La Prima dell’Alta Langa 2023 si terrà il prossimo lunedì 8 maggio, dalle 9.30 alle 18.30, all’interno della settecentesca Galleria Grande della Reggia di Venaria La grande degustazione dei vini Alta Langa attualmente presenti sul mercato è organizzata dal Consorzio Alta Langa ed è riservata a un pubblico di operatori professionali: buyer, enotecari, ristoratori, sommelier professionisti, distributori, barman, giornalisti. Nei prossimi giorni si apriranno le iscrizioni sul sito del Consorzio (www.altalangadocg.com). Per informazioni scrivere a: [email protected] Si tratta della quinta edizione della manifestazione: le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane, nella primavera del 2018 e in quella del 2019. Nell’autunno 2019 è stata realizzata un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, e nel giugno scorso una torinese, all'interno del Museo privato di Italdesign dove è stato presentato l’iconico calice “Terra”. “Anno dopo anno, edizione dopo edizione, l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si arricchisce, così come la nostra compagine: se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Torino eravamo in 46 con 115 diversi vini. La Prima dell’Alta Langa si conferma l’occasione per poter assaggiare un’amplissima selezione di Alte Bollicine Piemontesi, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo” commenta Mariacristina Castelletta, presidente del Consorzio Alta Langa. ALTA LANGA DOCG: ANIMA DI UN TERRITORIO - Diverse le iniziative che il Consorzio sta portando avanti in questi mesi. Ieri, nel Palazzo Banca d’Alba, è stato presentato anche il progetto “Alta Langa DOCG: anima di un territorio” che coinvolgerà alcuni tra i più importanti sommelier di Torino, Milano e Genova. Queste le prime tre tappe di un viaggio nel quale l’Alta Langa DOCG si racconterà nella sua vocazione di “vino gastronomico” in abbinamento alle specialità dei cuochi delle trattorie storiche delle terre alte di Langa. Seduti attorno a un tavolo, in un clima conviviale di scambio e confronto, gli ospiti di questi eventi saranno guidati alla scoperta delle Alte Bollicine Piemontesi e dei sapori più autentici dell’Alta Langa e incontreranno alcuni degli osti più rappresentativi dello spirito di questo territorio. Nei primi tre appuntamenti saranno coinvolti al fianco del Consorzio Piemassimo Cirio (Trattoria Madonna della Neve, Cessole), Gemma Boeri (Osteria da Gemma di Roddino) e Vilma Forneris (La Vecchia Osteria di Castellino Tanaro). “A fronte della crescita della denominazione, il Consorzio prosegue la sua assunzione di responsabilità verso il territorio di origine e allo stesso tempo adotta delle azioni a più ampio raggio che permettano di far conoscere l’autenticità e la bellezza dell’Alta Langa attraverso la chiave di lettura gastronomica: coinvolgere in questo viaggio le osterie storiche delle terre alte, essenza e presidio del territorio, è per noi un grande orgoglio” dice il direttore del Consorzio Alta Langa, Paolo Rossino. Anche nella scelta di queste mete gastronomiche c’è un valore di sostenibilità. Ciò che il Consorzio intende condividere con gli ospiti degli appuntamenti tra Torino, Milano e Genova - nelle atmosfere sabaude come in una terrazza in cui si respira il profumo del mare - è il senso di benessere, di piacere, di appagamento che solo questi osti sanno regalare. Consorzio Alta Langa è nato nel 2001, dopo molti anni di ricerche e studi approfonditi e metodici sulla vocazione dell’area. È da sempre molto attivo: viticoltori e produttori sono coinvolti nello sviluppo di un vino, di una denominazione e di un territorio. Tutti legati da una grande scommessa: quella di un vino che non sarà pronto prima di sei anni dall’impianto e che per questo deve necessariamente essere importante. A oggi il Consorzio conta 55 case spumantiere e 90 viticoltori associati. Dal 2022 il presidente del Consorzio è Mariacristina Castelletta, vicepresidente è Giovanni Carlo Bussi. L'Alta Langa Docg è lo spumante brut storico del Piemonte. La denominazione ha oggi una produzione di 3 milioni di bottiglie dalla vendemmia 2022 e una storia molto lunga alle spalle: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento. L’Alta Langa ha ottenuto la Doc nel 2002 e la Docg nel 2011 (retroattiva al millesimo 2008). È fatto di uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi. A ulteriore testimonianza della perenne ricerca della migliore qualità, l’Alta Langa è esclusivamente millesimato, è cioè frutto di un’unica vendemmia e riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve. Viene prodotto in un territorio collinare (dai 250 metri slm in su) che abbraccia le province di Asti, Cuneo e Alessandria: una terra che guarda le cime innevate delle Alpi e respira il mare e che raccoglie l’eredità conservata dagli avi, mantenuta intatta per molto tempo senza subire trasformazioni radicali come è avvenuto invece nelle basse colline. Quello dell’Alta Langa è un territorio prezioso, da sostenere, in cui è salvaguardata la biodiversità. Terra letteraria, terra straordinaria di resistenze - di guerre e di culture -, che ha fatto fronte ai cambiamenti e li ha assecondati senza perdere il suo bagaglio di memoria e la sua forte identità. I NUMERI DEL CONSORZIO E DELL'ALTA LANGA DOCG: · 55 case spumantiere associate al Consorzio · 115 diverse etichette prodotte dai produttori associati al Consorzio · 377 ettari di vigneto (175 in provincia di Cuneo, 164 in provincia di Asti, 38 in provincia di Alessandria) · Il vigneto Alta Langa è coltivato per 2/3 Pinot nero e per 1/3 Chardonnay · 3.000.000 di bottiglie in produzione dalla vendemmia 2022 · + 67% vendite rispetto al 2021 · Mercato interno: 90% · Export: 10%
Le etichette del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ospiti della due giorni organizzata da Collisioni e dalla Crew musicale Tuttafuffa Giovedì 25 e venerdì 26 giugno, nel cortile del Castello di Barolo (Piazza Falletti 2) allestito nella totale osservanza delle misure di contingentazione, un aperitivo musicale per tornare a mettere al centro i prodotti di eccellenza del territorio piemontese abbinati alla immortale musica del cantautorato italiano, per un connubio che ispira coraggio e bellezza. Le discese ardite e le risalite, per dirla con una citazione di Lucio Battisti che tratteggia eloquentemente la voglia di ripartire dopo mesi di restrizioni. È infatti la musica di Lucio Battisti e dei cantautori a tessere il filo della serata. Una degustazione delle etichette del Consorzio – dalla Barbera d’Asti alla Barbera d’Asti Superiore, dal Cortese del Monferrato al Grignolino d’Asti, dal Piemonte Chardonnay al Ruchè di Castagnole Monferrato – prima della musica dei Tuttofuffa, un Dj Set che ripropone i grandi classici della musica italiana. Un messaggio per esprimere in quale il modo il territorio piemontese sia pronto a ripartire, rispettando le misure di sicurezza e lasciandosi guidare dalle ispirazioni suggerite dai patrimoni enologici, gastronomici e culturali italiani e, in particolare, delle colline Unesco. Un’occasione di socialità che trova nel vino un elemento di aggregazione eun ponte verso nuove situazioni di ritrovo e di incontro, ma che ricorda anche il valore turistico, enogastronomico e economico di un territorio unito da uno stesso desiderio di ricominciare. Nel segno di questo principio, il Consorzio ha lanciato una campagna promozionale radiofonica su scala nazionale, per restituire centralità al territorio attraverso il richiamo deis uoi vini. «L’evento di Barolo è un segnale importante per i nostri produttori e il nostro pubblico –dice Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato – È la prima occasione che abbiamo per ripartire, per tornare in quegli spazi che avevamo dovuto abbandonare a causa dell’emergenza sanitaria. Con prudenza e rispetto della sicurezza,dobbiamo tornare a guardare avanti». La formula delle serate prevede 3 calici di vini bianchi e rossi del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e apericena delle ore 20,00. Per prenotazioni: [email protected] (indirizzo al quale segnalare un recapito telefonico al quale poter essere ricontattati).
Trenta produttori del Nizza DOCG, apriranno le porte delle loro cantine ad appassionati, estimatori ed esploratori della denominazione Un itinerario enogastronomico alla scoperta di un angolo di Piemonte che piano piano svela la sua bellezza fatta di accoglienza, sorrisi ed eccellenze che rendono questo territorio unico e affascinante. Il territorio nicese, i suoi vigneti e i trenta produttori aderenti, tra i quali si contano anche le Distillerie Berta che con le vinacce del Nizza DOCG producono la loro grappa e La Canellese che da tempo progetta di utilizzare questo vino per realizzarne uno aromatizzato, sono i protagonisti del Giro del Nizza che dal 2011 si fa promotrice di questo vino. “Quella di quest’anno è un’edizione speciale perché, dopo due anni di arresto forzato, sentivamo il bisogno di tornare a fare quello che ci piace: raccontare il nostro territorio - afferma Piercarlo Albertazzi ideatore della manifestazione - Solitamente Il Giro del Nizza è uno dei primi eventi della primavera, quest’anno abbiamo dovuto adattarci alla situazione che stiamo vivendo, ma questo ci permette di regalare altre emozioni, offrendo uno spettacolo differente e ancor più suggestivo, con i colori dell’autunno e i profumi della vendemmia.” Già DOC dalla sua nascita, in quanto sottozona della Barbera d’Asti Superiore, dal 2008, con il riconoscimento della DOCG alla Barbera d’Asti, diventa anch’essa DOCG come Barbera d’Asti Superiore Nizza. Dal 2014 il Nizza ha ottenuto la sua DOCG personale, esclusivamente come Nizza DOCG, riconoscimento più che dovuto viste le caratteristiche organolettiche presenti solo nella zona di Nizza Monferrato e nei 18 comuni limitrofi. “Il Giro del Nizza non è un semplice evento. La sua longevità, la capacità di adattarsi al tempo e il continuo evolversi raccontano la storia di questa terra - sostiene Mauro Damerio presidente Enoteca Regionale del Nizza - rendendolo non una semplice visita a delle cantine ma un ingresso dentro le case dei produttori, per toccare le loro vite e capire il senso più profondo di cosa voglia dire fare gruppo: correre tutti insieme verso un unico obiettivo, far conoscere il nostro vino" A piedi, in bicicletta o in auto, il Giro del Nizza lascia i winelovers liberi di muoversi come preferiscono. Non ci sono punti di arrivo o di partenza: ognuno può scegliere l’itinerario che preferisce e le cantine che desidera visitare che, oltre all’assaggio dei propri vini, offriranno un piatto della tradizione preparato con prodotti tipici della zona, un modo per gustare appieno il sapore del Monferrato astigiano. “Sosteniamo da sempre Il Giro del Nizza: iniziativa che negli anni ha promosso l’incontro tra il grande pubblico e i produttori della nostra denominazione - commenta Stefano Chiarlo presidente dell’Associazione Produttori del Nizza - Siamo lieti che si possa ricominciare ad avere eventi in presenza così da permettere a tutti gli enoappassionati di scoprire e degustare il Nizza DOCG che sta riscontrando sempre più interesse alla luce di molte etichette nuove capaci di raccontare i diversi terroirs”. Per info su Il Giro del Nizza Piercarlo Albertazzi Mobile 3355348611 Email: [email protected] immagini di una precedente edizione
Viti Centenarie 2017 Barbera d’Asti DOCG esce sul mercato nelle prossime settimane. Un’annata importante per la prima vendemmia dell’ultima nata in casa Ferraris. Un unico vitigno, quello della Barbera, mille espressioni diverse caratterizzate e racchiuse in un progetto che parte dalla vigna e cresce in eccellenza a Montegrosso d’Asti dove si trova la più recente acquisizione di Ferraris Agricola. Si tratta dei sei ettari di vigneto Cà Mongròss: un podere a corpo unico in una delle zone di produzione più vocate a questo vitigno. È da questi vigneti che nasce la nuova etichetta della Barbera Viti Centenarie. «Posso possedere questi vigneti ma non le loro anime -racconta con orgoglio Luca Ferraris, a guida dell’azienda di famiglia dal 2001.Ed è solo lavorando una materia prima generata da terreni estremamente vocati a questo tipo di vitigno, che si può ottenere un risultato di grande pregio, dove l’anima stessa del vino possa esprimersi al vertice della sua denominazione.» Un vino che trova identità nella sua terra Da proprietari a custodi della terra diventandone responsabili e possibilmente con l’intento di lasciarla migliore di come la si è trovata. Una missione, senza dubbio, ma anche un processo, citando quello del divenire aristotelico: prendersi cura di un ambiente lungo tutto il percorso che porta la natura (in potenza) a diventare vino (in atto). Nasce così il progetto legato alla Barbera d’Asti che ne individua in Cà Mongròss e nel territorio di Montegrosso d’Asti la massima espressione qualitativa. «Grazie a Viti Centenarie e al progetto legato a questo vino, continua Luca Ferraris -vedo la possibilità di contribuire a rilanciare una zona individuata nei Colli Astiani, già di per sé importante Menzione Geografica Aggiuntiva, che tuttavia merita più attenzione e son certo possa dare grandi risultati, in termini di qualità della Barbera d’Asti Superiore» Conoscere a fondo ciò che abbiamo innanzi, la materia prima che la natura stessa ci dona: viti centenarie, appunto, che non rimangono entità a sé stanti, separate dal loro contesto ma in continuo dialogo tra passato e presente con le persone che ne bevono il frutto. La Barbera Viti Centenarie vuole dunque essere anche il racconto, la narrazione, anno dopo anno, di un vino in continuo divenire. Tra Terra e vigneto: l’annata 2017 I vigneti da cui nasce Viti Centenarie hanno tutti posizione sud, come previsto dal disciplinare. Un vigneto che è stato piantato nel 1916, dunque più che centenario: grappoli spargoli e rari per natura con una resa di 50 quintali/ettaro. Terreni particolarmente bianchi che conferiscono al frutto grande struttura. L’annata 2017 è stata un’annata molto calda e siccitosa, non particolarmente complessa da gestire in vigneto, quanto difficile in cantina dove si è lavorato a cesello di vini con grande potenza, cercando di preservarne l’eleganza e la freschezza dei profumi. La fermentazione malolattica avviene in tonneaux di rovere francese da 500 litri, così come l’invecchiamento, per 24 mesi, a cui segue l’affinamento di 12 mesi in bottiglia. Elegante, viva, corposa: questo il ritratto di Viti Centenariechesi presenta come Barbera d’Asti Superiore nella sua prima annata di produzione, 2017 e verrà prodotta solo nelle annate migliori, arrivando dal 2020 a riportare in etichetta la MGA Barbera d’Asti Superiore Colli Astiani. SCHEDA TECNICA Ferraris Agricola è Luca Ferraris, un vigneron del Monferrato a guida dell’azienda di famiglia costruita e fatta crescere con determinazione nel nome della sua grande passione per il Ruchè. 34 ettari di vigneti di proprietà il cui nucleo originario nasce nel comune di Castagnole Monferrato per poi ampliarsi con altre due importanti acquisizioni: Vigna del Parroco e Cà Mongròss a Montegrosso d’Asti. 250mila le bottiglie prodotte di cui più della metà rappresentate dal Ruchè, distribuite nei principali mercati internazionali. Oggi Ferraris è l’indubbio punto di riferimento del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG nel mondo, fiore all’occhiello di una denominazione riscoperta, frutto di quell’orgoglio contadino che ha ridisegnato le colline del Monferrato
Il ‘gusto della musica’ in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato Monferrato on stage ritorna ad animare l’estate piemontese e a valorizzare un territorio ricco di eccellenze vitivinicole. Dal 1° luglio al 25 agosto la manifestazione musicale ed enogastronomica, realizzata in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e patrocinata da Regione Piemonte e Provincia di Asti, toccherà dodici Comuni del Monferrato: Passerano Marmorito (domenica 1° luglio), Baldichieri d’Asti (sabato 7 luglio), Cocconato (venerdì 13 luglio), Cantarana (sabato 14 luglio), Callianetto (sabato 21 luglio), Aramengo (domenica 22 luglio), Piea (sabato 4 agosto), Roatto (domenica 5 agosto), Castagnole Monferrato (venerdì 10 agosto), Tonco (domenica 12 agosto), Ferrere (giovedì 23 agosto) e Valfenera (sabato 25 agosto) con un ricco programma di concerti gratuiti e degustazioni di prodotti locali. Il filo conduttore di tutta la manifestazione saranno la musica, con cover band e ospiti d’eccezione e i grandi vini del Monferrato. I musicisti che si alterneranno quest’estate sono tanti e di diversi generi musicali. Si comincia dal sound di Riki Massini and Bonus Track Band con special guest Clive Bunker, storico batterista dei Jethro Tull (1/7) e si prosegue con The Italian Job - Stef Burns, “il Gallo” Golinelli, Juan Van Emmerloot (7/7) passando dal rock’n’roll anni Cinquanta di Florie & The Lazy Cats (13/7); il giorno successivo tocca a “la Banda” storica di Ligabue composta da Robby Pellati, Mel Previte, “Rigo” Righetti e Fede Poggipollini (14/7). Il mese di luglio si chiude con Enrico Zapparoli tributo di Modà & Negramaro (21/7) e la Emotions Swing & Bossa Band by Max Muller (22/7). Agosto comincia da Andrea Braido e The Black Cars (4/8) proseguendo con l’opening band del tour mondiale degli Iron Maiden Johnny Gallagher & The Boxtie Band (5/8), il gipsy-jazz-bossa del Bruskers Guitar Duo Gipsy (10/8), l’omaggio a Lucio Dalla proposto da Ricky Portera e i Gemelli Astrali (12/8) e le due serate finali con Giorgio Conte in “Sconfinando” Tour in compagnia del maestro Alessandro Nidi (23/8) e Giorgio Buttazzo e i Bermuda Acoustic Trio (25/8). Ogni serata sarà accompagnata da vino di qualità, con la Barbera protagonista, che sarà possibile degustare per ogni evento in programma, insieme a un paniere di prodotti tipici che vanno dai grissini rubatà, alla robiola, dal salame cotto alla tinca in carpione fino alle pesche ripiene. “I vini nobili del Monferrato - afferma il presidente del Consorzio Barbera d'Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici - sposano la musica dei palchi di Monferrato on stage, festival che coinvolge alcuni dei Comuni di produzione delle denominazioni che tuteliamo e promuoviamo. Quest'anno affianchiamo la rassegna che si svolge nei territori vitivinicoli e in alcuni dei suoi borghi più suggestivi, poiché ne condividiamo la filosofia di fondo: la valorizzazione della storia locale e del suo patrimonio culturale, paesaggistico e produttivo attraverso i suoi grandi vini”. “Una rassegna che conquista nuovi spazi - commenta l’ assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero - è una rassegna viva e vegeta, che cresce e trova in questo una conferma della sua missione Monferrato on stage è un’occasione di grande importanza per promuovere un territorio che dà lustro al Piemonte. Barbera e Vermouth sono degni contraltari della musica, e ricordano che il Monferrato è una terra ricca di storia, di cultura, di paesaggi eccezionali, di vino e di altre eccellenze enogastronomiche. Ricordarlo ancora una volta è importante per far conoscere a chi lo ignora un territorio che merita di essere frequentato”. “Questa manifestazione – afferma il presidente della Provincia di Asti, Marco Gabusi - si caratterizza per il suo intento di unire, superando le logiche dei campanili anche grazie a una comunicazione moderna e a una grafica rinnovata per un brand di una manifestazione sempre più legata al nostro territorio”. “L’Ecomuseo è un ente della Regione Piemonte che valorizza la memoria e quale occasione migliore della musica per farlo” dichiara Elisabetta Serra, direttore dell’Ecomuseo del Basso Monferrato Astigiano (Bma) tra i partner della manifestazione. A dar voce al Monferrato e a tutto il festival sarà lo speaker radiofonico Manuel Giancale (ManuJ) di Radio Veronica One che condurrà e animerà le serate alternandosi alle note rock e pop dei numerosi artisti sui palchi. È possibile vivere e condividere l’esperienza di Monferrato on stage commentando e caricando contenuti sui social network utilizzando l’hashtag ufficiale dell’iniziativa #moONstage. Tutte le informazioni e il calendario sono disponibili sul sito www.monferratonstage.it
Cambio della guardia ai vertici del Consorzio Alta Langa: il nuovo presidente è Mariacristina Castelletta (Tosti 1820). Ad affiancarla come vicepresidente, in continuità con gli anni precedenti, sarà Giovanni Carlo Bussi, viticoltore di San Marzano Oliveto. Castelletta succede a Giulio Bava, che ha guidato la compagine per tre mandati consecutivi tra il 2013 e il 2022. Presidente e vice sono stati eletti dal Consiglio di Amministrazione dell’ente, scelto a sua volta nell’Assemblea dei Soci della scorsa settimana. Oggi, nel Cda guidato da Castelletta e Bussi, siedono: Piero Bagnasco (Fontanafredda), Giulio Bava (Giulio Cocchi), Umberto Bera (Bera), Domenico Conta (Enrico Serafino), Sergio Germano (Ettore Germano), Antonio Massucco (Banfi), Alessandro Picchi (Fratelli Gancia), Giacinto Balbo (viticoltore di Bubbio e Cassinasco), Luciano Ferrero (viticoltore di Mango), Gianpaolo Menotti (viticoltore di Castel Rocchero). Da otto anni nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio Alta Langa, Mariacristina Castelletta si occupa del marketing dell’azienda di famiglia, Tosti1820, e fa parte anche del Consiglio di Amministrazione del Consorzio del Vermouth di Torino. “Sono onorata ed entusiasta di rappresentare la denominazione Alta Langa Docg. Un grazie infinito va a Giulio Bava, che con la sua presidenza ha traghettato la nostra denominazione in questa importante fase di affermazione e sviluppo. Un ringraziamento sincero anche a Giovanni Carlo Bussi: sono felice di ritrovarlo al mio fianco, per la sua grande esperienza e generosità nei confronti del Consorzio. I miei prossimi tre anni alla guida del Consorzio saranno all’insegna della continuità con ciò che è stato fatto finora. L’obiettivo è quello di proseguire nel percorso di crescita della denominazione, sia in termini di autorevolezza che di numeri” dice la neoeletta presidente (foto in alto) . “La denominazione Alta Langa Docg sta crescendo e lo sta facendo bene – spiega ancora Castelletta -. Più di 50 produttori oggi fanno parte del Consorzio, le cuvée prodotte sono complessivamente 90. Costante la base agricola, composta da circa 90 viticoltori. Il vigneto si estende adesso per 377 ettari (175 in provincia di Cuneo, 164 in provincia di Asti, 38 in provincia di Alessandria) e dalla vendemmia 2021 abbiamo avuto 3 milioni di bottiglie”. EVENTI - Sul fronte della promozione, i passi sono stati consistenti. Lunedì 6 giugno si svolgerà una nuova edizione de La Prima dell’Alta Langa, la grande degustazione di tutte le cuvée dei soci del Consorzio aperta a un pubblico di operatori professionali (buyer, enotecari, ristoratori, distributori, barman, giornalisti). Dopo il successo delle due edizioni di Grinzane Cavour e di quella di Milano, l’evento si svolgerà stavolta a Torino, nel Museo di Italdesign, fra modelli di auto futuristiche, contemporanee. Saranno ben 115 le diverse etichette di Alta Langa in degustazione – tra vini bianchi, rosati, riserve, grandi formati, millesimi rari – per 46 diversi produttori presenti all’evento: numeri che – rapportati alla prima edizione della manifestazione, nella primavera 2018, quando al Castello di Grinzane Cavour si riunirono gli allora 18 produttori del Consorzio per presentare le loro 40 cuvée – raccontano la veloce crescita e il consolidamento della denominazione delle “alte bollicine piemontesi”. UN NUOVO CALICE ISTITUZIONALE PER IL CONSORZIO - Chi parteciperà a La Prima dell’Alta Langa quest’anno vedrà in anteprima assoluta “Terra”, il nuovo, iconico calice istituzionale che verrà presentato proprio durante l’evento: dalla collaborazione con Italdesign è nato, infatti, un calice che intende rappresentare il giusto connubio tra funzione e aspetto, dove la forma conserva le prestazioni tecniche ma allo stesso tempo valica i canoni estetici tradizionali di un calice da vino. La collaborazione tra Consorzio e Italdesign è iniziata dieci anni fa, nel 2012, quando fu presentato al pubblico il calice “Grande”, ideato da Giorgetto Giugiaro in esclusiva per il Consorzio Alta Langa. PARTNERSHIP E PROGETTI - Prosegue anche la partnership con la Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba: da sette anni “alte bollicine piemontesi” sono Official Sparkling Wine della manifestazione, accompagnando i momenti istituzionali e tutti i cooking show degli chef italiani e internazionali che preparano i loro piatti a base di tartufo. Lo scorso settembre poi, è stato avviato l’importante progetto con il Centro Nazionale Studi Tartufo per la sensibilizzazione dei soci viticoltori che dedicano una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo, nell’ottica del mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa. IL DOSSIER - In dirittura d’arrivo i lavori per l’articolato dossier tecnico e di racconto completo della denominazione iniziato lo scorso anno: attraverso la collaborazione di esperti, sono stati approfonditi e codificati aspetti rilevanti che vanno dai miti e dalla storia delle alte bollicine piemontesi fino alle caratteristiche del terroir; dalla conservazione delle bottiglie fino alle tecniche di servizio, la degustazione dei vini e gli abbinamenti. Lo studio sarà indirizzato in primo luogo ad accrescere la consapevolezza e la cultura dell’Alta Langa Docg tra i produttori e avrà una funzione divulgativa. CONSORZIO ALTA LANGA Il Consorzio Alta Langa è nato nel 2001, dopo molti anni di ricerche e studi approfonditi e metodici sulla vocazione dell’area. È da sempre molto attivo: viticoltori e produttori sono coinvolti nello sviluppo di un vino, di una denominazione e di un territorio. Tutti legati da una grande scommessa: quella di un vino che non sarà pronto prima di sei anni dall’impianto e che per questo deve necessariamente essere importante. A oggi il Consorzio conta 50 case spumantiere associate e 90 vigneron. Dal 2013 il presidente del Consorzio è Giulio Bava, vicepresidente è Giovanni Carlo Bussi. L'Alta Langa Docg è lo spumante brut storico del Piemonte. La denominazione ha oggi una produzione di 3 milioni di bottiglie dalla vendemmia 2021 e una storia molto lunga alle spalle: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento. L’Alta Langa ha ottenuto la Doc nel 2002 e la Docg nel 2011 (retroattiva al millesimo 2008). È fatto di uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi. A ulteriore testimonianza della perenne ricerca della migliore qualità, l’Alta Langa è esclusivamente millesimato, è cioè frutto di un’unica vendemmia e riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve. Viene prodotto in un territorio collinare (dai 250 metri slm in su) che abbraccia le province di Asti, Cuneo e Alessandria: una terra che guarda le cime innevate delle Alpi e respira il mare e che raccoglie l’eredità conservata dagli avi, mantenuta intatta per molto tempo senza subire trasformazioni radicali come è avvenuto invece nelle basse colline. Quello dell’Alta Langa è un territorio prezioso, da sostenere, in cui è salvaguardata la biodiversità. Terra letteraria, terra straordinaria di resistenze - di guerre e di culture -, che ha fatto fronte ai cambiamenti e li ha assecondati senza perdere il suo bagaglio di memoria e la sua forte identità.
