Un tuffo nel passato con una raccolta di oltre 600 foto storiche e cartoline antiche da ogni parte della Liguria per rivivere usi, costumi e tradizioni di '900.
La neve ha imbiancato anche le colline genovesi, l'allerta prosegue fino a domani
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In questa pagina troverete la storia delle Porte e della Mura di Genova INDICE 1. Le Porte di Genova 2. Le Mura di Genova * * * 1. Le Porte di Genova (the gates of Genoa, les portes de Gênes, las puertas de Génova, as portas de Génova, портов Генуи, ジェノヴァの港, 热那亚的港口, موانئ جنوى ) Le Porte che circondavano il centro storico di Genova erano molte ed ognuna con una sua storia da raccontare. Oggi purtroppo poche di esse sono ancora visibili. In questa pagina Vi racconterò la storia delle porte del centro storico della Superba, sia di quelle ancora in piedi, sia di quelle ormai solo sui libri o nella memoria dei genovesi. INDICE 1.1 Porta Soprana 1.2 Porta di Serravalle 1.3 Porta di San Pietro 1.4 Porta del Castello 1.5 Porta dei Vacca 1.6 Porta Aurea 1.7 Porta di San Torpete 1.8 Portello 1.9 Portello di Pastorezza 1.10 Porta di Sant'Agnese 1.11 Porta di Murtedo 1.12 Porta di Sant'Egidio 1.13 Porta di Santo Stefano (detta anche Porta dell'Arco o degli Archi) 1.14 Porta dell'Olivella 1.15 Porta di Santa Caterina o dell'Acquasola 1.16 Porta di Carbonara 1.17 Porta di Pietraminuta 1.18 Porta detta del Principe o di San Tommaso 1.19 Porte in corrispondenza dei Ponti 1.20 Porta di San Marco 1.21 Porta della Giaretta 1.22 Porta del Molo (comunemente ed erroneamente detta "Siberia") 1.23 Porta Pila 1.24 Porta Romana 1.25 Porta di San Bartolomeo 1.26 Porta di San Bernardino 1.27 Porta delle Chiappe o di San Simone 1.28 Porta Sperone 1.29 Porta di Granarolo 1.30 Porta Murata 1.31 Porta degli Angeli 1.32 Porte della Lanterna 1.33 Porta di San Lazzaro 1.34 Portello al ponte che conduceva ai giardini del Principe Doria 1.1 Porta Soprana Porta Soprana, detta anche di Sant'Andrea, cosi come si presentava prima che fossero abbattute le case in vico dritto di Ponticello Porta Soprana, o di Sant'Andrea, con le sue slanciate torri, è uno dei simboli della città di Genova. Situata sulla sommità del Piano di Sant’Andrea, che le dà il nome, fu eretta nel IX secolo d.C. e modificata negli anni precedenti al 1155, in occasione della costruzione della nuova cinta muraria detta “del Barbarossa”. Nata come accesso principale alla città, oggi rappresenta una delle porte che introducono il turista nel centro storico della Superba. Se osserviamo l'antica immagine qui sopra, difficilmente risciamo a scorgere la nostra porta. Persa la sua funzione difensiva con l'amplimento della cinta muraria infatti, la porta viene piano piano "inghiottita" dall'espandersi del vicino quartiere di Ponticello i cui edifici arrivano a toccare la parte esterna delle torri della porta. Quella che vedete nell'immagine qui sopra è Vico Dritto di Ponticello e quell'arco in fondo all'immagine è l'arco tra le torri di Porta Soprana. Su di esso, come notate dalla foto, fu edificata una abitazione ad un piano (che divenne a due piani nel XIX Secolo). Qui abitò il figlio di quel Charles-Henry Sanson che passò alla storia per essere stato il "bourreau", il boia, che aveva ghigliottinato il re di Francia Luigi XVI e la regina Maria Antonietta ma non solo: tra le 2.918 teste che caddero nella cesta posizionata sotto la sua ghigliottina, ricordiamo anche quella di Robespierre o dell'astronomo Jean Sylvain Bailly (una curiosità: Charles-Henry iniziò questo mestiere quando il padre morì nel 1778. Il titolo di "Executeur des hautes oeuvres de Paris" (Esecutore delle alte Opere di Parigi), l'ufficiale che era incaricato di eseguire le sentenze giudiziarie quando queste riguardassero pene corporali, compresa la pema di morte, fu acquisito dal bisnonno di Cherles-Henry ed era ereditario). Nell'Ottocento, quando il vicino convento di Sant'Andrea fu riconvertito in carcere, le torri di Porta Soprana divennero prigioni. Se vi capita sott'occhio un'immagine antica della Porta potrete notare, penzolanti al centro dell'arco, alcuni anelli della catena del Porto di Pisa che qui, come in altri luoghi del centro storico, erano state appese dopo che Genova aveva sconfitto Pisa nel 1290. Gli anelli della catena vennero restituiti a Pisa dopo l'unità d'Italia e oggi sono conservati nel cimitero munumentale della città toscana (vi rimando al paragrafo 11 della pagina de le PIETRE parlanti per approfondire il tutto: tra le tante cose, troverete anche un antico bassorilievo su queasto tema, oggi conservato nel Museo di Sant'Agostino, un tempo incastonato in facciata di un palazzo di Vico Dritto Ponticello). La Porta, come si presenta oggi, è frutto del restauro voluto e diretto da Alfredo D'Andrade, direttore della Soprintendenza di Belle Arti a Genova alla fine dell'Ottocento, che come saprete, interverrà su tanti palazzi del nostro centro storico (Porta Soprana e Palazzo San Giorgio sono forse gli esempi più conosciuti). E' in questo periodo che la torre settentrionale viene ripristinata. Negli anni 30 del Novecento, con la nascita di Piazza Dante, viene demolito Vico Dritto Ponticello e con esso la casa che insisteva, inglobandola, sulla torre meridionale di Porta Soprana: con un restauro guidato da Orlando Grosso, anche questa torre fu riportata all'antico splendore. Di seguito la porta come si presenta oggi: Le torri (foto di Antonio Figari) Le torri viste dall'interno delle mura (foto di Antonio Figari) Sui due pilastri della porta ci sono due iscrizioni. Sul pilastro meridionale una scritta dice: (foto di Antonio Figari) † IN NOmInE omnIPOTENTIS DEI PATRIS ET FILII ET SPirituS SancTI AMen SUM MUNITA VIRIS - MURIS CIRCUMDATA MIRIS ET VIRTUTE MEA PELLO ProCUL HOSTICA TELA SI PACEM PORTAS LICET HAS TIBI TANGERE PORTAS SI BELLUM QUERES TRISTIS VICTUSQue RECEDES AUSTER ET OCCASus SEPTEMPTRIO NOVIT ETORTus QUANTOS BELLORUm SUPERAVI IANUA MOTus IN ConSULATU COmunIS WILLelmi PORCI - OBerTI CANCELLarII - IOHanniS MALIUCELLI ET Willelmi LUSII ET PLACITORum BOIAMUNDI DE ODONE - BONIVASSALLI DE CASTRO - WIllelmi STANCOnIS WillelmI CIGALE - NICOLE ROCE ET OBerTI RECALCATI († In nome dell'Onnipotente Dio Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen Ben presidiata d'uomini e munita di una mirabile cinta di mura, tengo col mio valore lontani gli ostili colpi. Se vieni apportatore di pace potrai passare da queste porte se guerra minacci, triste e vinto dovrai ritirarti. A mezzogiorno e a ponente, a settentrione e a levante è noto di quanti incontri guerreschi riuscii a superare, io, Genova. Nel consolato di: Guglielmo Porco, Oberto Cancelliere, Giovanni Maliauccello e Guglielmo Lusio; e dei consiglieri Boiamondo di Odone, Bonvassallo di Castro, Guglielmo Stangone, Gugliemo Cigala, Nicola Roca e Oberto Recalcati.) Su quello settentrionale un'altra targa marmorea ricorda che: (foto di Antonio Figari) MARTE MEI PoPuLI FUIT HACTENUS, AFFRICA MOTA POST ASIE PARTES ET AB HINC YSPANIA TOTA ALMARIAM CEPI TORTOSAMQue SUBEGI SEPTIMUS ANNUS AB HAC ET ERAT BIS QUARTUS AB ILLA HOC EGO MUNIMEN CUm FECI IANUA PRIDEM UNDECIES CENTENO CUM TOCIENSQUE QUINO ANNO POST PARTUM VENERANDE VIRGINIS ALMUm IN CONSULATU COmunIS Willelmi LUSII - IOHannIS MALIAUCELLI - OBerTI CAnCELLARii Willelmi PORCI - DE PLACITIS OBerTI RECALCATI - NICOLE ROCE - Willelmi CIGALE - Willelmi STANGONI, BONIVASSALLI DE CASTRO ET BAIAMUNDI DE ODONE M (Colla forza del mio popolo fu già l'Africa tocca dopo altre parti dell'Asia e poi quasi tutta la Spagna. Soggiogai l'Almeria e Tortosa or son sett'anni da questa ed erano otto anni da quella, quando, io, Genova, posi questo ricordo verso l'undecimo secolo più undici lustri dopo l'almo parto della Veneranda Vergine. Nel consolato di: Guglielmo Lusio, Giovanni Maliauccello, Oberto Cancelliere Guglielmo Porco; e dei Consiglieri Oberto Recalcati, Nicola Roca, Guglielmo Cigala, Guglielmo Stangoni, Bonvassallo di Castro e Boiamondo di Odone. M.) Porta Soprana e le sue torri sono visitabili: saliti in cima dopo avere scalato alti gradini potrete godere di una vista incredibile sui vicoli di Genova. Il camminamento sotto le torri (foto di Antonio