La showgirl racconta momenti di vita privata a partire dall'amore a 'Storie di donne al bivio' di Monica Setta
Ieri sera L'isola dei famosi 2024 non ha fatto in tempo a debuttare nella sua nuova forma che il pubblico è gi
«Ogni giorno mi chiamano gli amici e mi raccontano di atrocità che sono così orribili, terrificanti, inimmaginabili. Ma mio padre non vuole lasciare la sua casa»
Card. Burke: il COVID viene usato per il 'Grande Reset', per attaccare la 'libertà' e “le famiglie'.
Cane tremante di paura abbandonato dalla famiglia in un rifugio in California. Gli operatori hanno fatto tutto il possibile per lui.
L'epidemia di coronavirus ha costretto milioni di noi a isolarsi, a volte anche nella stessa casa, da quelli con cui interagiamo ogni giorno: colleghi
Ci sono diversi fattori che possono impedirci di raggiungere gli obiettivi che ci prefiggiamo nella nostra vita. Su alcuni di...
Quali sono le paure più comuni nei cani e cosa puoi fare per aiutare fido ad affrontare le sue e vivere più serenamente?
Nel manicomio delle donne troppo precoci o intelligenti, sensuali e ribelli, ma poco devote, sottomesse, amanti delle attività domestiche o delle violenze imposte da famiglia e società.
Author Details Author Details Ana Maria Sepe Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor [email protected] La ... Leggi tutto
Blog letterario
Potrà sorprendervi, ma un bambino obbediente non è un bambino felice. L'obbedienza si ottiene quasi sempre attraverso la paura, quindi...
Scarica questo Foto gratis su Mia figlia non ha paura di fare una visita qui e scopri oltre 50 milioni di foto d'archivio professionali su Freepik. #freepik #foto #pediatra #visitamedica #medicopaziente
Forse può sembrare che ci sia un errore nel titolo dell'articolo, che manchi un punto interrogativo alla fine. Tuttavia, l'intento di...
Pochi giorni fa chiacchieravo con le mamme di Gemelli in Famiglia, il nuovo Forum gemellato con quello di Mammafelice, e si discuteva dei modi in cui far passare la paura del buio e dei mostri ai bambini. Ci chiedevamo: è normale? Beh, sì, dai, è normale! Se penso che alle elementari ero riuscita a non
Giorni di apprensione per una famiglia che ha visto il mondo crollare addosso alla sua casa, dopo aver perso le tracce del cane. La cagnolina…
Nel manicomio delle donne troppo precoci o intelligenti, sensuali e ribelli, ma poco devote, sottomesse, amanti delle attività domestiche o delle violenze imposte da famiglia e società.
Spesso, quando si parla di famiglia ci vengono in mente due genitori assieme ai loro bambini, ma in realtà anche senza figli si può essere una famiglia. Infatti, non tutti sognano di diventare genitori, che sia per la paura di non essere all’altezza o per un qualsiasi altro motivo. Purtroppo però viviamo in società ancora […]
Una casa che finalmente parla di lei e della sua famiglia: Annalisa è entusiasta del ‘lavoro psicologico’ (sono parole sue!) con cui la stylist Vanessa ha saputo trasformare i loro [...]
Che vite hanno gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia voluta Giovanni Falcone? Cosa significa vivere da invisibile, se sei un padre, se hai dei figli, una famiglia? E la paura, si può avere? Ne abbiamo parlato con l'autrice Diana Ligorio
So che dirlo così sembra un pò brusco ma come sai non mi piace fare discorsi troppo filosofici, quando parlo di vita parlo di quella di tutti i giorni, delle cose che succedono qui, sulla terra. E quindi te lo dico in modo chiaro: vivere dominato dalla paura non ti condurrà mai a un rapporto profondo.