A VERONA IL 7 DICEMBRE UN CONVEGNO SULL’IMPORTANZA E SUI MODI PER PARLARE CON L’UNIVERSO FEMMINILE USANDO IL WEB Più della metà dei wine blogger USA sono donne, il 47% di chi compra il vino online è donna (la percentuale scende al 39% in Italia). Nel nostro Paese i consumatori abituali donne sono la metà degli uomini (11%) ma fra quelli sporadici eguagliano le percentuali maschili (24%). Le donne sono sempre più protagoniste delle shopping di vino in USA, Giappone, India, Svezia. E ancora, secondo l’ultimo rapporto del Censis-Ucsi, per la prima volta in Italia nel 2016 le donne superano gli uomini nell’utilizzo di internet con un 74,1% di utenza (nel 2011 erano il 43,2%) rispetto al 73,2% degli uomini. Ecco perché parlare di vino alle donne online è sempre più importante ed ecco perché il principale forum italiano sul business del vino wine2wine che va in scena il 6 e 7 dicembre a Verona, ha accettato la proposta di Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del vino, di dedicare un focus proprio su questo argomento. WINE2WINE 2016 Imparare il marketing del vino di lusso da Giovanni Geddes da Filicaja mago del Masseto e di Ornellaia, capire come trasferire nel vino il successo della moda italiana in Cina ascoltando Salvatore Ferragamo Jr sono arricchimenti professionali che non capitano tutti i giorni. Questo il livello di wine2wine che propone 33 convegni in due giorni con un ritmo serratissimo e interventi telegrafici. È proprio la velocità il tratto distintivo del forum creato all’interno di Veronafiere per spostare la convegnistica fuori da Vinitaly puntando sulla comunicazione e sul marketing invece che sugli aspetti produttivi. Una rivoluzione nel mondo lento e ormai polveroso della convegnistica italiana dedicata al vino. Invece a wine2wine è tutto smart anche la macedonia di inglese e italiano e l’abbigliamento cool di molti partecipanti che fanno sentire vecchio chi non è multietnico e nativo digitale. DONNE DEL VINO A WINE2WINE 2016 Le Donne del Vino sono presenti in forza e hanno indetto anche un consiglio di amministrazione aperto alle socie per accrescere attenzione e presenze. Il convegno in programma mercoledì 7 dicembre ore 14,30, moderato dalla Presidente DDV Donatella Cinelli Colombini, si intitola “Come parlare di vino alle donne online” e ha un parterre di relatori top: Felicity Carter (Wine Business International): Donne e storytelling online Gabriele Micozzi (Università Luiss): Vino donne e seduzione Alessandro Olivieri (Vinitaly Wine Club): E-commerce di vino al femminile Cecilia Robustelli (Università Modena e Reggio Emilia, consulente Presidente della Camera): Il genere di-vino femminile Paola Pizza (Psicologa, consulente aziendale, curatrice del blog www.psicologiadellamoda.com): Tacchi e vino: dinamiche psicologiche del consumo di moda Micozzi è appena sceso da un aereo dalla Cina. Robustelli ha finito da pochi giorni di far lezione al Trinity College di Oxford. Carter è always on con il portale di cui è redattore capo. Insomma un parterre di super esperti che hanno molto da dire sul nuovo consumatore donna di vino di qualità. Altre info sul blog: www.ledonnedelvino.it Associazione Nazionale Donne del Vino 02 867577, [email protected]
Progetto di collaborazione tra le due cooperative per promuovere l’eccellenza delle Langhe e il valore della cooperazione: «La promozione passa dalla collaborazione di territorio» In Piemonte ci sono molte storie di legame profondo con il territorio e con i valori locali, ma che spesso non vengono raccontate. A volte capita che due realtà, apparentemente molto diverse tra loro, siano unite da radici e obiettivi comuni, ma solo poche sviluppano un progetto di promozione condiviso. È questo il caso di Cantina Clavesana e Piemonte Miele, due storiche realtà agricole piemontesi che condividono un territorio ricco di tradizione e cultura. Entrambe sono cooperative agricole nate per rispondere in maniera strutturata alle esigenze del territorio e della comunità e che oggi rappresentano un punto di riferimento per la produzione agricola piemontese di qualità. Proprio questa filosofia comune le ha portate a unire le forze, comunicativamente parlando, per un progetto di promozione che mette al centro il valore della cooperazione e l’informazione al grande pubblico non solo dell’eccellenza delle Langhe, ma anche dell’importanza della collaborazione. Attraverso i propri canali online, Cantina Clavesana e Piemonte Miele stanno portando avanti un progetto di cooperazione e comunicazione che si propone anche di aiutare il pubblico a orientarsi tra etichette e prodotti agricoli, per imparare a riconoscere la qualità e l’eccellenza. Come consumatori, infatti, siamo chiamati quotidianamente a scegliere tra un'infinita gamma di prodotti e riconoscerne la qualità non è sempre facile. Quando si tratta di prodotti agricoli, come il vino o il miele, la sfida si fa ancora più dura ed è per questo che ha preso vita il progetto di queste due cooperative. Qualità, cooperazione, ma anche sostenibilità. Il progetto pone infatti l’accento sull’importanza di unire le forze anche tra comparti diversi, ma che tuttavia dipendono dalle stesse risorse, per diffondere una maggiore consapevolezza sulla tutela della biodiversità. Dalla salute della natura, infatti, come ci sta ricordando questo periodo di forte siccità in Piemonte, dipende l’intera produzione agricola. L’iniziativa, realizzata nella cornice del bando per la promozione e la comunicazione, misura 3.2, della Regione Piemonte, sta riscuotendo un ottimo riscontro da parte del pubblico social. Un primo passo verso un nuovo modo di raccontare la produzione agricola di qualità. I protagonisti PRODUTTORI IN CLAVESANA sono una cooperativa, ma soprattutto una comunità con ideali e valori condivisi: 200 soci che coltivano 320 ettari di vigne in collina, tra i 280 e i 500 metri sul livello del mare. La cooperativa nasce il 27 aprile 1959 grazie al lavoro di 32 soci fondatori. Oggi conta 320 ettari coltivati, 1,8 milioni di bottiglie e 6 milioni di euro di fatturato nel 2021. Uve coltivate: dolcetto, barbera, nebbiolo, chardonnay, pinot nero, viognier. PIEMONTE MIELE, costituita a Fossano (CN) nel 1976, è una delle più grandi cooperative per quantità di prodotto immessa sul mercato presente in Italia. La cooperativa conta oggi oltre 450 Soci, prevalentemente aziende a conduzione professionale distribuite per lo più in Piemonte, ma anche in altre regioni d’Italia, tra cui Calabria e Sicilia. Piemonte Miele offre una completa gamma di mieli: i più importanti sono i grandi classici del Piemonte come il miele di tarassaco, acacia, castagno, rododendro, flora alpina, tiglio, abete, melata, millefiori ma anche il meglio che le altre regioni italiane possono offrire come il miele di arancio, eucalipto, erica e sulla.
Una giornata per riscoprire questo antico vitigno bianco piemontese: banco di assaggio, pranzo monferrino sulla terrazza e una masterclass guidata da Gianpiero Gerbi e Paolo Massobrio Una giornata intera dedicata al Baratuciat, un antico e raro vitigno un tempo coltivato in Valle di Susa, oggi riscoperto e rivalutato, che si sta facendo sempre di più conoscere e apprezzare per le sue straordinarie attitudini viticole ed enologiche. Accadrà domenica 23 luglio al Castello di Camino (Alessandria). Il titolo scelto dagli organizzatori è «Baratuciat, vitigno in cam(m)ino tra Valsusa, Langhe e Monferrato». Quindici le aziende partecipanti: Agricola Dellavalle, Camino; Agricola Sulin, Grazzano Badoglio; Azienda Agricola Agriforest di Bosio G., Almese; Azienda Agricola Ametlier, Susa; Azienda Agricola Summer Wolff, Montaldo di Cerrina; Azienda Agricola Vitivinicola Cavallero Lorenzo, Vesime; Azienda Vitivinicola Prever, Villarbasse; Azienda Vitivinicola Reha, Reano; Cantina Hic et Nunc, Vignale; Cantina Sperimentale “Bonafous”, Chieri; Cascina Iuli, Montaldo di Cerrina; Enrico Druetto, Alfiano Natta; Isabella Vini 1712, Murisengo; Poderi Ruggeri Corsini, Monforte d’Alba; Scovero Andrea, Costigliole d’Asti. Programma La giornata si aprirà alle 10,30 con una breve presentazione del Baratuciat, della sua storia e delle sue caratteristiche. Seguirà una Master class dedicata a questo vino nelle sue diverse tipologie (spumante, bianco fermo, passito) e sfumature, legate soprattutto ai differenti territori di coltivazione (Valsusa, Monferrato, Langhe). Guideranno l’enologo Gianpiero Gerbi e il giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. Dalle 12 alle 19 banco di assaggio nel salone delle feste del castello, con la possibilità di degustare i vini Baratuciat dei produttori di Valle di Susa, Langhe e Monferrato, in tutte le sue differenti tipologie. Dalle 12,30 alle 19 possibilità di abbinare ai vini uno spuntino monferrino, che si potrà consumare sulla terrazza del castello. Mercatino del Baratuciat. Ingresso al castello,15 euro, con degustazioni libere al banco di assaggio, visita ai saloni principali, al parco e alla terrazza del castello. Si potranno inoltre acquistare i vini direttamente dai produttori. Per partecipare alla masterclass sarà necessaria la prenotazione, fino a esaurimento posti: telefono +39 342 562 2632, email [email protected] . Costo per la masterclass (comprensivo dell’ingresso al castello e degustazioni libere): 20 euro. Il Baratuciat: la storia Tutti i testi e gli studi sul Baratuciat sono stati fatti dagli ampelografi piemontesi Anna Schneider e Stefano Raimondi (IPSP-CNR). Nessun sinonimo vero e proprio, anche se, nelle zone ove era tradizionalmente presente, i viticoltori locali ne ricordano varianti del nome anche piuttosto distanti, come “Bertacuciàt”, o “Berlu ‘d ciàt”. Si sono trovati riferimenti storici locali, risalenti alla fine del 1800, per un “Berlon ‘d ciat bianco”. La prova della sua presenza nell'area compresa tra la Bassa Valle di Susa e la pianura limitrofa è rappresentata da un documento redatto dalla Commissione ampelografica della Provincia di Torino inserito nel Bullettino Ampelografico del 1877, dove al fascicolo VIII viene citato un vitigno indicato come Berlon ‘d ciat bianco, presente in piccole proporzioni nel comune di Villarbasse. Il Baratuciat oggi Attualmente il vitigno si ritrova in ceppi sparsi nei vecchi vigneti dei comuni di Villarbasse, Buttigliera e Almese ed è stato oggetto di un lavoro di studio e caratterizzazione sia agronomica che enologica. L’analisi con marcatori molecolari del DNA non ha evidenziato alcuna corrispondenza genetica con altri vitigni dell’Italia nord occidentale. Una certa vicinanza genetica è invece emersa tra Baratuciàt e Cascarolo, un vecchio vitigno di uva bianca che pare geneticamente importante per l’evoluzione dell’assortimento varietale piemontese. Caratteristiche agronomico-produttive Il Baratuciàt, vitigno dal precoce ciclo vegeto-produttivo, presenta un elevato vigore e una produttività media; generalmente richiede una potatura lunga per via della scarsa fertilità delle gemme basali. Tuttavia non è particolarmente esigente dal punto di vista dell’ambiente e delle pratiche colturali da adottare: il germogliamento, che avviene piuttosto precocemente (circa contemporaneo al vitigno Arneis), lo espone al rischio di gelate tardive, pertanto se ne consiglia l'impianto in terreni ben esposti e non soggetti al fenomeno dell'inversione termica, abbastanza frequente nelle vallate alpine. Il Baratuciàt è piuttosto resistente alle principali patologie fungine, mentre in primavere piovose e fredde può andare incontro al fenomeno della colatura, benché in genere la produzione risulti costantemente buona. Talvolta il vigore può essere eccessivo e, soprattutto in giovani impianti, l'entrata in produzione risulta essere ritardata. Caratteristiche enologiche È un’uva dotata di una spiccata acidità e per questo si adatta molto bene alla produzione di basi spumante. Il vino si presenta generalmente di colore giallo paglierino scarico con gradevoli tonalità verdi, con un profumo intenso caratterizzato da note prevalenti di mela verdi e ananas, e con peculiari sentori di eucalipto e fieno. Al sapore il prodotto risulta molto interessante, di struttura importante, equilibrato e con buona dotazione acida. La buona resistenza delle uve alle muffe, lo rende idoneo anche all’appassimento, per la produzione di vini passiti.