Figari) Salita del Prione vista dalla camminamento in mezzo alle torri (foto di Antonio Figari) Le torri viste dalla camminamento in mezzo alle Torri (foto di Antonio Figari) L'interno della torre di sinistra vista dal basso (foto di Antonio Figari) Una feritoia lungo la scala che porta in cima alla torre di sinistra (foto di Antonio Figari) La porta si apre e si giunge in cima ad una delle torri di Porta Soprana (foto di Antonio Figari) La mole di una torre vista dalla cima dell'altra (foto di Antonio Figari) I merli delle torri (foto di Antonio Figari) Via Ravecca vista dalla cima di una delle torri (foto di Antonio Figari) Il centro storico visto dalla cima di una delle torri (foto di Antonio Figari) Il centro storico visto dalla cima di una delle torri (foto di Antonio Figari) Il centro storico visto dalla cima di una delle torri (foto di Antonio Figari) Il centro di Genova e i monti visti dalla cima di una delle torri (foto di Antonio Figari) 1.2 Porta di Serravalle La Porta di Serravalle, posta accanto alla cattedrale di San Lorenzo, era uno degli ingressi a ponente di Genova: essa era collegata, con imponenti mura, facenti parte della cinta muraria del IX Secolo, di cui oggi rimangono alcuni resti inglobati in un palazzo di Via Tommaso Reggio, alla più meridionale Porta di San Pietro. Un tratto delle mura ancora visibile in Via Tommaso Reggio che collegavano la Porta di Serravalle alla Porta di San Pietro (foto di Antonio Figari) 1.3 Porta di San Pietro La Porta di San Pietro, un tempo la porta principale a ponente, si trovava a fianco della Chiesa di San Pietro in Banchi (collocata diversamente da dove la vediamo oggi, ricostruzione tardocinquecentesca dell'architetto Taddeo Carlone). La sua struttura coincideva con quella dell'attuale archivolto che chiude la Via di San Pietro della Porta prima di arrivare in Piazza delle Cinque lampadi. Proprio perche' accanto alla porta la Chiesa di San Pietro era detta appunto di San Pietro della Porta. L'archivolto delle Cinque Lampadi (foto di Antonio Figari) 1.4 Porta del Castello La Porta del Castello era situata nella zona di Sarzano, non lontano dalla Chiesa di Santa Croce (officiata nel XII secolo dalla comunità dei Lucchesi presenti in Genova), sita nell'omonima piazza. Questo archivolto si trova dove una volta sorgeva la Porta del Castello (foto di Antonio Figari) 1.5 Porta dei Vacca La porta dei Vacca, inizialmente denominata porta di Santa Fede per la vicinanza con l'omonima chiesa (di cui oggi rimangono purtroppo solo i resti all'interno di una struttura ad uso ufficio comunale), prende il nome dalla antica e nobile famiglia dei Vacchero, proprietaria di alcune abitazioni nella zona. Usata a lungo anche come prigione, fu teatro di giudizi ed esecuzioni capitali. Essa è stata per anni il limite occidentale della città di Genova. La sua costruzione è da datare tra il 1155 e il 1159 subito dopo la copertura del rivo Carbonara. Questa porta divenne così parte del sistema difensivo della terza cerchia di mura per far fronte ad eventuali aggressioni di Federico Barbarossa. Porta dei Vacca (foto di Antonio Figari) La sua posizione è strategica anche per un altro motivo: di lì passava l'importantissima "Via del Sale". I magazzini di questo prezioso minerale erano infatti in zona Darsena, appena fuori da questa porta. Passando alla sua descrizione architettonica l'esterno è in tipico stile gotico: presenta due sottili e alte colonne bianche e nere con capitello corinzio che sostengono un arco a sesto acuto nel cui spazio si articolava la massiccia porta di ingresso. Lo spessore della massa lignea d'accesso doveva essere considerevole poichè l'intera struttura risulta avere una notevole profondità. Nel versante interno invece la porta dei Vacca si presenta con un grande arco a sesto acuto che si basa su due ordini di colonne. Queste sono formate da un supporto più robusto che ne sorregge uno più piccolo di chiara funzione ornamentale: i capitelli sono, in tutti e quattro i casi, compositi, cioè che non si rifanno a nessun canone classico. Nel Medioevo la cultura greca era pressochè sconosciuta e, perciò, il fatto è giustificabile. In questi capitelli compare molte volte un'aquila, simbolo dell'Impero Germanico con a capo il Barbarossa, grande nemico della città: questo a significare che l'Impero nordico doveva sorreggere un monumento genovese e, quindi, capitolare. Nello spessore della porta si può individuare, osservando il tutto dall’odierna Via delle Fontane, uno spazio anticamente dedicato ad un'edicola religiosa mentre, a circa un paio metri da terra, vi sono due iscrizioni in stile gotico delle quali una sola risulta ancora leggibile; anche questo segno di come lo stile artistico allora in voga fosse il gotico, di chiaro orientamento germanico. Da notare infine i colori che prevalgono sugli altri nell'intera struttura: il bianco e il nero. La porta è sormontata da due torri merlate dove si trovavano probabilmente le abitazioni. A media altezza è possibile osservare un ponticello di guardia anch'esso merlato. Nel 1782 le due torri vennero rivestite con materiale lapideo da G.B. Pellegrini che aprì anche finestre e poggioli incorporando la torre nord nel contiguo Palazzo Serra. Nel 1960 lavori di restauro riportarono alla luce elementi caratteristici della torre posta sul versante mare ridonandole l’aspetto originario che si era perduto nei secoli. L'iscrizione sul lato destro di Porta dei Vacca (foto di Antonio Figari) Il complesso fu particolarmente importante nella storia cittadina e ciò è testimoniato dal fatto che, dalla sua posizione, dipendevano e tutt'oggi dipendono i nomi di due vie: Via del Campo e Via di Prè. La prima si trovava all'interno della città e, perciò, la terra che attraversava era curata e coltivata; la seconda, non essendo compresa nelle mura, conteneva i prati incolti e abbandonati. Dalla Porta dei Vacca la cinta muraria continuava fino all'odierno Castelletto risalendo, più o meno, il corso del Rio Carbonara. L'arco di Porta dei Vacca e i merli visti da Via del Campo (foto di Antonio Figari) Porta dei Vacca vista da sotto (foto di Antonio Figari) Le torri di Porta dei Vacca viste dal camminamento tra le stesse (foto di Antonio Figari) Via del Campo vista da Porta dei Vacca (foto di Antonio Figari) capitelli a guisa di aquile imperiali (foto di Antonio Figari) L'iscrizione sul lato sinistro di Porta dei Vacca (foto di Antonio Figari) 1.6 Porta Aurea La Porta Aurea in una vecchia cartolina La Porta Aurea, essa pure con due torri a pianta a ferro di cavallo, come Porta Soprana e Porta dei Vacca, mozzate nel XVIII secolo, sorgeva nella zona di Portoria, oggi forse più conosciuta come Piccapietra. Essa venne definitivamente demolita nei primi anni sessanta del Novecento con la realizzazione del nuovo quartiere, uno degli scempi architettonici più gravi del XX secolo a Genova compiuto dagli amministratori locali dell'epoca senza che la popolazione genovese potesse opporsi. Non tutto però e' andato perduto: se guardate con attenzione la nicchia sopra l'arco della porta noterete una statua della Madonna in marmo. Essa e' oggi conservata nel Museo di Sant'Agostino (insieme ad altri frammenti della Porta). Le cronache raccontano che le pietre che erano parte di questa porta non furono disperse ma numerate e conservate in un deposito comunale (tuttavia nessuno di coloro che ho interpellato sembra sapere dove e forse si tratta solo di una leggenda). Una curiosità che pochi sanno: la Porta Aurea era chiamata anche "Porta D'Oria" poiché era stata costruita su terreni di proprietà di questa nobile famiglia. I genovesi, contraendo il nome, la chiamavano Port'Oria: e Portoria è la denominazione che nei secoli è stata data a questo antico quartiere. 1.7 Porta di San Torpete Si hanno notizie di questa porta già nella cinta muraria cittadina nel 935 d.C. Vicino ad essa vi era e tuttora si può ammirare la Chiesa dedicata a San Torpete, fondata dai pisani, che in questa zona avevano la loro loggia del commercio, i quali dedicarono il tempio al loro concittadino Torpete, martire del primo secolo. 