Di Lorenzo Bosi La nuova maestra di Alaja, stava raggiungendo casa Bosciarqi. “Forza! Non avrete mica paura della vostra compagna di classe?”, domandò secca ai due bimbi che stava trascinando con sé. La donna, coi capelli corvini raccolti sulla nuca e con un paio di occhiali dalla montatura rettangolare, appoggiati sulla punta del naso, era stata appena assegnata alla scuola di Freudaccio. Amedea non tollerava i soprusi e i due grossi lividi che l’alunna aveva lasciato sui visi di Marco e Stefano erano un motivo più che sufficiente per richiedere provvedimenti ai genitori della bimba. “Voglio fare chiarezza su questa situazione. Non sopporto che ci si picchi nella mia classe”, continuò a sbraitare la maestra. “Quella bambina deve cambiare. Chiederò ai signori Bosciarqi di darle una bella lezione. Picchiare due compagni di classe è una cosa inaudita!” Il terzetto uscì dalla cittadina, svoltò a destra e proseguì per il sentiero che serpeggiava sulla collinetta. “Qua non vedo nessuna casa. Dove vive Ajala?”, domandò Amedea, stizzita. Marco allungò un braccio ed indicò un punto poco più avanti. “Abita lì”. Gli occhi della donna, stretti come fessure, incontrarono un semplice, grosso ammasso di sterpaglie. “Che scherzi sono questi? Vuoi prendermi in giro?” I due bimbi negarono col capo, poi le indicarono la cancellata, anch’essa avvolta da folte piante rampicanti. La maestra rallentò l’andatura. Inorridita, proseguì comunque fino al cancello aperto. Le mani della donna si strinsero ancora di più a quelle dei bimbi. “Ahia”, si lamentarono. Lei non rispose. “Le abbiamo detto che è una famiglia strana”, precisò Stefano. Amedea deglutì rumorosamente. Era esterrefatta, tuttavia cercò di mantenere un atteggiamento risoluto. “Avrei fatto meglio ad ascoltare i bambini e il preside”, riproverò mentalmente a sé stessa. “Dovevo convocare i genitori a scuola”. Ma non voleva cedere. Avanzarono oltre la cancellata. Ad ogni passo, tutti e tre avevano l’impressione che i fili d'erba si muovessero come tanti serpentelli…un momento! Qualcosa si stava davvero attorcigliando alla caviglia di Amedea. “AHHHH”, gridò. Istintivamente anche i bimbi fecero lo stesso. Una biscia!! “Cosa sta succedendo?” I tre sollevarono lo sguardo. L’urlo aumentò d’intensità. Un bimbo, completamente bagnato, con la pelle bianca come il latte e gli occhi color ghiaccio, era apparso dal nulla. “Ci…ciao…A…Arame”, balbettò Marco. “Cosa ci fate qui?”, rispose il bambino di otto anni, squadrando i nuovi arrivati con sguardo severo. “Stavo giocando nella palude col mio piranha e ho sentito degli urli. Mi avete spaventato”. “Ti sei spaventato, tu?”, sbottò la donna. “Toglimi questa bestia di dosso!” Amedea sollevò la gamba imprigionata dalla biscia e la scosse ripetutamente. Arame sbuffò. Poi però si avvicinò e allungò la mano verso l’animaletto. “Che roba è? Cosa sei?”, sbraitò la maestra. Aveva notato le dita palmate e dovette tenersi stretta alle spalle di Stefano per non svenire. “Non capisco cosa ci sia da gridare tanto”. Il bimbo liberò la piccola biscia tra l’erba poi tornò a rivolgersi agli ospiti. “Se dovete parlare coi miei genitori, seguitemi”, tirò ad indovinare. Il gruppetto giunse ad una porta sgangherata. Arame la aprì ed uno sciame di mosche e moscerini sbatté contro gli ospiti. Sputacchiarono. “Volete entrare o no?”, domandò il giovane Bosciarqi, vedendo i tre nuovi arrivati ancora fermi al di là della soglia. Poi si voltò, senza attendere risposta e proseguì. Lo seguirono all’interno di quella che sembrava una grotta. Erba dappertutto e, dal soffitto, scendevano numerose liane. L’antro, piuttosto stretto, sbucò in un ambiente molto più ampio. “Arame, hai portato ospiti?” Maestra e alunni rimasero a bocca aperta, ancora una volta. Un uomo, alto e secco come un attaccapanni era aggrappato al collo di una giraffa. “Scusatemi, stavo facendo uno spuntino di foglie d’acacia”, annunciò l’uomo, scivolando giù e saltando agilmente sullo strato d’erba che ricopriva il pavimento. L’animale