Si chiama Barbera 2.0 il progetto firmato dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino Uno studio iniziato nel 2017 orientato a individuare le peculiarità enologiche della Barbera d’Asti nelle sue vaste aree di coltivazione, pari a 5.425 ettari,che rappresentano il 12% di tutto il vigneto piemontese. Un’estensione molto ampia, diffusa fra 116 Comuni della provincia di Asti (4.540 ha) e 51 della provincia di Alessandria (885 ha), che ha stimolato una domanda: è possibile caratterizzare i vini prodotti in base a peculiarità enologiche riconducibili a zone specifiche all’interno della denominazione? Da qui la suggestione di dividere idealmente il territorio della denominazione stessa in zone uniformi, alle quali attribuire, attraverso un’analisi scientifica dei vini prodotti, valori chimici e profili sensoriali di riferimento ai quali produttori, comunicatori, consumatori e appassionati possono rivolgersi con fiducia e sicurezza. Un lavoro che è partito con il reperimento di 111 etichette poste in esame, 82 di Barbera d’Asti Docg e 29 Barbera d’Asti Docg Superiore, con 5 sessioni degustazioni alla cieca e bottiglie anonimizzate. Un modo per elaborare un quadro analitico in grado di restituire tutta la complessità della Barbera, che cambia in sfumature chimiche e organolettiche in base all’area di provenienza, segno di grande ricchezza e versatilità di un vitigno così identitario. Da un punto di vista di caratterizzazione enologica, la correlazione tra i profili sensoriali della Barbera d’Asti e le caratteristiche chimico-fisiche ha portato produrre dati utili per la classificazione dei vini. Da un punto di vista di caratterizzazione territoriale, avvenuta in primo luogo con la divisione dell’areale di produzione in territori distinti da omogeneità produttiva e condizioni pedoclimatiche equiparabili, sono state invece effettuate delle micro-vinificazioni suicampioni provenienti da 13 zone differenti rappresentate da altrettanti vigneti, le quali hanno portato a identificare caratteristiche peculiari e distintive in modo da favorire una caratterizzazione della denominazione sulla base di aree omogenee, ciascuna definita grazie alle caratteristiche chimiche e sensoriali dei vini prodotti. I risultati, oltre a delineare una mappatura ancora più circostanziata delle zone della Barbera d’Asti aprendo nuovi spazi di valorizzazione e comunicazione per il futuro, serviranno anche a sostenere nuovi studi nella ricerca enologica a partire da un’area e una denominazione apprezzata in tutto il mondo. Un progetto realizzato grazie all’importante sostegno di Regione Piemonte e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, che confermano di credere e investire nella ricerca attraverso l’appoggio a interventi concreti che ricadono virtuosamente sulle aziende e sul tessuto produttivo del territorio. Filippo Mobrici «Ricerca, innovazione e conoscenza sono necessarie non soltanto per ottimizzare le coltivazioni, ma anche per raggiungere livelli qualitativi sempre più alti – dichiara Filippo Mobrici, Presidente Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato– Questo progetto, realizzato grazie all’importante sostegno di Regione Piemonte e Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, che confermano di credere e investire nella ricerca attraverso l’appoggio a interventi concreti che ricadano virtuosamente sulle aziende e sul tessuto produttivo del territorio, è il più grande progetto di ricerca che ha interessato il mondo della Barbera d’Asti, dopo quello sui lieviti autoctoni che ha portato a selezionarne alcuni ceppi di alto profilo per l’impiego nelle nostre cantine. La tutela del territorio e la valorizzazione dei suoi patrimoni passa anche attraverso operazioni di questo tipo». «La Fondazione Cassa di Risparmio di Asti ha sostenuto questo progetto del Consorzio finalizzato a caratterizzare e valorizzare la Barbera, vino simbolo e prodotto trainante per la viticoltura e l’economia del nostro territorio dove le imprese hanno contribuito ad elevarne la qualità e l’immagine» ricorda Mario Sacco (foto sopra) , Presidente Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. Vincenzo Gerbi «Il progetto della caratterizzazione ha portato un triennio di lavoro intenso e operativamente articolato in due fasi – spiega Vincenzo Gerbi, Professore Ordinario di Enologia all’Università di Torino –La prima è stata un’indagine dei vini Barbera d’Asti Docg presenti sul mercato, per effettuare una ricognizione generale del prodotto; la seconda quella delle micro-vinificazioni in condizioni uniformi, per far emergere unicamente le caratteristiche del territorio di provenienza delle uve, eliminando di fatto l’intervento della singola azienda. I risultati dimostrano una qualità alta e piuttosto uniforme delle uve, ma caratteri differenti di espressione, segno di una grande versatilità del vitigno. Questo, in termini pratici, può consentire ai produttori di avere più spazi di programmazione commerciale, di intercettare fasce di mercato che possano accogliere una singola espressione del vino. Da un punto di vista scientifico, inoltre, abbiamo avuto la possibilità di ampliare la banca dati della Barbera d’Asti, utile a futuri sviluppi nella ricerca». I
Dal 31 agosto al 9 settembre un fitto programma di iniziative per raccontare il valore della viticoltura eroica, dei vini Pantelleria DOC e del patrimonio naturalistico dell’isola, meta ideale per gli amanti del buon gusto e del benessere Conto alla rovescia per il Pantelleria DOC Festival, promosso dal Consorzio dei Vini Doc e dal Consorzio turistico Pantelleria Island, con il patrocinio del Comune e del Parco Nazionale Isola di Pantelleria. Dieci giorni di iniziative per svelare la vera identità dell’isola giardino del Mediterraneo, dove il Paesaggio agricolo, il mare e la natura vulcanica sono gli elementi attrattivi per un turismo che privilegia la natura e la cultura dei luoghi, anche attraverso i vini, il cibo e la ricchissima storiadi un territorio unico nel suo genere.E’ proprio questo insieme di elementi che ilPantelleria Doc Festival presenta dal 31 agosto al 9 settembre, un ricco programma di appuntamenti che coinvolgerà le diverse contrade, con iniziative culturali, percorsi benessere, pratiche sportive all’aria aperta, degustazioni di vino e cibo, approfondimenti tematici legati all’identità dell’isola che, ogni giorno, l’organizzazione del Festival ha sviluppato per far vivere al turista un’esperienza diretta e personale con Pantelleria. “sperimentiamo un nuovo modello integrato di turismo – spiega Benedetto Renda, Presidente del Consorzio dei vini DOC di Pantelleria -che vede la filiera vitivinicola protagonista. Questo territorio si presta ad essere vissuto nella sua profonda integrità, come modello produttivo storico e ad alto contenuto culturale. Il processo di interazione è oramai avviato e il Pantelleria DOC Festival costituirà un appuntamento che vorremmo diventasse annuale e protratto nel tempo, superando i limiti della sola stagione estiva”. Cultura del Vino, agricoltura in equilibrio con la natura, convivialità e benessere fisico, fanno del soggiorno pantesco un’esperienza unica nel suo genere. Tutti i giorni, dalle 9:30 alle 12, sono previsti percorsi guidati: per i più sportivi, il trekking e la bicicletta permetteranno di conoscere alcuni degli angoli più nascosti dell’isola; per gli amanti dell’archeologia, sono invece previste escursioni nei siti che raccontano la storia dell’isola, dai Sesi, fino all’epoca dei Fenici e dei Romani. Non meno interessante – sempre nella stessa fascia oraria - è da provare l’ampio percorso dedicato al benessere attraverso i vari fenomeni termali che fanno dell’isola una SPA a cielo aperto. La prima tappa dell'escursione è Gadìr, piccolo borgo di pescatori. Qui è possibile rilassarsi con un bagno caldo termale e praticare il rito del calidarium - frigidarium già in voga al tempo dei romani. Le acque delle sorgenti marine hanno una temperatura che va dai 39°C fino ai 50°C, ed il loro potere terapeutico è riconosciuto da tempi immemorabili.Presso l’affascinante Lago di Venere, alimentato dalle acque piovane e da sorgenti di origine vulcanica, in uno scenario naturale di straordinaria bellezza, sono assolutamente da provare i fanghi sulfurei che, in tanti, praticano lungo le sponde di questo specchio d’acqua dai colori cangianti e meta di una fauna migratoria di assoluta rilevanza naturalistica. Poi, nella particolarissima grotta di Benikulà, si può invece fare il cosiddetto “bagno asciutto”, una vera e propria sauna naturale alimentata dal calore residuo del vulcano, come fosse un respiro. Nell’ottica di proporre al turista un’offerta davvero integrata, tutti questi percorsi, sia quelli sportivi che archeologico-culturali e del benessere, si concluderanno con un brindisi presso le cantine associate al Consorzio Pantelleria Doc: Basile, De Bartoli, Donnafugata, Coste di Ghirlanda, Murana, Pellegrino e Vinisola. E’ un modo per celebrare tutti insieme il valore di una cultura agricola straordinaria che, dovendo superare le condizioni estremamente difficili sull’isola (territori vulcanici aspri e scoscesi, assenza di fonti d’acqua dolce, costante presenza dei venti) ha saputo “interpretare la natura dei luoghi, ricorrendo all’utilizzo dei terrazzamenti, dei muretti a secco, dei Dammusi e dei maestosi giardini panteschi e a pratiche colturali che – seppur molto faticose – consentivano la coltivazione della vite, dell’ulivo, del cappero e degli alberi da frutto. Un giardino meraviglioso posto al centro del mare e tra due continenti. Non è un caso che la coltivazione della Vite ad Alberello a Pantelleria abbia avuto, nel 2014, il riconoscimento UNESCO e sia stato inserito - unico caso nel suo genere – tra i beni immateriali dell’umanità. I produttori vitivinicoli sono inoltre protagonisti di visite guidate la mattina, dalle 9:30 alle 11:30, sul tema della viticoltura eroica e al pomeriggio, dalle 18 alle 19:30, per approfondimenti sulle tecniche di vinificazione e per le degustazioni. Protagonista è il pregiato Passito, ma anche altre tipologie ottenute dalle uve Zibibbo e previste nell’ambito della Doc Pantelleria, come il vino bianco secco e i vini spumante. Estremamente vari sono anche gli appuntamenti che si terranno al Castello; tra quelli dedicati alla cultura del territorio, si terranno seminari sui prodotti d’eccellenza come i vini o le pregiate lenticchie di Pantelleria, proiezioni e presentazioni di libri; il 3 settembre lettura dei testi vincitori del “Concorso per brevi storie sull’isola e sul vino”, il 5 settembre il Castello ospiterà la “Notte bianca della Poesia” a cura del Comitato Preziosa Pantelleria; l’8 settembre si discuterà del “Parco che vogliamo” e delle prospettive di sviluppo del territorio che l’istituzione del Parco Nazionale può offrire. Il Castello sarà anche la sede del “Mercato Pantesco” che permetterà ai visitatori di scoprire i vini e tante altre specialità prodotte sull’isola: dalle conserve all’olio, dai prodotti dell’orto ai capperi e ai prelibati formaggi vaccini. “Il Festival – concludeBenedetto Renda, Presidente del Consorzio Pantelleria Doc – intende promuovere i vini insieme a tutto quello che di eccezionale l’isola offre: un binomio di straordinario interesse turistico. Siamo contenti che la sinergia messa in campo insieme al Consorzio Pantelleria Island, abbia avuto il patrocinio da parte dell’Amministrazione Comunale così come del Parco Nazionale. Uno spirito di collaborazione che è stato sposato anche dalla Compagnia aerea danese – la DAT - che cura i collegamenti tra la Sicilia e la perla nera del Mediterraneo. Stesso impegno anche con la Scuola Omnicomprensiva di Pantelleria che supporterà la segreteria del Festival con 3 studentesse dell’indirizzo turistico, nell’ambito di un progetto di alternanza scuola-lavoro.” Segreteria organizzativaper info e prenotazioni: Pantelleria Island tel. 0923 911 266– 912695 Programma su https://consorziodipantelleria.it/
Alla cantina Diego Morra, a Verduno (Cuneo), accolti dall’abbraccio naturale di alcuni tra i più vocati cru di Barolo della zona, arriva il nuovo appuntamento per una degustazione straordinaria, dove vino, cibo e musica coesistono armoniosamente e si contaminano in un percorso sperimentale e coinvolgente. “Sinestesie”, questo l’evocativo nome del progetto che invita ad “ascoltare il vino, assaporare la musica, respirare il territorio”. Prossimo appuntamento in calendario sarà quello di sabato 17 giugno, alle 17. Accompagnati dalla musica dal vivo di Monica Agosto (violino) e Gianpiero Gregorio (chitarra), i vini Diego Morra si potranno degustare insieme alle preparazioni della chef Clara Aimonetto in un pairing tra cinque calici, cinque portate e dieci brani musicali. “Crediamo che le emozioni possono contribuire a memorizzare momenti, sensazioni e fissare esperienze – dice Francesca Garbaccio, che insieme al marito Diego Morra guida l’azienda -. Creando un contesto stimolante a livello sensoriale, vorremmo sollecitare i nostri ospiti a richiamare alla mente le emozioni provate tutte le volte che prenderanno un calice di vino o ascolteranno un particolare brano oppure assaggeranno un certo sapore”. In alcune cantine l'abbinamento “degustazione, cibo e musica” è una prassi consolidata: si mesce il vino, si servono piatti della tradizione i musicisti eseguono il proprio repertorio. Per “Sinestesie” la formula è diversa: si interpretano canzoni e musiche di genere ed epoche diverse in base al singolo vino servito. “Le scelte musicali – spiega Monica Agosto - sono state ispirate dalle caratteristiche dei vini, dalla storia e dalla tradizione. Questo esperimento è nato dalla domanda che ci siamo posti su come descrivere musicalmente un vino. Partendo dall'ascolto del sommelier, che durante la degustazione racconta i vini attraverso un viaggio di percezioni, profumi, aromi, abbiamo voluto ricreare un’atmosfera appropriata affinché anche l’udito potesse entrare in simbiosi con gusto e olfatto, ideando una tipologia di degustazione non raccontata attraverso le parole, bensì rappresentata da sensazioni ed emozioni”. La musica e il cibo si abbinano così alla freschezza dello Chardonnay, alla texture vellutata del Rosato, alla sensualità del Pelaverga, all’essenza tradizionale del Dolcetto, alla profondità del Barbera, all’eleganza del Nebbiolo, alla regalità del Barolo. “Ricreiamo un “ambiente musicale” adeguato a ogni vino, proponendo interpretazioni diverse che rispecchiano in chiave musicale le sensazioni descritte. Abbiamo spaziato in stili, generi ed epoche diverse per poter offrire agli ospiti un percorso ricco di stimoli ed emozioni” conclude Monica Agosto. “I momenti importanti della nostra vita - commenta la chef Clara Aimonetto - sono sempre accompagnati da buon cibo e buon vino. Lo scopo dell’evento è creare piacevolezza cercando di unire tre fattori fondamentali della nostra cultura: l’arte della musica, l’arte del vino e l’arte del buon cibo, per cui ci siamo focalizzati sulla ricerca dell’armonia dei tre fattori. Le emozioni sono lo spirito della vita e il cibo è uno dei motori più forti, che suscita sentimenti. L’ospite verrà accompagnato in questo percorso sensoriale attraverso un gioco di consistenze, sapori e profumi espressi in modo singolare per ogni finger food. Assaggiando il vino e ascoltando i miei ricordi, ho voluto creare degli abbinamenti che esprimessero il mio modo di cucinare, che è anche un po’ il modo in cui vivo la vita: in armonia con la natura, con curiosità per tutto ciò che mi circonda. L’esperienza si concluderà con l’assaggio di un cioccolatino, creato appositamente per il Barolo Diego Morra: una camicia di cioccolato fondente che abbraccia la ganache rispecchiando i sapori e i profumi del vino”. All’appuntamento di sabato 17 giugno seguiranno quelli di sabato 1° luglio, sabato 23 settembre e sabato 21 ottobre. I posti sono limitati, la prenotazione obbligatoria a questo link: https://bit.ly/sinestesie2023 Diego Morra, una cantina giovane, in crescita e continuo fermento, che conserva in sé i punti saldi della tradizione di Langa e associa oggi il suo nome in particolare alla produzione di Pelaverga di Verduno DOC, Barolo DOCG dal cru Monvigliero e altri importanti vini di queste terre. Diego, classe 1984, nasce e cresce tra le vigne di nonno Domenico e papà Antonio. Dal 2006 inizia il suo percorso imprenditoriale avviando nella sua Verduno, tra scenografici filari di nebbiolo, la cantina che porta il suo nome. “Siamo curiosi, appassionati, sperimentatori - dicono il produttore Diego Morra e sua moglie Francesca -. Il nostro lavoro ci diverte. Vogliamo capire le potenzialità dei vigneti: tutto inizia da lì. Come capita per l’essere umano, ogni singolo vigneto ha grandi doti su cui investire e limiti da conoscere. C’è chi regala più struttura e chi più tannino, c’è chi svela gustose note fruttate e chi ci inebria con la spezia. C’è chi si presenta con un bouquet floreale ed elegante, chi regala inattese note balsamiche, chi sa essere deciso, quasi arrogante. Chi va incoraggiato e chi va ammorbidito, perché spigoloso e ruvido di natura. Le differenze sono la nostra ricchezza e non vanno annientate, ma esaltate”. È proprio a partire da questa convinzione che nasce il progetto “Sinestesie”: ogni vino è in grado di regalare emozioni, ha un proprio carattere capace di raccontare di sé e del territorio da cui proviene, con sfumature diverse. L’espressione di ogni sorso può essere fortemente influenzata dal contesto, dallo stato d’animo che si prova, dai sapori, dagli umori di un momento. Ogni sorso è un viaggio, dentro il vino e dentro sé stessi, e “Sinestesie” è un progetto nato per accompagnare le persone in questo percorso immersivo e suggestivo. Verduno, 7 giugno 20
TRA STORIA E MIXOLOGY - IL NUOVO ISTITUTO DEL VERMOUTH DI TORINO si presenta in un intenso calendario di appuntamenti Douja d’Or di Asti, Cheese a Bra e tre giorni di eventi a Canelli: l’Istituto del Vermouth di Torino nelle prossime settimane si presenterà in un intenso calendario di appuntamenti tutti piemontesi. “Sulle strade del Vermouth di Torino, tra storia e mixology – Il nuovo Istituto del Vermouth di Torino” consentirà di approfondire le storiche connessioni tra la bevanda simbolo della città di Torino e i territori della provincia. Dichiara il presidente Roberto Bava: “Con le feste di settembre l’Istituto del Vermouth di Torino riporta il Vermouth nelle terre di produzione, a chi lo possiede nella sua genetica culturale ma ha dimenticato che gusto ha. Invito tutti alla Douja d’Or, a Cheese e a Canelli sulle strade del Vermouth di Torino”. Al centro degli incontri del mese di settembre dunque, tre secoli di storia e cultura del bere veicolati da un prodotto la cui creazione si concentrava, fin dall’origine, sull’asse Torino – Pessione – Asti – Canelli, zona interessata dalla felice convivenza di vigneti e coltivazioni di altro genere, necessarie alla produzione migliore, culla del savoir faire piemontese e della passione, indispensabile ingrediente necessario alla trasmissione tra le generazioni di ricette originali e metodi di produzione. Come spiega Fulvio Piccinino infatti: “È curioso notare come quasi tutti i marchi nacquero a Torino, in pieno centro e poi si trasferirono per motivi logistici, e non solo, all’esterno della sua cinta daziale. Quasi tutti i produttori iniziarono con piccole botteghe di rivendita vino e liquori, drogherie o pasticcerie, per poi diventare vere e proprie industrie. La diaspora da Torino iniziò con il successo commerciale del prodotto, che rese il controllo dei costi un elemento fondamentale, come in ogni produzione industriale. La vicinanza con la materia prima, il vino, fece trasferire la maggioranza delle aziende nella zona di Asti, dove era reperibile il Moscato che poteva essere acquistato in quantità senza l’aggravio del trasporto. Chi non si trasferì in campagna, a Santa Vittoria d’Alba come Cinzano o a Costigliole d’Asti come Cora, si costruì una sede nelle vicinanze degli snodi ferroviari importanti (…)”. “Sulle strade del Vermouth di Torino, tra storia e mixology – Il nuovo Istituto del Vermouth di Torino” nelle sue diverse articolazioni sarà anche l’occasione per conoscere l’Istituto che si è costituito ufficialmente lo scorso 7 aprile per rappresentare la storica bevanda in Italia e nel mondo. Dell’Istituto fanno parte i marchi dei principali produttori presenti oggi sul mercato: Berto, Bordiga, Del Professore, Carlo Alberto, Carpano, Chazalettes, Cinzano, Giulio Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Giovanni Sperone, Vergnano e Tosti ed altri si aggiungeranno. Il presidente è Roberto Bava e il vice presidente è Giorgio Castagnotti. ASTI, DOUJA D’OR, 9 SETTEMBRE 2017 – Ad Asti, in occasione dell’inaugurazione della Douja d’Or, l’Istituto del Vermouth di Torino si racconterà nel corso di un incontro in programma sabato 9 settembre alle 16 nella Sala degli Specchi di Palazzo Ottolenghi (corso Alfieri 350). Le voci che si alterneranno nel racconto degli aneddoti legati alla lunga storia del Vermouth di Torino saranno quelle del presidente dell’Istituto del Vermouth di Torino Roberto Bava, del vice presidente Giorgio Castagnotti, di Giovanni Chazalettes (discendente da una storica famiglia di produttori di Vermouth e liquori tra Chambery e Torino), di Piero Miravalle (“courtier” e mediatore storico delle grandi case produttrici), di Pierstefano Berta (studioso, che dal 1985 si occupa professionalmente di aspetti tecnologici, culturali e di mercato dell’enologia), di Carlo Vergnano (socio fondatore dell’Istituto, produttore e decano dell’Istituto). A moderare l’incontro sarà Fulvio Piccinino (sommelier e barman, docente e scrittore, socio onorario dell’Istituto). L’incontro sarà preceduto in mattinata, alle 11 a Palazzo Gazelli, da una speciale edizione di Esperienza Vermouth, seminario tenuto da Fulvio Piccinino che unisce storia, cultura e un bel momento di pratica produttiva su questa eccellenza enologica (su invito) . BRA, CHEESE, 15/18 SETTEMBRE 2017 – Aperitivo di lunga tradizione, ingrediente chiave per la miscelazione contemporanea, ottimo fine pasto. Ma la versatilità del Vermouth di Torino gli consente di essere anche un perfetto abbinamento con diversi formaggi: anche per questo l’Istituto del Vermouth di Torino avrà un proprio spazio a Bra durante la manifestazione Cheese, dal 15 al 18 settembre. Nell’area di piazza Spreitenbach, organizzata in collaborazione tra Regione Piemonte e Assopiemonte Dop e Igp, il container della Regione sarà infatti interamente dedicato alla degustazione del Vermouth di Torino. L’occasione giusta per assaggiare, guidati da barman esperti, i vermouth delle aziende e dei marchi che hanno fondato l’Istituto del Vermouth di Torino: Berto, Bordiga, Del Professore, Carlo Alberto, Carpano, Chazalettes, Cinzano, Giulio Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Sperone, Vergnano e Tosti. CANELLI 21/23 SETTEMBRE 2017 – Tre giornate dedicate al Vermouth di Torino organizzate a Canelli, storica capitale della produzione di Vermouth di Torino insieme ad Asti e Torino. Si inizia giovedì 21 settembre alle 21 con il seminario Esperienza Vermouth che si svolgerà all’Enoteca Regionale di Canelli (massimo 35 persone su prenotazione e a pagamento: info 0141-822640). Venerdì 22 settembre a partire dalle 21 da Gancia si terrà il concerto “Le grandi musiche del Vermouth”. Il concerto sarà eseguito dalla Banda Musicale Città di Canelli. L'ingresso è gratuito. Nel corso della serata saranno consegnati i premi “Vino e Territorio” a cura dell'OICCE (Organizzazione Interprofessionale per la Comunicazione delle Conoscenze in Enologia) in collaborazione con il Comune di Canelli. Sabato 23 sempre a casa Gancia (sala cinema), dalle 15, si terrà il convegno “Vermouth di Torino e comunicazione”: un viaggio alla scoperta del Vermouth di Torino e del modo di promuoverlo da parte di alcune delle case storiche dell’Istituto del Vermouth di Torino. A partire dalle 21, all’Enoteca Regionale di Canelli, si svolgerà l’incontro “Il Vermouth di Torino tra storia e magia delle erbe” e la degustazione dei vermouth delle case canellesi (massimo 50 persone, 10 euro l’ingresso, info 0141-822640) a cura di Fulvio Piccinino. È gradita la prenotazione. Sabato 23 e domenica 24 a partire dalle 19 nei bar di Canelli ci sarà “La Notte del Vermouth di Torino”, in collaborazione con le aziende locali che proporranno cocktail e degustazioni in abbinamento a piatti della tradizione accompagnati dalle note live di gruppi musicali. Per tutta la settimana “Vermouth di Torino e Gastronomia”: nei ristoranti canellesi che saranno indicati si potranno scegliere menu che includono il Vermouth di Torino nelle preparazioni. IL VERMOUTH DI TORINO - La storia: Il Vermouth di Torino è conosciuto nel mondo per la tradizione e la storicità della produzione. La sua fama è indissolubilmente legata al Piemonte e a Torino, dove nel secolo XVIII, si sviluppò una vera e propria aristocrazia di vermuttieri grazie ai quali, in misura e modi diversi, la diffusione del Vermouth di Torino divenne internazionale, raggiungendo in tutta Europa una grande risonanza. Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di lavorazione: le nuove hanno affiancato via via le più antiche e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e a valorizzare la tradizionale produzione di questo prodotto. L’iter amministrativo: Il Vermouth (o Vermut) di Torino è inserito tra le denominazioni geografiche comunitarie sin dal 1991, senza che ne siano state indicate le caratteristiche o i processi produttivi per distinguerlo dalla più ampia categoria Vermouth a cui appartiene. Da oltre 20 anni ed in numerose occasioni, i produttori di Vermouth, consapevoli della necessità di una regolamentazione, si sono incontrati per definire un disciplinare di produzione in grado di elevare maggiormente questo grande aperitivo della tradizione piemontese. Siamo giunti finalmente al traguardo con il decreto 1826 del 22 marzo 2017 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha accolto la richiesta di protezione presentata nei mesi scorsi dalla Regione Piemonte e ha riconosciuto l’indicazione geografica Vermouth di Torino / Vermut di Torino. "Il Vermouth di Torino – si legge nel decreto - è il vino aromatizzato ottenuto in Piemonte a partire da uno o più prodotti vitivinicoli italiani, aggiunto di alcol, aromatizzato prioritariamente da Artemisia unitamente ad altre erbe, spezie". La zona di produzione: Comprende l'intero territorio del Piemonte. Le caratteristiche sensoriali: Il Vermouth di Torino deve avere colore da bianco a giallo paglierino fino a giallo ambrato e rosso: le singole caratteristiche sono legate agli apporti cromatici determinati dai vini, dalle sostanze aromatizzanti e dall'eventuale impiego di caramello. Odore intenso e complesso, aromatico, balsamico, armonico talvolta floreale o speziato. Sapore morbido, equilibrato tra le componenti amare - indotta dalla caratteristica aromatica dell'Artemisia - e dolci che variano a seconda delle diverse tipologie zuccherine. Titolo alcolometrico tra 16% vol e 22% vol. I principi aromatici: Possono essere estratti mediante le tecnologie disponibili utilizzando come supporto vino, alcol, acqua, soluzioni idroalcoliche. Tra le materie prime principali del Vermouth di Torino ritroviamo le piante del genere ARTEMISIA, essendo obbligatoria la presenza delle specie absinthium e/o pontica coltivate o raccolte in Piemonte. Per la dolcificazione si può usare zucchero, mosto d'uve, zucchero caramellato e miele. Per la colorazione si può usare soltanto il caramello. La denominazione può essere integrata con le diciture: EXTRA SECCO o EXTRA DRY per prodotti il cui tenore di zuccheri è inferiore ai 30 grammi per litro SECCO o DRY per vermouth con meno di 50 grammi per litro DOLCE per prodotti il cui tenore è pari o supera i 130 grammi per litro. Nella lista degli ingredienti è possibile indicare il riferimento ai VINI BASE impiegati con le specifiche denominazioni d'origine o indicazioni geografiche qualora rappresentino almeno il 20% in volume del prodotto finito. Il disciplinare prevede la tipologia VERMOUTH SUPERIORE per il prodotto con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol, composto di vini prodotti in Piemonte pari ad almeno 50% ed aromatizzato anche se non esclusivamente, con erbe - diverse dall'assenzio - coltivate o raccolte in Piemonte. L’ISTITUTO DEL VERMOUTH DI TORINO - A conclusione di un lungo iter che ha portato alla definizione legale della denominazione “Vermouth di Torino” attraverso il decreto attuativo inviato a Bruxelles dal Ministero dell’Agricoltura, le aziende che ne hanno condiviso il percorso hanno fondato l’Istituto del Vermouth di Torino. L’organismo è stato costituito venerdì 7 aprile 2017 a Torino, davanti al notaio Paolo Bonomo, dalle aziende e dai marchi che rappresentano la stragrande maggioranza della produzione di questa denominazione. L’Istituto del Vermouth di Torino ha sede nel capoluogo piemontese, la struttura operativa e i programmi di attività sono in corso di perfezionamento dovendo operare in diversi mercati e con molti obiettivi da raggiungere. L’Istituto è un’associazione che ha lo scopo valorizzare, promuovere ed elevare la qualità del Vermouth di Torino, la diffusione sui mercati attraverso il lavoro sinergico di tutti i produttori. Fondamentale sarà la collaborazione con Associazioni di categoria, l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, gli enti che sin dall’inizio hanno fortemente sostenuto, con i produttori, questa nuova vita del Vermouth in Piemonte.