1.8 Portello La Porta del Portello, collocata dove oggi c'è Piazza Portello, introduceva a Strada Nuova (l'attuale via Garibaldi) attraverso un vicolo che passava tra i palazzi Imperiale Lercari e Cambiaso. Deve il suo appellativo al fatto che qui sorgeva una piccola porta, "portello" appunto. Uscendo dal Portello, dove ora vi è Via Caffaro, vi erano terreni coltivati ad oliveti. Intorno al 1855, la porta fu demolita e la piazza pian piano divenne uno dei principali snodi viari del centro cittadino con la costruzione delle due gallerie oggi denominate Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio. Via del Portello (foto di Antonio Figari) 1.9 Portello di Pastorezza Il Portello di Pastorezza era parte delle mura del Barbarossa lungo il perimetro nord tra il Portello sopra Piazza Fontane Marose e la Porta di Sant'Agnese. Esso è ancora visibile benché inglobato prima nell'acquedotto cittadino e poi nei palazzi dei secoli successivi. La sua collocazione era ai piedi della collina di Castelletto, poco sopra la Piazza dei Forni Pubblici, l'attuale Piazza della Zecca. Il Portello di Pastorezza (foto di Antonio Figari) Il Portello di Pastorezza visto dall'interno (foto di Antonio Figari) 1.10 Porta Sant'Agnese La porta faceva parte delle Mura del Barbarossa e si trovava tra la Torre Regia e la Torre e Pusteria di Santa Sabina. Il Poleggi così la descrive: "Era un portello munito di torretta localizzato in capo a Via Lomellini, conduceva a Carbonara". Deve il suo nome al fatto che essa sorgeva nei pressi della chiesa di Sant'Agnese appena fuori dalla pianura del Vastato (l'odierna Piazza della Nunziata). Sia la porta che la vicina chiesa sono oggi scomparse e rimane di esse solo il nome della via dedicata alla Santa e alcuni frammenti dell'edificio sacro inglobati in un moderno palazzo (vi rimando al capitolo dedicato a questa Chiesa alla pagina de le CHIESE di GENOVA per approfondire il tutto). 1.11 Porta di Murtedo La porta di Murtedo, costruita tra il 1155 e il 1161, sorgeva all'altezza dell'attuale Largo Lanfranco dove inizia Salita Santa Caterina, attigua al complesso conventuale dedicato alla Santa fondato nel 1228 dalle Clarisse: per questa ragione era detta anche Porta di Santa Caterina (stiamo parlando del complesso monastico detto di Santa Caterina di Luccoli, dedicato a Santa Caterina di Alessandria, da non confondersi con il complesso monastico di Santa Caterina che sorgeva e ancora oggi si trova in Portoria presso l'Ospedale Pammatone, quest'ultimo dedicato a Santa Caterina Fieschi Adorno; vi rimando alla pagina de le CHIESE di GENOVA per approfondire il tutto). Appena fuori dalla porta sorgeva il colle di Murtedo coperto da oliveti e ville, dove nel XVI Secolo Tobia Pallavicino, già proprietario di un palazzo in Strada Nuova (l'odierno civico 4 oggi sede della Camera di Commercio), farà costruire la sua villa suburbana, la splendida villa detta "delle Peschiere". Sia la porta che la chiesa con l'attiguo monastero di Santa Caterina sono andati distrutti. La porta fu sostituita nel 1536 dalla nuova porta dell'Acquasola che si trovava più a nord, dove oggi vi è Piazza Corvetto, quando vennero costruite nuove mura cittadine nella zona. 1.12 Portello di Sant'Egidio Il portello di Sant'Egidio si trovava dove oggi sorge Via Vernazza e fu demolito con l'apertura di Strada Giulia nel seicento. Esso era parte della cinta muraria del IX-X secolo. La porta prende il nome dall'antica chiesa dedicata a Sant'Egidio che sorgeva in questa zona. Sull'area dell'antica chiesa nel 1220 i Padri Predicatori costruirono la chiesa di San Domenico che insieme al convento occupava fino al diciannovesimo secolo l'area dove oggi vi sono l'Accademia Ligustica ed il Teatro Carlo Felice. 1.13 Porta di Santo Stefano (detta anche Porta dell'Arco o degli Archi) Luigi Garibbo, Porta d'Arco o Santo Stefano, acquarello su carta Questa maestosa porta con colonne doriche di marmo travertino, progettata da Pier Antonio da Carona e Antonio Roderio, fu eretta tra il 1540 ed il 1548. Prende il nome dalla vicina chiesa di Santo Stefano. Essa si trovava dove oggi è posizionato il Ponte Monumentale che verrà costruito mentre la stessa veniva abbattuta. Di Taddeo Carlone è la statua in marmo di Santo Stefano posizionata in una nicchia sopra l'arco d'ingresso. A causa delle trasformazioni urbanistiche di fine ottocento che porteranno alla nascita di Via Venti Settembre venne deciso il suo trasferimento con delibera comunale del 10 maggio 1896 e la porta fu ricomposta presso le Mura del Prato, in Via Banderali (la strada che collega l'Ospedale Galliera a Via Macaggi), dove oggi si può ammirare. Porta di Santo Stefano (foto di Antonio Figari) La statua di santo Stefano posta sopra la porta (foto di Antonio Figari) La lapide marmorea che ricorda quando la porta fu trasferita dove oggi la vediamo (foto di Antonio Figari) 1.14 Porta dell'Olivella La porta dell'Olivella era parte delle mure del XIV secolo. Essa sorgeva poco sopra il complesso conventuale di Santa Caterina di Portoria dedicato a santa Caterina Fieschi (il quale sorge dietro il Tribunale nella zona di Pammatone e da non confondere con il convento di Santa Caterina di Luccoli che sorgeva nell'omonima salita), e rappresentava l'ingresso del quartiere di Portoria. Nel cinquecento con la costruzione delle nuove mura essa fu otturata e prese la sua funzione di porta della città la vicina Porta di Santo Stefano. Pochi sanno che nei pressi di questa porta aveva la sua abitazione un artigiano, Domenico Colombo (1418 - 1499 o 1500), padre di Cristoforo, che della porta era il custode. Il figlio Cristoforo sarà battezzato nella vicina chiesa di Santo Stefano. Nell'ottocento, in seguito alla risistemazione urbana della zona progettata dal Barabino che porterà tra le altre cose alla costruzione del Parco dell'Acquasola, la porta viene riaperta e il percorso interno allungato dandole l'aspetto che ancora oggi possiamo osservare quando da Via Carcassi o da Via Bartolomeo Bosco saliamo in Corso Andrea Podestà: non si tratta in realtà di un "detamponamento"della porta chiusa nel cinquecento quanto piuttosto di una sorta di nuova porta poiché i bastioni dell'Acquasola nell'ottocento furono sottoposti a pesanti interventi. Porta dell'Olivella (foto di Antonio Figari) Il tramonto visto dalla Porta dell'Olivella (foto di Antonio Figari) 1.15 Porta di Santa Caterina o dell'Acquasola Costruita nel 1536, essa si ergeva all'incirca dove oggi vi è la Statua di Vittorio Emanuele II in Piazza Corvetto. Questa porta andava a sostituire la più antica porta del Murtedo (descritta al precedente paragrafo 1.11 ed anch'essa anche detta, vista la vicinanza al relativo monastero, Porta di Santa Caterina) che sorgeva poco distante ed era stata eretta in occasione della costruzione della cinta muraria del 1155. Essa fu demolita nel 1837 nell'ambito degli interventi ottocenteschi che apportarono radicali cambiamenti in tutto il centro cittadino. Non tutto è perduto però: la statua di Santa Caterina da Alessandria che adornava la porta, splendida opera di Guglielmo della Porta, è tuttora esistente e conservata in una nicchia alla sommità della prima rampa dello scalone dell'Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova. Ecco come la descrive l'Alizeri: "Al sommo della scala medesima, entro una nicchia, soverchia al bisogno, fu posta una statua di Santa Caterina d'Alessandria scolpita da Fra Guglielmo Dalla Porta, esistente già sopra le porte dell'Acquasola; ma parmi che i vizi dello scultor milanese sovrabbondino in quest'opera. Nella basa fu scolpita un'epigrafe dettata dal benemerito P. Spotorno, ch'è di questo tenore: opus Gulielmi a Porta Aquasolani pomerii aditu iam emotum ad bonarum artium academiam extructam nuperrime decori augendo signoque servando traslatum. Anno MDCCCXXX". La statua di Santa Caterina d'Alessandria (foto di Antonio Figari) Le parole scolpite sotto la statua (foto di Antonio Figari) 1.16 Porta di Carbonara Nel 1345, con l'ampliamento delle Mura a ponente, vengono costruite tre nuove porte: - Porta di Carbonara; - Porta di Pietraminuta; - Porta di San Tommaso. La porta di Carbonara sorgeva a fianco dell'omonima Torre, in una zona che ancora non aveva subito gli effetti dell'edificazione. Nel 1658 la porta viene chiusa e in sua sostituzione viene edificata a poca distanza la Porta di Santa Marta per dare accesso rettilineo all'Albergo dei Poveri. Quest'ultima venne demolita nel 1870 con l'apertura di Via Brignole di Ferrari. L'aquarello di Domenico Cambiaso qui sotto rappresentato è l'unica raffigurazione conosciuta della Porta di Santa Marta. Acquarello di Domenico Cambiaso raffigurante la Porta di Santa Marta 1.17 Porta di Pietraminuta Essa si trovava in prossimità della Torre di Pietraminuta. Il bastione di Pietraminuta è ancora oggi esistente e percorribile: da Via Balbi, tra il Collegio dei Gesuiti e il complesso di San Carlo, esso si inerpica fino a Via Kassala. 