La mia consierge, ovvero la portinaia, è una persona (presumibilmente donna), che opera e abita nel mio stesso condominio. Tra me e lei è stato astio a prima vista. Nonostante questo, è l'unica persona che riesce a tirarmi su di morale. Quando la incontro in ascensore, lei mi guarda dal suo metro e zero-cinque e io mi sento una specie di star. Una botta di vita alla mia autostima. Una portinaia classica, da che mondo è mondo, ha i baffi e chiacchera molto. La mia è l'opposto. Non ha i baffi, (o almeno non a vista) e la sua voce mi è pressappoco sconosciuta: non mi ha mai rivolto parola. Al massimo mugugna. Il suo è un saluto molto intimo, diciamo. Quando sono venuta ad abitare in questo appartamento, ho capito dopo ben 2 mesi che quella che vedevo gironzolare nei pianerottoli il sabato, non era là per distribuire volantini del circo Knie, ma era la consierge del nostro condominio. "Ahhh, ma lei è la consierge!! Mi scusi, senza baffi non l'avevo riconosciuta..." Il suo lavoro dovrebbe consistere nel tenere pulito lo stabile, in realtà, spesso manca un po' a questa responsabilità. Una volta nell'ascensore, un bambino aveva fatto cadere un cono gelato. A terra giacevano le palline di ciocco-vaniglia con il cono sopra, testa in giù, come un'opera pop art. Ed è rimasto là un'intera giornata. Le scale le pulisce tutte, dal primo al quinto piano. Salta solo il mio pianerottolo. Forse le sfugge...forse è un po' distratta. Ma è la Domenica mattina che da il meglio di sé quando scende per togliere le foglie secche dal cortile, con la sua mise preferita. Hot pants in cotone mostrano cosce color mozzarella di bufala DOP, tempestate di buchi cellulitici. Gambe con reticolato di vene varicose ma soprattutto calzino bianco alla caviglia, che slancia terribilmente e udite udite, le ballerine, che con il calzino che stringe la caviglia è un vero must. Tutto questo in soli 105 centimetri di allegria. C'è chi la Domenica mattina va a correre, chi va a messa, chi a far passeggiare il cane. Io scendo per vedere la consierge. Purtroppo entro quest' anno, tutto questo sarà finito. Cara consierge, ho saputo che te ne vai, ti trasferisci al tuo paese. Ti ritiri. Trallallero. Cara portinaia dei miei fantasmini, come farò senza i tuoi borbottii, senza le tue belle cosciotte di pollo anemico la Domenica e senza la tua coinvolgente simpatia? Quando sono venuta ad abitare qui, non ti sei presentata e non mi hai portato il cesto di madeleines come benvenuto. Io invece per salutarti, ti ho fatto gli stecchi di gelato da spiaccicarti sulle scale, così avrai un bel ricordo di quella del quinto piano. Per 8 stecchi 400 g yogurt alla vaniglia 150 g lamponi 1 cucchiaino di miele Lavorare lo yogurt con il miele, aggiungere i lamponi interi e mescolare con delicatezza fino a che lo yogurt non avrà preso il rosato dei lamponi. Versare nel porta ghiaccioli e mettere in freezer per 10/15 minuti. Passato questo tempo, infilare il bastoncino di legno e portare a congelamento. Sformarli passando il porta ghiaccioli per qualche secondo sotto il getto di acqua bollente.