Il gusto di 132 anni di storia tra metodo classico Alta Langa DOCG e Vermouth di Torino nel Padiglione 10 Stand Q3 da Cocchi al Vinitaly di Verona, da domenica 2 a mercoledì 5 aprile 2023. I NUOVI MILLESIMI DI ALTA LANGA DOCG DI COCCHI AL VINITALY - Da non perdere, a nei giorni della manifestazione, l’assaggio dei nuovi millesimi di Alta Langa DOCG Cocchi, a partire dal Totocorde 2017: etichetta bandiera dell’Alta Langa Cocchi, una classica cuvée di uve Pinot nero e Chardonnay la cui qualità deriva da uve impeccabili, una competenza nella produzione di vini spumanti e una lunga fermentazione nelle storiche cantine. Bianc ‘d Bianc si presenta con il millesimo 2017 Una cuvée speciale che esalta la forza del territorio attraverso l’espressione dello Chardonnay in purezza. La cuvée è composta dalle uve coltivate in vigne dalla terra bianca marnoso-calcarea che rendono il vino sapido e longevo, il biotipo coltivato è di tradizione borgognona. Cocchi è stata la prima azienda a produrre un Alta Langa DOCG da solo Chardonnay. Per Rösa, prodotto con solo Pinot nero, il millesimo è il 2018. Il vino conserva uno spettacolare colore rosa ed è uno spumante di grande temperamento, il suo stile speziato, che si accentua con il tempo, lo rende idealmente un grande brut gastronomico. Cocchi è stato il primo produttore a pensare e a realizzare un Alta Langa DOCG rosato. Pas Dosé è il brut nature di Cocchi, prodotto con Pinot nero in purezza, da annate importanti, con uve caratterizzate da concentrazione e acidità ben bilanciate e che fin dalla vendemmia lasciano prevedere una cuvée da lungo affinamento. Questo vino è stato inserito dalla rivista americana Wine Enthusiast tra i 100 Best Wines del 2022 e si presenta al Vinitaly con il millesimo 2016. VERMOUTH E VINI AROMATIZZATI DI COCCHI AL VINITALY – Le bollicine Cocchi, stavolta di metodo italiano, saranno protagoniste anche nei cocktail realizzati a Vinitaly insieme all’ormai leggendaria e premiatissima gamma dei vermouth e dei vini aromatizzati Cocchi: “Cocchi Sparkling Cocktails @Vinitaly2023”, questo il nome della lista dedicata all’edizione 2023 della grande kermesse veronese. L’appuntamento allo stand Cocchi con i cocktail si svolgerà nelle giornate di domenica 2 aprile, lunedì 3 aprile e martedì 4 aprile alle 11 e alle 16, e nella giornata di mercoledì 5 aprile alle 11. In assaggio “Est and West” con Cocchi Americano, “Sbagliato” con Storico Vermouth di Torino e Cocchi Brut, “Cocchi Spritz Rosa” con Aperitivo Americano Cocchi Rosa e Brachetto d’Acqui Cocchi e “Cocchi Sangria” con Vermouth Amaro Dopoteatro e Asti DOCG.
I Cooking Show, le Cene insolite, la Grande Enoteca della Fiera, un Laboratorio del Gusto: ecco tutti i momenti in cui l’Alta Langa DOCG sarà protagonista in Fiera Anche quest’anno il Consorzio Alta Langa sarà presente alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, giunta alla sua 93ª edizione: il Consorzio entra tra i Main Sponsor e l’Alta Langa DOCG si conferma Official Sparkling Wine della manifestazione, che andrà in scena dal 7 ottobre al 3 dicembre 2023. “Anno dopo anno lavoriamo per consolidare ed esaltare il legame tra Alta Langa Docg e Tartufo Bianco d’Alba – commenta la presidente del Consorzio Mariacristina Castelletta –: un matrimonio di gusto e di intenti, in cui l’impegno comune è quello di promuovere al meglio queste due eccellenze in Italia e nel mondo”. Le aziende del Consorzio che partecipano alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco con i loro vini Alta Langa sono: Araldica - Il Cascinone; Banfi; Bera; Berutti; Bosca; Agricola Brandini; Cantina Alice Bel Colle; Cantina Vallebelbo; Casa E. di Mirafiore; Cascina Cerutti; Cerrino; Contratto; Coppo; Daffara & Grasso; Deltetto; Enrico Serafino; Ettore Germano; Fabio Perrone; Fontanafredda; Gancia; Giulio Cocchi; Il Falchetto; Ivaldi; Marcalberto; Mario Giribaldi; Mauro Sebaste; Pecchenino; Poderi Cusmano; Poderi Vaiot; Rapalino; Ravasini - Cascina Bretta Rossa; Rizzi; Roberto Garbarino; San Silvestro; Sara Vezza; Tenuta Carretta; Terrabianca; Terre del Barolo; Tosti1820. Le Alte Bollicine Piemontesi accompagneranno i piatti dei Cooking Show Tutti i fine settimana andranno in scena i Cooking Show nella Sala Beppe Fenoglio, all’interno del Cortile della Maddalena adiacente al Mercato mondiale del Tartufo. I Cooking Show permettono di scoprire i segreti dei più quotati chef nazionali e internazionali che faranno assaporare le loro preparazioni con il Tartufo Bianco d’Alba. In abbinamento sarà servito l’Alta Langa DOCG dei produttori del Consorzio, nell’iconico calice “Terra”, progettato da Italdesign e realizzato dai maestri del cristallo di Collevilca. Questi gli chef che si avvicenderanno ai fornelli in occasione dei Cooking Show: Gabriele Boffa** (Locanda Sant’Uffizio – Enrico Bartolini); Alessandro Mecca (Al Castello di Grinzane Cavour); Flavio Costa* (Ristorante 21.9); Fabio Sgrò* (Guido da Costigliole); Pasquale Laera* (Ristorante Borgo Sant’Anna); Fernando Tommaso Fiorino (Arborina); Ugo Alciati* (Guido Ristorante); Enrico Marmo* (Balzi Rossi); Luca Zecchin (Coltivare); Alberto Quadrio; Giuseppe d’Errico* (La Madernassa Ristorante & Resort); Stefano Sforza (Ristorante Opera); Pino Cuttaia** (La Madia); Dennis Cesco (Ristorante Damà – Relais Villa d’Amelia); Gennaro Esposito** (Ristorante Torre del Saracino); Paolo Griffa* (Al Caffé Nazionale); Michelangelo Mammoliti (La Rei Natura, Il Boscareto); Maurizio Bufi (Ristorante Il Fagiano, Grand Hotel Fasano); Andrea Rizzi (Ristorante 12 Monaci); Marco Stagi* (Bolle Restaurant); Andrea Berton (Ristorante Berton); Antonella Ricci e Vinod Sookar*; Davide Palluda* (All’Enoteca); Francesco Marchese* (Ristorante Fre – Réva Resort); Anna Ghisolfi (Anna Ghisolfi Ristorante); Antonio Ziantoni* (Zia Restaurant); Giorgio Pignagnoli* (Ristorante Nove – Villa della Pergola); Eugenio Boer (Ristorante Bu:r); Raffaele Lenzi* (Ristorante Al Lago); Andrea Larossa* (Andrea Larossa Ristorante); Mauro Elli* (Il Cantuccio); Margherita Giampiccolo (Très); Francesco Costantini (Moda Venue); Paolo Pettenuzzo; Michele Minchillo* (Vitium Restaurant); Massimiliano Musso* (Ristorante Albergo Cà Vittoria); Giuseppe Daniele (Unitum); Luigi Taglienti (Ristorante Io Luigi Taglienti). Alta Langa DOCG alle “Cene Insolite” e una speciale cena dedicata alle Alte Bollicine Piemontesi Anche nel corso delle Cene Insolite, cene d’eccellenza cucinate da prestigiosi cuochi stellati, così nominate perché si svolgono in luoghi non solitamente utilizzati per la cucina, l’Alta Langa DOCG sarà servito ai partecipanti in abbinamento con i piatti di grandi chef del panorama nazionale che incontrano il Tartufo Bianco d’Alba. Al Teatro Sociale di Alba si succederanno Pino Cuttaia**, Gennaro Esposito**, Andrea Berton*. Una speciale cena dedicata alle Alte Bollicine Piemontesi si svolgerà al Castello di Roddi, chef Michele Minchillo*, venerdì 10 novembre: durante la serata sarà possibile scegliere liberamente quale etichetta degustare in abbinamento ai piatti dello chef tra un’ampia carta di Alta Langa DOCG. Alta Langa DOCG nella Grande Enoteca della Fiera Come ogni anno, il metodo classico piemontese si potrà degustare all’interno della Grande Enoteca della Fiera dove un settore sarà espressamente riservato alle etichette di Alta Langa DOCG del Consorzio. Laboratori del Gusto: “Alta Langa DOCG: alla scoperta delle Alte Bollicine Piemontesi” Nella Sala Beppe Fenoglio nel Cortile della Maddalena il 22 ottobre alle 15 si svolgerà un laboratorio del gusto guidato dal sommelier Davide Buongiorno e dedicato alla scoperta delle Alte Bollicine Piemontesi dell’Alta Langa DOCG. Biglietti sul sito della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.
La Prima dell’Alta Langa 2024 si terrà il prossimo lunedì 18 marzo, dalle 10 alle 17:30, al Teatro Regio di Torino, teatro tra i più grandi d’Europa e una delle più celebri istituzioni lirico-sinfoniche del panorama nazionale, con cui il Consorzio Alta Langa ha stretto una partnership dalla scorsa estate La grande degustazione dei vini Alta Langa attualmente presenti sul mercato è riservata a un pubblico di operatori professionali: enotecari, ristoratori, barman, operatori HoReCa, buyer, distributori, giornalisti. Per accedere all’evento è necessario registrarsi nell’area dedicata del sito del Consorzio altalangadocg.com Si tratta della sesta edizione della manifestazione che negli anni si è spostata in luoghi diversi accomunati dalla bellezza: le prime due edizioni si sono svolte al Castello di Grinzane Cavour, un’edizione a Milano, a Palazzo Serbelloni, e una torinese, all’interno del Museo di Italdesign dove è stato presentato l’iconico calice “Terra”. L’edizione più recente, nel maggio 2023, si è svolta invece all’interno della suggestiva Reggia di Venaria. Sessantacinque produttori di Alta Langa saranno presenti alla grande degustazione al Teatro Regio con il proprio banco d’assaggio, oltre 150 etichette tra nuove cuvée e alcuni vecchi millesimi Abrigo Fratelli , Agricola Brandini, Anna Maria Abbona. Araldica Il Cascinone. Banfi. Bel Colle. Beppe Marino. Bera. Borgo Maragliano. Bosca. Calissano. Cantina Alice Bel Colle. Cantina Clavesana. Casa E. di Mirafiore. Cascina Bretta Rossa. Ravasini. Cascina Cerutti. Cavallero. Cerrino. Cocchi. Colombo. Contratto. Coppo. Daffara & Grasso. Deltetto. Enrico Serafino. Ettore Germano. Fabio Perrone. Ferraris Agricola. Fontanafredda. Fratelli Grimaldi. Gallo. Gancia. Garesio. Ghione. Il Falchetto. Ivaldi. La Fusina LHV. Avezza Marcalberto Mario Giribaldi. Marziano Abbona. Mascarello Michele & Figli. Matteo Correggia. Mauro Sebaste. Monsignore Paolo. Berutti Pecchenino. Pianbello. Piazzo Comm. Armando. Podere Gagliasso. Poderi Cusmano. Poderi Vaiot. Rapalino Fratelli Rizzi .Roberto Garbarino. Roccasanta San Silvestro . Sara Vezza .Tenuta Carretta. Tenuta Rocca- Tenuta Santa Maria del Garino . Terrabianca Terre del Barolo . Tosti1820. Vite Colte Due masterclass (a numero chiuso, su prenotazione) accompagneranno il pubblico all’approfondimento del potenziale di invecchiamento delle Alte Bollicine Piemontesi. Sarà inoltre possibile visitare i dietro le quinte del Teatro accompagnati da una guida. Questo il commento di Mariacristina Castelletta, presidente del Consorzio Alta Langa: “Anno dopo anno, edizione dopo edizione, l’evento del Consorzio Alta Langa cresce e si consolida, così come la nostra compagine: se nella prima edizione del 2018 i produttori presenti alla manifestazione erano 18, con circa 40 etichette in degustazione, l’anno scorso a Venaria eravamo in 60 aziende con 150 diversi vini. La Prima dell’Alta Langa si conferma l’occasione per poter assaggiare un’ampissima selezione di Alte Bollicine Piemontesi, incontrare i produttori ed entrare pienamente a contatto con lo spirito di una denominazione in netto sviluppo, in Italia e non solo”. Per informazioni scrivere a: [email protected]
Ci sono vini che si fanno amare al primo assaggio. Che si fanno ricordare. Che entrano nella storia. Vini che la storia, in qualche modo, sanno plasmarla. È il caso del Bricco dell’Uccellone di Braida, prima vendemmia 1982, esattamente 40 anni fa In un contesto in cui la Barbera era considerata un vitigno di scarso prestigio, l’avanguardista Giacomo Bologna reinterpretò il potenziale di quest’uva con una visione aperta alla modernità e all’internazionalità. Giacomo seppe pensare in grande: la sua “ricetta” si basò sulla selezione dei cru, le rese molto più basse dell’ordinario e l’affinamento del vino in barrique di rovere francese per donare al vino eleganza e struttura. Questi furono gli strumenti principali per rivendicare dignità e dare nuova enfasi a uno dei vitigni principali del Piemonte, inaugurando per la Barbera una fase rivoluzionaria che fu presto presa ad esempio da gran parte degli altri produttori. Tre anni dopo la prima vendemmia, all’uscita in commercio di questa bottiglia che all’epoca era etichettata come “vino da tavola”, il successo fu travolgente. I riconoscimenti iniziarono a piovere immediatamente sul Bricco dell’Uccellone, tanto che la giornalista inglese Jancis Robinson, nel suo Oxford Companion to Wine, alla voce Barbera scrive: “L’uomo che per primo mise la Barbera sul piedistallo, dimostrando che era un vino serio, fu Giacomo Bologna dell’azienda Braida, il cui Bricco dell’Uccellone fu la prima Barbera a essere commercializzata a livello internazionale”. A suggellare questo percorso, nel 2019 al Castello di Bensberg, il Bricco dell’Uccellone Braida ha ricevuto il riconoscimento “Wein Legende”, il primo vino piemontese a essere annoverato nella hall of fame dei vini più importanti del mondo e terzo vino italiano. Il primo grappolo del 2022 di questa Barbera è stato vendemmiato il 12 settembre. Una nuova sfida, secondo Giuseppe Bologna, proprietario dell’azienda insieme alla sorella Raffaella: “Dal 1994, quando raccolsi totalmente la responsabilità della produzione in azienda, ne ho viste di annate strane… Questa è sicuramente senza paragoni, una vendemmia storica ma allo stesso tempo senza riferimenti storici applicabili: emozioni del tutto nuove”. Tra tre anni se ne scoprirà il valore nel calice. Intanto, il colpo d’occhio di tutte le annate in commercio fino ad oggi presentate da Giuseppe e Raffaella Bologna (si arriva alla 2019) è d’effetto. Alcune curiosità? L’Uccellone era il soprannome di una donna che viveva nella collina delle vigne. Il suo naso ricordava il becco di un uccello, in più vestiva sempre di nero: questo le valse il soprannome in paese. Da qui il nome Bricco dell’Uccellone. Sin dalla prima vendemmia, 1982, l’etichetta del Bricco dell’Uccellone non è mai cambiata: insieme all’etichetta de La Monella fu il primo lavoro di Giacomo Bersanetti e Chiara Veronelli, quando la disegnarono la loro agenzia doveva ancora nascere. In etichetta il Bricco reca con orgoglio l’indicazione “Barbera di Rocchetta Tanaro” dal 1982 al 1994, poi il disciplinare cambia a Barbera d’Asti DOC. La prima annata di Bricco dell’Uccellone fu prodotta in 9.800 bottiglie. La bottiglia del 1985 ha la capsula di un colore più scuro delle altre. La bottiglia della vendemmia 1993 è diversa da tutte le altre, leggermente più alta, per via di un blocco della produzione in Francia. La prima bottiglia con la serigrafia Braida, per evitare il rischio di contraffazioni, è quella della vendemmia 2004. L’unica vendemmia non prodotta è stata la 2002, per le condizioni climatiche avverse. La prima annata a riportare la DOCG Barbera d’Asti è la 2008. Diversi animali domestici e alcuni cavalli sono stati battezzati Bricco dell’Uccellone. Nel 2015, in occasione dei primi trent’anni dall’entrata in commercio del Bricco dell’Uccellone, è stato costruito un racconto corale con foto, storie e aneddoti su questo vino.
«Il Vinitaly dell’anno scorso, dopo due edizioni di restrizioni a causa della pandemia, aveva dimostrato quanta voglia di ripresa ci fosse tra gli operatori. Le aziende che parteciparono nel 2022, e che come Piemonte Land rappresentammo, furono molto soddisfatte di quella edizione per l’alta presenza di importatori e di altre figure professionali del settore. Per questo, come Piemonte Land anche quest’anno sentiamo forte la responsabilità di partecipare a Vinitaly e di essere, in questa occasione così importante, la casa comune e il punto di riferimento per le aziende vinicole piemontesi raccolte attorno a un’unicità d’intenti e rappresentanti tutte le aree vitivinicole piemontesi, come le Langhe, il Roero, il Monferrato, il Tortonese e gli altri grandi territori a vocazione vinicola del Piemonte». Così Filippo Mobrici (Consorzio Barbera), vicepresidente, con Paolo Ricagno (Consorzio Brachetto), di Piemonte Land of Wine, il super Consorzio che armonizza le attività promozionali dei Consorzi vinicoli piemontesi, presenta e definisce la partecipazione dell’ente all’edizione 2023 della Fiera vinicola di Verona in calendario dal 2 al 5 aprile. Come di consueto Piemonte Land gestirà l’area della Regione Piemonte nel Padiglione 10, area G2, dove si svolgeranno forum e incontri, incontri con la stampa e presentazioni. Del resto alla Fiera della città scaligera sono rappresentate molte realtà vitivinicole provenienti dai più vocati territori piemontesi. A questo proposito i dati di Piemonte Land parlano chiaro: A Verona 2023 sotto l’ombrello di Piemonte Land of Wine ci saranno 40 aziende associate al Consorzio del Barolo oltre a 4 langarole non associate, 8 associate al Consorzio del Roero più una roerina non associata, una trentina associate al Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, 13 al Gavi, 21 arrivano dal Consorzio Alto Piemonte, 5 dai Colli Tortonesi, tre aziende dal Brachetto, 18 quelle associate al Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti, 7 dal Consorzio di Caluso, 4 dal Monferrato Casalese con l’Ovada docg che avrà un suo desk nell'area commerciale. Numeri che, inequivocabilmente, dimostrano come tra i produttori ci sia ancora molto interesse verso la manifestazione veronese. Spiega Mobrici: «Il Vintaly è un evento diverso da altri appuntamenti più legati al pubblico professionistico. A Verona, infatti, si creano splendide occasioni d’incontro, per confrontarsi, per lanciare iniziative e progetti, per conoscersi. È questo l’aspetto “pop” del Vinitaly, che non solo lo distingue da altri eventi del vino, ma sottolinea anche la vicinanza della manifestazione alla cultura italiana del vinofatta di convivialità, condivisione e di quel tocco di creatività legata a storia, innovazione e grande conoscenza tecnica, che fanno del nostro comparto vitivinicolo, e segnatamente di quello piemontese, un unicum nel mondo, un caso particolare che si può incontrare, nella sua completezza, solo ed esclusivamente al Vinitaly di Verona. Per questo dire “ci vediamo al Vinitaly” non è solo un appuntamento di lavoro, ma anche un modo per incontrarsi e rinnovare amicizie e collaborazioni, intese e progetti comuni». Il Consorzio Piemonte Land of Wine Piemonte Land of Wine nasce il 29 luglio 2011 per offrire ai consorzi di tutela del vino piemontesi un punto d’incontro per confrontarsi, individuare operatività e strategie comuni utili alla promozione del vino piemontese in Italia e nel mondo. Piemonte Land, che rappresenta oggi tutti i 14 Consorzi del vino ufficialmente riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura, promuove gli oltre 44.000 ettari di vigneto piemontesi, che dalle province di Alessandria, Asti e Cuneo si estendono fino ai piedi delle Alpi. Un grande patrimonio enologico, per l’80% costituito dalle 18 Docg e 41 Doc regionali. Prima esperienza italiana di condivisione delle politiche promozionali tra Consorzi, Piemonte Land continua incessante la sua opera a favore non solo dei vini, ma anche dell’eccellenza agroalimentare e delle bellezze di una delle regioni vitivinicole più importanti al mondo, i cui territori sono divenuti patrimonio mondiale dell’umanità UNESCO nel 2014.