1.18 Porta detta del Principe o di San Tommaso Essa si trovava di fronte al palazzo di Villa Doria a Fassolo (comunemente conosciuto come "Palazzo del Principe") e venne demolita, insieme alle vicine mura, nel 1842 per realizzare il tratto di ferrovia presso la stazione di Principe. Questa porta è ricordata dalle cronache per due avvenimenti legati alla storia della città. Nel 1547, durante la cosiddetta "Congiura dei Fieschi", nell'andito della porta, fu ucciso da una archibugiata in pieno petto Giannettino Doria. Due secolo dopo, nel dicembre del 1746, la Porta di San Tommaso fu utilizzata dagli austriaci per fuggire quando la città, "risvegliata" dal piccolo Balilla, era insorta contro l'odiato straniero. Presso questa Porta si svolse una battaglia molto cruenta come ci testimonia un dipinto del Comotto conservato al Museo del Risorgimento di Genova e i tanti racconti che narrano le gesta ed il coraggio dei Genovesi in questi giorni di rivolta ed in particolare, proprio in questo luogo, quelle del giovane Giovanni Carbone (di cui trovate la storia nella pagina dei poeti SANTI scrittori AVVENTURIERI). Giuseppe Comotto - Rivolta presso la Porta di San Tommaso (Genova - Museo del Risorgimento) I Genovesi, nel 1749 collocarono una statua della Madonna all'interno della Porta in segno di gratitudine verso la Madre Celeste e sotto, su una lapide di marmo, incisero le seguenti parole: DEI MATRE AUSPICANTE PORTIS VINDICATIS OBSIDIONE SOLUTA VOLUNTARII EX CIVIBUS MILITES PATRONE OPTIME MAXIME ANNO MDCCXLIX La statua della Madonna, quando fu demolita la Porta, fu trasportata prima al Seminario che si trovava presso Porta degli Archi (oggi lì è ospita la Biblioteca Berio) ed in seguito trasferita nel nuovo Seminario al Righi nella cappella invernale, ove tuttora è collocata. Le statue in pietra del SS. Salvatore e San Tommaso, originariamente collocate in una nicchia sopra la porta, sono oggi conservate nella chiesa di San Tommaso in Via Almeria. Ecco come le descrive Santo Varni nel IV volume degli "Atti della Società di Storia Patria": "intorno al 1540 egli (Gian Giacomo della Porta di Bartolomeo padre del celebre Guglielmo, comaschi) eseguiva per commissione del Senato il gruppo marmoreo di S. Tommaso, che appressa la mano al costato di Cristo, che videsi fino a nostri giorni sopra le porte della città che prendevan nome da tal Santo; e dopo la demolizione delle medesime fu collocata sopra l'ingresso del tempio a lui dedicato: che tale gruppo sia opera di Gian Giacomo si rileva da documenti rinvenuti nell'Archivio, i quali stanno contro l'asserzione di tutti gli storici che fin qui l'attribuiscono a Guglielmo, abbenchè ne siano lontani la lavorazione e lo stile che in questa scultura si mostra goffo e pesante". Dalla facciata della chiesa di San Tommaso, ove si trovavano al tempo di Santo Varni, le statue furono poi trasferite all'interno della chiesa stessa dove ancora oggi possiamo ammirarle. 1.19 Porte in corrispondenza dei Ponti Nel 1537 Giovanni Maria Olgiati presenta il progetto per la sesta cinta delle Mura, progetto che sarà poi preso in mano e rivisto da Antonio da Sangallo. A questo periodo risale la fortificazione della linea di costa con l'edificazione di un nuovo tratto di mura tra Porta San Tommaso ed il Molo Vecchio in punta al quale verrà edificata la Porta del Molo (comunemente ed erroneamente detta "Siberia"). Sulla linea di costa, in corrispondenza dei vari ponti, verranno aperte altrettante porte che dai ponti stessi prenderanno il loro nome e così: - Porta di Ponte dei Cattanei; - Porta di Ponte della Mercanzia; - Porta di Ponte Reale; - Porta di Ponte Spinola; - Porta di Ponte Calvi. In questo particolare di un'incisione di A. Giolfi, si può notare la Porta di Ponte Reale e sul ponte il Barchile di Ponte Reale, oggi al centro di Piazza Colombo La Madonna Regina di Genova, statua un tempo situata sulla Porta di Ponte Reale, oggi in Piazza dei Cappuccini Genova In questo particolare di un'incisione di A. Giolfi, si può notare la Porta di Ponte della Mercanzia e alla sue spalle i "quartieri" del Portofranco 1.20 Porta di San Marco La Porta di San Marco si trova presso le Mura della Malapaga: più che di una porta sarebbe giusto parlare di un "portello" a servizio dello scalo del grano. Essa prende il nome dalla vicina Chiesa di San Marco al Molo: entrati da questa Porta un tempo si era a pochi passi dall'ingresso della Chiesa. Dopo la costruzione delle mura cinquecentesche, la Chiesa di San Marco si viene a trovare dentro al perimetro di esse: in questo periodo viene capovolto l'orientamento della Chiesa. Essa è anche chiamata "della Marinetta" come ricorda una targa affissa a poca distanza. 1.21 Porta della Giaretta Insieme alla Porta di San Marco sopradescritta, questa porta sorgeva lungo le Mura della Malapaga. Il nome Giaretta significa "approdo riparato", proprio perché essa sorgeva davanti al molo. 1.22 Porta del Molo (comunemente ed erroneamente detta "Siberia") Parte della cinta muraria cinquecentesca, questa porta è stata progettata dall'Architetto Galeazzo Alessi e realizzata tra il 1550 e il 1553 da Antonio Roderio da Carona: considerata un capolavoro dell'architettura militare, questa porta è collegata con le Mura di Malapaga da un lato e con il Mandraccio dall'altro. E' comunemente ed erroneamente conosciuta anche come "Porta Siberia" (in questo caso il suo nome derivererebbe da un errore di pronuncia da un'antica storpiatura: si chiamava infatti in origine "Cibaria" poiché per secoli contenne le scorte di cibo, traslato poi in "Siberia"). Al centro della Porta, sopra l'architrave, vi sono incise le seguenti parole attribuite a Jacopo da Bonfadio: AUCTA EX S C MOLE EXTRUCTAQ PORTA PROPUGNACULO MUNITA URBEM CINGEBANT MOENIBUS QUACUMQUE ALLUITUR MARI ANN MDLIII (per Decreto del Senato dopo aver prolungato il molo costruita la porta e averla munita con difese (i cittadini) cingevano con mura la città lungo tutta la parte ove è bagnata dal mare anno 1553) Esternamente la porta si presenta con due bracci a tenaglia lateralmente ed una struttura ad esedra nella parte centrale: lesene e colonne a rocchi ne esaltano la plasticità. Il prospetto interno che guarda alla città, anch'esso in pietra di Finale, si presenta invece con un portico a tre fornici con lesene doriche entro le quali sono inserite decorazioni con bucrani e figure geometriche. Lo spazio interno è costituito da una grossa aula a cinque campate. Le due scale interne conducono ai sotterranei e al tetto mentre uno stretto passaggio collega gli ambienti interni della Porta con le cannoniere della Malapaga, la cui struttura è ancora oggi leggibile osservando le grandi feritoie nella parte finale delle Mura della Malapaga, nel punto in cui queste toccano la Porta del Molo. Sul tetto della porta erano installati cannoni per proteggere Genova dai nemici che provenivano dal mare. Una curiosità: in alcune mappe antiche e in un acquerello conservato al Centro DOCSAI la Porta del Molo è chiamata Porta di San Giovanni. La cosa è dovuta al fatto che, oltre la porta, quasi all'estremità del molo vecchio, c'era una piccola cappella intitolata al Santo. Essa fu innalzata per volere di Andrea Doria nel 1517. Sul molo le ceneri del Santo venivano portate in occasione della processione del 24 giugno ma anche quando vi erano grandi tempeste (in questi casi le sacre ceneri rimanevano nella cappella sul molo finchè il mare non si placava). La piccola cappella dedicata a San Giovanni Battista fu demolita nel 1707 con i lavori che portarono