invece proseguì a mangiare dai sacchi appesi al lampadario, infischiandosene totalmente dei nuovi arrivati. Lo strano individuo strinse la mano ad Amedea. Lei lo osservò in silenzio, incapace di parlare. “Sono il signor Bosciarchi, Abien Bosciarqi. Con chi ho il piacere di parlare?” In poco tempo, la donna riconquistò l’abituale contegno. “Sono la nuova maestra di Alaja. Mi chiamo Amedea e dovrei assolutamente parlare con voi. Voglio dire, ho bisogno di incontrare ai genitori dell’alunna. La madre è in casa?” “Io me ne vado”, intervenne Arame. Il bambino fece alcuni passi prima di scomparire in un rumoroso sciabordio. Amedea scattò. “Dov’è andato? E’ caduto?” “Non si preoccupi, signora Amedea…” “Signorina”, lo corresse lei. “Signorina Amedea…si è immerso nel suo laghetto domestico”, spiegò il padrone di casa. “Sedetevi pure, vado a chiamare mia moglie e Alaja”. Quando l’uomo uscì dalla stanza, gli ospiti si guardarono intorno. Ovunque c’erano erbacce, frasche e rovi. Sulle liane che penzolavano per tutta la sala, svolazzavano numerosi volatili che defecavano liberamente a terra. Schifati, preferirono rimanere in piedi. Poco dopo, Abien rientrò, accompagnato dalla giovane Ajala e da una donna che assomigliava più ad fagotto colorato che ad un essere umano. “Piacere signorina Amedea, sono Amaranda Bosciarqi. Sono molto felice che sia venuta a fare la nostra conoscenza. Saluta la maestra, cara”, concluse, rivolgendosi alla figlia. “Buonasera signorina”, ubbidì Alaja. “Sediamoci”, li invitò la donna. La maestra si aggiustò gli occhiali per vedere meglio il vestito di Amaranda. Ebbe comunque difficoltà a credere ai suoi occhi. Sulla stoffa gialla vi erano applicati dei vasetti rossi con dei fiori veri all’interno ma, soprattutto, vide numerose api ronzare su di essi per nutrirsi. “Caro, porta fuori Malassa. Credo che abbia mangiato abbastanza per oggi”. “Hai ragione, batuffolino”, concordò il marito che, come fosse una scimmia scheletrica, si arrampicò sul dorso della giraffa e la condusse fuori, cavalcandola. “Bene, sediamoci qui”. Mamma e figlia spostarono la vegetazione che ricopriva alcune pietre disposte in cerchio. Poi, con un gesto del braccio, Amaranda invitò gli ospiti a sedersi. “Volete qualcosa da bere?”, chiese Alaja, con voce monotono. “No, no grazie”, Amedea declinò l’offerta. “Piuttosto hai parlato a tua madre di quello che è successo stamattina a scuola?” Poi, senza attendere risposta, si rivolse alla donna. “Sono venuta qui per raccontarle di un fatto increscioso”. E indicò le ammaccature sul volto dei bambini. “Questi ematomi sono opera di sua figlia perché li ha visti uccidere due lombrichi”. “Sì, nostra figlia ci ha raccontato tutto, poveri! Sono inorridita!”, commentò Amaranda, portandosi una mano alla bocca. “Bisogna prendere subito dei provvedimenti!” “E’ proprio per questa ragione che sono venuta qui”. “Ha fatto benissimo. Bisogna essere incisivi senza tuttavia essere troppo severi. Certi atteggiamenti non si devono mantenere”. “Vedo che la pensiamo allo stesso modo”, concordò la maestra. “Sono sicura che siate due bambini dolcissimi, tutti i bambini lo sono. Venite con me, state tranquilli, piccoli cari”. Gli alunni si guardarono con occhi interrogativi. Poi rivolsero lo stesso sguardo alla maestra. La donna non capì la ragione di quell’invito ma, allo stesso tempo, non ci vide nulla di male. “Andate pure. Ora abbiamo chiarito tutto e certe cose non succederanno più”, sorrise Amedea. Marco e Stefano si alzarono titubanti e seguirono la signora Bosciarqi, cercando di evitare le api che ronzavano sui fiori. “Ora mi sento più sollevata”, commentò la maestra, rimasta sola con Ajala. La bambina non rispose. Poi un fruscio attirò l’attenzione di entrambe. Le frasche che ricoprivano il pavimento iniziarono a muoversi visibilmente. Amedea scattò. “Cosa sta succedendo?”, domandò allarmata. “Niente”, rispose la bambina. “E’ solo Frulla, la mia puzzola, che sta arrivando”. “La tua cosa???”, si scandalizzò, la donna. A risponderle