passione per le madeleine: ho cercato la ricetta per mari e per monti, nella mia memoria c'erano le madeleine che sapevano di mandorla, ma... quella non l'ho trovata ancora (me la ricostruirò, in qualche modo). Eppure mi ricordavo di Proust che narrava il loro sapore nel primo libro de La ricerca del tempo perduto, nella parte iniziale della Strada di Swann, e giuro di averle assaporate al gusto di mandorla. Comunque mi sono procurata stampi e tantissime versioni di madeleine, così eccomi qui a dedicarmi alla pasticceria. La mia versione qui è con il miele di castagno, ma è a gusto. Ho fatto due dimensioni una mignon da servire vicino al caffé, per un caffé gourmant, e una dimensione più grande per la merenda o colazione. A proposito, mia figlia ha adorato questa ricetta, ho dovuto nasconderle per non fargliele mangiare tutte (non ha ancora 4 anni). Ingredienti 150 gr farina bianca 1 cucchiaino di lievito in polvere 2 uova 2 cucchiai di miele 50 gr di zucchero scorza grattugiata di un limone 1 cucchiaio di succo di limone 1/2 cucchiaino di essenza di vaniglia 60 gr di zucchero un pizzico di sale Ho setacciato lafarina, il lievito e il sale in una ciotola. In un'altra ciotola ho sbattuto le uova con lo zucchero e la buccia grattugiata del limone, e il miele, fino a ottenerne una crema. Ho poi incorporato gli ingredienti secchi, mecolando bene, il succo di limone, l'essenza di vaniglia e per ultimo il burro fuso. Ho lasciato riposare la pastella ottenuta. Ho scaldato il forno statico a 180°, messa la pastella negli stampi per madeleine (imburrati se non sono in silicone), e fatto cuocere per 10-15 minuti. Una volta sfornate far raffreddare nello stampo su una griglia per 15 minuti, e poi trasferire su una griglia. Prima di servire si può spolverizzare con lo zucchero a velo.
Spero che i miei impasti e le mie ricette di questo periodo non vengano influenzate dagli stati d'animo e sentimenti. Anche se penso che sia difficile, in fondo la cucina è anche espresione della nostra interiorità. Ben lo sanno gli orientali, ricordo il film Ramen Girl, in cui una scodella di ramen, preparato con tutto il suo rito e tradizioni, aveva il potere di influenzare lo stato d'animo di chi la consumava. E non dimentico nemmeno il film Come l'acqua per il cioccolato, in cui la protagonista usa l'arte culinaria, di cui è maestra, per comunicare: la preparazione di piatti che hanno il potere magico di trasmettere i suoi sentimenti, siano essi di estrema tristezza (come quando tutti gli invitati al matrimonio della sorella Rosaura finiscono per piangere, solo perché lei aveva versato lacrime nell’impasto del dolce) o incredibilmente sensuali, come le quaglie ai petali di rosa, preparate con quei fiori, regalati da Pedro, che la madre le ordina di buttare. Ma tornando ai miei panini, ho tratto la ricetta dal librone In cucina naturalmente, acquistato all'IKEA. Ho apportato una variante alla ricetta scritta nel testo: io ho usato il mio lievito madre, fatto con farina tipo 0, per cui per l'impasto ho usato solo farina di farro. Per correttezza scriverò anche la ricetta originale. Inoltre ho voluto provare la cottura partendo da forno spento, e sono venuti benissimo, molto soffici, non mi pare che ci sia molta differenza rispetto a quando parto da forno preriscaldato. Magari sono qualche