MAPPAMONDO Culture di Viaggio Culture in Viaggio Borgo medievale di Torino 1-3 luglio 2016 INGRESSO LIBERO Vele issate e vento in poppa per la quarta edizione di Mappamondo, la kermesse dedicata al tema del viaggio, che prende il largo dopo il successo degli anni scorsi, dall’1 al 3 luglio nella splendida cornice del Borgo medievale di Torino. Saranno tre giorni di festa, musica, spettacoli, performaces, workshop, cooking show, incontri e assaggi per scoprire con gusto il mondo vicino e lontano. E poiché un grande viaggio inizia sempre con un primo passo, come recita Lao Tse, a Mappamondo esplorerete le diverse dimensioni del viaggio: da quello interiore, tra introspezione e spiritualità a quello d’autore o d’avventura, scoprendo mete inedite e originali, ma anche quello tra le culture che ci circondano. Mappamondo ospita infatti alcune tra le associazioni interculturali più attive nella nostra città alle quali riserva uno spazio d’incontro e d’intrattenimento con il pubblico, per far conoscere la ricchezza dell’offerta multiculturale della nostra Città: dalle danze alle discipline orientali. Mappamondo è anche un Suq, un Bazar delle Mercanzie, dove potrete scoprire, osservare, toccare, annusare, acquistare, scambiare, oggetti, ingredienti, prodotti di terre lontane, accuratamente selezionati per voi, ma anche il luogo dove gustare al top a pranzo, a cena, all’ora dell’aperitivo o per il vostro after hours alcune tra le migliori cucine del mondo: indiana, persiana, peruviana, ma anche italiana con una particolare attenzione alle cucine di strada e a quelle veg, oltre a tè pregiati, birre artigianali, vini e bevande dal mondo Mappamondo è un’iniziativa pensata per il grande pubblico e per le famiglie, per questo motivo, nonostante la manifestazione non goda di alcun contributo pubblico, abbiamo voluto mantenere l’ingresso libero e gratuito. Mappamondo è un progetto ideato dal giornalista “gastronomade” Vittorio Castellani aka Chef Kumalé, organizzato in collaborazione con la Fondazione Torino Musei, con il Patrocinio della Regione Piemonte, della Città di Torino e dei Maestri del Gusto della Camera di Commercio di Torino. MAPPAMONDO 2016 Programma VENERDI1 LUGLIO 17h00 Inaugurazione e apertura degli stand 18h30 – 20h00 | Cortile del Melograno Performance di danze orientali con Federica Borgogno 21h00 | Cortile del Melograno Musiche cubane con il duo Angelica Mente SABATO 2 LUGLIO 11h00 – 12h00 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé Ditakh, bouye, bissap… viaggio tra i frutti topicali del Senegal con Fatima Gueyédi Baobab Juice 12h00 – 13h00 | Sala Ozegna Bollywood Party by Francesca Rosso 15h30 - 16h30 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé “La manioca nella cucina brasiliana: il pão de queijo” + presentazione del libro “SaborBrasil: ricette con storia della cucina brasiliana” interverrà l’autrice Fernanda Bocconi Azadinho 16h00 - 17h30 | Salone San Giorgio Lezione di danza indiana Odissi a cura del gruppo Kalinga 17h30 - 18h30 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé “ElCeviche: il pesce crudo marinato nelle contaminazioni della cucina nippo-peruana” Con la chef RoxanaRondan del ristorante La Rustica Latina 19h00 -20h00 | Salone San Giorgio Aperitivo meditativo. Sensorialità e coscienza a cura di Fabiana Bardi, psicoterapeuta 19h00 – 20h00 | Cortile del Melograno Calimbo brasiliano a cura dell’Associazione Wara 20h00 – 20h40 | Cortile del Melograno Performance di danze indiane Odissi a cura del gruppo Kalinga 21h30 – 22h30 | Cortile del Melograno Reggae Nite Musiche jamaicane con il duo Angelica Mente DOMENICA 3 LUGLIO 11h00 - 12h00 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé “Kuku Sabzi &Doogh: frittata di erbette e drink di yogurt frizzante alle spezie” Le erbe aromatiche e le spezie nella cucina iraniana, con NiloufarNojabaei del ristorante Persian Food 12h00 -13h00 | Salone San Giorgio Workshop di meditazione in movimento Il risveglio dei sensi a cura di Fabiana Bardi, psicoterapeuta 15h30 – 16h30 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé La cucina del nord della Grecia, con Luigi Ratclif e il giornalista de La Stampa Rocco Moliterni. Presenteramo una ricetta tratta dal libro "La Cucina del Monastero del Monte Athos" del Monaco Epifanios di Mylopotamus, in collaborazione con l’Associazione Piemonte Grecia. 16h00– 17h00 | Salone San Giorgio Lezione di danze orientali con Artemide Danza 17h30 – 18h30 | Sala Ozegna Cooking show Cucine di Viaggio con Chef Kumalé L’Argentina de Las Empanadas: dalla criolla alla arabe, dalla italiana alla alemana, con Thea Galante del Ristorante argentino Volver. 17h30 – 18h00 | Cortile del Melograno Musica classica indiana Raga a cura di KamodRaj e Riccardo Di Gianni 18h00 – 18h30 | Cortile del Melograno Lezione streetshaabi hip hop con Artemide danza 18h30 – 19h00 | Salone San Giorgio Performance di Capoeira a cura di Capoeira Senzala 19h00– 20h00 | Cortile del Melograno Spettacolo di Danze Orientali a cura di Artemide Danza ESPOSITORI Banco della Salute prodotti erboristici e dermacosmetici a base di erbe officinali, fiori, frutta e sale rosa dell’Himalaya Abbey School scuola di lingue www.abbeyschool.it Ama te stesso confetture, composte, frutta e verdura disidratata, sali aromatizzati www.amatestesso1993.com Ass. Cult. Luma Luma artigianato aborigeno australiano http://lumaluma.it.gg Az. Agr. Donna Canapa erbe officinali, piante, prodotti ecologici www.donnacanapa.altervista.org Baobab Juicesmoothies e frullati con frutta tropicale www.lecoeurdafrique.com Birrificio Aleghe birre artigianali www.aleghebirra.com Birrificio della Grandabirre artigianali celtiche irlandesi e sidro www.birrificiodellagranda.it Blula artigianato tessile indiano, mezzeri Bueno International Wine vini delle Americhe, Australia e Nuova Zelanda www.buenowine.it Cascina Ghercina vini di pregio delle Langhe Doc e Docg Cioccolateria Marino cioccolato, praline, gianduiotti di Torino www.marinocioccolato.it Coeur d’Afrique cosmesi naturale africana www.lecoeurdafrique.com Coop Articolo 4 Gelateria Naturale di San Salvario gelati ai gusti esotici www.menestrals.it/articolo4 Coop Articolo 4 Panacea pane a lievitazione naturale www.panacea-torino.it Cooperativa l’Isola prodotti del commercio Equo e Solidale Dimensione Vegana sali e spezie Edizioni Sonda casa editrrice, libri e riviste a tema www.sonda.it Freenet network viaggi e servizi turistici www.freenetnetwork.it Gandhi il miglior ristorante indiano di Torino www.gandhitorino.it Govinda artigianato e abbigliamento indiano, campane tibetane, tappeti www.govinda108.it Granveg prodotti vegani www.granveg.it KlecBlazna Pub birra Ceca alla spina e in bottiglia www.klec.it La Macrobiotica oli essenziali, tinture madri, spezie La Rustica Latina la miglior cucina peruviana di Torino www.larusticalatina.it MaryMayroses produzione di petali di rosa bulgara damascena, sciroppi e dolci alle rose www.rosadamascena.it Matùabbigliamento etnico facebook.com/emanuela.terzariol Mentorino liquori di menta, caffè con il Bicerin www.mentorino.it Persian Food cucina iraniana Pier H20 erogatori d’acqua www.pierh2o.com Rail 55 prodotti artigianali della Tunisia www.rail55.it Risorse Future calzature, borse e cinte in canapa e cotone www.risorsefuture.net Saborcafé caffè dal Costarica www.saborcafe.it The Tea tè pregiati, infusi e miscele di spezie www.thetea.it OSPITI Angelica Mente musiche cubane e jamaicanewww.angelicamente.it Ass. Cult. Artemide Danza danze orientali www.artemidedanza.it Ass. Cult. Italo-brasiliana Wara Capoeira e cultura brasiliana www.wara.it Ass. Cult. Piemonte-Grecia cultura greca www.piemonte-grecia.org Fabiana Bardi, psicoterapeuta Federica Borgogno danze orientali Fernanda Bocconi Azadinho autrice Gruppo Kalinga danze indiane www.facebook.com/kalingadance Italian Friends of the citizens Foundation – Tcf sciarpe e foulards made in Pakistan italianfriends-tcf.org KamodRaj e Riccardo Di Giannimusica classica indiana indiatorino.wordpress.com Shatsuriflessologia plantare e riflessologia facciale Vittorio Castellani (Chef Kumalé), ideatore ed organizzatore dell'evento
Lo storico prodotto Gancia consolida il successo decennale con un’edizione limitata, progettata esclusivamente per il canale specializzato Pinot di Pinot Gancia inaugura la stagione estiva con la Special Edition, concepita esclusivamente per il canale Ho.Re.Ca e Super Ho.Re.Ca. Rinnovato il packaging ed anche il blend delle tre uve Pinot Bianco, Nero e Grigio, che hanno reso grande questo spumante. Con la “Special Edition” nelle due versioni Pinot di Pinot Rosé e Brut, Gancia punta così a conquistare sempre nuovi consumatori. I segni particolari? La bottiglia trasparente, la capsula glitterata ed il logo-icona caratterizzato dalla doppia P. Per fare conoscere questa nuova ed accattivante immagine, dalla metà di luglio Pinot di Pinot sarà protagonista di un road show nazionale, vere e proprie mini feste Pinot “L’Aperitivo Vola”, dove le bottiglie saranno presentate ufficialmente in molti dei locali più trendy della Penisola: Torrebò a Bologna, Arenile a Napoli, Ganas ed Opera 33 a Milano, solo per citarne alcuni. A conclusione del tour di feste quattro Maxi-eventi “L’Aperitivo Vola”, serate riservate ed esclusive, completamente “vestite” Pinot di Pinot con gadget, set fotografico per immortalare i momenti più belli del party e dj-set. Un mix che permetterà agli ospiti di vivere un’emozione indimenticabile. Il rinnovamento della comunicazione Pinot di Pinot Gancia non si limita però solamente alla speciale edizione riservata all’Ho.Re.Ca ma riguarda anche la promozione del prodotto presente nel canale moderno. Fino al 10 settembre, infatti, nei punti vendita aderenti il consumatore finale potrà acquistare Pinot di Pinot nella sua veste classica e partecipare al concorso “L’aperitivo vola” (www.laperitivovola.it), che offrirà in palio 5 week-end per due persone in un esclusivo relais 5*, una cena riservata presso un ristorante stellato, la visita nelle Cantine di Casa Gancia, Patrimonio Mondiale dell’Umanità e un’indimenticabile aperitivo al tramonto a bordo di una mongolfiera, per scoprire dal cielo uno dei territori più suggestivi d’Italia: le Langhe. Pinot di Pinot: Primo spumante a dichiarare in etichetta il nome del vitigno e delle tre uve dalle quali nasce (Pinot bianco, nero e grigio), Pinot di Pinot è portabandiera, sin dagli anni ’80, del successo degli spumanti monovitigno. Un prodotto nato più di 35 anni fa ma ancora perfettamente attuale. Pinot di Pinot, infatti, conferma la sua forte identità, conquistando una fascia sempre più larga di pubblico giovane e dinamico, che vuole condividere occasioni indimenticabili di divertimento. Leggero, versatile ed informale, Pinot di Pinot è un vino che ha reinventato il momento dell’aperitivo ma che è anche perfetto per brindare ad ogni momento piacevole. **** PINOT DI PINOT BRUT È la versione più classica delle bollicine di Casa Gancia, ottenuta dalla selezione delle migliori uve Pinot Bianco, Nero e Grigio, con la classica vinificazione in bianco, caratterizzata da pressatura soffice, fermentazione a basse temperature e conservazione a 10°C prima della presa di spuma. Uno spumante dal gusto morbido e versatile, il cui profumo è caratterizzato da note di frutta fresca e floreali che ricordano i fiori d’acacia. PINOT DI PINOT ROSÈ Le bollicine di Pinot di Pinot Rosé, ottenute da una selezione delle migliori uve di Pinot Bianco, Nero e Grigio, sono un’alternativa glamour ed elegante per uno spumante dai toni floreali di rosa e fruttati di lampone e ciliegia. Il suo caratteristico colore rosa tenue, limpido e trasparente ed il perlage fine e persistente, con spuma morbida e abbondante, gli conferiscono un gusto fresco, fine ed equilibrato. Ideale in accompagnamento al pesce e come aperitivo.
Al Passum Barbera d’Asti docg 2020 è stata assegnata la Gran Medaglia d’Oro del Concours Mondial de Bruxelles 2024, una delle competizioni vinicole più prestigiose al mondo che è andata in scena a Guanajuato, in Messico. L’etichetta di Cascina Castlèt di Costigliole d’Asti ha ottenuto il massimo del riconoscimento insieme ad altri 15 vini top italiani. Non solo: anche il Policalpo Monferrato Rosso 2019, un blend di barbera e cabernet sauvignon, è stato premiato con la Medaglia d’Oro Una doppia soddisfazione per la produttrice Mariuccia Borio: «La Barbera è nel mio cuore ed è una grande soddisfazione aver ottenuto due premi così prestigiosi. È uno stimolo a continuare sempre a migliorare e a innovare: il Passum è la mia Barbera d’Asti superiore importante, fatta come si faceva anni fa, con un lieve appassimento delle uve prima della vinificazione. Il Policalpo nasce in vigna dall’incontro tra la barbera e il cabernet sauvignon. È vino che produco da sempre, con una bella personalità». «Scegliamo accuratamente l’uva in vendemmia – dice l’enologo Giorgio Gozzelino – vengo prodotti solo nelle vendemmie migliori, selezionando accuratamente le uve, nei vigneti più vecchi e meglio esposti. Sono vini amati soprattutto dagli stranieri». L’etichetta del Passum, disegnata da Giacomo Bersanetti, è una P rossa stilizzata, un simbolo, forse un “mandala“, forse un’antica “P”, forse un sole, direttamente serigrafato e cotto sul vetro. Nel 2015 il Passum ha festeggiato le sue prime 40 vendemmie. Sempre opera di Bersanetti, l’etichetta del Policalpo è una freccia che scocca verso l’alto alla costante ricerca del miglioramento e della compiutezza. Quest’anno festeggia le prime 40 vendemmie e si prepara un’edizione speciale per l’autunno. Cascina Castlèt: chi siamo Oltre trenta ettari di vigna che racchiudono un sogno diventato progetto. Un progetto che nasce da due idee semplici: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Questa è Cascina Castlèt. Siamo a Costigliole d’Asti, sulle colline tra Langa e Monferrato. Un sogno realizzato per l’imprenditrice vitivinicola Mariuccia Borio. Da sempre i Borio coltivano la loro proprietà con vitigni autoctoni, quelli che più parlano della famiglia, Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma negli anni hanno scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay. Nascono così i vini Cascina Castlèt, da uve risolute e con nomi coraggiosi, Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline. Ogni nome racchiude una storia, un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio. La cantina di Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia cantina, interrata e al cui interno sono presenti grandi botti in rovere e un nuovo locale di affinamento, con barrique, tonneaux e macchine moderne. L’azienda produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina. Tutto questo vuole essere coerente con il principio che coniuga il rispetto della natura e l’essere al passo con la tecnologia, in ogni fase di vinificazione. La cantina ha un wine shop con ampi spazi per l’accoglienza e la degustazione. I vini vengono bevuti in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Oslo a Sydney fino alle Antille Olandesi.
Al Crazy Pizza di PortoCervo, una delle più esclusive località della Costa Smeralda in Sardegna, l’aperitivo è firmato 958 Santero, il Gruppo vinicolo piemontese che produce spumanti e aperitivi L’iniziativa, denominata Crazy Santero Time è frutto della partnership tra 958 Santero e Crazy Pizza, il format di locali dedicati alla pizza creato da Flavio Briatore. La formula è semplice: fino al 28 agosto ai clienti sarà offerto, esclusivamente nella fascia oraria 19-20, il 958Santero Aperitivo Spritz, lo spritz con le bollicine 958 Santero Extra Dry o un aperitivo Mix preparato con Tonica 958 Santero. Commenta Gianfranco Santero, presidente del Gruppo 958 Santero: «Per noi di 958 Santero la partnership con Crazy Pizza segna un’intesa tra chi da sempre considera il genio e lo stile italiano elementi fondanti dell’imprenditoria. Un ottimo segnale per il futuro». E per celebrare al meglio questa collaborazione 958 Santero ha prodotto bottiglie e calici personalizzati con il logo Crazy Pizza, «Un tocco di classe per un’iniziativa che parte nel segno dello stile e del gusto italiani» fanno sapere dalla 958 Santero che ha sede di produzione e vigneti a Santo Stefano Belbo in provincia di Cuneo.
Alta Langa DOCG: Anima di un Territorio è il progetto che il Consorzio Alta Langa ha ideato con l’obiettivo di far conoscere a un pubblico qualificato e attentamente selezionato di professionisti del settore Horeca i vini della denominazione in abbinamento ai sapori veri e autentici delle terre alte di Langa, tutti seduti insieme attorno a un’unica tavola per agevolare il piacere della convivialità alla scoperta dell’Alta langa e della sua vocazione di “vino gastronomico" Tra le ultime settimane di maggio e le prime di giugno, il Consorzio ha dato vita ad appuntamenti tra Torino - con Piermassimo Cirio (Trattoria Madonna della Neve di Cessole, Asti) -, Milano - con Gemma Boeri (Osteria da Gemma di Roddino, Cuneo) - e Genova - con Vilma Forneris (La Vecchia Osteria di Castellino Tanaro, Cuneo): più di 60 ospiti tra ristoratori, enotecari, sommelier e giornalisti specializzati sono intervenuti agli incontri per dialogare sui vini Alta Langa, sul loro utilizzo in carta, sui fattori di interesse, sulle modalità della proposta di abbinamento. Questi gli ingredienti vincenti del format, che ha riscosso molto successo: perciò il Consorzio ha deciso di rilanciare. “Il tour di Alta Langa DOCG: Anima di un Territorio proseguirà in autunno con tre nuove tappe tra Roma, Napoli e Verona - spiega la presidente del Consorzio, Mariacristina Castelletta -. È un format inedito che ha riscontrato grande apprezzamento: siamo tutti insieme attorno a un’unica tavola per approfondire la conoscenza della nostra denominazione attraverso l’assaggio, guidato da un sommelier professionista, di cinque vini che rappresentano le diverse tipologie previste dal nostro disciplinare. Scopriamo così la sorprendente versatilità di abbinamento e la grande vocazione di vino gastronomico da gustare dagli starter fino alla fine del pasto. Sono orgogliosa e grata che ci sia un pubblico sempre più numeroso, interessato alle Alte Bollicine Piemontesi, così speciali e uniche”. Commenta il direttore del Consorzio Alta Langa, Paolo Rossino: “Con Alta Langa DOCG: Anima di un Territorio il Consorzio promuove i vini Alta Langa e allo stesso tempo promuove il territorio di origine, adottando delle azioni ad ampio raggio che permettono di far conoscere l’autenticità e la bellezza dell’Alta Langa attraverso la chiave di lettura gastronomica: coinvolgere in questo viaggio le osterie storiche delle terre alte, essenza e presidio del territorio, è per noi un grande onore, e l’apprezzamento che gli ospiti dei primi tre appuntamenti hanno riservato alla proposta dimostra che è la strada giusta da seguire”.
