¡Búscalos, sin un orden concreto! Inspírate con su trabajo y aprende de ellos…
Slevin Aaron trabalha com fotografia mas descreve seu trabalho como fotógrafo de emoções. E essa descrição faz muito sentido.
Una exposición recupera las 152 fotografías de 'España oculta', el proyecto emblemático que la gran fotógrafa española inició hace 50 años.
Tommy Ingberg es un fotógrafo sueco que nació en Estocolmo en 1980. Trabaja con fotografía digital, editando y creando imágenes que son resultado de un procedimiento surrealista de montaje en el que cruza la naturaleza
George Hoyningen-Huene est considéré comme étant l'un des photographes les plus talentueux des années 20 et 30. Il a apporté un nouveau s...
La Fundación Hasselblad ha otorgado a la fotógrafa holandesa Rineke Dijkstra el Premio Internacional de Fotografía Hasselblad 2017 por sus treinta años de carrera. Dijkstra es conocida internacionalmente por sus retratos centrados en niños y adolescentes.
Op doorreis 1992 40 x 42 cm n.e. De schimmel 1994 28 x 28 cm 22/100
Explore trini61’s 160 photos on Flickr!
Las fotografías que Stieglitz realizó a Georgia O’Keeffe se descubren al cabo del tiempo como un auténtico estudio del cuerpo de la mujer, pero también del cuerpo del artista y, sobre todo, d…
Una exposición recorre la trayectoria del versatil artista, importante cronista de la lucha por los derechos civiles de los afroamericanos
He chased parades, ambushed hairdressers and refused to leave Ground Zero. Over PG Tips and ricotta at his Tuscan barn, Joel Meyerowitz relives his most stunning shots
All rights to the images on this website are protected by copyrights and reserved to © Joel Sternfeld. Use these images with permission only.
Martin Parr Mamiya 7,....kind of synonymous. Like his full name. But he does use other cameras, especially Leica. So 35mm is not off the table.
Cristóbal Hara acaba de recibir el Premio Bartolomé Ros a la mejor trayectoria profesional española en fotografía que otorga anualmente PHotoEspaña. Su obra, innovadora y muy personal, casi desconocida durante muchos años, está siendo reivindicada ahora por los fotógrafos más actuales. Un buen motivo para tener una charla con este gran fotógrafo.
Francesca Woodman (1958-1981) Fue una destacada fotógrafa estadounidense, que ejerció gran influencia a la generación posterior a la suya. Su fotografía suele centrarse en retratos, específicamente…
Una mattina di primavera del 1957 a "La Californie", una villa sulle colline di Cannes, si incontrano un artista spagnolo di settantasei anni e un bassotto tedesco di otto mesi. Il bassotto si chiama Lump, "Birba" in italiano ed è stato portato là dal suo padrone, un fotografo famoso. Quando arriva dimostra subito una grande eccitazione: forse sente che quel giorno, gli cambierà la vita. Gli è bastato entrare in quelle stanze, piene di mobili e di strani oggetti, per avere l'impressione di conoscerle da sempre. Senza alcuna soggezione annusa dappertutto, fa pipi contro una scultura, gioca, corre e salta su un divano. Quel posto gli piace e gli piace, soprattutto, il proprietario, un uomo magro e abbronzato con due occhi scuri, vivi e intelligenti. Nel suo cuore Lump ha deciso: vuole rimanere lì. Non intende tornare alla vita di prima, né convivere di nuovo con quell'antipatico levriero afgano- Kublai Khan si chiama- che lo tiranneggia e a cui il suo padrone dedica fin troppe attenzioni. Al momento del rientro è impossibile convincerlo. Si impunta e non accenna a muoversi. Al fotografo non resta che rassegnarsi, risalire in macchina e ripartire senza di lui. Il pittore ne è felice: anche per lui, quel giorno, è scoccata la scintilla. Lump, da allora in poi, diventerà il cane di Pablo Picasso. Il suo vecchio padrone, David Douglas Duncan, glielo ha ceduto con piacere. Li conosce tutt'e due e sa quanto siano determinati. Lump lo ha acquistato lui stesso, qualche mese prima, in un allevamento vicino a Stoccarda. Con Picasso, invece, si frequentano da un anno e sono diventati amici. Il loro incontro è stato imprevedibile. Quando Duncan è andato per la prima volta a conoscere Picasso, ha da poco compiuto quarant'anni e può vantare una brillante carriera. Lavora per riviste prestigiose, come il National Geographic e Life, è stato, per anni fotografo di guerra e le sue immagini del conflitto in Corea hanno fatto il giro del mondo. Suona alla porta e lo accompagnano subito da Picasso che lo aspetta immerso in una vasca da bagno. Lo vuole sorprendere: è la sua maniera di metterlo alla prova. Duncan reagisce subito e, senza nemmeno pensarci, comincia a scattare fotografie. Era quello che Picasso