minuto inpiù in cottura (ma sempre meno del preriscaldamento). Questi panini sono semplici da preparare e rimangono soffici per molti giorni, rimangono bassi, e si possono guarnire a piacere (si può anche evitare di spennellarli con uovo e semi di papavero), si possono usare le farine che si preferiscono. Sono ideali per accompagnare piatti salati, usarli per sandwich, hamburger o toast, e anche per la colazione. Ingredienti panini ricetta originale 8 gr di lievito fresco 400 ml di acqua tiepida 150 ml di yogurt naturale 25 gr di olio d'oliva 200 gr di farina di farro 300 gr di farina 10 gr di sale marino fine per guarnire 1 tuorlo 1/2 cucchiaio di latte (intero) semi di papavero Ho sciolto il lievito nell'acqua tiepida in una ciotola grande e ho aggiunto gli altri ingredienti. Mescolo velocemente con un cucchiaio, l'impasto deve rimanere di consistenza liquida. Copro con un coperchio o un canovaccio e lascio lievitare inun ambiente caldo per circa 2 ore, o almeno finchè non sarà raddoppiato di volume. Prendo un grosso cucchiaio di metallo, lo immergo in acqua fredda, e formo i panini. Aiutandomi con il cucchiaio posiziono l'impasto morbido su teglie foderate di carta forno. Sbatto il tuorlo con il latte, spennello i panini con attenzione, delicatamente, e guarnisco con semi di papavero. Lascio lievitare scoperti peraltri 30 minuti. Cuocio in forno a 225° C per circa 15 minuti, finchè non saranno dorati. Di seguito la mia preparazione. Ingredienti 140 gr di lievito madre 280 gr di farina di farro 25 gr di olio d'oliva sale 300 ml acqua tiepida 100-125 ml di yogurt naturale (homemade) panna semi di papavero Ho messo in una grande ciotola la farina di farro a fontana, nel messo ho sistemato il lievito madre. Lentamente ho iniziato a mescolare il lievito madre con lo yogurt, prendendo anche un po' di farina posizionata a lato. Ho unito l'olio, e infine lentamente l'acqua, mescolando bene il tutto. Con l'acqua vado un po' ad occhio perché dipende dalle farine e dall'umidità esterna. Sciolgo il sale in un po' d'acqua e l'aggiungo all'impasto. Questo deve rimanere un impasto molto morbido e appiccicoso. Copro con un canovaccio e lascio lievitare in un posto tiepido e al riparo da correnti d'aria. Quando avrà raddoppiato il volume, lo lavoro ancora un po' e faccio fare una seconda lievitazione (ma volendo questo passaggio posso anche saltarlo, io in quel momento non potevo cuocerli). Poi prendo l'impasto lievitato e lo suddivido in panini che posiziono su teglia rivestita da carta forno. Per questa operazione posso anche aiutarmi con un cucchiaio. Il mio impasto era morbido e appiccicoso, ma ho presferito infarinare un piano e le mie mani e procedere nel modo classico. Ho poi spennellato la superficie dei panini con panna, alcuni li ho guarniti con semi di papavero. Lascio riposare per altri 30 minuti. Cuocio i panini in forno statico a 200-225° C per 15-20 minuti, e parto da forno spento e freddo. In questo modo la cottura sarà più lenta e graduale, e favorirà la lievitazione ulteriore in forno. Perché la lievitazione continua anche durante la cottura. Ho voluto provare e il risultato è stato ottimo. Quando belli cotti e dorati, sforno e lascio raffreddare su griglia. Siccome io li ho fatti anche per la colazione, quelli che non consumo subito li conservo nel congelatore.