l C’è anche una Barbera d’Asti tra vini gotha premiati nei Decanter World Wine Awards, prestigioso concorso internazionale della rivista inglese Decanter: è la Barbera d’Asti Superiore 2020 di Emanuele Gambino, viticoltore di Costigliole d’Asti che ha recentemente inaugurato la sua cantina con annesso wine resort. Gli esperti giudici hanno assegnato al sua «rossa» 97 punti (su 100) con la Medaglia Platinum. Sono solo 18 i vini italiani ad averla ottenuta «Sono felicissimo di essere stato premiato da uno dei più prestigiosi e rispettati concorsi enologici al mondo – dice Emanuele – È un riconoscimento per il lavoro serio e per la dedizione di tutto il mio team, ma anche alla qualità eccezionale del nostro terroir. Questa valutazione riflette il nostro impegno costante nella produzione di vini che esprimano al meglio le caratteristiche uniche della Barbera e del nostro territorio». L’uva di questa Barbera arriva da una vigna a Nizza Monferrato, su una collina particolarmente vocata. Se ne producono tra le 5000 e le 6500 bottiglie all’anno. Questa la tasting note di Decanter: «Incantevoli frutti di ciliegia, mora e prugna piovono su strati aromatici di erbe mediterranee e viola terrosa. Brillante di energia e freschezza, la vivace acidità del melograno e i rigogliosi tannini strutturati vagano verso il finale sapido». EMANUELE GAMBINO, LA NUOVA GENERAZIONE SULLE ORME DEI NONNI Quella di Emanuele Gambino, 41 anni, è una scelta di un ritorno alla terra: oggi anche lui è un viticoltore com’erano i nonni. Siamo a Costigliole d’Asti, tra le Langhe e il Monferrato, colline a cui l’Unesco ha riconosciuto nel 2014 come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Qui è nato Emanuele, territori e luoghi in cui ha le sue radici profonde e di cui ama paesaggi, persone e tradizioni. «Produco e vinifico personalmente le mie uve con passione e amore – dice l’imprenditore - con un occhio attento alla qualità, alla sostenibilità, e alla genuinità dei miei prodotti. Grazie ai miei nonni viticoltori, sin dalla mia infanzia ho vissuto l’atmosfera della vita contadina maturando la passione per la terra e per le cose semplici e genuine. Questi elementi mi hanno portato poi in età adulta, dopo un cambio radicale di vita lavorativa, a seguire il loro esempio». Una scelta maturata nel 2016, anno in cui Emanuele ha intrapreso l’attività di viticoltore, quando inizia il sogno di costruire la sua azienda agricola in Costigliole d’Asti dove produrre e vinificare le sue uve. Un sogno oggi diventato realtà. LA FARFALLA, L’AGRICOLTURA BIOLOGICA E IL RISPETTO PER LA TERRA Una farfalla che vola su una vite con radici profonde: è l’immagine simbolo scelta per trasmettere la filosofia dell’azienda. Sta a rappresentare la cura che si ha nel creare un prodotto di altissima qualità, genuino e sincero, nel rispetto del consumatore e dell’ambiente. «Fin dai primi passi mossi da viticoltore, ho deciso di convertire la mia azienda all’agricoltura biologica – spiega Gambino - Non si tratta di una scelta legata alla redditività, ma esclusivamente una scelta di rispetto per l’ambiente, per la terra e per le persone che vivono la mia realtà e che consumano i miei prodotti». I vigneti sono lavorati secondo i dettami dell’agricoltura biologica senza l’uso di prodotti di sintesi e diserbanti, favorendo la biodiversità e l’equilibrio naturale. Questa filosofia e questo regime sono stato poi attuati di conseguenza anche in cantina e nella produzione dei vini. LE VIGNE, LA VITICOLTURA SULLE COLLINE UNESCO Le vigne dell’azienda agricola Emanuele Gambino si trovano tra le Langhe e il Monferrato, territori Patrimonio dell’Umanità Unesco, in una delle zone più vocate per la produzione del vino. Costigliole d’Asti è una delle patrie della Barbera d’Asti, mentre Santo Stefano Belbo è da sempre la patria del Moscato d’Asti. Sono circa 13 ettari tra le due tenute di Costigliole d’Asti e Santo Stefano Belbo, dove vengono coltivate con varietà autoctone – barbera, nebbiolo, grignolino, nebbiolo, moscato – e internazionali – sauvignon, merlot, chardonnay. Da una vigna storica di oltre 40 anni nascerà dalla vendemmia 2024 un Nizza docg. Emanuele segue e accudisce personalmente i vigneti in regime di agricoltura biologica. TENUTA PIANSREJ A SANTO STEFANO BELBO “An Piansrej” è il toponimo del luogo dove nasce la tenuta della famiglia Gambino, che produce uva moscato e nebbiolo. La cascina è situata nello splendido anfiteatro delle colline delle Langhe di Cesare Pavese. Ci troviamo sotto la storica torre medievale di Santo Stefano Belbo e di fronte la collina di Moncucco, resa celebre dalla poesia di Pavese, “I mari del Sud”. Acquistata dalla famiglia nel 2010, è stata oggetto nel 2012 di profondo rinnovamento, attraverso il reimpianto dei vigneti, prediligendo la varietà moscato bianco di Canelli. In seguito è stata convertita al regime di agricoltura biologica, ottenendo la relativa certificazione nell’anno 2019. Qui Emanuele produce l’uva moscato che dal 2020 viene anche utilizzata per la realizzazione del Moscato secco Mò Frem®. TENUTA SAN MARTINO A COSTIGLIOLE D'ASTI San Martino è il nome della frazione del Comune di Costigliole d’Asti in cui si trova l’azienda agricola. L’antico cascinale che ospita la cantina, e i vigneti, sono posizionati su una cresta che da un lato domina la valle Tanaro con i suoi bellissimi Castelli, e al contempo risulta essere incastonata in un anfiteatro di rara bellezza, costellato da chiesette e campanili tra i vigneti e le dolci colline del basso Monferrato astigiano. «Non è raro godere di un bellissimo tramonto sulle Alpi, uno spettacolo da togliere il fiato» sottolinea Emanuele. Acquistata nel 2016, la tenuta è stata oggetto di profondo rinnovamento, attraverso il parziale reimpianto dei vigneti. Ora dispone di circa 8 ettari di vigneti con varietà autoctone quali barbera, nebbiolo e grignolino, e con varietà internazionali quali merlot, sauvignon blanc e chardonnay. Siamo a 270 metri sul livello del mare e i suoli sono perlopiù composti da argilla e calcare. I vigneti sono attualmente in conversione: la certificazione biologica arriverà con la vendemmia 2024. LA CANTINA, DALLE BOTTI IN ROVERE ALLE ANFORE DI TERRACOTTA La cantina è stata realizzata nell’antico cascinale di Costigliole d’Asti, ristrutturato di recente, e può contare su attrezzature all’avanguardia. Assistito dall’enologo Claudio Dacasto e dall’agronomo Roberto Abate, Emanuele realizza piccole produzioni di nicchia con attenzione alla tradizione e al legame con il suo territorio, con un’alta cura del dettaglio. L’attività di vinificazione avviene in vasche di acciaio. Gli affinamenti vengono svolti in botti, tonneaux e barriques di rovere e in anfore di terracotta. MONVÌ WINE RELAIS, UN’ESPERIENZA DI LUSSO E BENESSERE Il Monvì Wine Relais è l’altra anima dell’azienda agricola di Costigliole d’Asti. Nata dall’esperienza sviluppata in altre strutture del Monferrato, Monvì incarna l’arte di accogliere nel suo DNA. Una dimora di charme con otto camere e due appartamenti con ambienti eleganti, raffinati e spaziosi, curati in ogni dettaglio. Completano l’offerta, una piscina panoramica immersa nel verde delle colline monferrine e avvolta dai vigneti, e un’area wellness con piscina idromassaggio, bagno turco, sauna e doccia emozionale. Info: www.monvirelais.com Emanuele Gambino SCHEDA AZIENDALE ANNO DI FONDAZIONE: 2016 PROPRIETÀ: Emanuele Gambino CONSULENZA AGRONOMICA: Roberto Abate CONSULENZA ENOLOGICA: Claudio Dacasto TERRITORIO REGIONE: Piemonte, Langhe e Monferrato DENOMINAZIONI: Barbera d’Asti DOCG, Piemonte DOC ETTARI DI VIGNETO: 13, di cui 4 ettari e mezzo coltivati a barbera VINI DOCG: Barbera d’Asti, Barbera d’Asti Superiore, Nizza DOC: Piemonte Merlot, Piemonte Sauvignon, Langhe Nebbiolo Vino Bianco Fermo Biologico Mò Frem (100% uve moscato bianco vinificato a secco) in versione acciaio e in versione anfora in terracotta (dal 2023 Piemonte Doc Moscato Secco). CERTIFICAZIONI Vigneti della tenuta An Piansrej di Santo Stefano Belbo: dalla vendemmia 2019 sono certificati biologici Vigneti della tenuta San Martino di Costigliole d’Asti: attualmente in conversione. Dalla vendemmia 2024 saranno certificati biologici AFFILIAZIONI Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato, Consorzio I Vini del Piemonte, Associazione dei Produttori Biologici, Associazione di produttori Noi di Costigliole, Fivi Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti PRODUZIONE 25 mila bottiglie (con un potenziale di 70 mila) EXPORT 30% tot: Olanda, Belgio, Danimarca e Svizzera Azienda Agricola Emanuele Gambino Strada San Martino 3, Costigliole d’Asti Contatti: 0141 350698 | [email protected]
Pronte anche le nuove annate Barolo (2016) e Barbaresco (2017), confermando l’attenzione al territorio in termini di sostenibilità. In un momento di grande incertezza legata all’emergenza sanitaria, il gruppo Ceretto, azienda familiare profondamente radicata in un territorio unico come le Langhe e il Roero, prosegue con responsabilità la propria attività nel settore vitivinicolo e della ristorazione, proponendo nuove formule di accoglienza, nel rispetto della sicurezza di tutti, continuando a garantire un’esperienza unica che possa coniugare autenticità, qualità e sostenibilità. Le Langhe rappresentano un luogo ideale per quanti cercano - anche dopo l’emergenza Covid 19 - un’occasione di viaggio lento, sensoriale, legato alle bellezze del territorio e alla volontà di scoprire ciò che di bello il nostro paese può offrirci, in dialogo con la natura: un turismo in collina alla ricerca di territori ricchi di patrimoni culturali e artistici, di cui godere anche attraverso camminate, trekking e percorsi in bicicletta. Il gruppo Ceretto, dopo una scrupolosa riorganizzazione dei propri spazi per rispettare le attuali norme di sicurezza, annuncia la riapertura al pubblico dal 26 maggio dell’attività di ristorazione della Piola e dal 3 giugno anche di Piazza Duomo ad Alba, rivolgendosi a quanti sono desiderosi di riappropriarsi e godere delle vie, delle piazze e dei locali in tutta tranquillità, ritrovando nei sapori del vino e degli inconfondibili piatti, i valori della famiglia Ceretto: rispetto del territorio, calore e qualità. Anche le degustazioni all’Acino, presso la Tenuta Monsordo Bernardina (foto in alto), ripartiranno il 3 giugno mettendo a disposizione degli ospiti i percorsi open air in mezzo ai vigneti oltre al classico tour della cantina, in un ambiente rigorosamente sicuro. “Queste settimane ci hanno permesso di riconsiderare e riflettere sul nostro lavoro. Siamo prima di tutto una famiglia che porta avanti un’azienda agricola e da questa nascono tutte le altre attività, come modo naturale per raccontare il nostro territorio. Questa emergenza ci ha fatto capire che la terra va trattata con sempre maggior rispetto e consapevolezza, un percorso che abbiamo intrapreso da anni e che con sempre maggiore responsabilità porteremo avanti, preservando la bellezza e genuinità delle Langhe” afferma Roberta Ceretto. Si riaprirà mantenendo l’impostazione dei menù, privilegiando la cucina piemontese e i prodotti del territorio, con proposte che saranno capaci di intercettare desideri ed esigenze attuali. I locali verranno attrezzati per rispettare il corretto distanziamento dei tavoli, potendo godere anche di un dehors all’aperto davanti a La Piola (foto a lato) , che riaprirà il 26 a cena e rimarrà poi aperta sette giorni su sette, a pranzo e cena come consuetudine (si suggerisce sempre la prenotazione). La Piola continuerà anche a garantire il servizio di delivery, attivato nelle scorse settimane, riducendolo però ai giorni di venerdì, sabato e domenica per la sera. Piazza Duomo proseguirà la passione per il mondo vegetale a km 0 dello chef Enrico Crippa, che nella Tenuta Monsordo Bernardina, coltiva e attinge materia prima per le proposte del suo ristorante grazie ai 5 orti che hanno continuato ad essere curati anche in queste settimane di minor lavoro. Il ristorante aprirà il 3 giugno proponendo i menù degustazione (sempre su prenotazione: mercoledi, giovedì, venerdì a cena, sabato pranzo e cena, domenica a pranzo). Infine l’attività vitivinicola ha continuato ad andare avanti sugli oltre 160 ettari di proprietà: nel mese di maggio, come di consueto, stanno uscendo le nuove annate di tutti i vini, soprattutto le attese annate 2016 dei cru di Barolo e 2017 di Barbaresco, e, se le condizioni metereologiche continueranno a venire incontro alle esigenze della produzione, si prospetta una grande vendemmia per questo 2020. Prenotazioni: La Piola, dal 26 maggio: 0173 442800 Piazza Duomo, dal 3 giugno: 0173 366167 Per degustazioni e visite alla Tenuta Monsordo Bernardina: 0173 285942 www.ceretto.com
Il Tartufo Bianco d’Alba è tra i protagonisti indiscussi dell’autunno piemontese: l’ingrediente più intrigante e fascinoso delle tavole di questa stagione ha ormai conquistato gli chef di tutto il mondo e incontra oggi un’altra importante categoria, quella dei bartender, grazie al progetto dell’Ente Fiera Nazionale del Tartufo Bianco d’Alba in collaborazione con Giulio Cocchi. Obiettivo dell’iniziativa è quello di sposare i gusti dei vini aromatizzati, in particolare del Vermouth di Torino, con il sapore inconfondibile del Tubermagnatum Pico attraverso ricette ufficialmente riconosciute da Ente Fiera e Cocchi. Il progetto unisce idealmente due città piemontesi: Alba, capitale internazionale del Tartufo Bianco, e Torino, capitale del Vermouth, passando per Asti e Barolo. Due prodotti di assoluta eccellenza, il Vermouth di Torino e il Tartufo Bianco d’Alba, riuniti in un ricercato cocktail ideato dal barman MaximSchulte, 11° e ultimo Head Bartender dell’American Bar del Savoy di Londra, attualmente alla guida del Cocktail Bar al KolRestaurant di Marylebone. Nasce così, nella capitale del Regno Unito, la ricetta di Alba – Torino, un cocktail dove lo Storico Vermouth di Torino infuso con il Tartufo Bianco d’Alba si unisce al Barolo Chinato Cocchi, che nasce proprio come il Tartufo dal cuore delle Langhe, e al London Dry Gin per un risultato dai profumi e dai sapori ricchi, avvolgenti e inebrianti. È una ricetta volutamente minimalista, ma di grande efficacia e replicabile anche nei ristoranti che dispongano dei quattro ingredienti originali richiesti, con la certezza di ottenere un ottimo cocktail stagionale di alto livello. A Milano intanto, Guglielmo Miriello, bar manager del Ceresio 7, raccoglie l’ispirazione e propone Italian Gentleman, cocktail complesso dal profilo armonico, morbido, robusto, nel quale emergono le note lievemente amaricanti dei fiori di genzianella (nel Cocchi Americano) e della corteccia di china (nel Barolo Chinato) intrecciate sapientemente a quelle del Tartufo lamellato sul momento. Si conferma così, ancora una volta, la versatilità sia del Tartufo che dei vini aromatizzati piemontesi di Cocchi, perfetti anche nell’abbinamento con ingredienti non canonici: spunti per realizzare nuovi cocktail e nuove proposte di cocktail “gastronomici” all’insegna della creatività e della piemontesità. A questo link i video per la realizzazione delle ricette: https://bit.ly/34XeIQZ Chi vorrà cimentarsi nella sfida di utilizzare il Tartufo Bianco d’Alba come ingrediente di un drink prezioso ed esclusivo, potrà inviare la sua ricetta completa di foto in alta risoluzione e/o filmato a [email protected] e [email protected]: le migliori proposte verranno pubblicate sui social di Giulio Cocchi e della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. LE RICETTE ALBA – TORINO di MaximSchulte 50 ml Storico Vermouth di Torino Cocchi infuso con lamelle di Tartufo Bianco d’Alba per 32 ore 20 ml Barolo Chinato Cocchi 10 ml London Dry Gin Agitare e servire su ghiaccio. Decorare con lamelle di Tartufo Bianco d’Alba ITALIAN GENTLEMAN di Guglielmo Miriello 15 ml whisky Dalmore 12 y old aromatizzato con lardo piemontese (fat wash) 15 ml Hennessy XO 25 ml Americano Cocchi 10 ml Barolo Chinato Cocchi 3 ml di bitter al cioccolato 4 grammi di lamelle di Tartufo Bianco d’Alba. La preparazione: Scaldare dolcemente 30 gr di lardo piemontese attorno ai 60° C. Versare 300 ml di whisky Dalmore all’interno di un recipiente ermetico e aggiungere il grasso disciolto del lardo, agitare e riporre in abbattitore a -20° C. Attendere che la parte grassa si congeli. Filtrare il whisky utilizzando un passino a maglia stretta, facendo attenzione a rimuovere tutte le impurità e riporre in una bottiglia. Versare tutti gli ingredienti in un mixing-glass, aggiungere ghiaccio e miscelare per circa 15 secondi per permettere il raffreddamento e la diluizione del cocktail. Versare il contenuto in una bottiglia di servizio da 150 ml e affumicare con legno di ciliegio. Preparare il bicchiere di servizio, versare e lamellare 4 grammi circa di Tartufo Bianco d’Alba come preziosa guarnizione on the rocks.
Cinquanta case associate al Consorzio che producono 80 diverse etichette di Alta Langa Docg; 90 viticoltori, circa 300 ettari di vigneto (1/3 chardonnay, 2/3 pinot nero) e un + 42% di vendite rispetto ai valori pre-pandemia del 2019: le alte bollicine piemontesi chiudono l’anno con un sold-out che lascia ben sperare per il 2022, quando gli ettari di vigneto si assesteranno a quota 350, per una produzione attesa di oltre tre milioni di bottiglie Diverse le attività svolte quest’anno dal Consorzio, una su tutte l’avvio del progetto pilota di sensibilizzazione dei soci viticoltori per dedicare una porzione di terreno alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo ideato insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo. “Questi alberi – spiega il presidente del Consorzio Alta Langa Giulio Bava - potranno essere curati direttamente dagli agricoltori, o si potranno stabilire accordi con associazioni di trifolao che se ne occupino in modo da favorire buone pratiche di sviluppo e mantenimento delle tartufaie sul territorio delle colline alte di Langa. Il progetto è stato annunciato lo scorso settembre e acquisisce tanta più importanza in relazione all'iscrizione ufficiale della ‘Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale”. Il legame tra i vini Alta Langa Docg e il Tartufo Bianco d’Alba in questi anni si è fatto via via più stretto: un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ha avvicinati e ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola ma va ben oltre. Ormai l’abbinamento fra le bollicine di Alta Langa e il Tartufo Bianco si è fatto strada e si è affermato tra le ricette degli chef e nei desideri di chi ama il buon vivere: prova ne è stata la fortunata collaborazione, per il sesto anno consecutivo, tra Consorzio e Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, soprattutto durante i cooking show della manifestazione. Ancora uno sguardo all’anno che verrà: nel 2022 tornerà il grande evento di degustazione del Consorzio: “La Prima dell’Alta Langa”, che riunisce tutti i produttori e le loro cuvée per un tasting riservato al trade e alla stampa, stavolta farà tappa a Torino, dopo le due edizioni ospitate nel castello di Grinzane Cavour e quella di Palazzo Serbelloni a Milano. ALTA LANGA DOCG - L’Alta Langa Docg è il metodo classico tradizionale del Piemonte. Una denominazione con una storia molto lunga: fu il primo metodo classico a essere prodotto in Italia, fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco. È fatto di uve Pinot Nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi. L’Alta Langa è esclusivamente millesimato, riporta cioè sempre in etichetta l’anno della vendemmia. D
I produttori della DOCG di Castagnole Monferrato investono su un progetto di marketing territoriale da 60.000 euro per promuovere le colline del Ruchè nel mondo Creare un’immagine coordinata per le aziende della denominazione – non solo le cantine, ma anche i ristoranti, le strutture ricettive e tutti i negozianti – e formare una rete pronta a valorizzare al meglio le potenzialità turistiche della zona: questi gli obiettivi del progetto di promozione territoriale dell’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG. Oltre alle 22 cantine del Ruchè associate, ad aderirvi sono stati tutti i sette comuni della DOCG (Castagnole Monferrato, Montemagno, Grana, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi), che cofinanzieranno l’investimento di 60mila euro per un’attività ad ampio spettro. Obiettivo: preparare la zona patrimonio UNESCO ad un turismo più consapevole. <>. Afferma Luca Ferraris, presidente dell’Associazione. Sviluppato da Agricola Multimedia e Love Langhe Tour, il progetto è sviluppato in collaborazione con il Consorzio Tutela Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. «Il Consorzio è felice di appoggiare un progetto innovativo, che dimostra il dinamismo di una realtà bella e in continua ascesa come quella del Ruchè di Castagnole Monferrato. – Afferma il presidente del Consorzio Filippo Mobrici. - Ben vengano queste iniziative che coinvolgono i produttori in prima persona con l’obiettivo di creare un modello di promozione virtuoso che, magari, potrà essere un modello anche per altri territori». Il progetto avrà durata biennale è vedrà la creazione di contenuti multimediali e analogici, lo sviluppo di segnaletica dedicata, la consulenza individuale agli attori (cantine, strutture ricettive, ristoranti e negozi) in cui saranno valutati i target e la formazione di tutti gli operatori coinvolti per fornire loro strumenti utili per la valorizzazione del territorio nel suo insieme. Infine saranno elaborate proposte turistiche ad hoc. Una famiglia da 1 milione di bottiglie. Così si definisce l’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato, piccola ma preziosa denominazione unica nel proprio genere. Collocato all’interno del territorio proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco (Langhe, Roero e Monferrato), il mondo del Ruchè è un bell’esempio di come lo spirito di squadra possa dare grandi risultati. Costituitasi informalmente nel 2001 da un gruppo di produttori amici, l’Associazione Produttori Ruchè è stata formalmente fondata nell’ottobre 2015 e oggi conta 22 aziende e 25 produttori guidati da Luca Ferraris, presidente in carica dal 2020 per quattro anni e affiancato dal vicepresidente Franco Morando, dai consiglieri Franco Cavallero (Cantine Sant’Agata), Daniela Amelio (Amelio Livio), Gianfranco Borna (Cantina Sociale di Castagnole), Roberto Morosinotto (Bersano) e Roberto Rossi (Vini Caldera) e dal segretario Dante Garrone (Garrone Evasio e Figli).
Una piazza dedicata a 90 etichette: oltre 1000 bottiglie delle denominazioni del Monferrato Lunedì 30 aprile verticale storica di Barbera d’Asti nella Sala Beppe Fenoglio Barbera d’Asti e vini del Monferrato protagonisti alla 42/esima edizione di ‘Vinum’, Fiera Nazionale dei vini di Langhe, Roero e Monferrato in programma ad Alba (CN) il 21/22 – 25 – 28/29/30 aprile e 1° maggio 2018. Ai rossi nobili del Monferrato sarà dedicata una delle piazze principali della città, dove si svolge la manifestazione enoica di maggior rilievo organizzata in Piemonte in questa stagione dell’anno. Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato sarà presente con uno spazio dedicato in piazza Garibaldi, dove alcuni sommelier proporranno le degustazioni e illustreranno le caratteristiche uniche delle denominazioni. Sono oltre 90 le etichette di 40 aziende di produttori per oltre 1000 bottiglie. Vinum è sia una grande vetrina, sia un’occasione irripetibile per trovare e degustare i più grandi vini delle colline patrimonio Unesco, tutti insieme in una grande enoteca a cielo aperto. Nei giorni di Vinum, infatti, le vie e le piazze di Alba diventano banchi d’assaggio. Non solo i rossi più pregiati delle Langhe, ma anche i nobili rossi del Monferrato, Barbera d’Asti in testa, altri rinomati autoctoni e alcuni bianchi. Le denominazioni del Monferrato presenti alla rassegna sono le docg Barbera d’Asti, Nizza docg e Ruchè Castagnole Monferrato e le doc Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato doc e Piemonte doc. Le degustazioni si aprono alle ore 10.30 e si chiudono alle ore alle 20 tutti i giorni della manifestazione. Lunedì 30 aprile 2018 (ore 18) il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato ha programmato, nella Sala Beppe Fenoglio del complesso storico della Maddalena nel centro storico di Alba, un workshop di approfondimento: una verticale sulla Barbera d’Asti di diverse annate storiche. “Il Monferrato del vino – afferma il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici – torna ad Alba, con le sue grandi produzioni di Barbera d’Asti affiancate alle piccole produzioni da vitigni autoctoni e storici. L’evento albese è una dei molti ai quali il Consorzio partecipa, per contribuire a far conoscere e scoprire i nostri grandi rossi e i bianchi pregiati, questa volta insieme alle produzioni dei vicini territori di Langhe e Roero”. Un’occasione unica per lasciarsi conquistare dalle produzioni dell’eccellenza vinicola del territorio, che si presentano nel centro storico di Alba, accompagnati da street food, ‘cibo di strada’ di alta qualità e prodotti gastronomici da abbinare. Centinaia di visitatori e turisti, come nelle passate edizioni, passeggeranno tra gli stand nel centro storico albese, muniti di bicchiere e tasca al collo col quale scoprire l’unicità delle produzioni del Monferrato.