all'ampliamento del Molo. Porta del Molo (foto di Antonio Figari) Porta del Molo in un'immagine del 1879 1.23 Porta Pila Originariamente destinata alle Mura di Porto San Maurizio, nell'estremo ponente ligure, essa venne trasportata a Genova per ordine dei Padri del Comune tra il 1647 ed il 1649 per divenire la porta principale della città a levante lungi le cosiddette Fronti Basse del Bisagno. Questa porta era situata all'incirca all'incrocio tra le attuali Via XX Settembre e Via Fiume. La porta è sormontata da una nicchia con entro una Madonna, opera dello scultore lombardo Domenico Scorticone su disegno di Domenico Fiasella, che sovrasta la scritta "POSUERUNT ME CUSTODEM". Poco sotto una lapide marmorea così recita: DUM TERTIO MURORUM AMBITU URBS MARE FRENAT IN SINUM MONTES CLAUDIT INTEGRUM QUOD NATURAE MUNIMENTIS DEERAT EXTREMUM PERFICIT A.D. MDC XXXIII La sua collocazione mutò per ben tre volte in soli sessant'anni: deciso infatti il suo spostamento nel 1891 a seguito dell'abbattimento delle Fronti Basse del Bisagno, nel 1899 essa venne collocata lungo il bastione di Montesano che sorgeva poco sotto l'attuale via omonima; a seguito dell'allargamento della stazione di Brignole e la demolizione del bastione di Montesano, nel 1940 essa venne di nuovo smontata e collocata, alla fine della seconda guerra mondiale, poco più in alto lungo l'attuale Via Montesano, dove oggi si può ammirare. Nonostante la sua collocazione attuale sia da molti giustamente criticata, essa ha sempre rappresentato per me che tornavo a Genova in treno colei che mi dava il benvenuto nella mia Superba e, se vogliamo, essa è il primo monumento cittadino che il turista vede appena arrivato alla stazione di Brignole. Porta Pila in una foto ottocentesca di Alfred Noack Porta Pila in un'immagine successiva al 1899, quando venne spostata sui terrapieni sopra la Stazione Brignole Porta Pila oggi, disposta lungo Via Montesano (foto di Antonio Figari) Le imponenti colonne di Porta Pila (foto di Antonio Figari) Particolare di testa di leone sopra il fornice destro di Porta Pila (foto di Antonio Figari) 1.24 Porta Romana Situata all'imbocco di Via San Vincenzo, poco distante da Porta Pila, deriva il suo nome dal fatto che lì passava l'antica via romana: quest'ultima partiva da Porta Soprana, passava da Vico Dritto Ponticello, attraversava la città e finiva in Via San Vincenzo prima di uscire dalla mura e correre fino a Borgo Incrociati, oggi poco più di una via, un tempo piccolo paesello fuori dalla mura lungo il corso del Bisagno, per poi proseguire lungo le attuali Via Torti e Corso Gastaldi e verso la Riviera. Più piccola e proporzionata rispetto all'opulenza della vicina Porta Pila, essa fu costruita con pietre provenienti da Porto San Maurizio, come Porta Pila, come ci raccontano le fonti sette/ottocentesche, e come aa vicina Porta Pila venne edificata insieme con la cinta muraria seicentesca. Nella piccola struttura sovrastante, che si nota nell’immagine qui di seguito, alloggiava il Corpo di Guardia. La porta fu demolita nel 1891 insieme alle Fronti Basse, demolizione che fu completata l’anno seguente prima dell’inizio delle Colombiane, e purtroppo non conservata e ricostruita in altre zone cittadine come invece accaduto per Porta dell'Arco e Porta Pila: Porta Romana infatti, a torto, fu considerata non meritevole di avere la stessa sorte delle altre due ed è così che oggi possiamo ammirare la sua bellezza solo dai dipinti o dalle rare foto giunte fino a noi. Prima che fosse edificato il grattacielo della Telecom in Via San Vincenzo negli anni '60 del novecento, una targa marmorea affissa in facciata di una casa, demolita per far posto al nuovo edificio, recitava: “QUI SORGEVA LA PORTA DETTA ROMANA. FU DEMOLITA COI BASTIONI CHE LA FIANCHEGGIAVANO NELL'OTTOBRE DEL 1891.” Porta Romana fotografata nella seconda metà dell'ottocento 1.25 Porta di San Bartolomeo Situata lungo la cinta muraria delle cosiddette "Mura Nuove", edificata tra il 1626 e il 1639, essa deriva il suo nome dalla Chiesa di San Bartolomeo degli Armeni. La Porta, seppur in stato di semiabbandono e pressoché sconosciuta agli stessi genovesi, poichè nascosta dalla Stazione del Trenino di Casella, si trova sotto Via Cesare Cabella ed è raggiungibile da una piccola via poco sotto Castello Mackenzie. Porta di San Bartolomeo (foto di Antonio Figari) Porta di San Bartolomeo (foto di Antonio Figari) L'imbocco interno della Porta ci dà l'idea di quanto grande era lo spessore delle mura (foto di Antonio Figari) Con un ingegnoso sistema di contrappesi sferici il ponte elevatoio di questa antica porta si alzava e si abbassava: di questo sistema nulla è rimasto se non le carrucole agli angoli della porta e i perni ancora ancorati al suolo, di cui avete qui sotto una foto. Una delle carrucole che permettevano di tirar su il ponte levatoio della Porta di San Bartolomeo (foto di Antonio Figari) Un perno ancorato a terra (foto di Antonio Figari) (foto di Antonio Figari) 1.26 Porta di San Bernardino Lungo le "Mura Nuove" sorge anche la Porta di San Bernardino che deve il suo nome al vicino Convento. Fino al 1896 questa porta rimaneva chiusa dalle 21 alle 4 e mezza del mattino. 1.27 Porta delle Chiappe o di San Simone Lungo le "Mura Nuove" sorge questa porta che deriverebbe il suo nome da una cappella dedicata ai SS. Simone e Taddeo "protettori del popolo genovese", che si trovava in cima a Salita San Simone. Fino al 1898 ogni sera la porta veniva chiusa e lo rimaneva chiusa fino al mattino. Secondo la tradizione qui passò Santa Brigida nel 1346 pronunciando la famosa profezia "Un giorno il viandante che passerà dall'alto dei colli che recingono Genova, accennando con la mano i lontani cumuli di detriti, dirà laggiù fu Genova". 1.28 Porta Sperone Situata all'interno dell'omonimo Forte, questo Portello venne usato prevalentemente a scopo militare. 1.29 Porta di Granarolo Lungo le seicentesche "Mura Nuove", in corrispondenza con la strada che conducevava in Val Polcevera, venne eretta la Porta detta di Granarolo perchè adiacente appunto a questo antico borgo sulle alture di Genova, oggi quartiere sulle alture della Superba. Essa, ancora oggi presente, è costituita da un unico fornice in arenaria sormontato da uno stemma marmoreo con al centro il monogramma "IHS". Originariamente era provvista anche di un ponte elevatoio, oggi non più esistente. Con lo spostamento della strada un pò più a valle la porta oggi rimane isolata dall'originario contesto. E' raggiungibile con un breve ma ripido sentiero che parte dalla Via ai Piani di Fregoso. E' visibile la parte esterna della Porta ma non si può entrare poiché la parte interna e il corpo di guardia sono in concessione a privati e dunque chiusi al pubblico. 1.30 Porta Murata Nel tratto delle seicentesche "Mura Nuove", che dalla Lanterna salivano a monte, venne eretta una piccola porta. Essa venne tamponata nel 1680 circa perché considerata da una parte difficilmente difendibile e dall'altra scomoda per chi saliva dalle due direzioni: si decise di tamponarla e da quel momento venne denominata "Porta Murata" (ancora oggi la via che costeggia le Mura in quel punto è chiamata "Via alle Mura di Porta Murata"). L'interno di questa porta è costituito da un androne ancora oggi esistente ma non accessibile perché in una proprietà privata. In seguito verrà edificata poco distante una nuova porta, meglio difendibile, che prenderà il nome dalla vicina Chiesa con annesso Convento di Nostra Signora degli Angeli. 