voleva: ha superato l'esame. Duncan diventerà una presenza costante nella vita dell'artista e lo fotograferà nei suoi momenti più privati. Dei nove libri, in cui raccoglierà le sue immagini, uno sarà dedicato interamente a Lump. Anche quella che nasce tra Picasso e il bassotto è un'amicizia. I due si intendono a meraviglia. Sono molto simili: autonomi, intelligenti vivaci e pieni di temperamento. Il bassotto non ha soggezione e tratta l'artista da pari a pari. Con gli anni imporrà le sue abitudini. Occuperà, poco a poco, tutte le stanze, continuerà a far pipi sempre vicino alla stessa scultura, l'"Homme au mouton", il bronzo alto più di due metri che domina il giardino, sonnecchierà sul medesimo divano, mangerà (o cercherà di mangiare) al tavolo dei padroni. Il bassotto è allegro, divertente e ha un vero talento per adeguarsi, prontamente, agli umori del padrone: il rapporto si fa sempre più complice e affettuoso. Quando Picasso è in vena coccole si lascia tenere in braccio, senza protestare. Sa che è un privilegio che non viene concesso a nessun altro degli animali che frequentano la casa. Il boxer Yan e la capra Esmeralda non hanno mai raggiunto questo grado di confidenza. Se si lascia andare al gioco, è incontenibile. Eccolo che distrugge, per divertimento, un coniglio di carta realizzato per lui e che avrebbe fatto la fortuna di qualsiasi mercante d'arte. Nei momenti di calma si presta, cortesemente, a far da modello per un ritratto, come questo, dove una sottile linea nera tratteggia, con vigore, la sua compatta silhouette Oppure posa per il piatto, dove ha imparato a mangiare con signorilità e che è stato creato apposta per lui il giorno stesso del loro incontro. Lump non lo sa, ma il suo padrone è considerato uno dei più grandi artisti del novecento. E anche lui saprà farsi una sua reputazione in campo artistico, comparendo in ben quindici dei quarantaquattro studi della serie "Las Meninas", ispirata al capolavoro di Diego Velazquez Come qui dove sostituisce, disinvoltamente, il regale e dignitoso cane dell'originale O qui, dove, "travestito" in perfetto stile cubista, spicca, in primo piano: un piccolo "cammeo" da consumato professionista, non c'è che dire. Sei anni gloriosi, che finiranno nel 1963, quando Lump comincerà a soffrire di uno di quei problemi alla spina dorsale che spesso affliggono i bassotti. Il veterinario di Cannes si dichiara impotente ed è pronto ad abbatterlo. Duncan, che per tutto questo tempo non lo ha mai perso di vista, interviene e convince Picasso a farlo curare in Germania. Lo porterà lui e lo seguirà per un anno intero. Lump guarisce, ma rimane paralizzato alle zampe posteriori. Qualcosa nel suo animo di bassotto indipendente e orgoglioso cambierà per sempre. Quando Duncan lo riporta alla villa, si rifiuta di entrare; abbaia, guaisce e fa resistenza. Come era successo al primo incontro, è lui che decide e, ora, ha stabilito di rompere i rapporti. Non cederà nemmeno stavolta. Sarà un taglio netto: con Picasso non si vedranno più. Qualcosa del legame che li aveva uniti, comunque, rimarrà, tanto che, nell'aprile del 1973, moriranno a una settimana di distanza l'uno dall'altro. I giornali di tutto il mondo pubblicheranno innumerevoli parole di commemorazione del grande artista. A ricordare il tenero e ostinato bassotto basterà una frase. "Lump, non è un cane e nemmeno un piccolo uomo. È qualcos'altro"- aveva detto Picasso. QUI è il link con il libro "Picasso & Lump", pubblicato da David Douglas Duncan nel 2006. Le foto, che ho trovato nel web, sono tratte da lì.
‘Ausencia / Presencia’ es el título de la exposición que la galería madrileña Bernal Espacio le dedica a la fotógrafa estadounidense Francesca Woodman. Se trata de una treintena de imágenes tomadas por la artista desde 1972 hasta 1981.
Kansas City, Kansas, May 1983 © Joel Sternfeld, courtesy Luhring Augustine Gallery and Beetles + Huxley Gallery McLean, Virginia, December 1978 © Joel Sternfeld, courtesy Luhring Augustine Gallery and Beetles…
Sanlé Sory’s portraits of the vibrant nightlife of Burkina Faso are showcased in a new exhibition at the David Hill Gallery in London
Vivian Maier, de amable niñera a consagrada fotógrafa
Durante sus viajes por Budapest, Kertész se encontró esta situación y utilizó su ojo fotográfico para encuadrar la imagen con gran acierto. La fotografía, dividida en secciones horizontales de made…
A 320-picture career retrospective of renowned Swedish photographer Anders Petersen's work made wandering through Europe's bars, prisons, asylums, old age homes and elsewhere opens at the at the Bibliothèque Nationale in Paris.