fu il musetto della bestiola che fece capolino dallo strato erboso. La maestra gridò e saltò in piedi sulla roccia. “Tieni quel mostro lontano da me!” La bambina prese la bestiola tra le braccia e sorrise, senza considerare gli starnazzi della maestra. “Ecco qua i nostri bimbi! Dopo un paio di ore in questa posizione non uccideranno più nessun animaletto indifeso”. Amedea spostò gli occhi terrorizzati dalla puzzola alla voce che aveva parlato. Un nuovo grido della donna echeggiò nell’aria. Marco e Stefano erano appesi a testa in giù. Amaranda trascinava, sulle quattro ruote, una struttura in legno dalla quale penzolavano i due bimbi che sbrativano come ossessi. “No, no, no”, strillò la maestra, in preda ad una crisi di nervi. “Non dovevate! Non dovevate!” “Signorina Amedea, non sia troppo severa con loro. Questa piccola punizione sarà più che sufficiente per farli smettere”, spiegò la signora Bosciarqi con la massima tranquillità. “Ma cosa dice? Lei è matta! Voi siete tutti matti”. La maestra iniziò a saltellare sulla pietra come una palla matta. La puzzola si spaventò e, dapprima, mostrò i denti affilati alla donna poi però si girò su sé stessa e sparò la sua secrezione maleodorante contro l’ospite esagitata. Amedea cadde a terra per il puzzo. Il fetore disorientò pure le api che si allontanarono dai fiori e presero a ronzare per tutta la stanza come proiettili vaganti. La maestra si sollevò a fatica ma, una volta in piedi, scapicollò fuori di casa ad una velocità tale da umiliare le prestazioni di un atleta olimpionico. “Com’è andata a scuola?”, domandò Amaranda alla figlia, appena rientrata da scuola. “Bene mamma ma la signorina Amedea non c’è più. E’ stata trasferita”. La donna smise di annaffiare l’erba del pavimento e guardò il marito che stava brucando sulla giraffa. “Che strano, mia cara”, disse lui, “mi sembrava una brava insegnante, vicina alla natura, proprio come noi”. “E’ vero. Forse era un po’ troppo nervosa”, concluse la donna e riprese il lavoro che aveva momentaneamente interrotto. FINE SECONDO EPISODIO [email protected] [email protected]
La famiglia ha smentito categoricamente la notizia, e rassicura sulle sue condizioni, ma sul web le indiscrezioni sono contrastanti
Nel manicomio delle donne troppo precoci o intelligenti, sensuali e ribelli, ma poco devote, sottomesse, amanti delle attività domestiche o delle violenze imposte da famiglia e società.
Essere genitori di un bambino con autismo non è quindi un compito facile ed è spesso accompagnato da stanchezza, sensi di colpa, ferite narcisistiche, paura, ecc. Infatti, questo handicap mentale non riguarda solo il bambino, ma anche la famiglia e le persone che lo circondano. L'assistenza ai bambini con disabilità, soprattutto mentale, è un vero problema sanitario, socio-economico e culturale. Ci sono poche soluzioni assistenziali e molta ignoranza sul tema della disabilità. L'assistenza è ancora più difficile perché i genitori e gli assistenti sono impregnati di credenze. Quando viene annunciata la diagnosi, i genitori si trovano spesso ad affrontare sentimenti di paura, shock, isolamento, incertezza, angoscia o senso di colpa. In particolare, hanno difficoltà a orientarsi tra la moltitudine di informazioni disponibili e ad analizzare la rilevanza delle informazioni ricevute. Sebbene l'annuncio della diagnosi possa essere vissuto come uno sconvolgimento emotivo, può anche essere sinonimo di sollievo, sollievo per aver finalmente saputo di cosa soffre il proprio figlio.
Di recente ho provato a riassumere in un articolo tutto quello che ritenevo di dover dire su gli eventi prodigiosi di Civitavecchia con le principali indicazioni bibliografiche ed i riferimenti a f…
Diventare madre significa vivere un enorme cambiamento nella propria vita e spesso si pensa alla paura di dover affrontare tutto.
La bulimia nervosa è un disturbo alimentare che colpisce sopratutto le adolescenti e le donne. Scopri cause, sintomi e come curarla
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