1.31 Porta degli Angeli La porta, che prende il nome dalla vicina chiesa di N.S. degli Angeli dei Padri Carmelitani (di cui trovate la storia nella pagina dedicata a le CHIESE di GENOVA), viene edificata lungo le "Mura Nuove" negli anni intorno al 1680, dopo che fu murata la vicina porta detta da quel momento “Porta Murata”. Uscendo da questa porta si poteva salire a Granarolo o proseguire verso la Val Polcevera. A differenza di oggi, un tempo questo varco e le vicine strade erano parecchio trafficate poiché da qui passava molto del traffico che dalla città andava a ponente e viceversa. Inizialmente il varco era chiuso da un ponte levatoio oggi non più esistente. Sopra la porta anticamente vi era un stemma di marmo con il trigramma del nome di Gesù “IHS” sormontato da una corona, il tutto oggi scomparso. Porta degli Angeli nel 1920 (si nota ancora lo stemma sopra la Porta, oggi scomparso) La Porta degli Angeli come appare oggi (foto di Antonio Figari) 1.32 Porte della Lanterna a. Porta Lanterna La prima porta della Lanterna viene costruita in concomitanza con le mura secentesche, le cosiddette "Mura Nuove" che, scendendo lungo il promontorio, arrivavano fino alla Lanterna. La porta, ad un fornice, si presentava come la vedete qui sotto ed era sormontata da una statua della Madonna Regina di Genova con la sottostante scritta "POSUERUNT ME CUSTODEM", similmente alla Porta Pila (che trovate descritta in questa pagina al paragrafo 1.23): entrando in città da levante o da ponente vi avrebbe comunque accolto la Regina di Genova. Sotto la statua campeggiava lo stemma della città. Nel 1831, con la città che cambia così come le sue esigenze di traffico, questa porta viene sostituita dalla nuova Porta della Lanterna. La vecchia porta rimane in piedi fino al 1877 quando viene del tutto demolita: la statua della Madonna, dopo essere stata posizionata sul molo Giano (ed essere caduta in mare a seguito dei pesanti bombardamenti sul porto della Seconda Guerra Mondiale), è oggi conservata nel cortile di Palazzo San Giorgio. La scritta "POSUERUNT ME CUSTODEM" è invece stata affissa in facciata dell'Oratorio di Sant'Antonio della Marina in Piazza Sarzano e ancora potete osservarla lì posizionata. (foto di Antonio Figari) (foto di Antonio Figari) (foto di Antonio Figari) b. Porta Nuova della Lanterna La Porta Nuova della Lanterna viene edificata nel 1831 per venire incontro, come anticipavo nel precedente paragrafo, alle nuove esigenze di una città in crescita: una picola porta ad un fornice non era più sufficiente per il traffico in entrata e in uscita dalla città. La Porta, a due fornici, viene scavata nella roccia e viene provvista di ponti elevatoi da entrambi i lati (eliminati in seguito per ragioni di praticità). L'immagine sottostante ritrae la facciata esterna della Porta, in bugnato e con al centro lo stemma sabaudo. La città che cresce con lo sbancamneto della collina di San Benigno non risparmia questa porta che però, a differenza della vechia che l'aveva preceduta, non viene demolita del tutto: la facciata esterna è infatti ricollocata sotto la Lanterna, dove ancora oggi si può ammirare. La Porta Nuova della Lanterna come appare oggi (foto di Antonio Figari) 1.33 Porta o Portello di San Lazzaro Lungo le seicentesche "Mura Nuove", nel tratto portuale tra la Lanterna e la chiesa di San Teodoro, dove oggi sorge Piazza Dinegro, vi era un portello secondario, posto a livello del mare e dunque sotto il livello della strada, che prendeva il nome dalla chiesa che sorgeva a poca distanza e che affacciava sull'omonimo scalo: la Porta o Portello di San Lazzaro (si tratta dell'ultima porta aperta lungo le mura seicentesche). L'anonimo del 1818 racconta che "a mezzogiorno della chiesa di S. Lazzaro è il Porto Franco, ossia il deposito per le mercanzie di transito all'estero. La strada è qui assai angusta ed ha al di sotto una porta (la porta di San Lazzaro, ndr) per cui discendesi allo scalo del porto". Alizeri nel 1847 così scrive "Attiguo alla chiesa di S. Lazzaro è un PORTOFRANCO o sosta edificata nel 1645 e sotto di essa un ponte a fior d'acqua per comodo delle merci che si mandano all'estero." Gli sconvolgimenti ottocenteschi che porteranno alla nascita delle "Terrazze di Via Milano" intorno al 1870 (vi rimando alla pagina de gli EDIFICI pubblici per approfondire la loro storia), con la creazione dei sottostanti magazzini portuali e ed il contestuale riempimento del tratto di mare antistante, sanciscono il definitivo inutilizzo e abbandono di questa porta di cui rimaneva solo il tunnel che collegava il porto a Via Buozzi, anch'esso oggi tuttavia in buona parte demolito a seguito dei lavori per la metropolitana. Se volete vedere ciò che di esso rimane, vi basterà affacciarvi in Piazza Dinegro alle spalle del mercato comunale dove resiste l'ultimo tratto di questo tunnel sotterraneo in stato di abbandono. 1.34 Portello al ponte che conduceva si giardini del Principe Doria Lungo le seicentesche "Mura Nuove", nel tratto portuale delle stesse lungo il confine a mare della Villa dei Doria a Fassolo, vi era poi un piccolo portello secondario che permetteva ai Doria di avere uno sbocco a mare. Di esso nulla rimane. * * * 2. le Mura di Genova (the walls of Genoa, les murs de Gênes, las paredes de Génova, as paredes do Genoa, Стены Генуе, ジェノヴァの壁, 热那亚的墙壁, الجدران من جنوى) Numerose cinte murarie sono state costruite nei secoli per difendere Genova. Molte parti delle "miage de Zena" sono ancora presenti anche se spesso poco visibili ad un occhio distratto perchè inglobate o nascoste da edifici o vegetazione. In questa pagina troverete tutto ciò che rimane nei vicoli del centro storico delle splendide mura con cui Genova si è difesa nei secoli da chi voleva conquistarla. Una curiosità: lo sapevate che la lunghezza della Mura di Genova è seconda solo a quella della Muraglia Cinese? INDICE 2.1 La prima cinta muraria, l'oppidum e l'epoca romana 2.2 La cinta muraria del IX secolo 2.3 Le Mura del Barbarossa 2.4 La cinta muraria del XIII secolo 2.5 Le Mura del XIV secolo 2.6 La Mura cinquecentesche 2.7 Le Mura Nuove 2.8 Le Mura ottocentesche 2.1 La prima cinta muraria, l'oppidum e l'epoca romana Le prime "miage de Zena" racchiudevano l'antico oppidum e si estendevano all'incirca tra la Chiesa di Santa Maria di Castello e il complesso di San Silvestro (oggi sede della Facoltà di Architettura). Della costruzione delle stesse si ha testimonianza dalle parole di Tito Livio che racconta che, dopo la distruzione di Genova avvenuta per opera del fratello di Annibale, Magone Barca (da lui, portatore di disgrazie per la popolazione genovese, deriva l'espressione "avere il magone?" quando si è tristi sul punto di piangere), il pretore della Gallia Subalpina Spurio Lucrezio diede l'ordine di costruire nuove mura a difesa della città. Esse sono divenute nei secoli le fondamenta per le costruzioni che via via sono state costruite nella zona come testimoniano alcuni grossi blocchi di pietra rinvenuti nelle fondamenta di Santa Maria di Castello che si pensa possano essere di questo periodo. In epoca romana esse vennero ampliate verso mare anche se non possiamo con certezza sapere di quanto e fino a dove. 2.2 La cinta muraria del IX secolo Nel IX secolo fu costruita una nuova cinta muraria di cui rimangono tracce per esempio in Via Tommaso Reggio, nei muri perimetrali del Chiostro dei Canonici di San Lorenzo. Questa cinta scendendo da Sarzano costeggiava l'attuale Via Ravecca, poi verso il Piano di Sant'Andrea e giù verso la zona che oggi è occupata da Via Tommaso Reggio fino a Banchi per poi voltare verso levante seguendo Via Canneto il Curto, Piazza San Giorgio e su di nuovo a Sarzano. Tratto superstite delle mura in via Tommaso Reggio (foto di Antonio Figari) 2.3 Le Mura dette del Barbarossa Costruite nel 1155 esse sono le più note e visitate mura antiche di Genova. Gli Annali del Caffaro narrano che esse siano state erette in cinquantatrè giorni con il contributo di tutti i Genovesi preocuppati dall'idea di un ipotetico attacco alla città da parte dell'imperatore Federico I detto Barbarossa e da lui queste mura presero il nome. Rispetto alla precedente cinta muraria esse racchiudevano anche la zona di Piccapietra, Luccoli Portello, salivano verso Castelletto dove ancora oggi vi è il piccolo Portello di Pastorezza per poi discendere verso il Carmine e arrivando a mare in corrispondenza dell'attuale Via delle Fontane dove ancora oggi si erge Porta dei Vacca. Le Mura del Barbarossa all'inizio di Via del Colle, lato Porta Soprana (foto di Antonio Figari) Per vedere una parte di esse dall'esterno potete percorrere Via del Colle partendo da Porta Soprana o dal Ponte di Carignano. Le Mura del Barbarossa in via del Colle, lato Porte di Carignano (foto di Antonio Figari) Per salire su queste mura potete prendere la scala che sale all'interno della torre destra di Porta Soprana oppure salire da Via