È STATO PRESENTATO AL VINITALY IL PROGETTO «ESSENZE DI VITE» IN MEMORIA DELLE SOCIE DONATELLA BRIOSI E MARISA LEO. SARÀ UN’OPPORTUNITÀ PER SETTE GIOVANI DONNE «Chi è il sommelier del futuro? È donna, scommette negli abbinamenti vino-cibo, sa sorprendere e parla al cuore». È stato presentato oggi a Vinitaly «Essenze di Vite», il nuovo progetto formativo che vede alleati l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino e l’Associazione Italiana Sommelier. L’iniziativa prevede la formazione gratuita di sette giovani donne, selezionate in collaborazione con gli Istituti Alberghieri e Turistici. Le beneficiarie avranno l'opportunità di frequentare i tre livelli del corso per sommelier, acquisendo una preparazione di alto livello nel mondo del vino. Un progetto che nasce per valorizzare il talento e la professionalità delle donne sommelier, promuovere la rappresentanza femminile nel settore del vino, e per dare un’opportunità professionale a giovani che vogliono costruirsi un futuro. Un’iniziativa nata per ricordare concretamente due Donne de Vino, Donatella Briosi e Marisa Leo, vittime di violenza, donne solari e positive che, della loro passione, avevano fatto una professione. «Le donne sono circa il 30% dei sommelier italiani – ricorda Daniela Mastroberardino, presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino - e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. Da sempre sono più attente all’abbinamento cibo-vino. Fra le Donne del Vino sono circa il 10% delle socie, molte meno delle produttrici, ma comunque tante e autorevoli. Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i “main chef sommelier” cioè i manager di strutture grandi. Con questo progetto vogliamo aiutare giovani donne a trasformare una passione in un lavoro». L’approccio, trasparente e meritocratico, prevede la selezione delle beneficiarie attraverso criteri rigorosi che includono l’iscrizione a un Istituto Alberghiero o Turistico, eccellenti risultati scolastici, e passione per il vino. «L’Italia è tra gli stati con la maggiore percentuale di donne al timone di aziende vitivinicole, circa il 25 per cento; una cifra incoraggiante ma non sufficiente – dice il presidente nazionale AIS Sandro Camilli - Attraverso la formazione e il sostegno a giovani talenti femminili, vogliamo valorizzare la diversità e l'eccellenza che contraddistinguono il mondo del vino. La collaborazione con le Donne del Vino rappresenta per AIS una partnership strategica verso un futuro in cui le donne sommelier apporteranno sempre di più una prospettiva unica e preziosa al settore, e noi siamo lieti di contribuire alla loro crescita professionale». Giuseppe Baldassarre, Consigliere Nazionale AIS e coordinatore della Commissione Tecnico-Scientifica di AIS, è stato incaricato di seguire il progetto: «Accolgo con grande entusiasmo l'iniziativa, che rappresenta un'ulteriore opportunità per affermare la natura aperta, inclusiva e creativa delle nostre associazioni. Il mondo del vino, come ogni ambito della società, della cultura e del lavoro, ha un bisogno impellente del talento femminile e del suo ingegno. Questo progetto, pur nella sua semplicità, assume un valore straordinario: crea attenzione, e offre spazio e opportunità a giovani donne che, per diverse ragioni, potrebbero non aver avuto accesso alla formazione in questo settore. Grazie a questa iniziativa, potranno acquisire competenze di alto livello, aprendosi la strada verso un futuro professionale nel campo dell'enogastronomia». Ha moderato l’incontro Lara Loreti, giornalista Il Gusto (La Repubblica, La Stampa) e sommelier. UN PO’ DI NUMERI. In Italia, secondo dati ISTAT, le sommelières rappresentano circa il 30 per cento del totale; tuttavia, sono ancora troppo poche a occupare ruoli apicali. I numeri, però, sono in crescita da almeno tre decenni: secondo uno studio della Università Bocconi, dal 1981 al 2011 l’occupazione femminile nel settore è passata dal 29,6 al 41,7 per cento. I settori del marketing e della comunicazione sono preponderanti, seguito da quello commerciale; in coda l’ambito produttivo, enologico e agronomico, cui comunque le donne contribuiscono per il 28 per cento del PIL agricolo. A un'analisi più approfondita emerge una correlazione significativa tra la presenza femminile nel management delle cantine e l'adozione di politiche aziendali orientate alla qualità, alla sostenibilità e all'internazionalizzazione. L'esempio di queste cantine dimostra come la diversità e l'inclusione non solo arricchiscono il settore del vino, ma contribuiscono attivamente alla sua crescita sostenibile e al successo nel panorama internazionale. LE ASSAGGIATRICI DEI CONCORSI. In Giappone il principale concorso enologico Sakura ha una giuria interamente femminile. Poi sono il National Women’s Wine Competition “Wine Women Wont” Santa Rosa California vini giudicati alla cieca da esperti donne (www.nwwc.info). Femmes et Vins du Monde Principato di Monaco con giuria femminile. Presieduta dall’enologa Régine Le Coz (www.femmesetvinsdumonde.com). Feminalise, Beaune Francia, vini assaggiati alla cieca da 350 esperte (www.feminalise.com). Premios Vino y mujer nato nel 2007 dove una giuria di donne giudica vini fatti dalle donne (www.vinoymujer.com). Women.s Wine & Spirits Awards prima edizione 2018 a Londra, la giuria è composta da 100 buyer e esperte donne. Organizzato da China Wine & Spirit Awards (CWSA). Altra curiosità: il Wset – Wine & Spirit Education Trust, con corsi in 70 Paesi del mondo, ha mostrato come nel 1970 le donne costituissero il 10,6% dei diplomati mentre nel 2018 fossero il 42,8%. UN PO’ DI STORIA AL FEMMINILE. La prima sommelier donna in Italia è stata la milanese Maria Luisa Ronchi, diplomata sommelier AIS nel 1969, seguita dalla piemontese Laura Pesce nel 1972, entrambe con una lunga militanza nelle Donne del Vino. La sarda Lucia Pintore è stata la prima campionessa italiana dei sommelier nel 1987, anche se prima di lei Franca Rosso di Tavagnacco (Udine) arrivò a pari merito con un uomo sommelier nel 1975. La prima presidente donna di un’associazione di sommelier è Graziella Cescon nel 2015 e il primo direttore di una testata dei Sommelier è stata Marzia Morganti nel 2003.
Si presenta in anteprima al Vinitaly di Verona nello stand Bava padiglione 10 - Q3 dal 2 al 5 aprile 2023 Serre di Tuffo, Monferrato DOC Nebbiolo Superiore Un nuovo vino che è in realtà un potente ed evocativo ritorno alle origini. Un Nebbiolo del Monferrato, proprio come quello che la famiglia Bava ha prodotto storicamente nelle vigne di Tuffo, piccolo borgo di Cocconato, nell'Astigiano, dove risiede dal 1616. Nel racconto di Piero, il “patriarca” dei Bava, vino, territorio e famiglia si intrecciano: “Un tempo - ricorda Piero Bava - quasi tutti a Tuffo avevano un pezzetto di terra; una parte veniva coltivata a vite, ed era la parte alta delle colline. Già nel Settecento, la famiglia Bava aveva terreni di proprietà sui bricchi delle Serre, un punto panoramico della frazione da cui si vedono chiaramente l’arco alpino e il Monviso, sul crinale dell’antica Strada delle Serre. A inizio Novecento la famiglia si spostò nel fondovalle, accanto alla ferrovia, dove fu fondata la cantina che ancora oggi, a distanza di un secolo, è sede dell’azienda”. Dalle finestre dalla cantina si scorge, in piena luce sulla collina di fronte, la storica vigna di fianco alla chiesa del borgo, nella stessa posizione descritta da una rara mappa catastale del 1790 (tra le poche completate durante il regno sabaudo) che reca il medesimo toponimo, Cadodo, indicato già allora come di proprietà della famiglia. Il riconoscimento della DOC Monferrato a questo Nebbiolo sigilla questa lunga presenza storica e riconosce la vocazione delle colline di Cocconato alla produzione del Nebbiolo, che vede a Cadodo e sui bricchi delle Serre le migliori esposizioni. Serre di Tuffo Bava esce con l’annata 2020: dieci mesi di invecchiamento in botti di legno che fanno meritare al vino l’appellativo “Superiore”. Va ad aggiungersi alla produzione della cantina di Cocconato, nota per le sue Barbere - dallo Stradivario, vino signature dei Bava, al Pianoalto Nizza e a Libera -, e per il Barolo e i nebbioli della cascina nel cru Scarrone, Castiglione Falletto, in Langa. Dei tratti del Nebbiolo del Monferrato, in Serre di Tuffo si ritrova il colore rubino brillante, il profilo olfattivo floreale e speziato, il tannino tipico ma rotondo che assicura al vino longevità. Da questa storica vigna, il cui suolo bianco calcareo e ruvido copre le marne affioranti, il vino porta in dote il carattere, l’esaltazione della fragranza e la freschezza, coniugando eleganza e struttura e dimostrando fieramente la tradizionale vocazione di Cocconato per quest’uva.
Un ettaro di terreno che ospita circa 500 vitigni storici, già scomparsi in diverse aree d’Italia e del mondo e ora visibili solo qui nelle Langhe, ai piedi di uno dei castelli di proprietà del Conte Camillo Benso di Cavour. Un’esperienza di visita esclusiva, dove il passato può essere visto e toccato con mano Un'esperienza unica nel tempo e nello spazio, alla scoperta di vigneti rari o ormai scomparsi provenienti dall’Italia settentrionale e dalle più remote aree del mondo. Questo e non solo è la Collezione Ampelografica Grinzane Cavour, museo a cielo aperto e scrigno dove vengono conservate anche le uve che hanno dato origine al pregiato Nebbiolo, il re dei vigneti. Una vera esperienza di scoperta storica ed enologica che il Consorzio Albeisa si impegna a sostenere, attraverso la cura dei vitigni antichi e rari che costituiscono la Collezione. Un luogo unico, visitabile esclusivamente poche settimane all’anno, nel periodo che precede la vendemmia e con la guida dei ricercatori Cnr Anna Schneider e Stefano Raimondi che quotidianamente animano l’attività di ricerca sulla biodiversità vinicola che avviene tra queste vigne. “Questo vigneto rappresenta per il visitatore un’esperienza di viaggio nel tempo e nella viticoltura italiana e internazionale grazie al quale può immergersi in pieno nella conoscenza di vitigni parte di un patrimonio storico e scientifico inestimabile. – commenta Marina Marcarino, Presidente di Albeisa – Per questo motivo stiamo lavorando per dare un nuovo impulso alle visite guidate e permettere a tutti i visitatori e agli appassionati di conoscere una parte importante della tradizione e della ricchissima cultura enologica che si respira su queste colline uniche”. Il Consorzio Albeisa è quindi impegnato per incentivare le finalità didattiche della Collezione storica, in quanto vero e proprio esempio del mantenimento della biodiversità della zona, e regalare così al pubblico un’esperienza di visita unica attraverso il racconto e la scoperta del territorio e di quella cultura del vino che rendono le Langhe senza eguali al mondo. La Collezione nasce nel 1992 quando il Centro Miglioramento Genetico della Vite del CNR di Torino piantò un primo vigneto rimasto attivo fino al 2014 in un lotto di terreno adiacente al vigneto attuale, oggi esteso più di un ettaro. Da quell’anno, il lavoro non si è mai fermato: molteplici varietà di uve sono state accolte nel vigneto, grazie anche agli studi dei ricercatori e alle segnalazioni di viticoltori, vivaisti, appassionati. “Nell’ettaro e mezzo che la collezione occupa abbiamo la possibilità di studiare vigne che arrivano dalla Liguria, dalla Valle D’Aosta e anche da paesi come l’Armenia o l’Uzbekistan. - Spiega Stefano Raimondi, ricercatore - Addirittura, il vigneto più antico presente nel territorio risale al 1200, una particolare varietà di Pignolo Spano che ora sta man mano scomparendo in molte zone”. Ora più che mai il desiderio è quello di riuscire a trasmettere al pubblico il valore di queste ricerche mettendo al centro proprio la Collezione Grinzane Cavour e il patrimonio che essa conserva. Per info e visite: [email protected]
Nas-Cëtta di Novello è il simbolo del progetto Elvio Cogno, azienda guidata da Valter Fissore e Nadia Cogno nel cuore del Barolo, a Novello Proteggere il patrimonio vitivinicolo locale e le diverse espressioni territoriali sono i valori su cui si basa la progettualità dalla sua fondazione. L’identità è strettamente legata al Barolo e alla valorizzazione del Cru Ravera da cui si originano le singole selezioni Vigna Elena, Bricco Pernice e Cascina Nuova. Tuttavia, Elvio Cogno e il genero Valter Fissore, negli anni ’90, decisero di recuperare per primi una varietà autoctona, la Nascëtta, che rischiava di scomparire nonostante la storia ne avesse dimostrato la qualità. Tutto risale al 1991 quando Elvio e Valter hanno la possibilità di assaggiare questo vino stappando una bottiglia del 1983 del produttore Franco Marengo. Se ne innamorano subito, accorgendosi al primo assaggio delle sue potenzialità. Il richiamo è il Sauternes, ma dagli studi storici che vengono poi effettuati si comprende che già alla fine dell’Ottocento la Nas-Cëtta era raccontata come “un’uva delicatissima e vino squisito”, che veniva paragonata addirittura ai grandi vini del Reno. Da lì nasce la volontà di recuperarla, e poi lo sprone verso altri produttori, che accolgono con entusiasmo il progetto. Oggi la Nas-Cëtta di Novello è tutelata dall’Associazione Produttori di Nas-Cëtta di Novello, nata nel 2014, di cui Valter Fissore è presidente, che conta 12 produttori uniti dalla fiducia e l’amore per questa varietà indissolubilmente legata al territorio. Una scelta che li ha portati a sacrificare coraggiosamente qualche ettaro destinato al Nebbiolo da Barolo per impiantare questo vitigno a bacca bianca. Grazie all’impegno dell’Associazione, la Nascetta prodotta a Novello è dal 2010 DOC Langhe Nas-Cëtta di Novello. Anas-Cëtta, la Langhe Nascetta DOC del comune di Novello di Elvio Cogno, usa l’antico nome tradizionale del vigneto. Si presenta come un vino bianco di origine mediterranea, la cui sapidità riporta ai grandi vitigni degli ambienti caldi; al naso è fine ed elegante e di buona intensità, con sentori complessi e persistenti di fiori di campo ed erbe aromatiche, di agrumi e di frutti esotici. In bocca stupisce la piacevolezza di beva, la sapidità e la mineralità che rinfrescano il sorso e proseguono lungamente nel finale, con note di miele di acacia, salvia e il rosmarino.
Un incontro tra produttori di metodo classico piemontesi e altoatesini: si è svolto in questi giorni (dal 27 al 29 marzo) in Piemonte il viaggio dei produttori dell’Associazione spumanti Alto Adige DOC Metodo Classico che hanno visitato aziende dell’Alta Langa DOCG, degustando le cuvée dei soci del Consorzio Josef Reiterer (Cantina Arunda Metodo Classico), Hannes Cleon (Cantina vini e spumanti Braunbach), Alois Ochsenreiter (Azienda Agricola Haderburg), Josef Romen (Cantina Kettmeir), Lorenz Martini (Cantina Spumanti Lorenz Martini Comitissa), Stefan Kapfinger (Cantina Merano), Klaus Pfitscher (Tenuta Pfitscher), i produttori dell’Alto Adige presenti in Piemonte; con loro Alexandra Cembran (responsabile marketing del Consorzio Vini Alto Adige). Un confronto aperto, diretto e costruttivo, che ha messo di fronte due territori vinicoli dalla grande personalità e vocazione e ha permesso ai rispettivi rappresentanti di conoscere le storie, le pratiche, le scelte, e i vini delle due zone. Il percorso del gruppo altoatesino in Piemonte ha toccato la Banca del Vino di Pollenzo, la cantina di Fontanafredda e quella di Ettore Germano a Serralunga d’Alba, i vigneti di Enrico Serafino a Cerreto Langhe, l’azienda agricola Marcalberto a Santo Stefano Belbo, Pianbello a Loazzolo, Contratto a Canelli. Alle degustazioni hanno preso parte con i loro vini i produttori Umberto Bera, Carlo Deltetto e Roberto Garbarino. La cena ufficiale si è svolta al Fàula Ristorante - Casa di Langa a Cerreto Langhe; una tappa anche in una meta storica dell'enogastronomia dell'Alta Langa astigiana, il Ristorante Madonna della Neve di Cessole. “Abbiamo apprezzato nei vini Alta Langa una uniformità precisa, una grande riconoscibilità e un altissimo livello - ha detto Josef Reiterer, il primo produttore a vendere esclusivamente spumante metodo classico in Alto Adige -. Più variazioni nei vini altoatesini, frutto di un disciplinare che offre un più ampio ventaglio di opzioni. In entrambe le espressioni, si coglie comunque l’essenza di una bollicina fatta da artisti”. “Siamo stati felici di aprire le nostre cantine e le nostre bottiglie per i produttori dell’Associazione spumanti Alto Adige DOC Metodo Classico - ha detto il presidente del Consorzio Alta Langa Giulio Bava -. Assaggiare i loro vini insieme ai nostri ci ha permesso di apprezzare vini molto luminosi, di grande piacevolezza e qualità diffusa”.
L’azienda della famiglia Sartirano apre le porte agli enoturisti con visite guidate e con uno spazio museale dedicato alla storia della Tenuta Siamo a Monforte, nella zona cosiddetta della Bussia, un terroir capace di regalare dei grandi vini, amati e apprezzati in tutto il mondo. La storia di Costa di Bussia, già conosciuta come Tenuta Arnulfo, si identifica con questo angolo di Langa e vanta una storia documentata che ne fa una delle aziende più antiche della denominazione. Era la fine del 1800 quando Luigi Arnulfo, un farmacista di Cherasco, prese in mano le terre di quella che allora era conosciuta come Cascina Bertoroni per incominciare a produrre in maniera strutturata un vino che fin da subito si confrontò con un mercato ben più ampio di quello locale. In un’epoca in cui le relazioni commerciali tra le Langhe e il resto del mondo erano ancora tutte da sviluppare, vi furono rapporti costanti tra la Tenuta Arnulfo e i mercati esteri, primo fra tutti il Nord America: questi contatti sono ampiamente documentati da lettere e diari esposti oggi nel Museo Storico Luigi Arnulfo ospitato all’interno della Tenuta, uno spazio che ripercorre la storia del farmacista vignaiolo, il suo lavoro, le sue intuizioni commerciali. Costa di Bussia dal 1988 è guidata dalla famiglia Sartirano che è custode della storicità dell’azienda. Fin da subito l’obiettivo di Paolo e Guido Sartirano è stato quello di proseguire nel solco della tradizione, puntando su vini capaci di esprimere al meglio le peculiarità proprie della Bussia. Tutto questo con un occhio di riguardo per l’enoturismo: la cantina, circondata a 360° gradi da 11 ettari di vigneti aziendali, oltre al Museo, vanta una grande sala degustazione che chiude il percorso di visita e tre suite affacciate sulle vigne, stanze dotate di ogni confort e ad oggi messe a disposizione di clienti e giornalisti. L’intera struttura nelle scorse settimane è stata presentata a tour operator e guide professioniste per incentivare l’afflusso di visitatori a Costa di Bussia. Racconta Paolo Sartirano: “La posizione dell’azienda e la qualità dei vigneti ci hanno convinti fin da subito a ragionare in un’ottica enoturistica che ha influenzato tanto la progettazione della sala degustazione quanto degli spazi ricettivi. Inoltre, quando abbiamo rilevato la Tenuta, durante i lavori di restauro della Cascina, abbiamo trovato tante tracce del lavoro fatto da Luigi Arnulfo: lettere, diari ma anche attrezzi, vecchie bottiglie. Testimonianze che ci parlano di un uomo che per la sua epoca fu un vero e proprio innovatore e che merita di essere ricordato come un protagonista della storia del nostro territorio. Da qui l’idea del Museo che oggi rappresenta per noi motivo di orgoglio e che vorremo ulteriormente ampliare per offrire ai visitatori uno scorcio quanto più possibile ampio sulla storia della Bussia”. Per prenotare la visita alla cantina e al Museo Storico Luigi Arnulfo e per maggiori informazioni scrivere a: [email protected]. Costa di Bussia 12065 Monforte d’Alba (CN) Località Bussia, 26 Tel. +39 0173 731136 Fax +39 0173 731418 www.costadibussia.com [email protected]
Dal 9 al 18 settembre, con la 56ª edizione della Douja d’Or, rassegna dedicata ai vini del Piemonte, Asti torna ad essere una delle capitali del vino degustato, raccontato, prodotto e vissuto, nel cuore del territorio da cui è nata e si è sviluppata la grande enologia piemontese e italiana Come accade ormai dal 2017, Piemonte Land of Wine, il Consorzio che raggruppa tutti i Consorzi vinicoli di tutela piemontesi e che supporta e collabora all’organizzazione della Douja d’Or, avrà un ruolo da protagonista nello svolgimento della manifestazione che per una decina di giorni animerà palazzi d’epoca e piazze del centro storico di Asti, uno dei più estesi e belli del Piemonte e d’Italia. Il quartier generale di Piemonte Land, come negli anni passati, sarà allestito in piazza San Secondo, un luogo iconico e bellissimo, da cui si raggiungono comodamente tutte le altre postazioni previste alla Douja d’Or. Nello stand di Piemonte Land in piazza San Secondo visitatori e appassionatipotranno avere accesso a degustazioni di vini provenienti da tutti i territori del Piemonte in abbinamento a specialità di eccellenza: pasticceria secca, formaggi e salumi Dop e Igp piemontesi. Una carta di vini digitale con oltre 500 etichette consultabili tramite QR code aiuterà nella scelta tra bollicine, bianchi, rosé, rossi, aromatici e passiti. Gli stessi vini saranno in vendita nell’enoteca della Douja che Piemonte Land allestirà al piano terra del palazzo del Municipio che si trova sempre in piazza San Secondo. Da segnalare anche le masterclass, una decina, che saranno allestite, sempre a cura di Piemonte Land, a Palazzo Borello, in piazza Medici, sede della Camera di Commercio di Alessandria e Asti. Previsti anche momenti di intrattenimento serali con Dj Set e musica live.Commenta Filippo Mobrici, vicepresidente di Piemonte Land insieme a Paolo Ricagno: «Questa edizione 2022 della Douja d’Or di Asti resta, giustamente, ancorata al concetto del “vino al centro” e da questo bisogna partire per dare la giusta lettura del ruolo di Piemonte Land of Wine e dei Consorzi vinicoli all’interno della manifestazione. Un ruolo che non è solo di guida, di indirizzo e di importante sostegno all’evento, ma vuole essere anche di caratterizzazione di un territorio che ha nel vino il passato, il presente e il futuro di un’economia estesa oltre all’enologia, all’accoglienza, al turismo, alla ristorazione, all’imprenditoria di tutti i livelli e settori, ma che coinvolge anche la cultura, la musica e l’arte con accenni che dalla storia puntano all’innovazione pura. Tutto questo ha una carta d’identità anche astigiana di cui la Douja d’Or è, sia pure sempre perfettibile, un significativo tassello».