Una focaccia veloce da fare, buonissima e di sicuro effetto, che accontenterà sempre tutti: la focaccia di Recco. E' un impasto veloce da fare e che necessita solo di mezz'ora di riposo. La ricetta originale prevede l'uso di una formaggetta fresca tipica Ligure, non reperibile altrove, ma è possibile sostituirlo con del formaggio fresco tipo stracchino. Per l'impasto della pasta non posso indicare la dose esatta di acqua naturale da usare in quanto molto dipende dal tipo di farina che si usa, il grado di umidità sia della stessa farina che ambientale. Consiglio di aggiungerne poca acqua alla volta in modo da poterla dosare per ottenere la giusta consistenza di impasto. Ingredienti 300 gr di farina di grano tenero (io uso tipo 0) 30 ml di olio extravergine d'oliva acqua naturale sale fine marino 250 gr di stracchino Ho impastato la farina con l'olio il sale e l'acqua, fino ad ottenere un impasto morbido e liscio. Lascio riposare la pasta in una ciotola coperta con un telo per circa mezz'ora a temperatura ambiente. A questo punto suddivido l'impasto in due porzioni, e procedo a tirare la pasta in una sfoglia sottile e facendo attenzione a non danneggiare o creare lacerazioni o buchi nella pasta stesa. Adagio la pasta in una teglia precedentemente oliata. Distribuisco sulla sfoglia il formaggio in piccoli pezzi, della grandezza circa di una noce, ricoprendo così l'intera superficie. Procedo alla lavorazione dell’impasto rimanente, per ottenere un secondo strato di sfoglia delle dimensioni pari al precedente, che devo lavorare fino a renderlo sottile, quasi trasparente, e mi servirà da mettere sopra la base coperta dal formaggio. Saldo, schiacciandoli, i bordi sovrapposti delle due sfoglie per impedire la fuoriuscita dello stracchino durante la cottura. Posso poi ripiegare per sigillare e fare un bordino, oppure gli eventuali lembi di impasto in eccesso li potrò rimuovere con l’ausilio di un coltello o di altro strumento. Con le dita pizzico in più punti la sfoglia superiore, formando dei fori. Ora verso un filo di olio extravergine sulla focaccia, ed eventualmente, una spolveratina di sale. Cottura in forno preriscaldato a 200°-250° per circa 10-15 minuti, o finché la superficie non avrà assunto un colore dorato, con bolle o striature marroni nella parte superiore. Quando la focaccia sarà pronta, la sforno e la lascio riposare 5-10 minuti al massimo e poi servo.
Pranzo della festa con la cara Sister... necessitiamo di "tirarci su" e mi sbizzarrisco in un piatto che potremmo definire di carattere. Ci piacciono le melanzane, ma preferiamo evitare i fritti. Questo però non significa che il piatto debba mancare di gusto, si cercano altre strade. E questa mia rivisitazione della pasta alla Norma non manca certo di sapore. Oggi mi sono anche impegnata nella presentazione. Mi sono ricordata che la buccia di alcuni ortaggi è commestibile, e che molti chef la usano, e allora ci provo anche io. La melanzana, ortaggio estivo, il cui sapore per alcuni ricorda un fungo, povero di calorie ma ricco di proprietà nutrizionali, che però ha il difetto che assorbe tanto condimento. Però io uso pochissimo olio, per tenere il tutto più leggero, e allungo con acqua. La pasta finisce la cottura nel condimento così si amalgama bene, il condimento entra bene nella pasta. Unica concessione che mi sono permessa oggi è la buccia della melanzana fritta (così non si butta via nulla) che dà una piacevole croccantezza come consistenza a un piatto molto goloso. Inoltre trovo che renda anche l'impiattamento molto piacevole con questo gioco di colori, consistenze e formati diversi. Ingredienti 2 melanzane 1 cipolla 300 gr di pomodori olio extravergine d'oliva olio di semi di mais (o arachide) sale pepe basilico cacioricotta o ricotta salata grattugiata 400 gr di pasta (io ho usato rigatoni) Ho pulito e affettato sottilmente la cipolla e messa in padella con olio extravergine d'oliva e un goccio d'acqua. Ho pulito e tagliato a pezzi i pomodori e aggiunti alla cipolla. Ho messo un coperchio alla padella. Nel frattempo ho lavato e sbucciato la melanzana. Ho messo da parte la buccia. Ho tagliato a dadini la polpa e messa a stufare in padella con la cipolla e i pomodori. Aggiungo sale, e allungo con acqua quando serve. Nel frattempo metto a bollire l'acqua per la pasta. Taglio a striscioline la buccia della melanzana, e le asciugo. Metto una pentola dai bordi alti con olio di semi, aspetto che raggiunga la temperatura e friggo le bucce di melanzana, che metterò poi ad asciugare su carta assorbente. Cuocio la pasta e prima che raggiunga la cottura al dente, un paio di minuti prima, con una schiumarola la metto in padella con il condimento, e se serve anche un po' di acqua di cottura, e faccio amalgamare bene il tutto. Aggiusto di sale e pepe. A fuoco spento grattugio la ricotta salata, mescolo bene. Impiatto la pasta, grattugio ancora un po' di cacioricotta, una spolverata di pepe, una fogliolina di basilico e le bucce di melanzana fritte sopra.