Un tempo antico granaio e tenuta agricola ricca di storia, Susafa, oggi eco-retreat sulle Madonie, apre le sue porte agli ospiti, abbracciando tradizione e modernità. Nell’architettura, nell’interior e — naturalmente — in cucina.
Minestra di cucuzza longa, ricetta tradizionale dell'estate siciliana, un piatto semplice, gustoso e solare che conserva i sapori di un tempo.
Penultimo appuntamento della rubrica Profumo di Sicilia: il viaggio alla scoperta di un po' di cultura culinaria siciliana è già agli sgoccioli. Uffa, non mi fate scendere la lacrimuccia, suvvia: lasciamo questi colpi di scena per il prossimo mese, che sarà l'ultima volta in cui vi inviterò a seguirmi nei meandri di un'assolata via di barocchi profumi, antiche tradizioni e accesi sapori mediterranei. Mediterranei come il primo piatto di questo mese. Ma no, signori e signore, non corriamo, non corriamo: si facciano le cose per bene, si vada per ordine. La città che "ci ospiterà" questo mese è Siracusa, fiore all'occhiello della Magna Grecia e illustre punto di riferimento culturale e artistico siciliano e italiano anche oggi. Come al solito, non faccio panegirici o elogi scontati, ma mi soffermo su alcuni elementi che di questa città mi ha sempre colpito e continuo ad ammirare. Mi preme segnalare un emblema della grandezza del passato, che si cerca di mantenere anche oggi con passione e creatività, ossia la tradizione delle Rappresentazioni classiche al Teatro Greco, organizzate dall'INDA. Io vi sono stata parecchie volte e non vi dico che emozione: rivivere quest'esperienza viscerale, assistere alle tragedie intramontabili o alle commedie comunque attuali, è qualcosa di unico. L'atmosfera del Teatro di Siracusa è impagabile, sedere su quei gradini vetusti, con il venticello delle sere di maggio (come queste) e il tramonto alle spalle, mi rendono ogni volta orgogliosa di questa città, che ha saputo far tesoro di un patrimonio artistico che, turisticamente e culturalmente, è davvero eccelso ed importante. (Si vede proprio che mi piace Siracusa, eh?). Ma non bastano le tradizioni, la mitologia, l'arte: c'è anche il paesaggio ad essere mozzafiato. Passate da Ortigia, passeggiate sulla costa, andate al mare. Ci tengo a riferirvi che anche Siracusa è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO: ecco un altro vanto siciliano, un altro vanto italiano. La cucina siracusana, com'è naturale, risente delle specialità siciliane per eccellenza (quali arancini, frutta di Martorana, granite artigianali, cannoli alla ricotta e molto molto altro), ma non mancano di certo piatti più rinomati e locali, di cui Siracusa rappresenta il punto di originaria formazione, poi diffusa in tutta la regione, come gli occhi di Santa Lucia (paste di mandorla in onore della santa patrona), le Zeppole (salate, con acciughe o ricotta), e perfino la caponata, davvero gettonata in questa zona. Due grandi simboli naturali dell'agricoltura e della cucina siracusana sono certamente il limone di Siracusa (rigorosamente IGP, mica bazzecole!) e i pomodori di Pachino, rubini tanto deliziosi. Proprio questi ultimi ho voluto usare nel piatto rappresentativo di Siracusa: mi piace il colore, rosso-Sicilia, mi piace la consistenza, la minuta bontà. Indecisa tra vari piatti che avrei potuto presentarvi questo mese, ho optato per un primo piatto che, come vi dicevo, ha il Mediterraneo dentro di sè: ci sono i colori accesi (giallo, arancione, rosso, verde, nero) e ci sono i sapori decisi e armoniosi (il carattere dell'oliva, la sfumatura del peperone, la dolcezza del pomodoro, la salsedine dei capperi e dell'acciuga, la caparbietà della melanzana). E' un piatto di pasta molto diffuso a Siracusa, soprattutto per l'uso di alcuni ingredienti, anche se ne esistono varianti molto diverse tra loro: c'è chi mette qualcosa, c'è chi ne toglie un'altra; si è immersi in una continua interpretazione, in una originale innovazione, in una fantasiosa ricerca del remix, della varietà, che io, personalmente, adoro. Perché? Perché la cucina siciliana s'evolve così, e non è mai la stessa, perché sempre cambia, perché sempre cresce il suo valore. Gustatevi 'sto piattino: eccovi servita un'altra fetta di Sicilia. Ingredienti (per quattro persone) - 300 gr di spaghetti (o vermicelli) - 200 gr di pomodori di Pachino - 1 peperone giallo - 1 melanzana - 40 gr di capperi sotto sale - 15 olive nere denocciolate - 2 acciughe sotto sale - 1 spicchio d'aglio - sale e pepe q.b. - 1/2 cucchiaino di zucchero - basilico q.b. - olio extravergine d'oliva q.b. Preparazione. Mettete in forno il peperone a 200° fino ad abbrustolirlo su tutti i lati. Ponetelo in un sacchetto di plastica per alimenti e chiudete: lasciatelo intiepidire. Togliete la pelle e privatelo dei semi. Tagliatelo a piccole striscioline. Mettetele da parte (questa operazione può essere fatta anche il giorno prima, per avere tutto pronto). Tagliate a cubetti la melanzana, friggeteli e adagiateli su carta assorbente. Mettete anche questi da parte. In una padella mettete l'olio extravergine d'oliva (circa cinque cucchiai), l'aglio (che toglierete), le acciughe dissalate e spezzetate. Soffriggete per qualche minuto. Aggiungete i pomodori tagliati a pezzi e lo zucchero. Fate cuocere per alcuni minuti. A questo punto aggiungete i capperi dissalati, le olive nere tagliate a metà, il peperone a strisce e i cubetti di melanzana. Aggiustate di sale. Cuocete per qualche altro minuto. A questo punto il vostro condimento è pronto. Nel frattempo fate bollire l'acqua in una pentola: versate gli spaghetti e cuoceteli al dente. Scolateli e metteteli nella padella col condimento. Mescolate bene, continuando qui la cottura. Pepate. Servite con qualche fogliolina di basilico. Bon appètit. P.s. Io non l'ho fatto, ma, se volete, potete benissimo grattuggiare sopra dell'ottimo pecorino (gnam!).
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