Dal 1973 la cooperativa Pertinace è custode della tradizione vinicola piemontese più pura Situata a Treiso, uno dei 4 comuni del Barbaresco DOCG, con i suoi 110 ettari e 20 soci rappresenta una realtà virtuosa votata alla valorizzazione di questa denominazione di cui esprime un esempio di eccellenza attraverso due delle sue MGA più caratteristiche: Nervo e Marcarini. Sebbene i vigneti risultino poco distanti geograficamente e vengano seguiti processi di vinificazione analoghi, queste Menzioni Geografiche Aggiuntive si traducono in due vini con personalità differenti, simbolo della grande eterogeneità del territorio Piemontese. Così è stato anche per la 2018, annata caratterizzata da un inverno lungo che si è protratto fino al mese di marzo, comportando un ritardo nel germogliamento. La primavera che ne è seguita ha visto precipitazioni frequenti, che hanno richiesto cure aggiuntive alla gestione del vigneto. Dal mese di luglio si è assistito ad un’inversione di tendenza, con il susseguirsi di giornate calde e terse che hanno favorito lo sviluppo delle piante e la maturazione dei grappoli. Il bel tempo, protrattosi fino al mese di settembre, ha garantito la raccolta di uve sane con parametri eccellenti anche dal punto di vista fenolico, materia prima ideale per la produzione di vini equilibrati, armonici e con una predisposizione all’invecchiamento. Barbaresco Nervo 2018 Questa etichetta nasce da un piccolo appezzamento di 3,30 ettari ubicato all’interno di una delle MGA storiche del comune di Treiso: Nervo. La particolarità e il pregio di questi vigneti, che si sviluppano orizzontalmente lungo il crinale della collina, risiedono nella combinazione di forti pendenze, esposizione a pieno sud, altitudine e terreni marnoso calcarei che contribuiscono alla complessità e alla struttura del vino. Il Barbaresco Nervo è il prodotto dell’esperienza e della cura dei conferitori che da anni vivono e lavorano questi straordinari vigneti ma anche di una vinificazione che vuole mettere in evidenza le caratteristiche distintive della MGA da cui ha origine. La fermentazione del mosto, a contatto delle bucce, si prolunga per 12-15 giorni con frequenti rimontaggi ed energiche follature. Dopo 40 giorni di cappello sommerso viene effettuata la fermentazione malolattica, che precede i 18 mesi di affinamento in botti grandi di rovere di Slavonia. Di colore rubino carico, il Barbaresco Nervo affascina con il suo bouquet intenso che si apre con marcate note di violetta e frutta scura per poi trovare sentori speziati di pepe e liquirizia. Al palato, un gioco di frutti richiama more e visciole fuse a suggestioni speziate. Il finale è lungo, opulento ed elegante, con una trama tannica fitta ma di grande morbidezza che prelude ad un vino con un ottimo potenziale di evoluzione. Barbaresco Marcarini 2018 Spostandosi di pochi chilometri a nord dalla MGA Nervo si arriva ai vigneti di Marcarini. Qui i conferitori di Pertinace curano un piccolo appezzamento di 3,6 ettari che apre a uno scenario diverso per terreni e caratteristiche dei vini. Ritroviamo le irte pendenze, che se da un lato garantiscono un’ottima esposizione alle viti, dall’altra chiedono esperienza e pazienza nella loro lavorazione. Diverse invece le peculiarità del terreno, un'alternanza di marne a strati sabbiosi che le viti sfruttano per andare in profondità con le radici. I Barbaresco che ne derivano sono profumatissimi, spigliati ed eleganti. Anche per questa etichetta la vinificazione prevede una macerazione di oltre 40 giorni a cappello sommerso in vasche di acciaio inox e un affinamento di 18 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia. Il vino che risulta da questa combinazione di fattori pedoclimatici e umani è un Barbaresco dal colore rubino con sfumature che virano al granato. Al naso traspare tutto il fascino di questa etichetta che si schiude con note di rosa canina a cui seguono piccoli frutti rossi, more, pepe e cacao amaro. Al palato ritornano i sentori fruttati e speziati, sostenuti da note sapide, da acidità e da eleganza, insieme ad una buona struttura delineata da un tannino vellutato e di grande piacevolezza. Cantina Pertinace - Località Pertinace, 2, 5, 12050 Treiso CN Telefono: 0173 442238 www,pertinace.com
La Cantina Sergio Soria è la prima realtà produttiva piemontese certificata Equalitas, uno standard nato in Italia su misura delle aziende vitivinicole e riconosciuto a livello internazionale, che unisce in un unico strumento la dimensione ambientale, socioeconomica ed alcuni fondamentali valori etici, come il rispetto delle pari opportunità di genere e il rifiuto di ogni discriminazione. Siamo a Castiglione Tinella, in provincia di Cuneo, tra le colline dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2014, in una delle zone collinari più belle e suggestive dell’area classica dedita alla produzione dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti DOCG, due volti di un’unica denominazione alla quale la famiglia Soria è dedita ormai da quattro generazioni. Alcuni mesi fa la Cantina Sergio Soria ha avviato l’iter per l’ottenimento della certificazione Equalitas. «Lo abbiamo fatto perché convinti che produrre vini come l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti, così importanti per il nostro territorio, non possa e non debba ridursi ad essere una semplice operazione commerciale. Deve rappresentare, a nostro modo di vedere, il tassello di un quadro più ampio, fatto da azioni concrete e scelte produttive sostenibili che migliorino l’ambiente in cui viviamo, che garantiscano un’economia e un lavoro equi e che promuovano quella solidarietà tra impresa e comunità sociale che deve stare, ora più che mai, alla base di ogni attività agricola e produttiva» Secondo questi ragionamenti, dopo aver ottenuto altre certificazioni come la ISO 9001, Sergio Soria ha intrapreso un percorso virtuoso, che ha portato, nei primi giorni di dicembre 2020, all’ottenimento della certificazione “Equalitas – Cantina Sostenibile” rilasciata da parte di Valoritalia, società leader in Italia nel campo delle certificazioni in ambito vitivinicolo. L’Ente di normazione Equalitas è una cosiddetta “Standard Owner”, ossia è una società che non svolge direttamente le verifiche ma, a tal fine, accredita altri Enti di certificazione, in questo caso Valoritalia. Per certificarsi con questo standard l’azienda Soria Sergio ha dovuto adottare “buone prassi” definite da indicatori economici, ambientali e sociali tra loro integrati e che interessano tutte le fasi produttive, dalla vigna al trasporto del prodotto finito. Nel concreto, si è partiti dalla costruzione di una nuova sede produttiva dotata di caratteristiche speciali per il contenimento della dispersione energetica e l’utilizzo razionale ed efficiente delle risorse necessarie alla produzione. Nello stesso senso, per l’imbottigliamento e il confezionamento, sono stati installati macchinari di ultima generazione a ridotto consumo energetico e interfacce digitali che ne ottimizzano l’attività. Come da protocollo Equalitas, la Cantina Sergio Soria ha anche verificato sostenibilità ed equità di ogni fornitura con l’attenta selezione dei conferenti di uva e dei fornitori generici: dai contenitori in vetro, alle chiusure, alle etichette ed a ogni elemento della filiera produttiva. Si sono attuate, inoltre, disposizioni rivolte ai lavoratori dipendenti con servizi e agevolazioni destinate a favorire un migliore rapporto nell’ambiente di lavoro. Infine, l’attenzione ai temi sociali, particolarmente sentita dalla famiglia Soria, con aiuti e supporti alla Casa di Riposo – Residenza Sant’Andrea di Castiglione Tinella e al tessuto stesso della comunità locale in cui la Cantina opera. «In questo anno difficile volevamo agire concretamente per il bene della nostra comunità, non solo nell’immediato per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid19, ma anche investendo sul benessere futuro. Per questo abbiamo partecipato con interesse alla realizzazione di una “Snoezelen Room”, un ambiente di stimolazione multi-sensoriale per pazienti con patologie gravi, un progetto unico in Piemonte» la spiegazione. Al termine del percorso l’azienda ha dovuto redigere un Bilancio di Sostenibilità - consultabile pubblicamente sul sito www.sergiosoria.it - nel quale sono illustrati i risultati e stabiliti gli obiettivi di miglioramento, in quanto la certificazione Equalitas dovrà essere confermata e accresciuta, secondo l’iter previsto, nei prossimi tre anni. Commentano i Soria: «Essere riusciti a ottenere questo primo step della certificazione Equalitas ci riempie di comprensibile orgoglio. La filiera vinicola alla quale apparteniamo non può prescindere dal testimoniare nei fatti - anche attraverso questi strumenti di certificazione riconosciuti in ambito nazionale ed internazionale - quanta passione, dedizione e rispetto abbiamo nei confronti della realtà che ci circonda alla quale dobbiamo la nostra storia e il nostro futuro». Ora, ottenuta la certificazione la Cantina Sergio Soria potrà apporre sulle etichette dei vini che produce il logo che la identifica come Cantina Sostenibile Equalitas. Un valore aggiunto per le etichette Soria già apprezzate, celebrate e brindate in Italia e nel mondo per l’alta qualità dei suoi vini.
Chiusi i battenti del 54° Vinitaly di Verona si tenta un bilancio della partecipazione alla fiera internazionale del vino più importante d’Italia Lo spazio allestito da Regione Piemonte e Piemonte Land of Wine, al centro del Padiglione 10, che raccoglieva gran parte delle Cantine e dei Consorzi vinicoli piemontesi, mai come quest’anno è stata meta e punto di raccolta per enti e istituzioni, associazioni e consorzi per la presentazione di progetti e iniziative, di nuove campagne di comunicazione e di nuove manifestazioni che hanno il vino come fulcro. Difficile dare contezza precisa dei visitatori che hanno avuto accesso allo spazio di Piemonte Land of Wine, non è tuttavia lontano dal vero indicarli nell’ordine delle migliaia di presenze, come centinaia sono stati i brindisi, curati con professionalità dai sommelier della delegazione Ais Alessandria al desk dell’area istituzionale. Già nei primi giorni di Vinitaly il vicepresidente di Piemonte Land of Wine, Filippo Mobrici (foto), anche presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, aveva ribadito più volte che la partecipazione al Vinitaly era stata richiesta dalle stesse Cantine vinicole e che la Fiera di Verona resta un appuntamento importante per la presentazione e le relazioni del vino piemontese. Inoltre sia Mobrici sia l’altro vicepresidente di Piemonte Land of Wine, Paolo Ricagno, che è al timone anche del Consorzio Vini d’Acqui, avevano ribadito la necessità per il mondo del vino piemontese di parlare con una voce sola e di portare avanti progetti unitari per il bene di tutta la filiera e di tutti i territori. Ora, conclusa la 54ª edizione della Fiera scaligera, Mobrici traccia un bilancio della manifestazione e dice: «Nel complesso il mio giudizio non può che essere ottimo. Le aziende hanno buoni report dalle relazioni che hanno avuto in Fiera. Ci aspettavamo un Vinitaly strano, è vero, invece gli operatori ci sono stati; le aziende, animando un Vinitaly post pandemia hanno interpretato al meglio la voglia di fare e costruire del comparto. Certo ci sarà pure chi non è completamente soddisfatto, chi ha deciso di non venire più e chi, d’altra parte, non vede l’ora di tornare a Verona per il 55° Vinitaly. Dipende molto dalle strategie e scelte aziendali. Tuttavia noi, come Piemonte Land of Wine, dobbiamo guardare alla visione complessiva della Fiera e questa è certamente stata fruttuosa sotto tutti gli aspetti». Mobrici parla anche dell’impegno di Piemonte Land of Wine: «Ci siamo preparati per questo evento e tutto è andato per il meglio. Abbiamo passato l’esame a pieni volti. Devo, per questo, dire grazie a tutto lo staff di Piemonte Land of Wine, di Unioncamere Piemonte e della Regione Piemonte che hanno lavorato ottimamente e in sinergia perfetta». Quindi un accenno all’unità del mondo del vino piemontese: «Essere uniti, nelle nostre diversità, è un imperativo a cui dobbiamo tendere. È e sarà sempre la nostra forza. Dare l’impressione di essere disuniti non è produttivo per nessuno. Il Piemonte, con tutti i suoi territori, da quelli più blasonati a quelli più emergenti, è una grande regione vinicola a livello mondiale e deve essere un brand da spendere in tutto il mondo con la forza di un mosaico dove ogni tessera è importante, preziosa e fondamentale per offrire il meraviglioso e unico disegno del vino del Piemonte». Infine la chiusura sul futuro: «Gli auspici sono almeno due: che la Fiera di Verona aumenti, come ha già fatto quest’anno, gli sforzi per portare a Vinitaly sempre più operatori stranieri, perché sono quelli che fanno mettere le ali al vino italiano; e che il vino piemontese continui a tracciare la sua strada per un univoco progetto di sviluppo con la consapevolezza nelle proprie enormi potenzialità alimentate da una sessantina di doc e docg, un fatto che non che non ha pari in tutto il mondo. Per questo credo che il prossimo Vinitaly andrà anche meglio di questo».
LUNEDÍ 17 GIUGNO, DALLE 10.30 ALLE 17.30, OPERATORI DI SETTORE E GIORNALISTI POTRANNO ASSAGGIARE PIÙ DI 60 DIVERSE CUVÉE DI ALTE BOLLICINE PIEMONTESI Più di 60 diverse cuvée, 27 produttori, due masterclass, un Bubble Bar con un cocktail dedicato all’evento: il Consorzio organizza, lunedì 17 giugno dalle 10.30 alle 17.30, nel cuore della Città Eterna, a Palazzo Brancaccio, Alta Langa Roma, una degustazione di Alte Bollicine Piemontesi. La manifestazione è riservata a un pubblico di operatori professionali: enotecari, ristoratori, barman, operatori HoReCa, buyer, distributori e giornalisti. Per accedere all’evento è necessario registrarsi nell’area dedicata del sito del Consorzio altalangadocg.com Questi i produttori che saranno presenti all’evento romano: Banfi, Bera, Borgo Maragliano, Cantina Alice Bel Colle, Colombo, Contratto, Coppo, Deltetto, Enrico Serafino, Ettore Germano, Fontanafredda, Gancia, Giulio Cocchi, Il Falchetto, La Fusina, La Torre di Castelrocchero, LHV Avezza, Marcalberto, Mario Giribaldi, Pecchenino, Rizzi, Roberto Garbarino, Tenuta Carretta, Terrabianca, Terre del Barolo, Tosti1820, Vite Colte. Due masterclass accompagneranno il pubblico all’approfondimento della versatilità e longevità delle Alte Bollicine Piemontesi. I laboratori saranno guidati da Marco Reitano, Head Sommelier del ristorante La Pergola dell’Hotel Rome Cavalieri dove lavora dal 1994, insignito del titolo di Miglior Sommelier d'Italia dalla rivista Food and Travel. Nella Galleria degli Specchi sarà allestito un Bubble Bar, in cui verrà presentato il cocktail celebrativo dedicato a Roma a base di Alta Langa DOCG e Vermouth di Torino IGP. Inoltre, saranno presenti i partner Roccaverano DOP e Crudo di Cuneo DOP che offriranno ai partecipanti un assaggio di due produzioni di eccellenza piemontesi. Il commento di Mariacristina Castelletta, presidente del Consorzio Alta Langa: “Lo scorso autunno abbiamo portato le Alte Bollicine Piemontesi a Roma per il nostro evento “Alta Langa DOCG: Anima di un Territorio”. Un’occasione preziosa di confronto e di scambio, nella quale abbiamo riscontrato un grande interesse per la nostra denominazione e che ci ha convinti a organizzare nella capitale questo nuovo appuntamento, “Alta Langa Roma”, insieme a molti dei nostri produttori, che potranno raccontare e presentare di persona la loro Alta Langa al pubblico”. Per informazioni scrivere a: [email protected] @altalangadocg #altalangadocg #altalangaroma IL CONSORZIO ALTA LANGA Il Consorzio Alta Langa è nato nel 2001, dopo molti anni di ricerche e studi approfonditi, metodici e documentati sulla vocazione dell’area. Riunisce viticoltori e produttori appassionati e lungimiranti che, spinti da un grande orgoglio piemontese, hanno fondato e fatto crescere questa denominazione giovane ma con radici profonde che affondano nella storia e nel territorio. La grande scommessa che unisce tutti è quella di produrre un vino necessariamente importante, che non sarà pronto prima di sei anni dall’impianto dei vigneti. A oggi il Consorzio conta più di 70 case spumantiere e 90 viticoltori associati. Dal 2022 la presidente del Consorzio è Mariacristina Castelletta, vicepresidente è Giovanni Carlo Bussi. L’ALTA LANGA DOCG L'Alta Langa Docg ha l’onore di rappresentare il primo metodo classico d’Italia, nato proprio in Piemonte alla metà del 1800. La denominazione ha una produzione di 3.200.000 bottiglie dalla vendemmia 2023. L’Alta Langa Docg è fatto con uve Pinot nero e Chardonnay, in purezza o insieme in percentuale variabile; può essere bianco o rosé, brut o pas dosé e ha lunghissimi tempi di affinamento sui lieviti, come prevede il severo disciplinare: almeno 30 mesi. Caratteristica distintiva dell’Alta Langa è quella di essere uno spumante esclusivamente millesimato, cioè frutto di un’unica vendemmia: ogni bottiglia riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve, legandosi indissolubilmente alle particolari caratteristiche di quella specifica vendemmia. Viene prodotto in un territorio collinare (oltre i 250 metri slm) che abbraccia le province di Asti, Cuneo e Alessandria: una terra che guarda le cime innevate delle Alpi e respira il mare e che raccoglie l’eredità conservata dagli avi, mantenuta intatta per molto tempo senza subire trasformazioni radicali, come è avvenuto invece nelle basse colline. Quello dell’Alta Langa è un territorio prezioso, da sostenere, in cui è salvaguardata la biodiversità. Terra letteraria, terra straordinaria di resistenze - di guerre e di culture -, che ha fatto fronte ai cambiamenti e li ha assecondati senza perdere il suo bagaglio di memoria e la sua forte identità. L’Alta Langa ha ottenuto la Doc nel 2002 e la Docg nel 2011 (retroattiva al millesimo 2008). I NUMERI DEL CONSORZIO E DELL'ALTA LANGA DOCG: · Oltre 70 Case spumantiere associate al Consorzio · 440,5 ettari di vigneto tra le province di Asti, Cuneo e Alessandria · Il vigneto Alta Langa è coltivato per 2/3 Pinot nero e per 1/3 Chardonnay · 3.200.000 di bottiglie prodotte dalla vendemmia 2023 · Mercato interno: 90% · Export: 10%
Braida è Barbera e vini rossi di tradizione. Lo diceva sempre Giacomo Bologna: “Di che colore è ciò che scorre nelle vene? Rosso, quindi Barbera”. Ma cosa succede quando una famiglia di barberisti si imbatte in un antico vitigno a bacca bianca, autoctono di Langa, una varietà quasi estinta ma dal grandissimo potenziale come la Nascetta? È un colpo di fulmine. Tra i vini Braida la Nascetta in purezza indossa immediatamente la corona, così nasce “La Regina”: un vino dalle inconfondibili note agrumate e di frutta esotica che non teme il tempo, anzi sa corteggiarlo con classe innata, ottenendone in dote straordinaria mineralità. Trent’anni fa, nel 1990, Braida piantò a Trezzo Tinella nella Tenuta Serra dei Fiori, le prime barbatelle di Nascetta. Oggi si celebra il decennale della DOC, ottenuta nel 2010.
La storia da romanzo di una famiglia che ha fatto del vino le fondamenta di un’impresa arrivata alla quarta generazione. La narrazione delle gesta di donne e di uomini che hanno creduto nel valore delle proprie radici e le hanno fatte diventare ali per riuscire a raggiungere traguardi professionali e personali C’è questo al centro di “Con la vigna negli occhi - Il segreto di 958 Santero, il vino che sa di futuro”, il libro romanzo che racconta la storia dei Santero di Santo Stefano Belbo, saldamente alla guida di un Gruppo vitivinicolo con un brand che negli anni è sempre più ricercato e apprezzato, in Italia e all’estero. Il volume sarà presentato al 56° Vinitaly, in calendario a Verona dal 14 al 17 aprile 2024. È edito dalla Casa Editrice Rubbettino ed è inserito nella collana “La bellezza dell’impresa” diretta dal giornalista e scrittore piemontese, Adriano Moraglio. L’autore è il giornalista Filippo Larganà, anche lui piemontese. L’appuntamento è per lunedì 15 aprile, dalle 17, nello stand di 958 Santero, Padiglione 5, stand B7. Per l’occasione ci sarà un aperitivo con le bollicine e i prodotti firmati 958 Santero. Ma com’è nata l’idea di un romanzo sull’impresa di famiglia 958 Santero? Spiega Gianfranco Santero, presidente del Gruppo 958 Santero: «Non volevo che fosse un libro autocelebrativo, né commerciale. Doveva essere la storia della nostra famiglia e dell’azienda che mio nonno fondò, come la intendiamo ancora oggi, alla fine degli Anni Cinquanta e che, prima mio padre e i miei zii, e oggi io, i miei cugini Lorenza e Pierpaolo, e i nostri figli, stiamo portando avanti». Dice Filippo Larganà: «Raccontare la storia di una famiglia è un viaggio tra sentimenti, emozioni e ricordi. Quella della famiglia Santero e del brand 958 Santero è stato questo, ma è stato anche il racconto di una visione e delle vite degli uomini e delle donne che l’hanno portata a termine e oggi la rinnovano con il loro impegno e lavoro». Il racconto comincia con la cascina di famiglia a Calosso, paese in provinciadi Asti a pochi chilometri da Santo Stefano Belbo. Lì, nel 1889 nasce e cresce Pietro Santero che avrà la visione della dimensione commerciale delle vigne di suo padre e, con l’aiuto della moglie Pierina, costruirà le basi dell’azienda attraverso mille difficoltà ed eventi, anche drammatici, che segnarono la storia d’Italia e del mondo in quegli anni. «Il libro - annota Gianfranco Santero - racconta la storia di famiglia, ma anche quella dell’azienda, di come sono nati alcuni prodotti, idee, progetti e collaborazioni che hanno fatto diventare 958 Santero un brand di tendenza che in qualche modo ha innovato e rinnovato la comunicazione nel mondo del beverage». E di innovazioni 958 Santero ne ha lanciate e ne lancia moltissime. L’ultima, in ordine di produzione, è una linea dedicata all’Horeca, poi c’è la gamma Italian Aperitivo, con Aperitivo Red e Aperitivo Orange, nel solco della grande tradizioni italiana degli aperitivi, in purezza e nella mixology. Non manca un tributo allo Spritz con il Ready to Drink in versione classica e anche analcolica, uno dei trend più moderni del bere di oggi. Tra i prodotti che 958 Santero presenterà a Verona, anche le iconiche bottiglie POP, le lattine eco-friendly, l’Asti docg Otto e Mezzo che testimonia il legame con il territorio, le bottiglie illustrate da artisti tra cui Romero Britto, pittore, scultore e serigrafia brasiliano della corrente neo-pop che ha creato illustrazioni su licenza in esclusiva per 958 Santero, e quelle dedicate all’indimenticata stella del Calcio mondiale, Diego Armando Maradona e alla squadra del Napoli che lo ebbe tra i suoi calciatori insieme al brand “D10S” nato dalla collaborazione con Stefano Ceci, che fu amico e socio di Maradona e ne cura i diritti di immagine, fino alle bottiglie della serie Love e ai millesimati extra dry. Insomma un mosaico di creazioni e di bollicine che fanno festa in perfetto “italian style”.