del Colle lato Ponte di Carignano e prendere le scalette che salgono sulle mura. Camminamento delle Mura del Barbarossa sopra via del Colle, lato Ponte di Carignano (foto di Antonio Figari) La parte centrale del camminamento delle Mura del Barbarossa è purtroppo chiusa da cancelli (uno lato Ponte di Carignano, uno lato Torri di Porta Soprana ed il terzo in cima a Vico Coccagna) e solo coloro che abitano i palazzi che affacciano su questo tratto di Mura possono percorrerle: io ho avuto la fortuna di poter compiere questa passeggiata grazie ad lettore di questo blog che abita in uno dei palazzi che affacciano su questo tratto di Mura. Parte centrale del camminamento delle Mura del Barbarossa (foto di Antonio Figari) Se vi addentrate in cima a Vico Noli, una traversa di Via Ravecca, avrete una visione della parte interna della Mura del Barbarossa. Tratto delle Mura del Barbarossa in cima a Vico Noli, una traversa di Via Ravecca, nelle quali si notano, oltre a finestre e camini frutto di utilizzi urbanistici successivi di queste mura, pezzi di tubature dell'Acquedotto Storico di Genova (foto di Antonio Figari) Superata Via del Colle lato ponte di Carignano potete proseguire la vostra passeggiata lungo Vico San Salvatore per arrivare sotto Piazza Sarzano, nella via ancora oggi chiamata delle Murette. Vennero chiamate con questo nomignolo quando verso mare vennero costruite le nuove mura più spesse ed imponenti. Le Murette sotto Piazza Sarzano fanno parte delle Mura del Barbarossa (foto di Antonio Figari) Anche le Mura di Stradone Sant'Agostino facevano parte della cinta muraria detta "del Barbarossa". Le Mura in Stradone Sant'Agostino (foto di Antonio Figari) Tratto delle Mura in Salita di Mascherona angolo Stradone Sant'Agostino (foto di Antonio Figari) Altro tratto delle Mura del Barbarossa "sopravvive" in Salita di Negro, dietro il Palazzo della Provincia. Tratto delle Mura del Barbarossa in Salita di Negro (foto di Antonio Figari) 2.4 La cinta muraria del XIII secolo Questa cinta muraria, la cui costruzione fu iniziata nel 1276 e completata nel 1287, si estendeva verso mare con le Mura delle Grazie e la Penisola del Molo (Mura della Malapaga e Mura della Marinella) e dall'altra parte fino a metà dell'attuale Via XX Settembre salendo verso l'Aquasola (la prima porta di Santo Stefano detta anche dell'Arco, poi rifatta nel Cinquecento, e quella dell'Olivella, ancora oggi esistente sotto l'Acquasola, risalgono a questo periodo). Di seguito alcuni immagini delle stesse. a. Le Mura delle Grazie Tratto esterno delle Mura delle Grazie (foto di Antonio Figari) Le Mura delle Grazie e la facciata dell'Oratorio di San Giacomo della Marina (foto di Antonio Figari) Camminamento interno delle Mura delle Grazie (foto di Antonio Figari) b. Le Mura della Malapaga La fortificazione della Penisola del Molo fu terminata nel 1287. Quelle che chiamiamo oggi della Malapaga sono il tratto delle mura del quartiere del Molo che corre da Porta Siberia (per approfondire vi rimando alla prima parte di questa pagina, dedicata alle porte di Genova), al Carcere della Malapaga (antico carcere dei debitori, oggi distrutto; al suo posto vi è oggi il palazzo della Guardia di Finanza, per approfondire vi rimando alla pagina de gli EDIFICI pubblici). Una volta esse erano affacciate sul mare mentre oggi corrono lungo la strada che porta al porto Antico e hanno tra loro ed il mare cantieri navali. Anche se pochi lo sanno se Vi addentrate nelle Vie del Quartiere del Molo potrete percorrere il camminamento interno delle Mura della Malapaga anche se affacciandovi non vedrete più il mare ma moderni capannoni dei vicini cantieri navali. Nel 1949 anche il cinema scoprì queste mura: il francese René Clément girò a Genova un film intitolato "Le Mura di Malapaga" con protagonista un ottimo Jean Gabin (trovate qui sotto la locandina del film e nella pagina de il BUGIARDINO un piccolo spezzone dello stesso). Tratto esterno delle Mura della Malapaga (foto di Antonio Figari) Il camminamento interno delle Mura della Malapaga (foto di Antonio Figari) La locandina del film "Le mura di Malapaga" Visione notturna del camminamento interno delle Mura della Malapaga (foto di Antonio Figari) c. Le Mura della Marinella Le Mura della Marinella (foto di Antonio Figari) d. Gli antichi moli di Piazza Caricamento Tratto degli antichi moli in piazza Caricamento vicino a Palazzo San Giorgio (foto di Antonio Figari) 2.5 Le Mura del XIV secolo Tra il 1346 ed il 1358 la cinta muraria venne ampliata verso Ponente arrivando fino ad inglobare la Chiesa di San Tommaso e venne eretta una porta che da quest'ultima prendeva il nome. La cinta saliva a monte lungo l'attuale Via Ugo Bassi fino a Castelletto per poi ridiscendere nella zona del Carmine. E' in questo periodo che Francesco Petrarca visita Genova e la definisce "superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”. Di seguito alcuni immagini delle stesse. Tratto di mura del XIV secolo presso la demolita Porta di San Tommaso di Genova, nei pressi della stazione della Metropolitana di Principe (foto di Antonio Figari) Tratto delle Mura in Piazza Pedro Ferreira (foto di Antonio Figari) Altro tratto delle Mura in Piazza Pedro Ferreira (foto di Antonio Figari) c. Il Bastione di Pietra Minuta Il Bastione di Pietra Minuta corre da Via Balbi a Corso Dogali, una ripida salita che dalla nobile strada conduce sulle alture di Genova. Anche questa parte della cinta muraria fu costruita nel XIV secolo. Gli antichi contrafforti del Bastione di Pietra Minuta (foto di Antonio Figari) L'inizio della Salita di Pietra Minuta vista da via Balbi tra il Collegio dei Gesuiti sulla destra, oggi sede della Facoltà di Giurisprudenza, e il Convento dei Carmelitani di San Carlo sulla sinistra (foto di Antonio Figari) 2.6 Le Mura cinquecentesche Innalzate nel 1536 su progetto dell'architetto militare Giovanni Maria Olgiati coadiuvato dall'architetto Antonio da Sangallo, il loro percorso ricalca in gran parte quello delle Mura trecentesche che vengono ora rinforzate per resistere agli attacchi dell'artiglieria. A questo periodo risale la fortificazione della linea di costa con l'edificazione di un nuovo tratto di mura tra Porta San Tommaso ed il Molo Vecchio in punta al quale verrà edificata la Porta del Molo (comunemente ed erroneamente detta "Siberia"). Sulla linea di costa, in corrispondenza dei vari ponti, verranno aperte altrettante porte che dai ponti stessi prenderanno il loro nome. Di seguito alcune immagini delle mura cinquecentesche: Le Mura della Marina (foto di Antonio Figari) Tratto del Bastione di Santa Caterina in Salita delle Battistine (foto di Antonio Figari) Tratto dele Mura cinquecentesche, addossate al Convento della Turchine di Sopra, in quella che oggi è Corso Firenze 2.7 Le Mura Nuove Innalzate nel 1626 sotto la direzione degli architetti Bartolomeo Bianco e Bastiano Ponsello, esse si estendevano per oltre 19 km ed avevano come porte principali Porta Pila a levante e Porta della Lanterna a ponente. La parte più imponente di queste mura era forse quella chiamata delle "Fronti Basse" che correva parallela al torrente Bisagno occupando la parte della città dove oggi c'è Piazza della Vittoria e la Stazione di Brignole, raccordando tra loro due bastioni delle mura cinquecentesche: quello delle Cappuccine e quello dello Zerbino. Di esse è ancora visibile un breve tratto nel parcheggio sotterraneo di Piazza della Vittoria. Le Fronti Basse del Bisagno viste dall'alto delle Mura delle Cappuccine 2.8 Le Mura ottocentesche Gli interventi ottocenteschi, operati dai Savoia oramai "padroni" della città, non furono più eseguiti a difesa della città ma piuttosto per il controllo della stessa contro eventuali insurrezioni. E' di questo periodo, per esempio, il rifacimento delle mura che costeggiano il bastione dell'Acquasola. (continua...) © RIPRODUZIONE RISERVATA <a href="http://www.shinystat.com/it" target="_top"> <img src="http://www.shinystat.com/cgi-bin/shinystat.cgi?USER=antoniofigari" alt="Statistiche" border="0" /></a>
Un tuffo nel passato con una raccolta di oltre 600 foto storiche e cartoline antiche da ogni parte della Liguria per rivivere usi, costumi e tradizioni di '900.