Maestra del autorretrato, su obra esconde tanto como revela
Las fotografías más icónicas de la historiaSeguramente estés de acuerdo con la afirmación de que una imagen vale más que mil palabras...
Tim Walker recrea "El jardín de las delicias" a través de sugerentes fotografías
"Time: The Images of Chang Chao-Tang, 1959-2013" celebrated the Taiwanese photographer's 70th birthday and the museum's 30th. Chang began to take pictures in 1959, while still in high school.
Homenaje Póstumo Francesca Woodman en su estudio en 1976 Su trabajo se encaminó hacia la exploración temas como la subjetividad femenina y el conceptualismo, desarrollando un sólido trabajo que la convertiría en una de las más relevantes fotógrafas norteamericanas de la década de 1970 Mirar las fotografías de Francesca es intentar comprender, ver, alcanzar aquello que se nos escapa, imágenes cubiertas de una bruma que más que mostrarnos algo sólo nos deja intuir. Francesca vuelve una y otra vez sobre si misma, su cuerpo se nos muestra de mil maneras y de mil ángulos y nunca la alcanzamos, sólo nos queda esa terrible sensación de soledad y tristeza envuelta en una sensualidad que queda suspendida en el aire, casi etérea. Su obra no estaba destinada a producir espectáculo sino intimidad, al expresar el desasosiego, el miedo y la angustia, indagando la ausencia del cuerpo. Todo su trabajo muestra la ansiedad por mimetizarse, por desaparecer y perderse en escenas cargadas de soledad que a la vez brillan rodeadas de un aura: la luz del atardecer, de la despedida, de lo que acaba. En la mayoría de sus fotografías la artista aparece convertida en sombra, cubriéndose con el papel pintado de la pared, sucia de barro, ocultando su rostro, camuflada como parte del mobiliario, borrosa y fuera de foco. Francesca Woodman ( Denver, Colorado3 de abril de 1958 –Nueva York,19 de enero de 1981 ), fue una fotógrafa estadounidense, nacida en el seno de una familia de artistas. Sus padres, eran artistas plásticos que ahora gestionan un archivo de más de 800 imágenes. Obtuvo de ellos sus primeras influencias hacia el arte, de tal forma que, desde pequeña, lo conceptualizó no sólo como un modo de vivir, sino más bien como un modo de pensar. La infancia de Francesca transcurrió entreBoulder, un pueblo deColorado, y Antella, una aldea de la campiña toscaza frecuentada por artistas y exponentes de la alta sociedad deFlorencia. Su interés por la fotografía surgió a una edad muy temprana, con solo 13 años empezó con sus primeros trabajos, ya adoptando un estilo característico, casi siempre fotografiando en blanco y negro, con formato cuadrado, y dando prioridad a la iluminación para, a través de ella, conseguir centrar la atención sobre un sujeto principal ( y normalmente único ) en la escena. Entre los años 1975 y 1979 fue estudiante de la Rhode Island School of Design en Providence, y fue aceptada en el Programa de Honores que le permitía vivir durante un año en las instalaciones de la escuela en Palazzo Cenzi en Roma. Allí se identificó con el surrealismo y el futurismo, que desde entonces ganaron presencia en sus fotografías, así como la decadencia, representada en las paredes desnudas y los objetos antiguos que también comenzaron a poblar sus trabajos. Se trasladó a Nueva Cork en 1979, donde quiso hacer carrera fotográfica. Envió portafolios a algunos fotógrafos de moda, pero sus esfuerzos no se vieron recompensados. Debido a su fracaso y a una ruptura sentimental, Woodman entró en una depresión. El 19 de enero de 1981 Francesca Woodman se suicidó saltando por una ventana del Lower East Side de Manhattan. Antes de suicidarse, en una carta a un amigo de la escuela, Sloan Rankin, escribía las siguientes palabras. “Mi vida en este punto es como un sedimento muy viejo en una taza de café y preferiría morir joven dejando varias realizaciones… en vez de ir borrando atropelladamente todas estas cosas delicadas…”.
Assunta Modotti est née le 17 août 1896 à Udine, en Italie, au sein d’une famille pauvre. Son père, Giuseppe, fut un ouvrier mécanicien, militant d’un groupe socialiste interdit. Tina abandonna très tôt ses études afin de gagner sa vie comme ouvrière avec sa mère dans une manufacture de soie. Son père émigre aux USA […]