In Circonvallazione a Monte c’è un’oasi di pace che forse non tutti conoscono. E se verrete qui in autunno, in quella stagione di colori caldi ed intensi, sul muro che costeggia la creu…
antica crosa in salita sulle alture di Genova
Largo della Zecca prende il nome dalla Zecca che era stata qui spostata nel 1805 ed è rimasta in funzione fino al 1860, quando fu chiusa per la demolizione dell'edificio che la ospitava. "Povera" Zecca, sfrattata prima da Napoleone, e poi definitivamente cancellata dalla apertura della galleria allora intitolata a V.Emanuele II. Infatti, nella mappa del Brusco (del 1766), la piazza ha ancora l'antica denominazione "Forni" in quanto vi si trovavano i forni pubblici. La piazza, fra le due "grandi guerre" fu anche intitolata a Filippo Corridoni. Oggi a Filippo Corridoni (sindacalista, combattente, medaglia d'oro al valore della prima guerra mondiale) è intitolata la strada che da Corso Gastaldi conduce a Montallegro. Particolare dalla Pianta di Giacomo Brusco del 1766 - dalla raccolta del Giolfi - Palazzo Rosso ufficio Belle Arti (2) Nella piantina del T.C.I. del 1916 vediamo ancora la dicitura "piazza Zecca" Notiamo altresì la linea rossa tratteggiata ad indicare la galleria tramviaria fino al Portello. particolare dalla piantina del TCI del 1916 Largo Zecca in una foto molto antica, ristampata a cartolina in epoca successiva dal Mangini. Dalla fontana, due vie mattonate salgono fino al palazzo che oggi troviamo al n.4 di via Edilio Raggio. La fisionomia della pazza cambierà completamente con la costruzione della galleria tamviaria, inaugurata nel 1897. cartolina - ed. Mangini - non circolata La stessa identica foto, tagliata (con dubbio gusto) nella parte superiore, ci viene fornita dal Mondani. (i carretti sono identici e posizionati nello stesso punto ed anche le ombre corrispondono per cui se si trattasse di due foto diverse si tratterebbe di due scatti successivi quasi contemporanei , ma siamo del parere che siano invece due "tagli" diversi dello stesso "vetrino" fotografico) da Album Fotografico di Genova Antica - ed. Mondani Ed ecco la galleria da poco terminata come si deduce dai materiali di costruzione che ancora si vedono davanti alla galleria e dal muraglione di via E.Raggio ancora da costruire. La cartolina porta il timbro postale del 1908, ma dato che la galleria è stata inaugurata nel 1897, ci sembra strano che i lavori di rifinitura siano così in ritardo. Probabilmente la cartolina è stata stampata qualche anno prima della sua spedizione. Spedire cartoline "stagionate" sembra che all'epoca fosse di moda .... o forse le cartoline "vecchie" costavano meno..... (semmu de zena.....) Il bar all'angolo di via Cairoli, di cui vediamo l'insegna, può giustamente vantarsi di essere untracentenario. cartolina - ed. Modiano Milano - sped. 1908 Ed ecco che anche il Mondani ci presenta la sua versione della galleria in un'epoca di poco successiva, come si deduce dai materiali di costruzione che ancora si vedono davanti alla galleria e dal muraglione di via E.Raggio ancora da terminare. da Album Fotografico di Genova Antica - ed. Mondani Ed ecco la fase successiva, col muraglione terminato, anche se rimangono da togliere dei materiali che di intravedono in terra dietro al tram. ? forse che gli omini con i carretti a mano stanno provvedendo alla bisogna? c'è anche una carriola posteggiata sotto il lampione all'inizio della salitina. A sinistra, dietro al "Vittorio Emanuele" si intravede l'ingresso della funicolare del Righi. cartolina - ed. S.C. - non circolata Quasi la stessa inquadratura qualche tempo dopo Le macerie sono sparite ed è spuntato un nuovo "fungo" , nel mezzo della piazza: un alto palo di ferro, probabile sostegno dei fili elettrici dei trams. cartolina - ed. S.T.A. - spedita 1915 Nel 1926 la galleria fu allargata alle dimensioni attuali e l'edificio soprastante venne demolito e ricostruito come ci mostra questa immagine. Nel frattempo si era pensato bene di cambiare il nome della Piazza, titolandola a Filippo Corridoni, come già accennato in precedenza. L'ampliamento della galleria fu terminato nel 1930. Bollettino Municipale 1926 Qui vediamo la galleria Terminata. cartolina - ed. Marzari - sped 1939 Concludiamo con una immagine "moderna" fornitaci dal Secolo XIX stampa -omaggio Secolo XIX - 1978
Largo della Zecca prende il nome dalla Zecca che era stata qui spostata nel 1805 ed è rimasta in funzione fino al 1860, quando fu chiusa per la demolizione dell'edificio che la ospitava. "Povera" Zecca, sfrattata prima da Napoleone, e poi definitivamente cancellata dalla apertura della galleria allora intitolata a V.Emanuele II. Infatti, nella mappa del Brusco (del 1766), la piazza ha ancora l'antica denominazione "Forni" in quanto vi si trovavano i forni pubblici. La piazza, fra le due "grandi guerre" fu anche intitolata a Filippo Corridoni. Oggi a Filippo Corridoni (sindacalista, combattente, medaglia d'oro al valore della prima guerra mondiale) è intitolata la strada che da Corso Gastaldi conduce a Montallegro. Particolare dalla Pianta di Giacomo Brusco del 1766 - dalla raccolta del Giolfi - Palazzo Rosso ufficio Belle Arti (2) Nella piantina del T.C.I. del 1916 vediamo ancora la dicitura "piazza Zecca" Notiamo altresì la linea rossa tratteggiata ad indicare la galleria tramviaria fino al Portello. particolare dalla piantina del TCI del 1916 Largo Zecca in una foto molto antica, ristampata a cartolina in epoca successiva dal Mangini. Dalla fontana, due vie mattonate salgono fino al palazzo che oggi troviamo al n.4 di via Edilio Raggio. La fisionomia della pazza cambierà completamente con la costruzione della galleria tamviaria, inaugurata nel 1897. cartolina - ed. Mangini - non circolata La stessa identica foto, tagliata (con dubbio gusto) nella parte superiore, ci viene fornita dal Mondani. (i carretti sono identici e posizionati nello stesso punto ed anche le ombre corrispondono per cui se si trattasse di due foto diverse si tratterebbe di due scatti successivi quasi contemporanei , ma siamo del parere che siano invece due "tagli" diversi dello stesso "vetrino" fotografico) da Album Fotografico di Genova Antica - ed. Mondani Ed ecco la galleria da poco terminata come si deduce dai materiali di costruzione che ancora si vedono davanti alla galleria e dal muraglione di via E.Raggio ancora da costruire. La cartolina porta il timbro postale del 1908, ma dato che la galleria è stata inaugurata nel 1897, ci sembra strano che i lavori di rifinitura siano così in ritardo. Probabilmente la cartolina è stata stampata qualche anno prima della sua spedizione. Spedire cartoline "stagionate" sembra che all'epoca fosse di moda .... o forse le cartoline "vecchie" costavano meno..... (semmu de zena.....) Il bar all'angolo di via Cairoli, di cui vediamo l'insegna, può giustamente vantarsi di essere untracentenario. cartolina - ed. Modiano Milano - sped. 1908 Ed ecco che anche il Mondani ci presenta la sua versione della galleria in un'epoca di poco successiva, come si deduce dai materiali di costruzione che ancora si vedono davanti alla galleria e dal muraglione di via E.Raggio ancora da terminare. da Album Fotografico di Genova Antica - ed. Mondani Ed ecco la fase successiva, col muraglione terminato, anche se rimangono da togliere dei materiali che di intravedono in terra dietro al tram. ? forse che gli omini con i carretti a mano stanno provvedendo alla bisogna? c'è anche una carriola posteggiata sotto il lampione all'inizio della salitina. A sinistra, dietro al "Vittorio Emanuele" si intravede l'ingresso della funicolare del Righi. cartolina - ed. S.C. - non circolata Quasi la stessa inquadratura qualche tempo dopo Le macerie sono sparite ed è spuntato un nuovo "fungo" , nel mezzo della piazza: un alto palo di ferro, probabile sostegno dei fili elettrici dei trams. cartolina - ed. S.T.A. - spedita 1915 Nel 1926 la galleria fu allargata alle dimensioni attuali e l'edificio soprastante venne demolito e ricostruito come ci mostra questa immagine. Nel frattempo si era pensato bene di cambiare il nome della Piazza, titolandola a Filippo Corridoni, come già accennato in precedenza. L'ampliamento della galleria fu terminato nel 1930. Bollettino Municipale 1926 Qui vediamo la galleria Terminata. cartolina - ed. Marzari - sped 1939 Concludiamo con una immagine "moderna" fornitaci dal Secolo XIX stampa -omaggio Secolo XIX - 1978
Correva l’anno 1256 e a Genova governava Guglielmo Boccanegra, primo Capitano del Popolo e antenato di Simone che sarà primo Doge. E Guglielmo, eletto con grandi consensi, aveva bisogno di un…
La Basilica dei Fieschi di Cogorno, nell'entroterra di Lavagna The Basilica dei Fieschi in Cogorno, in the inland of Lavagna
Un tuffo nel passato con una raccolta di oltre 600 foto storiche e cartoline antiche da ogni parte della Liguria per rivivere usi, costumi e tradizioni di '900.
Durante il nostro viaggio in bici #noplansjourney abbiamo deciso anche di visitare la Liguria. Per l'ennesima volta tra l'altro, dato che è una delle regioni che preferiamo, soprattutto fuori stagione. Questa volta ci siamo dedicati al Ponente mentre altre volte eravamo stati a Levante, senza trascurare Genova. Dopo tutti questi viaggi abbiamo deciso di stilare la nostra personale classifica sulle 10 cose da vedere in Liguria!
"When in Rome, do as the Romans do."
Nel "tardo gennaio" pare proprio che la neve si trovi bene in quel di Genova. Se vi dicessi che proprio in questo stesso periodo, anno 1954, veniva giù
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